A Vienna sono i democristiani che vogliono i Pacs Qualche critica arriva da sinistra, ma la legge si farà
Per il momento non se ne fa nulla, ma non è lontano il giorno in cui in Austria le coppie omosessuali avranno il riconoscimento ufficiale dello stato. In favore della nuova disciplina, infatti, non sono soltanto i socialdemocratici della Spö e i Verdi, ma anche i democratici cristiani della Övp, legati ai socialdemocratici in una grosse Koalition. È proprio la posizione assunta dai dc che rende praticamente certa l'adozione della cosiddetta «partnership certificata per gli omosessuali», la quale dovrebbe presto approdare in parlamento, dove può contare su una maggioranza schiacciante: contrari potrebbero essere solo una parte dei liberali della Fpö e, probabilmente, qualche isolato deputato popolare in vena di obiezione di coscienza.
In realtà, un intoppo c'è stato. Il Consiglio dei ministri che mercoledì avrebbe dovuto affidare alla ministra della Giustizia Maria Berger (Spö) il mandato di preparare il progetto di legge si è concluso senza che ciò avvenisse, nonostante che il testo proposto dalla ministra fosse tale e quale a quello adottato nel Perspektivenpapier, cioè il programma, della Övp e che la posizione di piena apertura dei dc fosse stata confermata appena lunedì scorso. Proprio questa conferma aveva fatto cadere gli ultimi timori che i dirigenti popolari, o almeno una loro parte, si rimangiassero una posizione che era stata presa dopo un duro braccio di ferro con gli ambienti del partito più moderati e più legati alle gerarchie cattoliche. La proposta infatti è stata fatta oggetto di pesanti contestazioni, arrivate non solo dall'episcopato dominato dagli orientamenti conservatori dell'arcivescovato di Vienna, ma anche - almeno così si dice - direttamente dal Vaticano, dove il Papa bavarese non manca di prestare una speciale attenzione a quanto matura nell'inquieta comunità cattolica austriaca. Ancora domenica scorsa, in molte chiese si è pregato perché «la legge che sconvolge le nostre tradizioni e mette in pericolo la famiglia» non venga mai approvata. La chiesa cattolica austriaca, d'altronde, in fatto di giudizio sulla omosessualità non è mai stata particolarmente aperta o caritatevole. Nel 1787 si ribellò persino all'imperatore Giuseppe II che eliminò dal codice la pena di morte per la sodomia e anche la precedente riforma, quella del codice theresiano, era stata criticata dalle gerarchie come troppo "permissiva" rispetto alla precedente Constitutio criminalis carolina che puniva in modo draconiano ogni comportamento sessuale «deviante».
È certo possibile che questi mal di pancia, espressi da una parte (comunque minoritaria) della comunità cattolica abbiano frenato la Övp inducendola a un provvisorio dietro-front. Il capogruppo parlamentare Wolfgang Schüssel ha dichiarato che non era stato espresso alcun impegno, da parte del suo partito, ad affidare il mandato alla ministra Berger già mercoledì scorso e che i dirigenti dc si riservano il diritto di leggere bene il testo prima di dare il loro assenso. L'impressione comunque è che si tratti più di una manovra d'immagine che di un reale contrasto. Tutti sanno che la proposta che sta per approdare alla Camera ricalca in tutto e per tutto la posizione espressa nel Perspektivenpapier: le coppie omosessuali potranno certificare la loro partnership davanti agli ufficiali dello Stato civile e verranno inserite in un apposito registro. Non avranno il diritto di adottare minori e la loro unione in alcun modo configurerà un matrimonio, neppure in versione "light". Critiche e perplessità, semmai, sono arrivate da sinistra, da ambienti della stessa Spö e soprattutto dai Verdi, che giudicano troppo timida e poco coraggiosa la normativa proposta.
Poiché lo stesso Schüssel, che è la massima autorità nel suo partito, ha fatto sapere che la posizione della Övp non è cambiata e poiché lo stesso cancelliere Alfred Gusenbauer (Spö) ha preso con i cinque ministri socialdemocratici l'impegno di non tornare indietro, appare molto probabile che il mandato a Maria Berger sarà affidato in tempi relativamente brevi. La richiesta che i popolari potrebbero rivolgere a Gusenbauer sarebbe di affiancare nella stesura del testo alla ministra della Giustizia i due ministri cattolici che possono rivendicare una qualche competenza sulla materia: la titolare del dicastero della Sanità, dei Giovani e della Famiglia Andrea Kdolsky e quello dell'Interno Günter Platter.
