sabato 11 giugno 2005

Inivito a votare entro le 12.00 di domenica 12.06.2005

Domenica vai a votare presto.

Così i telegiornali delle 12 daranno la prima buona notizia: che l'affluenza alle urne è molto alta!!!

Continuare a restare a casa diventerà una scelta difficile per i sostenitori dell'astensione, e sicuramente tanti di coloro che erano orientati a votare no andranno a farlo, pensando che la strategia dell'astensione sia ormai fallita.

Si tratta di una strategia condivisa da tutti i comitati promotori dei referendum.

Referendum: si vota domenica dalle 8 alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15

giovedì 9 giugno 2005

Il gioco dell'embrione

di ALESSANDRO ROBECCHI

Casella 1, partenza - Sei un embrione. Che culo! Non sappiamo nemmeno se sarai una cellula di orecchio o un pezzo di placenta e hai già più diritti di tua madre. Non possono nemmeno farti le analisi per vedere se sei sano. Vietato, dicono che così ti proteggono. Avanza di sei caselle.

Casella 7 - Sei Giovanardi, Sfiga. Fermo un giro, poi ritira i dadi. Siccome sei Giovanardi puoi tirarne due. E infatti con due dadi fai due. Sei pur sempre Giovanardi, non ti allargare!

Casella 9 - Siete una bella coppia e volete dei bambini. Evviva! Vai avanti di tre caselle.

Casella 12 - Ahi, ahi, ahi. Sei omosessuale, quindi non esiste un patto sociale che ti leghi al tuo partner, per la legge siete due estranei. Bambini, nemmeno parlarne, adozione pussa via. E' già tanto che ti puoi masturbare, ma forse faranno una legge restrittiva anche per questo. Punito. Torna alla casella Uno.

Casella 1 - Che culo! Sei di nuovo un embrione. Hai più diritti di un professionista gay di quarant'anni con la station wagon! Tira tre volte i dadi!

Casella 21 - Hai una malattia ereditaria e non vuoi che ce l'abbia pure tuo figlio. In più ti dicono che sei come Mengele. Vai in Francia, in Germania o a Malta, paesi civili. Ma prima vai avanti di tre caselle.

Casella 24 - Sei la mamma. Non so se hai notato ma a te in questo grande gioco tra preti e scienziati non ti ha cagato nessuno. Ferma un giro perché sei un po' Mengele anche tu. Poi puoi
tirare i dadi.

Casella 31 - Sei Rutelli. Orrore! Torna alla casella numero 7.

Casella 7 - Aargh! Sei di nuovo Giovanardi! Che raccapriccio! Corri alla casella 35.

Casella 35 - Stai tentando la fecondazione assistita, punture, ormoni, ospedali, dottori e speranze, ma il vescovo di Venezia dice che è maglio una bella trombata. Compra un machete e vai avanti di tre caselle.

Casella 38 - Sei Marcello Pera, capisco la delusione. Eri un popperiano laico e adesso sei un chierichetto di Ratzinger, nemmeno molto dotato. Stai fermo un giro e poi tira i dadi.

Casella 43 - Sei la legge sull'aborto e già senti odore di bruciato. Cominci a capire che sei tu il vero obiettivo. Scappa! Corri avanti di cinque caselle.

Casella 48 - Sei un piccolo feto che fa marameo dall'ecografia. Dall'ecografia si può capire se stai bene oppure no. La tua mamma verrà accusata di eugenetica? Ciucciati il pollice per quattro
caselle.

Casella 52 - Sei un lettore del Corriere della Sera e ti sei beccato due paginate di Fallaci senza avere alcuna colpa. Puoi fare causa per molestie al Corriere se vai avanti di tre caselle

Casella 55 - Sei Carletto, di due anni e mezzo, e piangi perché vuoi venire nel lettone con papà e mamma. Cazzo, ma sono le quattro! Quando eri un embrione non facevi così! Vai avanti di due caselle.

Casella 57 - Sei un ciellino, una cosa che nessuna analisi prenatale poteva prevedere. Sei contrario all'analisi preimpianto perché sei un sadico che ama la sofferenza della gente. Stai fermo un giro, poi tira i dadi.

Casella 62 - Sei un padre in sala parto, non sai cosa fare, sei spaventato, affascinato e felice. Sudi come un carrettiere. Vai avanti di una casella.

Casella 63 - Sei una madre in sala parto. Gridi come un'aquila e intanto pensi: ma guarda come suda quel fesso. Vai avanti di tre caselle.

Casella 66 - Sei un italiano normalissimo, un'italiana normalissima, ti stai chiedendo cosa diavolo ci fanno i preti e i famosi neo-con con le mani nelle tue mutande. Vai avanti di cinque caselle.

Casella 71, arrivo! - E' domenica 12 maggio, prendi la tua tessera elettorale e vai a votare i referendum. Ci vogliono cinque minuti e si vota anche lunedì, dillo a tutti quelli che puoi. E' un'azione che protegge la vita della gente e non il potere sulla vita della gente.
E' un'azione che distingue l'uomo dal Giovanardi e che restituisce un diritto alle donne.

http://ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/08-Giugno-2005/art8.html

Referendum, On. Grillini: "Vota sì, vota subito!"

"Un piccolo sacrificio per il quorum"

(ANSA) - ROMA, 9 GIU - Franco Grillini, dei Ds, invita chi ha scelto di andare a votare a fare il ''piccolo sacrificio'' di recarsi la mattina di domenica alle urne, in modo da indurre al voto anche chi sarebbe orientato all'astensione.

Per Grillini, ''e' assolutamente necessario che tutti coloro che intendono recarsi alle urne facciano un piccolo sacrificio per votare immediatamente domenica mattina in modo da rendere subito evidente che la maggioranza degli italiani e' andata a votare''.

''La campagna astensionistica e' - accusa Grillini - un trucco e una furbizia, perche' la maggioranza degli italiani e delle italiane non vuole una legge proibizionista, repressive ed invasiva delle liberta' personali''.

''Si sfrutta cosi' l'area del non voto per strappare quella vittoria che altrimenti, e' evidente - assicura Grillini - non si potrebbe ottenere''.

