di Roberto Taddeucci Mentre la macchia dei preti pedofili si espande senza sosta, la Chiesa Cattolica invita a scovare i gay nei seminari. Storia "papale papale" di una vicenda di soprusi e ipocrisie. | |
| |
Anni di abusi e ipocrisie
Il problema non è certo nuovo e la "bolla" ignominiosa ha cominciato a gonfiarsi ormai da anni. All'inizio del 2002 aveva scioccato la cattolicissima Polonia il caso del potente arcivescovo Juliusz Paetz, accusato da almeno una dozzina di testimoni di aver "insidiato" giovani seminaristi in molte e ripetute occasioni. Paetz era stato fatto vescovo dal suo connazionale e amico Karol Wojtyla nel 1982 e aveva lavorato anche nella Camera Pontificia in Vaticano. In quello stesso periodo negli Stati Uniti si era scatenato l'uragano mediatico che aveva visto coinvolti i leader della Chiesa Cattolica d'oltreoceano accusati di aver permesso che abusi simili andassero avanti per anni. Successivamente la sola diocesi di Boston aveva dovuto pagare oltre 85 milioni di dollari in risarcimenti a vittime di abusi sessuali su bambini e giovani da parte di preti locali, cifra che poi è aumentata ulteriormente.
Insomma, negli Stati Uniti i casi venuti alla luce si contano ormai a centinaia con le diocesi sotto accusa per essersi adoperate più ad evitare che gli abusi diventassero di dominio pubblico (trasferendo i prelati coinvolti) che non a tutelare la sicurezza dei bambini. Sono in attività da tempo associazioni di cittadini che chiedono che finalmente i Vescovi coinvolti si assumano le proprie responsabilità o che fanno informazione nella casistica specifica. Il precedente costituito da Boston pare non aver insegnato niente ad altre diocesi che hanno continuato imperterrite a cercare di insabbiare gli scandali man mano che emergevano attuando la solita tattica del "trasferimento" ogni qualvolta le circostanze lo richiedessero.
I pontefici che non sanno reagire
Giovanni Paolo II dal canto suo aveva deplorato pubblicamente questi accadimenti richiamando vescovi e sacerdoti al loro ruolo di esempi di moralità ma si era attirato anche pesanti critiche per via della sua inconcludente lettera apostolica "Sacramentorum sanctitatis tutela" che risaliva a neanche un anno prima (aprile 2001) e che, a parte prevedere una visita ed un'indagine apostolica, non prendeva nessun provvedimento concreto volto a risolvere una volta per tutte la piaga degli scandali sessuali in seno alla Chiesa causato da preti predatori. Alla Congregazione per la Dottrina della Fede veniva affidata la competenza esclusiva su tutta una serie di atti gravi commessi dai ministri del culto nella loro missione educativa a contatto con i giovani, tra i quali la pedofilia. Secondo tali indicazioni la stessa Congregazione, allora guidata da Joseph Ratzinger, il mese successivo (maggio 2001) diffuse una lettera ai vescovi nella quale avoca a sé i processi riguardanti gli abusi sessuali commessi da sacerdoti su minori, l´assoluzione di complici in peccati contro il sesto comandamento e altri simili delitti. Mentre le alte gerarchie vaticane emanavano queste circolari interne più di forma che di sostanza altre scottanti realtà continuavano a venire a galla. Tra i nomi di rilievo coinvolti in questi anni in accuse per reati di abusi sessuali c'è anche il messicano padre Marcial Maciel Degollado, fondatore dell'ordine dei Legionari di Cristo. Le accuse nei suoi confronti risalivano ad eventi che si sarebbero protratti per decenni e che vedevano coinvolti giovani seminaristi, tutti al di sotto dei 14 anni. Di questi fatti il Vaticano era a conoscenza sin dai tardi anni '70 ma ciò non impedì a Wojtyla di raccomandare pubblicamente padre Maciel come "guida efficace della gioventù". Era il 1994.
E i media italiani tacciono
Come già sottolineato in apertura in Italia i mezzi d'informazione televisiva, Rai come Mediaset, si sono ben guardati nei loro notiziari principali dal riferire tutto ciò preferendo dar spazio ai gruppi di bambini invitati a giocare a calcio in piazza San Pietro (21 settembre) oppure all'edificante immagine del migliaio di bambini invitati a ricevere la prima comunione sotto gli occhi accorti di SS Ratzinger Benedetto XVI (16 ottobre). Nel campo della carta stampata su Repubblica Vittorio Zucconi ha dedicato all'argomento un'interessante ed esauriente corrispondenza dagli USA, commento che fa seguito all'articolo del New York Times.