Ci sono pochi dubbi, comunque, sul fatto che fra qualche settimana l'Austria raggiungerà il novero dei paesi europei in cui alle coppie gay si garantiscono per legge diritti e pari dignità.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=75468
Per il momento non se ne fa nulla, ma non è lontano il giorno in cui in Austria le coppie omosessuali avranno il riconoscimento ufficiale dello stato. In favore della nuova disciplina, infatti, non sono soltanto i socialdemocratici della Spö e i Verdi, ma anche i democratici cristiani della Övp, legati ai socialdemocratici in una grosse Koalition. È proprio la posizione assunta dai dc che rende praticamente certa l'adozione della cosiddetta «partnership certificata per gli omosessuali», la quale dovrebbe presto approdare in parlamento, dove può contare su una maggioranza schiacciante: contrari potrebbero essere solo una parte dei liberali della Fpö e, probabilmente, qualche isolato deputato popolare in vena di obiezione di coscienza.
In realtà, un intoppo c'è stato. Il Consiglio dei ministri che mercoledì avrebbe dovuto affidare alla ministra della Giustizia Maria Berger (Spö) il mandato di preparare il progetto di legge si è concluso senza che ciò avvenisse, nonostante che il testo proposto dalla ministra fosse tale e quale a quello adottato nel Perspektivenpapier, cioè il programma, della Övp e che la posizione di piena apertura dei dc fosse stata confermata appena lunedì scorso. Proprio questa conferma aveva fatto cadere gli ultimi timori che i dirigenti popolari, o almeno una loro parte, si rimangiassero una posizione che era stata presa dopo un duro braccio di ferro con gli ambienti del partito più moderati e più legati alle gerarchie cattoliche. La proposta infatti è stata fatta oggetto di pesanti contestazioni, arrivate non solo dall'episcopato dominato dagli orientamenti conservatori dell'arcivescovato di Vienna, ma anche - almeno così si dice - direttamente dal Vaticano, dove il Papa bavarese non manca di prestare una speciale attenzione a quanto matura nell'inquieta comunità cattolica austriaca. Ancora domenica scorsa, in molte chiese si è pregato perché «la legge che sconvolge le nostre tradizioni e mette in pericolo la famiglia» non venga mai approvata. La chiesa cattolica austriaca, d'altronde, in fatto di giudizio sulla omosessualità non è mai stata particolarmente aperta o caritatevole. Nel 1787 si ribellò persino all'imperatore Giuseppe II che eliminò dal codice la pena di morte per la sodomia e anche la precedente riforma, quella del codice theresiano, era stata criticata dalle gerarchie come troppo "permissiva" rispetto alla precedente Constitutio criminalis carolina che puniva in modo draconiano ogni comportamento sessuale «deviante».
È certo possibile che questi mal di pancia, espressi da una parte (comunque minoritaria) della comunità cattolica abbiano frenato la Övp inducendola a un provvisorio dietro-front. Il capogruppo parlamentare Wolfgang Schüssel ha dichiarato che non era stato espresso alcun impegno, da parte del suo partito, ad affidare il mandato alla ministra Berger già mercoledì scorso e che i dirigenti dc si riservano il diritto di leggere bene il testo prima di dare il loro assenso. L'impressione comunque è che si tratti più di una manovra d'immagine che di un reale contrasto. Tutti sanno che la proposta che sta per approdare alla Camera ricalca in tutto e per tutto la posizione espressa nel Perspektivenpapier: le coppie omosessuali potranno certificare la loro partnership davanti agli ufficiali dello Stato civile e verranno inserite in un apposito registro. Non avranno il diritto di adottare minori e la loro unione in alcun modo configurerà un matrimonio, neppure in versione "light". Critiche e perplessità, semmai, sono arrivate da sinistra, da ambienti della stessa Spö e soprattutto dai Verdi, che giudicano troppo timida e poco coraggiosa la normativa proposta.
Poiché lo stesso Schüssel, che è la massima autorità nel suo partito, ha fatto sapere che la posizione della Övp non è cambiata e poiché lo stesso cancelliere Alfred Gusenbauer (Spö) ha preso con i cinque ministri socialdemocratici l'impegno di non tornare indietro, appare molto probabile che il mandato a Maria Berger sarà affidato in tempi relativamente brevi. La richiesta che i popolari potrebbero rivolgere a Gusenbauer sarebbe di affiancare nella stesura del testo alla ministra della Giustizia i due ministri cattolici che possono rivendicare una qualche competenza sulla materia: la titolare del dicastero della Sanità, dei Giovani e della Famiglia Andrea Kdolsky e quello dell'Interno Günter Platter.
Ci sono pochi dubbi, comunque, sul fatto che fra qualche settimana l'Austria raggiungerà il novero dei paesi europei in cui alle coppie gay si garantiscono per legge diritti e pari dignità.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=75468