Dopo aver invitato gli astensionisti a ''interrogarsi sulla moralita' di una campagna di questo tipo'', Grillini ribadisce la convinzione che ''una massiccia affluenza alle urne gia' da domenica mattina potrebbe convincere anche coloro che non sono d'accordo con la legge 40 ad andare ad esprimere con piu' correttezza attraverso il voto diretto la loro opinione'', e ''per questo e' necessario votare si' e votare subito''.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=32637

Buone notizie

di Antonio Padellaro

Tre buone notizie. La prima è che, domenica, Ciampi vota alle nove del mattino tenendo fede a una consuetudine decennale. Lo scrivono giornalisti bene informati sul Quirinale ma nessuno poteva dubitare che ciò sarebbe accaduto per l’alto senso delle istituzioni di cui il capo dello Stato ha sempre dato prova. Astenersi è un diritto sacrosanto ma usare l’astensione come un’arma propagandistica per fare fallire il referendum sulla fecondazione non è comportamento accettabile. Il presidente del Senato Pera e il presidente della Camera Casini hanno tutto il diritto di non esprimersi su dei quesiti che non condividono. Ma se trasformano una scelta individuale in un proclama alla nazione approfittando del prestigio degli incarichi ricoperti, come devono essere giudicati? Non sarà certo il voto di uno solo a determinare l’esito del referendum ma, vada come vada, vedere il primo cittadino della Repubblica deporre la scheda nell’urna ci farà sentire sicuramente meglio.
La seconda buona notizia riguarda un leader politico che in un’intervista a un importante quotidiano ha definito «diseducativa» l’astensione poiché, ha spiegato, allontana i cittadini da quell’esercizio fondamentale di democrazia che è il voto.
E tutto per seguire le indicazioni della Conferenza episcopale. Quel politico si chiama Gianfranco Fini. La sera prima avevamo visto una giovane donna ministro battersi in televisione per i quattro sì contro i sorrisetti ironici di un devoto e astenuto sottosegretario. Quella donna si chiama Stefania Prestigiacomo. Fini e Prestigiacomo fanno parte di un governo che questo giornale ha definito più volte come il peggiore che si ricordi. E il fatto che, per una volta, il leader di An e il ministro di Forza Italia esprimano posizioni che condividiamo non può cancellare le molte critiche che in passato abbiamo loro rivolto, anche con asprezza. Del resto, non sono i soli nello schieramento di centrodestra a dichiararsi a favore di un referendum che attraversa trasversalmente il paese scavalcando steccati politici e religiosi. Non si può, tuttavia, non apprezzare la sfida che i due ministri hanno lanciato con le loro dichiarazioni. Ci vuole coraggio a trovarsi praticamente da soli a fronteggiare il partito che si dirige rischiando di non dirigerlo più. La stragrande maggioranza dei parlamentari di An si era infatti già pronunciata per quella stessa astensione che Gianfranco Fini adesso giustamente deplora con forza. Quanto alla Prestigiacomo conosce benissimo i rischi che si è assunta mettendosi contro il curiale partito d’oltretevere e sa che non gliela faranno passare liscia. Ci sarebbe piaciuto, lo confessiamo, apprezzare lo stesso coraggio anche da questa parte, dalla nostra parte ma di esempi simili non ne abbiamo ancora visti.
La terza buona notizia riguarda la crescita della temperatura politica intorno al referendum. Si comincia a comprendere che la posta in gioco va molto al di là dei quesiti proposti e delle modifiche a una legge, importantissima, che riguarda la salute delle donne e la speranza dei malati. C’è un problema di libertà al centro di questo referendum che ci riguarda tutti poiché uno Stato laico non può affidare le sue leggi al giudizio di un potere religioso ancorché degno di grande rispetto. Un calore politico che, speriamo, il 12 e 13 giugno possa riscaldare il quorum degli italiani.

da l'Unità del 09/06/2005

Vendola: Ratzinger mi ha deluso sulle coppie di fatto parole feroci

Speravo che Benedetto XVI ci prendesse per mano, non mi aspettavo una dichiarazione di guerra. Credevo che il seggio di Pietro, a un millimetro dallo Spirito Santo, potesse generare solo la teologia della tenerezza e dell'accoglienza


ROMA — Nichi Vendola, lei come governatore della Puglia ha accolto Ratzinger a Bari nel suo primo viaggio da Pontefice: ci sperava davvero in una sua apertura? In particolare in un'apertura sulle coppie di fatto...

« Ci speravo sì. E invece che delusione le dichiarazioni del Papa. Da credente, da cristiano, da cattolico: che delusione! » . « Mi aspettavo che la curia romana potesse finalmente aprire le finestre sul mondo e si misurasse non già con il relativismo etico, bensì con la fenomenologia del vivente » . « Sì, la pluralità di relazioni che hanno al centro il corpo, il desiderio, l'affettività, l'amore. C'è una Chiesa diffusa e molecolare che da tempo ha cominciato la sua immersione in questa realtà. Ma c'è anche un mondo cattolico che ormai convive con stili di vita che non riesce a considerare peccaminosi.

Poi c'è la Chiesa di Oltretevere » . « Sì, il Vaticano. Lo dico con dolore e sottovoce: ma dal Vaticano si percepisce lo sforzo di delineare un esercizio di potere e non altro.

Quando sento dire una frase come " le coppie di fatto allontanano da Dio" sento rabbia. Sono frasi che contengono un certo grado di ferocia » . Un certo grado di ferocia? E' una frase che ha detto il Papa quella che ha appena riportato...

« Non parlo di intenzioni feroci, ma dell'effetto che provoca » . Lei è un omosessuale dichiarato: si aspettava un'apertura anche sulle coppie di fatto omosessuali, probabilmente. Di certo non si aspettava una sorta di retrocessione anche nei confronti delle coppie eterosessuali...

« Non mi aspettavo una dichiarazione di guerra » . « Forse era una speranza emotiva e non razionale.

Speravo che non esistesse un copione già scritto. Pensavo che fosse finalmente arrivato il momento di trovare qualcuno che ti prendesse per mano. E poi... » . « Poi pensi che quando uno entra nell'abitazione del Papa e siede sul seggio di Pietro vive costantemente ad un millimetro dallo Spirito Santo. Si confronta costantemente con orizzonti talmente ampi e con un'idea talmente assoluta e incalcolabile dell'amore che immagini che possa generare soltanto quella teologia della tenerezza e dell'accoglienza di cui il mondo ha bisogno » . « Invece questo Papa ha ripetuto una condanna anche all'omosessualità usando parole che ricordavano i canonisti seicenteschi: turpe atque iniqua luxuria. Che peccato » . « A modo mio. Rifuggo il consumismo religioso e la spettacolarizzazione del sacro. Ma amo i luoghi intimi, lì dove risuonano i canti gregoriani oppure i silenzi abissali » . La sua condizione omosessuale non è accettata dalla Chiesa: lei invece lo vorrebbe. Ma lo vorrebbe davvero? « Certo. E penso che questo atteggiamento del Papa sia anacronistico e destinato alla sconfitta. Vorrei che invece che castigare le libertà civili la Chiesa lanciasse un moderno anatema su temi come la schiavitù o la povertà » . « Spero, la speranza non muore mai. Tuttavia... » . « Credo che non avrò questa fortuna. Credo che non sarà la mia generazione che avrà la fortuna di ascoltare parole evangeliche da parte della Chiesa ».