Vade retro gay!
Purtroppo la pratica del "trasferimento" in presenza di preti coinvolti in scandali a sfondo sessuale pare essere diffusa ovunque, non certo solo negli Stati Uniti. In settembre era arrivata dalla Francia la notizia della condanna a 12 anni di carcere per un prete 65enne, Denis Vadeboncoeur, parroco in Normandia, per violenza su minore.
Padre Vadeboncoeur era stato in carcere 20 mesi in Canada per sodomia e aggressioni sessuali negli anni Ottanta ma poi si era visto affidare successivamente dalla chiesa francese - al corrente del suo passato - una parrocchia in Normandia. In Italia nel luglio scorso a Castagnole Piemonte il 36enne don Roberto Volaterra aveva accettato di pagare un risarcimento di 45 mila euro nel patteggiamento della pena relativa a violenza sessuale su una bambina. Anche in questo caso il sacerdote, a quanto riportato dall'agenzia di stampa Agr, risulta essere stato "trasferito". A fronte di tutto questo il Vaticano si accinge a pubblicare un nuovo documento che lancia invece una nuova crociata non contro i preti pedofili ma contro gli aspiranti sacerdoti che rivelino tendenze omosessuali. Il documento, un'"istruzione" di 16 pagine a firma del cardinale polacco Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione cattolica, sarebbe stato letto e approvato questa estate dal pontefice durante le sue vacanze estive a Castelgandolfo e dovrebbe essere diffuso ai primi di novembre. L'annunciato divieto per i gay di prendere i voti ha già attirato molte critiche provenienti anche dall'interno del mondo religioso. Negli USA almeno due responsabili dei Gesuiti hanno inviato una lettera a preti e seminaristi assicurando loro che il loro orientamento sessuale non costituisce un problema fintanto che, ovviamente, siano mantenuti celibato e castità. "Non manderemo via nessuno", ha dichiarato il reverendo John Whitney, capo dei Gesuiti dello stato dell'Oregon.
Una confusione che conviene a qualcuno
C'è chi sembra essere interessato a mescolare due questioni assai diverse come pedofilia e omosessualità attribuendo il boom di scandali a sfondo sessuale a preti gay che avrebbero abusato di giovani ragazzi. Monsignor Francis Maniscalco, portavoce della Conferenza Statunitense dei Vescovi Cattolici, invita a non confondere le due cose e ricorda che la pedofilia è una malattia psicosessuale: "Questo riguarda un argomento del tutto diverso, che è l'adattamento al celibato e la capacità di vivere una vita casta. Viviamo in un'epoca nella quale viene detto di esprimere se stessi e i movimenti gay sostengono di seguire il proprio orientamento sessuale e di viverlo, e questo può creare confusione, anche tra i seminaristi." Anche un altro gesuita, il reverendo Gerald Chojnacki, ha scritto una lettera nella quale afferma di non condividere affatto questa linea: "Sappiamo che Dio non discrimina, sappiamo che uomini gay hanno risposto alla vocazione ed hanno servito bene la Chiesa, come preti e come religiosi, e allora perché ci si dovrebbe chiedere di discriminare sulla sola base dell'orientamento sessuale coloro che Dio ha chiamato e invitato?".
Alla base di tutto ci potrebbe essere lo stereotipo secondo il quale gli omosessuali sarebbero incapaci di controllare la loro sessualità. Ma, come ricorda Gerard Thomas, un prete che ha fatto coming out, era stato proprio l'allora cardinale Ratzinger nella sua famigerata Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali del 1986 ad invitare a non creare confusioni su questo aspetto: "Dev'essere comunque evitata la presunzione infondata e umiliante che il comportamento omosessuale delle persone omosessuali sia sempre e totalmente soggetto a coazione e pertanto senza colpa. In realtà anche nelle persone con tendenza omosessuale dev'essere riconosciuta quella libertà fondamentale che caratterizza la persona umana e le conferisce la sua particolare dignità. Come in ogni conversione dal male, grazie a questa libertà, lo sforzo umano, illuminato e sostenuto dalla grazia di Dio, potrà consentire ad esse di evitare l'attività omosessuale." Da questo il concetto che gli uomini gay non sarebbero accettabili in seminario perché non sarebbero in grado di mantenersi casti è un qualcosa che va contro gli stessi scritti di colui che è adesso Papa Benedetto XVI.