A rivelarlo è l'ex giocatore del Chelsea Paul Elliott: "Capisco perché non vogliono dirlo e non sarò io a fare i nomi". E l'attivista Peter Tatchell chiede ai giocatori di uscire allo scoperto: "Il bigottismo non deve avere spazio nello sport"
di Simona Marchetti
Sarebbero almeno una dozzina i gay in Premier League, anche se nessuno di loro è ancora pronto a fare "coming out", nel timore di una reazione omofoba da parte dei tifosi (come successo il mese scorso a Sol Campbell, quando giocò contro il Tottenham) ma anche perché preoccupati di come potrebbero prenderla gli stessi compagni di squadra.
A rivelarlo è l'ex stella dell'Under 21 e del Chelsea, Paul Elliott, che, alla presentazione della campagna "Homophobia: Football's Final Taboo" contro l'omofobia, ha confessato di sapere con certezza che 12 giocatori attualmente in attività sarebbero omosessuali, ma ha anche spiegato che non sarà di certo lui a fare i nomi. "Conosco una dozzina di calciatori che sono gay – ha ammesso il 44enne ex difensore, oggi attivista per i diritti umani – e capisco perché loro non vogliano dirlo ma, al pari del razzismo, non c’è posto per l'omofobia nello sport".
E se la notizia ha già scatenato una sorta di "caccia all'uomo" sui tabloid dell’isola (uno su tutti, il Daily Star, che ha sparato in prima pagina un inequivocabile "12 Gay Prem Footie Stars Outed", con 12 volti neri nel servizio interno, ad indicare l'omertà che ancora circonda la vicenda), l'attivista Peter Tatchell ha chiesto ai giocatori di uscire allo scoperto. "Il bigottismo non ha spazio nello sport – ha sottolineato al quotidiano – e l'omofobia non è più accettabile del razzismo. Ecco perché la Football Association potrebbe privatamente sondare i giocatori gay e bisessuali per convincerli a fare un "coming out" collettivo. Noi abbiamo stelle omosessuali in ogni campo, perché nel calcio dovrebbe essere diverso?".
Ma l'idea di Tatchell lascia perplessi gli stessi addetti ai lavori. "Ammettere apertamente di essere gay è una condizione difficile per un calciatore – ha spiegato l'ex manager Alan Smith – perché se sei un ubriacone e picchi tua moglie, è quasi accettabile, ma se dici "sono gay", sei considerato un essere orribile. E questo è davvero ridicolo".
Come ricorda anche il Sun, il solo giocatore inglese ad ammettere apertamente la propria omosessualità fu Justin Fashanu. Successe nel 1990, ma la sua confessione fu accolta con ostilità sia dal mondo sportivo che dalla comunità nera britannica, al punto che un settimanale parlò di "affronto" e di "danno d’immagine patetico ed imperdonabile". Anche suo fratello John lo rinnegò pubblicamente e l'ex attaccante del Norwich entrò così in una crisi senza fine, che lo portò al suicidio: si impiccò, infatti, il 3 maggio 1998 in un garage di Shoreditch, vicino Londra.
di Simona Marchetti
Sarebbero almeno una dozzina i gay in Premier League, anche se nessuno di loro è ancora pronto a fare "coming out", nel timore di una reazione omofoba da parte dei tifosi (come successo il mese scorso a Sol Campbell, quando giocò contro il Tottenham) ma anche perché preoccupati di come potrebbero prenderla gli stessi compagni di squadra.
A rivelarlo è l'ex stella dell'Under 21 e del Chelsea, Paul Elliott, che, alla presentazione della campagna "Homophobia: Football's Final Taboo" contro l'omofobia, ha confessato di sapere con certezza che 12 giocatori attualmente in attività sarebbero omosessuali, ma ha anche spiegato che non sarà di certo lui a fare i nomi. "Conosco una dozzina di calciatori che sono gay – ha ammesso il 44enne ex difensore, oggi attivista per i diritti umani – e capisco perché loro non vogliano dirlo ma, al pari del razzismo, non c’è posto per l'omofobia nello sport".
E se la notizia ha già scatenato una sorta di "caccia all'uomo" sui tabloid dell’isola (uno su tutti, il Daily Star, che ha sparato in prima pagina un inequivocabile "12 Gay Prem Footie Stars Outed", con 12 volti neri nel servizio interno, ad indicare l'omertà che ancora circonda la vicenda), l'attivista Peter Tatchell ha chiesto ai giocatori di uscire allo scoperto. "Il bigottismo non ha spazio nello sport – ha sottolineato al quotidiano – e l'omofobia non è più accettabile del razzismo. Ecco perché la Football Association potrebbe privatamente sondare i giocatori gay e bisessuali per convincerli a fare un "coming out" collettivo. Noi abbiamo stelle omosessuali in ogni campo, perché nel calcio dovrebbe essere diverso?".
Ma l'idea di Tatchell lascia perplessi gli stessi addetti ai lavori. "Ammettere apertamente di essere gay è una condizione difficile per un calciatore – ha spiegato l'ex manager Alan Smith – perché se sei un ubriacone e picchi tua moglie, è quasi accettabile, ma se dici "sono gay", sei considerato un essere orribile. E questo è davvero ridicolo".
Come ricorda anche il Sun, il solo giocatore inglese ad ammettere apertamente la propria omosessualità fu Justin Fashanu. Successe nel 1990, ma la sua confessione fu accolta con ostilità sia dal mondo sportivo che dalla comunità nera britannica, al punto che un settimanale parlò di "affronto" e di "danno d’immagine patetico ed imperdonabile". Anche suo fratello John lo rinnegò pubblicamente e l'ex attaccante del Norwich entrò così in una crisi senza fine, che lo portò al suicidio: si impiccò, infatti, il 3 maggio 1998 in un garage di Shoreditch, vicino Londra.