09/06/05 - Corriere della Sera

http://www.arcigaymilano.org/dosart.asp?ID=22500

mercoledì 8 giugno 2005

Il Gay Pride a Torino spacca la giunta

Cinque assessori: pronti a dare il patrocinio. Insorgono i cattolici del centrosinistra
di Emanuela Minucci

L’orgoglio omosessuale spacca la giunta Chiamparino. O meglio, otto mesi di eventi legati al prossimo «Gay Pride» che sono previsti sotto la Mole da marzo al dicembre 2006, subito dopo le Olimpiadi, divide gli assessori. Da un lato l’anima cattolica, oggi rappresentata da tre membri della giunta (al fianco del vicesindaco Calgaro siedono l’assessore Marco Borgione e l’appena insediato Gavino Olmeo), dall’altra, in ordine sparso, e in maggioranza favorevoli, gli altri. Il sindaco Chiamparino, per ora, preferisce, non commentare: «Ho un’idea ben precisa sull’argomento, ma non voglio anticiparla. Ho preso l’impegno di incontrare i rappresentanti del comitato e poi ne parlerò in giunta. E solo martedì prossimo potremo parlarne».

Tanto basta a prevedere che nella prossima riunione di giunta il clima si surriscalderà. Così come si è surriscaldato qualche settimana fa a Milano, quando la giunta Albertini ha finito per negare il proprio patrocinio alla sfilata dei gay che è andata in scena orfana del simbolo del municipio. «Sì ma quella è una giunta di centro destra - fa notare Paolo Hutter, ex assessore della giunta Castellani, torinese di nascita e milanese d’adozione, nonchè precursore dell’”outing” - e va detto che succede solo in casi molto dubbi e particolari che il Comune neghi il patrocinio a chi lo chiede». Incalza: «Mi verrebbe da dire che chi è contro i gay si autoesclude dal centrosinistra e dall’Europa, e mi auguro che a Chiamparino e colleghi questo proprio non succeda».

Ma rivediamo come si è arrivati a questa nuova occasione di scontro. Qualche giorno fa, il comitato «Torino Pride 2006» ha inviato una lettera al sindaco Chiamparino per chiedergli di patrocinare la prossima edizione nazionale del Glbt Pride (dove Glbt sta per Gay, Lesbian, Bisexual, Transgender) che prevede ben otto mesi di manifestazioni perchè nel 2006 saranno trascorsi 35 anni dalla prima edizione del Gay Pride. «Onorevole sindaco - esordisce il messaggio firmato da Enzo Cucco - il comitato che rappresento intende organizzare a Torino il Pride nazionale per l’anno 2006, la più grande manifestazione di cultura, politica e spettacolo proposta dalle persone gay, lesbiche e transessuali a tutta la comunità».

Continua: «Si tratta di un’iniziativa che vogliamo caratterizzare in modo nuovo, dedicandola in modo esplicito a tutti coloro che non conoscono la realtà “glbt” italiana, attraverso iniziative culturali, di spettacolo e di riflessione che abbiano la caratteristica di essere trasversali e aperte al massimo confronto possibile».

Il sindaco Chiamparino, prima di dire sì all’incontro e acconsentire alla richiesta di patrocinio, ha anche girato una copia della lettera a tutti i suoi assessori. Nel frattempo le singole posizioni sono già emerse. Insieme con una buona dose di malumori. A capitanare il fronte del «no» a benedire con il simbolo del Comune «la sfilata-provocazione» ci sono gli assessori dell’ala cattolica della Margherita come Marco Borgione (Assistenza), e Gavino Olmeo (servizi anagrafici, personale). Spiega Borgione: «Ricordo perfettamente quando il Comune negò il patrocinio a una manifestazione di trial. Lo fece perchè a sponsorizzare l’evento c’era un manifesto di dubbio gusto, che ritraeva una ragazza intenta a leccare la gomma della bicicletta. Bene, mi pare che anche in questo caso, dal momento che spesso la sfilata del gay pride contiene notevoli cadute di gusto, sia d’obbligo procedere con i piedi di piombo».

Dello stesso avviso sono il collega Olmeo e il vicesindaco Calgaro. E contro il numero due di Palazzo civico si scaglia il capogruppo ds in Provincia Stefano Esposito (il comitato ha chiesto il patrocinio non solo al Comune, anche agli altri enti, Provincia e Regione), che spiega: «La morale e la cultura di Calgaro non possono e non devono diventare quelle della Città». A ritenere invece che il patrocinio si debba concedere ci sono gli assessori Tricarico, Bonino, Peveraro, Dealessandri, Sestero, Tessore e Viano. Si riservano infine di dichiarare il loro parere martedì prossimo, gli assessori Vinciguerra, Alfieri, Montabone.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=32607

"La famiglia perfetta è etero" e il Governo lancia un premio TV

Sulla Gazzetta Ufficiale il concorso riservato alle fiction che trattino solo di unioni di diverso sesso
martedì 07 giugno 2005 , di la Repubblica

di SEBASTIANO MESSINA


Sarà un concorso povero, senza un solo euro in palio: il vincitore dovrà accontentarsi di «un oggetto artistico su un tema che richiami le ragioni dell´iniziativa, recante inciso il nome del premiato». Però contano i simboli, e quello che c´è dietro: così, dall´anno prossimo, il presidente del Consiglio assegnerà il premio «La famiglia», al miglior programma televisivo (e a quello radiofonico) che avranno esaltato con maggior efficacia «l´immagine positiva della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio tra persone di sesso diverso». Non è un´indiscrezione, ma un provvedimento già stampato sulla Gazzetta Ufficiale: un decreto firmato da Berlusconi il 10 maggio su proposta del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, con l´accordo del ministro delle Comunicazioni, Landolfi.

