venerdì 18 agosto 2006

Così l'indulto salverà i "furbetti" Niente carcere per gli scandali finanziari

Gli effetti della nuova norma sulle eventuali condanne ai manager
Da Fazio a Fiorani, da Consorte a Ricucci, ma anche Tanzi, Geronzi e Cragnotti
di ORIANA LISO e FERRUCCIO SANSA


MILANO - L'indulto? Un affare d'oro, per chi di affari se ne intende. Finanzieri, banchieri, immobiliaristi. Indagati alcuni, imputati altri, per tutte le possibili combinazioni di reati economico-finanziari. Per semplicità: i "furbetti del quartierino". Fazio, Fiorani, Consorte, Ricucci. Ma anche Tanzi, Geronzi, Cragnotti. Per loro i tre anni di sconto di pena previsti dall'indulto hanno il sapore della certezza della libertà.

Fatti due conti, la nuova legge aiuterà tutti loro, in caso di eventuale condanna, a fare pochi o nessun giorno di carcere perché l'indulto - che copre tutti i reati commessi entro il 2 maggio scorso - "abbuona" di fatto sei, e non tre, anni di carcere, grazie alla possibilità di accedere prima del tempo all'affidamento ai servizi sociali e, in generale, alle misure alternative. Basta sfogliare il Codice penale per rendersi conto che le eventuali condanne più alte - che potrebbero aggirarsi sui dieci anni - saranno comunque ridotte sensibilmente. Considerando quanti chiederanno il giudizio abbreviato (con lo sconto di un terzo della pena) e che alcuni di loro hanno problemi di salute e di età, il gioco è fatto. Da ultimo, non va dimenticato che molte di queste indagini arriveranno a processo per il rotto della cuffia, grazie alla legge ex Cirielli, che riduce i tempi di prescrizione.

Eccessivo parlare di colpo di spugna, obiettano gli avvocati. Ma che gli effetti della nuova legge servano anche ai protagonisti di tutti gli ultimi scandali bancari è indubbio. In caso di condanna la mano al portafogli, per risarcire le parti civili, dovranno mettercela comunque, perché l'indulto su questo non ha effetti. Ma i tempi saranno lunghi e le vittime dovranno pazientare anni. Così, resteranno in piedi anche le pene accessorie, come l'interdizione dai pubblici uffici.

Gli esempi si sprecano, solo fermandosi ai nomi che hanno riempito le cronache giudiziarie recenti. L'ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio è indagato a Milano per aggiotaggio (pena massima sei anni) e a Roma per abuso d'ufficio (da sei mesi a tre anni). Indagini ancora aperte e collegate, perché l'inchiesta è sempre quella sulla fallita scalata di Bpi all'Antonveneta. Se Fazio dovesse essere processato e condannato al massimo della pena, grazie all'indulto la vedrebbe ridotta a metà. Per i suoi legali sarebbe facile ottenere l'affidamento ai servizi sociali.

Per Calisto Tanzi il discorso è di poco diverso. L'ex patron della Parmalat, per motivi di salute e di età, difficilmente finirebbe in carcere, nonostante le accuse pesantissime. Ma l'indulto potrebbe fargli "saltare" o ridurre anche gli arresti domiciliari. Non ha problemi di età, invece, Gianpiero Fiorani, l'ad disarcionato della Bpi. L'inchiesta milanese è vicina alla chiusura: Fiorani è iscritto nel registro degli indagati per associazione a delinquere, aggiotaggio e riciclaggio. Anche per lui un calcolo, per quanto approssimativo, dovrebbe tenere conto di sei mesi di custodia preventiva (tra carcere e domiciliari) già scontati, dei tre anni dell'indulto e dei tre in cui utilizzare il "bonus" delle misure alternative. Questo vuol dire che anche a Fiorani (come al suo braccio destro Gianfranco Boni) rimarrebbe poco o nulla da scontare in carcere, almeno per quanto riguarda quel filone (perché, ovviamente, l'indulto si applica una volta sola, e non per ogni condanna).

Forse, alla fine, chi rischia di più è Sergio Cragnotti, ex patron della Cirio. Lo scandalo dei bond argentini ha coinvolto migliaia di risparmiatori e fatto da apripista tra le indagini economico-finanziarie degli ultimi anni. Per il finanziere si è già aperta l'udienza preliminare per il crac Cirio, a Roma: la bancarotta fraudolenta - che è solo uno dei reati contestati - prevede condanne fino a dieci anni. Ma anche per lui, lo sconto dei tre anni per l'indulto, una volta arrivati in appello, potrebbe automaticamente far scendere la sua pena fino ai fatidici tre anni. Oltre i quali resta solo l'affidamento ai servizi sociali. Che di fatto vuol dire la libertà.

(18 agosto 2006)
http://tinyurl.com/f8tfx

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