In un paese tracimante di concorsi, premi e riconoscimenti assortiti, una targa d´argento in più o in meno non dovrebbe fare notizia. Ma il «premio Famiglia», come inevitabilmente verrà battezzato dagli addetti ai lavori - inconsapevole omaggio alla celebre battuta di Leo Longanesi: «La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: "Ho famiglia"» - lascerà un segno. Perché per la prima volta un governo italiano decide di stabilire, con l´assegnazione di un trofeo, quale fiction, quale sceneggiato, quale telefilm rispecchia più fedelmente un´idea ufficiale della famiglia. Che sarebbe, in teoria, quella stabilita dall´articolo 29 della Costituzione («La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio»). Per non sbagliare, l´estensore del decreto (Fini? Berlusconi? Landolfi?) ha voluto fare un´aggiunta alla definizione costituzionale, specificando - visti i tempi - che si intende «il matrimonio tra persone di sesso diverso». Così, giusto per non correre il rischio di assegnare il «premio Famiglia» a un film su una coppia gay.

Dunque ogni anno verrà consacrato a Palazzo Chigi l´autore televisivo che avrà saputo rappresentare con più passione e con superiore maestria il valore costituzionale del nucleo familiare, «con un importante ruolo sociale nell´istruzione ed educazione della prole, prevenzione dal disagio ed assistenza morale e materiale dei giovani e degli anziani». Sarà scelta (da Berlusconi) una giuria «composta da eminenti personalità della cultura» e alla fine verrà consegnato il premio (che non dovrà costare troppo perché questo solenne riconoscimento, specifica il decreto con pignoleria da contabile, non deve assolutamente comportare «oneri aggiuntivi per il bilancio della Presidenza»).

Non è, sia chiaro, una novità assoluta il fatto che un governo decida di usare la fiction per educare il popolo. La storia di Hollywood abbonda di film scritti, girati e distribuiti per formare i cittadini modello dell´America anticomunista, e nel 1944 fu addirittura fondata una «Motion Picture Alliance for America Ideals» (vicepresidente Walt Disney). E´ su quel sentiero che si muove - sessant´anni dopo - Palazzo Chigi. Inseguendo l´immodesta illusione di stabilire come dev´essere - nel terzo millennio - la Famiglia Perfetta. Perché i guai cominceranno quando si tratterà di scendere nel dettaglio. Vanno bene i padri divorziati che si sono risposati? Saranno scartati i telefilm dove uno dei protagonisti (un figlio, uno zio o una cognata) è gay e non punta a «un matrimonio tra persone di sesso diverso»? Saranno concesse deroghe per i vedovi e le ragazze madri? Visto che a Palazzo Chigi si sono lanciati in questa ardua missione, completino l´opera: urge regolamento attuativo.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=32602

lunedì 6 giugno 2005

Gli revocano la patente in quanto gay, il Tar sospende il provvedimento

Protagonista dell'incredibile vicenda la Motorizzazione di Catania
Il caso, sollevato da un giovane, deve ancora essere discusso nel merito


CATANIA - Gli avevano ritirato la patente in quanto omosessuale, ma la decisione è stata sospesa dal Tar al quale il giovane ha presentato ricorso. A denunciare la vicenda è stato l'avvocato di M. D. G., 23 anni, commerciante, al quale la Motorizzazione civile di Catania ha ritirato la patente dopo che aveva dichiarato la propria omosessualità nel corso della visita di leva ad Augusta.

Una decisione che M. D. G. ha impugnato davanti al Tribunale amministrativo regionale di Catania che ha accolto la sua richiesta disponendo un'ordinanza di sospensione cautelare in attesa di entrare nel merito del caso. "L'omosessualità - si legge nell'ordinanza della terza sezione del Tar - non può essere considerata un fatto che fa sorgere dubbi sull' idoneità psico-fisica del titolare della patente di guida". "E' evidente - scrivono ancora i giudici - che le preferenze sessuali non influiscono in alcun modo sulla capacità del soggetto di condurre con sicurezza veicoli a motori" e inoltre "non può considerarsi una vera e propria malattia psichica, essendo per l'appunto una mero disturbo della personalità" tanto da "giustificare l'esonero dal servizio di leva" ma "non certo l'adozione di ulteriori misure 'sfavorevoli'".

L'accaduto, ha commentato l'avvocato Giuseppe Lipera, è ''talmente scandaloso ed offensivo per tutte le coscienze che ci obbliga a darne la massima divulgazione". Il giovane, oltre a chiedere la revoca della sospensione della patente, con una denuncia al tribunale civile di Catania ha chiesto anche un risarcimento di 500 mila euro ai ministeri dei Trasporti e della Difesa.

(6 giugno 2005)

http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/gaypatente/gaypatente/gaypatente.html

Referendum, gli svizzeri dicono sì all'area Schengen e alle coppie gay

Nella confederazione passa la legge sui Pacs con il 58%
La libera circolazione delle persone della Ue ottiene il 54,6%


GINEVRA - Gli svizzeri aprono i confini all'Unione Europea e dicono sì, con un'ampia maggioranza, alle unioni omosessuali. Il risultato dei referendum ai quali erano chiamati i cittadini della confederazione elvetica faranno discutere: il 54,6% degli svizzeri ha approvato l'ingresso della confederazione nell'area Schengen, cioè l'accordo dell'Unione Europea sulla libera circolazione delle persone. Con il 58% dei sì è passata anche la legge che sancisce le unioni civili tra coppie omosessuali attraverso i "Pacs".

Si tratta di risultati inattesi, perché contro l'ingresso nell'area Schengen c'era stata la forte campagna del Partito popolare svizzero (SVP) guidato dall'industriale Christoph Blocher, attuale ministro della giustizia. Era stato proprio l'Svp a promuovere la raccolta delle 50.000 firme necessarie ad indire la consultazione popolare. Il voto di oggi porta la Svizzera un passo più vicina all'Unione Europea e conferma due dei più importanti accordi bilaterali raggiunti tra Berna e Bruxelles, dopo il no degli elettori elvetici all'ingresso nell'Ue, sancito con un referendum nel 1992.

Era insperata anche la larga vittoria del sì per le unioni omosessuali; anche in questo caso il referendum era stato promosso dall'estrema destra e dai gruppi religiosi, dopo che il parlamento confederale aveva approvato la legge lo scorso anno.

Il risultato del referendum svizzero è stato accolto con entusiasmo da Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario di Arcigay. "La straordinaria e clamorosa vittoria in Svizzera sul referendum voluto dalla destra clericale ed omofoba, contro le Unioni Civili per le coppie omosessuali, rappresenta un fatto storico perché è la prima volta in Europa che una legge sulle coppie gay, già approvata da un Parlamento, viene sottoposta al giudizio popolare".

http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/esteri/refesvizz/refesvizz/refesvizz.html

Rassegna Stampa Gay Pride Milano: L'orgoglio dei centomila

Milano, in centomila al gay pride "sì alla legge sui pacs o non votiamo" - enrico bonerandi
(La Repubblica del 05/06/2005)

Cronaca LA MANIFESTAZIONE Dalla sfilata un messaggio ai politici. Polemica per la presenza dei figli di coppie lesbiche nel corteo Milano, in centomila al Gay Pride "Sì alla legge sui Pacs o non votiamo" Fischi sotto a Palazzo Marino E il ministro leghista Calderoli accusa "Mai visto utilizzare bimbi innocenti per sostenere le proprie perversioni..." ENRICO BONERANDI MILANO - Detto a modo loro, tra botanica e doppi sensi, l'invito sui cartelli suona così: "Prodi, sotto l'Ulivo pota la Margherita e coltiva i finocchi!". Se le sortite di Rutelli sui referendum ai gay non sono proprio piaciute, a rischiare la fine dell'idillio con il movimento omosessuale è adesso tutto il centro-sinistra: "Se non specificano chiaro e tondo cosa vogliono fare con la legge sui Pacs, sulle coppie di fatto, alle prossime elezioni i partiti se li sognano i nostri voti", minaccia Aurelio Mancuso, presidente dell'Arci-gay, che resta volutamente nel vago ma si riferisce soprattutto all'Unione. Mentre in testa al Pride nazionale, ieri a Milano, gli esponenti della sinistra, da Pecoraro Scanio dei Verdi a Luigi Manconi dei Ds, parano il colpo e promettono concordi: "Sui Pacs non ci saranno problemi". Quest'anno il Gay Pride, pur non rinunciando al colore e al baraccone, è stato politicamente più netto del solito. Migliaia di bandiere con la scritta "Pacs" e un'iniziativa creata apposta per aizzare le polemiche: il trenino delle "Famiglie arcobaleno" con a bordo - tra aranciate, panini e merendine - madri lesbiche e una ventina di bimbi, in maggioranza figli della provetta, le cui mamme si sono rivolte a cliniche straniere, visto che in Italia è proibito. Annie e Micky, due di queste mamme, ripetono ai cronisti che le loro due figlie, di 4 e 7 anni, concepite col seme di un amico, sanno tutto e non hanno problemi neppure con gli amici della scuola, dove non si fa mistero sulla loro vicenda. Di certo ieri le due bambine, con addosso le magliette dell'associazione - tre cuoricini - pareva si divertissero come al Luna Park. Sergio Lo Giudice, dell'Arci-gay, dice che non c'è scandalo: "Queste situazioni stanno nella società, così si supera lo stigma sociale che le condanna all'invisibilità". Dopo l'assessore Prosperini di An, a parlare ieri di "schifezza" ci ha pensato il ministro leghista Calderoli: "Milano nella sua storia ha visto di tutto, ma utilizzare dei bambini innocenti per sostenere le proprie perversioni...". Il Gay Pride milanese, forte della grande affluenza di gente da tutta Italia - per gli organizzatori 100 mila, molto di meno per la questura - ha voluto imporre le proprie scelte, rischiando gli attacchi della destra ma anche gli imbarazzi del centro-sinistra. Sul trenino Arcobaleno Filippo Penati, presidente ds della Provincia di Milano, che in polemica con il Comune ha dato il proprio patrocinio alla manifestazione, si è rifugiato in un "no comment". Grande successo personale, comunque, il suo, superato solo da Nichi Vendola - primo gay dichiarato ad assurgere all'olimpo delle istituzioni - accolto da applausi e soffocato di abbracci. Record dei fischi, ovviamente in contumacia, come sempre per Gabriele Albertini: al suono della canzoncina di Heidi, davanti a palazzo Marino, tutti gli hanno indirizzato un sonoro "buh". Il corteo era aperto da un trans vestito da Repubblica Laica sugli zatteroni, incatenato a due guardie svizzere. Sarà per la recente piena religioso-papale sui media, o per l'approssimarsi dei referendum, ma il corteo di quest'anno ha assunto spesso contorni anticlericali, in passato più sfumati. Stavolta c'era pure Alessandro Cecchi Paone con il suo cartello "Ponzio Pilato si astenne" e una vistosa travestita agghindata da diavolessa, seguita da un paio di angioletti con alucce di piume e mutande elastiche. Non c'è però corteo più sfrangiato, mutante e imprevedibile del Gay Pride. Tutto si mischia nella marea in stile balneare che procede dietro ai carri che mandano canzonette italiane Anni Sessanta o musica House. Transitano Cgil e Cobas, poi il coro lesbico in divisa rossa, gli omosessuali cattolici ("qui sembriamo quattro gatti, ma in realtà siamo tanti"), gli Orsi ("felici di essere grossi, contenti di essere pelosi"), le lesbiche di Ferrara, le Ninfe di Genova, quelli di Salerno e di Perugia, gli universitari gay della Bicocca, i trans che chiedono più occasioni di lavoro (e c'è uno molto macho, ex-donna, che sulla maglietta protesta: "E io ti sembro Deborah?"), quelli del Cassero bolognese, i genitori di figli omosessuali, "Brescia c'è". Dopo i feticisti in pelle nera, due bandiere dello Sdi. Segue una limousine bianca che fa pubblicità a una discoteca di Moncalieri e via via il multiforme popolo del Pride che balla e lancia coriandoli celesti. In coda ci sono i raeliani con il loro motto sugli extraterrestri tolleranti e polisex, gli Atei agnostici e razionalisti, la Sinistra giovanile e ultimo, ma proprio ultimo, un camioncino con la faccia di Umberto Veronesi che incita a votare quattro sì. Una maratona sfiancante, ma i gay vanno in palestra e il fisico ce l'hanno. Dalle tre del pomeriggio alle otto, tagliando tutto il centro della città e ottenendo finalmente il passaggio - che qualcuno giudicava sacrilego - in piazza del Duomo. Tra le centinaia di coppie omosessuali allacciate in abbracci, un marito e marito - lui di Viterbo, l'altro olandese - sposati due anni fa giusti a Rotterdam. Tranquilli, semplici, per niente esibizionisti ma decisissimi a godere dei propri diritti anche in Italia: "In Olanda potremmo adottare dei figli, poi veniamo qui e diventiamo sconosciuti uno all'altro. Però è solo lo Stato italiano che è arretrato, non la gente. Che facciano almeno i Pacs in Italia, non dico il matrimonio come in Olanda. Però che ridere quando in albergo prendono i nostri passaporti e vedendo che uno ha preso il nome dell'altro chiedono: fratelli? Eh no, cari, siamo coniugi".


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Migliaia al Gay Pride, diritti e coppie di fatto

(Corriere della Sera del 05/06/2005)

Manifestazione a Milano, polemiche sui Pacs: "Se l'Unione non li vara, diserteremo le urne" MILANO - L'Italia è una giovane transessuale. Abito candido, corona d'argento, fascia blu con la scritta: "Repubblica laica". Ha i polsi incatenati. Cammina tra due guardie svizzere che la tengono prigioniera. Dietro l'allegoria, sfilano i 40 mila del Gay Pride 2005. Facciata glamour : coriandoli, colori, parrucche, musica sfondatimpani. Ma anche un messaggio ai politici dell'Unione, con il tono dell'ultimatum: "O inserite la legge sulle coppie di fatto nel programma elettorale, o alle prossime elezioni non andremo a votare". Parola d'ordine della manifestazione: Pacs. Sventola su mille bandiere. Sta per "Patto civile di solidarietà". Istituto giuridico che sancisce la relazione tra due coniugi, indipendentemente dal sesso. Definisce la vita in comune della coppia: diritti e doveri. Non un matrimonio, ma qualcosa che ci si avvicina molto: unione legalizzata e riconosciuta. "Il centrosinistra si metta d'accordo con Rutelli e le altre forze che ancora storcono la bocca - sbotta Aurelio Mancuso, presidente dell'Arcigay - altrimenti raccomanderemo a milioni di omosessuali di disertare le urne". Minaccia soft . I 40 mila del Pride non concedono deroghe, uniti nello slogan: "Patti chiari, amicizia lunga". A stringere i patti, in questa piazza milanese vestita da carnevale di Rio, arrivano ben pochi politici. Tutti di centrosinistra. Tutti d'accordo nel sostegno alla legge: "Chiediamo che l'Italia si metta al passo con l'Europa - spiega Franco Grillini, deputato ds, anima storica dell'Arcigay - e riconosca le unioni di fatto con i Pacs. La proposta riguarda quattro milioni di persone che convivono e non possono essere lasciate a se stesse". La Francia ha legalizzato le unioni di fatto nel 1999. In Italia se ne parla da anni. Durante l'ultimo congresso dei Ds, il segretario Piero Fassino disse che i "Pacs" sarebbero entrati nel programma di governo. Alla Camera - oltre a quelle di FI, An e socialisti - è ferma una proposta di legge Grillini. La Spagna di Zapatero, autorizzando i matrimoni gay, ha rilanciato il dibattito. Con il corteo di ieri, il movimento gay-lesbico italiano prova a segnare un punto di non ritorno. Un aut aut pronunciato da "100 mila persone" (stimano gli organizzatori). Non più di 40 mila, secondo un calcolo più attendibile. "È finito il tempo delle chiacchiere - incalza Mancuso - pretendiamo impegni". Risponde Luigi Manconi, responsabile dei diritti civili per i Ds: "Credo che il centrosinistra nella sua totalità sia d'accordo nell'approvare i Pacs, la cosa si potrebbe fare entro la prossima legislatura". "Se ci saranno dei problemi sull'approvazione - aggiunge il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio - faremo delle primarie sul programma". Venti carri. Tir che trasportano discoteche. Decine e decine di associazioni rappresentate. La rivendicazione dei diritti che passa per le danze scatenate, gli slogan dei genitori di omosessuali ("Etero o gay, son sempre figli miei"), la stilettata di Alessandro Cecchi Paone al sindaco di Milano: "Albertini è diventato famoso nel mondo per essersi fatto fotografare in mutande, ma si è schierato contro il patrocinio al Gay Pride. È assurdo". Il corteo sfila davanti a Palazzo Marino. Fischi. Passaggio in piazza del Duomo (che fu negato nel 2003). Fine pomeriggio. Cala il sole. L'Italia del Gay Pride è ancora in catene. Coro: "Liberatela". Gianni Santucci.


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Obiettivo l'approvazione del disegno di legge sulle coppie di fatto

(Gazzetta del Sud del 05/06/2005)

In 100 mila sfilano al Gay Pride a Milano Albina Olivati MILANO ? Almeno centomila persone hanno partecipato al corteo del Gay Pride Milano 2005. Sono venuti da tutta Italia per affermare il loro obiettivo: l'approvazione del disegno di legge sulle coppie di fatto. Nell'acronimo Pacs (patti civili di solidarietà) è sintetizzata la battaglia che gli omosessuali italiani stanno combattendo "Ponzio Pilato si è astenuto". Si leggeva questa frase sul cartello che porta al collo Alessandro Cecchi Paone, intervenuto al corteo. Il conduttore televisivo ribadisce così la sua posizione contro l'astensione al referendum per la procreazione assistita che si terrà il prossimo 12 e 13 giugno. Per Cecchi Paone è necessario andare a votare e votare 4 sì ai quattro quesiti referendari. . Uno striscione bianco coi colori dell'arcobaleno e la scritta "Pacs, patti chiari, amicizia lunga" ha aperto la lunga sfilata. Dietro i politici che hanno portato il loro sostegno: Luigi Manconi (Ds), Pecoraro Scanio (Verdi), Katia Belillo (Comunisti Italiani) e Filippo Penati (Ds) presidente della Provincia di Milano. Subito dopo, un trenino verde con a bordo bambini di genitori omosessuali, nati con la fecondazione assistita. La presenza dei ragazzini ha dato lo spunto al ministro leghista, Roberto Calderoli (Riforme), per ingaggiare una polemica di fuoco. Dopo aver affermato che: "Milano ha visto di tutto, ma la schifezza di utilizzare bambini innocenti per sostenere le proprie perversioni, come nel corteo del Gay pride, le mancava", ha invitato a non andare a votare al referendum del 12 giugno, ricordando che invece: "Urge portare avanti la mia proposta di legge di riforma costituzionale che specifica che il matrimonio, deve essere necessariamente tra persone di sesso diverso". Altrimenti: "A breve, avremo anche a casa nostra figli di coppie di lesbiche o bimbi adottati da coppie di finocchi".


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Gay pride, in centomila per chiedere i pacs

(Gazzetta di Reggio del 05/06/2005)

Attualità Gay Pride, in centomila per chiedere i Pacs Messaggio ai politici: approvate la legge sulle coppie di fatto o non votiamo MILANO. Il movimento omosessuale invia un messaggio ai partiti di centrodestra e di centrosinistra: approvate al più presto la legge sui Pacs (Patto civile di solidarietà), ovvero sulle coppie di fatto, e mettete al centro dei vostri programmi i nostri problemi, altrimenti alle prossime elezioni non andremo a votare. Lo slogan del Pride che si è svolto a Milano è chiaro: "Pacs! Patti chiari, amicizia lunga...". Aurelio Mancuso dell'Arcigay nazionale è molto esplicito in proposito: "Il centrosinistra si metta d'accordo con Rutelli e quant'altri. Noi altrimenti diremo di non votare". Ma alla manifestazione milanese i rappresentati dei partiti ci sono. Sono in pochi, e tutti di centrosinistra, e tutti sono d'accordo nel sostenere che è giusto ed urgente approvare la legge sulle unioni di fatto. "Questo corteo - dice Franco Grillini - rivendica diritti umani universali, non solo dei gay come minoranza, infatti chiediamo che la legislazione italiana si metta al passo con quella europea e riconosca le unioni di fatto con i Pacs". "Le nostre non sono proposte elitarie - aggiunge - perchè in Italia riguardano quattro milioni di persone che convivono e non possono essere lasciate a se stesse. Non è questione di ideologia, ma di buon senso". "Credo che il centrosinistra in Parlamento lavorerà per approvare la legge sui patti di civile solidarietà" dice Luigi Manconi, responsabile dei diritti civili per i Ds, il quale è convinto che "il centrosinistra nella sua totalità sia d'accordo nell'approvare i Pacs e credo che la prossima legislatura sarà in grado di approvare questa legge, che è una legge di civiltà oltre a rappresentare un importante atto di moralità pubblica". Una legge che potrebbe dividere ulteriormente il centrosinistra dopo la spaccatura sul referendum sulla procreazione?: "Non vedo nemmeno un articolo, un codicillo, nella proposta di legge sulle unioni civili in contraddizione con la coscienza cattolica. Anche il presidente della Regione Puglia, Niki Vendola, è convinto che la legge sarà approvata: "Credo sia giunto il tempo di fare i conti con questa grande domanda di riconoscimento del diritto non solo alla libertà ma del diritto all'affettività". "Non possiamo - aggiunge - pensare di rimanere in una situazione di arretratezza rispetto al resto d'Europa. Lo Stato deve legiferare per conto dell'insieme della cittadinanza. Dovremmo tenere separata la sfera del magistero religioso da quella della normativa". "La richiesta della legge del Pacs delle unioni di fatto è una giusta pressione del movimento per i diritti civili e di quello omosessuale" dice il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, che sull'ipotesi di una divisione del centrosinistra su questo tema afferma: "Se ci saranno dei problemi faremo delle primarie programmatiche nelle quali chiederemo agli elettori se vogliono ampliare o restringere i diritti. Sono sicuro che la risposta sarà per l'ampliamento dei diritti".


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Orgoglio e polemiche nel giorno della festa - giuseppina piano

(Repubblica, La del 05/06/2005)

Pagina VI - Milano Prosperini: "Un'indecenza". Penati: "Sono qui per risparmiare una figuraccia a Milano" Orgoglio e polemiche nel giorno della festa Centrodestra all'attacco sul corteo Perplessità anche nella Margherita: "C'è un uso strumentale dei minori, servirebbero altri modi" Fischi sotto Palazzo Marino, accoglienza da eroe per il presidente della Puglia Vendola GIUSEPPINA PIANO I centomila attesi, evocati, non si vedono. Ma se questo Gay Pride dei quarantamila è inferiore alle previsioni numeriche, quello che non manca è un corteo che fa parlare di sé. Loro, gay e lesbiche e trans, sfilano nella giornata dell'orgoglio sorridenti e festanti. Sono qui per ottenere il riconoscimento delle coppie di fatto, che non è il matrimonio ma sarebbe comunque un inizio. Si concedono gli unici fischi davanti a Palazzo Marino, svillaneggiando il sindaco Albertini che ha detto no al patrocinio. Ma nel frattempo dal centrodestra partono attacchi pesanti per quei quindici bambini che aprono la marcia con le loro mamme lesbiche. Una "strumentalizzazione indecente", dicono da An, Forza Italia e Lega. E di "uso strumentale" parla anche qualcuno della Margherita. Il centrodestra al corteo non c'è. Non se ne vede uno della Cdl, nella lentissima marcia che da piazza della Repubblica porta all'Arena. Ma non si vede neppure qualcuno della Margherita. Altre le facce del centrosinistra, dai Verdi ai Ds, dal Pdci a Rifondazione, con il presidente pugliese Nichi Vendola accolto come "il nostro eroe". Ci sono assessori di tre Comuni del Milanese governati dall'Unione, Cinisello e Rozzano e Cologno, con tanto di fascia. E arriva anche (ma senza fascia) il presidente della Provincia Filippo Penati, a salutare alla partenza e a dire che "è compito delle istituzioni aderire a una battaglia di civiltà". "Sono qui anche per non far fare a Milano una brutta figura sul piano internazionale", aggiunge il presidente, e il pensiero corre al patrocinio negato dal Comune. Il suo vicepresidente Alberto Mattioli, Margherita, è rimasto a casa. E dice che sì, "c'è un uso strumentale dei bambini a cui viene fatta sembrare una festa una vicenda che andrebbe tratta in altri modi e sedi". La perplessità della Margherita diventa attacco ad alzo zero nel centrodestra. Se An, con l'assessore regionale Gianni Prosperini, dice che "il cosiddetto orgoglio gay ha usato anche degli esseri innocenti in una manifestazione indecente". Se la Lega con il ministro Roberto Calderoli bolla la cosa come "la schifezza di utilizzare bimbi innocenti per sostenere le proprie perversioni", e con il capogruppo comunale Matteo Salvini parla di "strumentalizzazione indecente". E ancora, il forzista cattolico Maurizio Lupi dice di essere "molto preoccupato di quanto è avvenuto, un conto è manifestare ma altro conto è strumentalizzare tutto e tutti". E infine, da Palazzo Marino l'assessore all'Educazione Bruno Simini scandisce che "lo dico da sempre: i bambini non devono essere portati a manifestare per le opinioni degli adulti". Dentro al pride, dentro a quel mix di gente qualunque e cotonatissime drag queen, le accuse sono rispedite indietro con sdegno. La battaglia di chi marcia è per i Pacs, i Patti civili di solidarietà che darebbero quel riconoscimento giuridico a tutte le coppie etero e omosex. Con un avviso al centrosinistra di Prodi: "Se i Pacs non saranno nel programma elettorale non voteremo Unione", scandisce il presidente nazionale dell'Arcigay Aurelio Mancuso. E i bambini? "Sono solo la riprova che anche gli omosessuali sono genitori. E sono qui oggi perché testimoniano l'importanza di andare a votare sì al referendum sulla fecondazione assistita". Strumentalizzazione? Un'accusa che la piazza rispedisce indietro. Per il presidente pugliese Vendola quelle di Calderoli sono "parole deliranti" e "si cerca di nascondere una cultura violenta e ipocrita, che difende l'embrione ma è incapace di difendere la vita che esiste in questi bambini". Per il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio "i bambini sono una cosa bella sempre, perché sono la vita". E per il diessino Luigi Manconi "o si decide che i bimbi non possano manifestare mai, neppure alle adunate della Lega, oppure non può esistere un divieto solo per questa civilissima manifestazione".


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A Milano sfilano in 100mila 'Uguali diritti per tutti'

(Quotidiano.net del 05/06/2005)

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GAY PRIDE A Milano sfilano in 100mila 'Uguali diritti per tutti' --> MILANO, 4 GIUGNO 2005 - Una ragazza in catene, tenute da due guardie svizzere, che indossa una fascia con la scritta "Repubblica Laica". E' la parodia dell'Italia "ostaggio" della Chiesa cattolica alla testa del corteo del Gay pride nazionale che, partito poco dopo le 16, ha percorsole strade del centro di Milan o. Un lungo fiume di persone, decine di migliaia, oltre ventimila secondo dati ancora ufficiosi della Questura, centomila per gli organizzatori, donne e trans giunti da tutta Italia per rivendicare innanzitutto l'approvazione del progetto di legge sulle unioni civili, ma anche ilrispetto delle diversità e il diritto ad una "vita normale di affetti e relazioni vissute alla luce del sole". Con l'Arcigay che avverte ilcentrosinistra: "O mettete nel proprio programma l'approvazione della legge oppure daremo libertà di scelta di voto alle prossime elezioni". Non solo esibizione, e a volte ostentazione, della propria identità di gay, lesbiche o trans; non solo canti, goliardia e libere effusioni tra omosessuali. Ma anche una forte caratterizzazione politica, con precise richieste da parte degli organizzatori: da una parte l'approvazionedel cosiddetto Pacs!, il "Patto Civile di Solidarietà" , l'istituto giuridico "che attesta la relazione di due persone maggiorenni dello stesso o didifferente sesso. Definisce legalmente la vita in comune dei contraenti: sancisce l'obbligo al mutuo sostegno morale e materiale, stabilisce idiritti e i doveri reciproci e verso la società". Ma soprattutto, in ballo, ci sono anche i voti della folta comunità omossessuale italiana:"Potranno essere decisivi in molti collegi alle prossime elezioni politiche. Ma se l'Unione non inserirà nel nostro programma di governo lalegge sulle unioni civili daremo libertà di scelta di voto", ha avvertito il segretario nazionale dell'Arcigay, Aurelio Mancuso. Nonostante la legge sui Pacs sia stata firmata da 161 parlamentari del centrosinistra, ha aggiunto, "ci sono ancora pareri contrari all'interno dello schieramento e non è stato ancora preso nessun impegno formale". In altre parole, la comunità omosessuale italiana chiede che Prodi dica"con chiarezza che cosa vuole fare". Al corteo, inframmezzato da una quindicina di "Tir-Sound machine" carichi di donne e uomini che ballano al ritmo delle canzoni pop diffuse dagli altoparlanti installati sui mezzi, hanno partecipato diversi esponenti del centrosinistra, come il presidente della Regione Puglia Niki Vendola, il responsabile dei diritti civili dei Ds Luigi Marconi, il presidente della provincia di Milano Filippo Penati, il leader dei verdi Alfonso Pecoraro Scanio, il deputato Ds Franco Grillini. Sul cassone di uno dei 13 camion che hanno accompagnato il corteo, anche le mamme dei gay che cantavano ''siano gay o lesbiche sonosempre figli miei'. E quasi in testa al corteo anche un trenino con sopra una ventina di bambini di genitori omosessuali. Molti di loro sono figlidella procreazione assistita: ''per loro - spiegava una mamma - questo e' un momento di gioco e di divertimento''. Ma e' davanti a Palazzo Marino, sede del Comune, che i manifestanti si sono scatenati. I trans che da donna sono diventate uomini hanno mostrato il cartello 'ci siamo anche noi', e con le lesbiche e i ragazzi con il cappello da cow-boy hanno cantato Heidi e slogan indirizzati al sindaco: ''Albertini yuu-u, vieni anche tu '', in polemica per il mancato patrocinio da parte del Comune. In mezzo al corteo anche un sosia di Platinette, il travestito opinionista televisivo che da una limousine bianca ha lanciato preservativi e caramelle. Un successo il movimento omosessuale quest'anno l'ha certamente ottenuto perche' a differenza dell'edizione del 2001 il corteo e' passato anche per piazza Duomo. ''Quella piazza - aveva spiegato alla conferenza stampa Aurelio Mancuso - e' il cuore della citta'. Noi viviamo a Milano e vogliamo passare dal cuore della citta', certo non per mancare di rispetto al simbolo religioso''. Nel corteo c'e' stato anche chi ha sfilato con lo striscione del Coordinamento gay cattolici e chi ha ostentato una sua appartenenza alla citta' di provenienza: 'Brescia c'e'','Milano c'e'', 'Sondrio c'e''. Davanti all'Arena Civica Gianni Brera, dove a Milano vengono celebrati i matrimoni civili, la conclusione del lungo e chiassoso corteo con imanifestanti, che per sottolineare la necessita' della legge sulle unioni di fatto sono andati a bussare alla porta. La festa e' continuata poi al Village allestito con la partecipazione della Provincia di Milano all'Idroscalo, dove fino al giorno 18 ogni sera saranno organizzati happy hours,concerti, rassegne di bellezza ma anche dibattiti sulle tematiche omosessuali La festa dell'orgoglio gay.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=32546

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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