Milano, in centomila al gay pride "sì alla legge sui pacs o non votiamo" - enrico bonerandi
(La Repubblica del 05/06/2005)
Cronaca LA MANIFESTAZIONE Dalla sfilata un messaggio ai politici. Polemica per la presenza dei figli di coppie lesbiche nel corteo Milano, in centomila al Gay Pride "Sì alla legge sui Pacs o non votiamo" Fischi sotto a Palazzo Marino E il ministro leghista Calderoli accusa "Mai visto utilizzare bimbi innocenti per sostenere le proprie perversioni..." ENRICO BONERANDI MILANO - Detto a modo loro, tra botanica e doppi sensi, l'invito sui cartelli suona così: "Prodi, sotto l'Ulivo pota la Margherita e coltiva i finocchi!". Se le sortite di Rutelli sui referendum ai gay non sono proprio piaciute, a rischiare la fine dell'idillio con il movimento omosessuale è adesso tutto il centro-sinistra: "Se non specificano chiaro e tondo cosa vogliono fare con la legge sui Pacs, sulle coppie di fatto, alle prossime elezioni i partiti se li sognano i nostri voti", minaccia Aurelio Mancuso, presidente dell'Arci-gay, che resta volutamente nel vago ma si riferisce soprattutto all'Unione. Mentre in testa al Pride nazionale, ieri a Milano, gli esponenti della sinistra, da Pecoraro Scanio dei Verdi a Luigi Manconi dei Ds, parano il colpo e promettono concordi: "Sui Pacs non ci saranno problemi". Quest'anno il Gay Pride, pur non rinunciando al colore e al baraccone, è stato politicamente più netto del solito. Migliaia di bandiere con la scritta "Pacs" e un'iniziativa creata apposta per aizzare le polemiche: il trenino delle "Famiglie arcobaleno" con a bordo - tra aranciate, panini e merendine - madri lesbiche e una ventina di bimbi, in maggioranza figli della provetta, le cui mamme si sono rivolte a cliniche straniere, visto che in Italia è proibito. Annie e Micky, due di queste mamme, ripetono ai cronisti che le loro due figlie, di 4 e 7 anni, concepite col seme di un amico, sanno tutto e non hanno problemi neppure con gli amici della scuola, dove non si fa mistero sulla loro vicenda. Di certo ieri le due bambine, con addosso le magliette dell'associazione - tre cuoricini - pareva si divertissero come al Luna Park. Sergio Lo Giudice, dell'Arci-gay, dice che non c'è scandalo: "Queste situazioni stanno nella società, così si supera lo stigma sociale che le condanna all'invisibilità". Dopo l'assessore Prosperini di An, a parlare ieri di "schifezza" ci ha pensato il ministro leghista Calderoli: "Milano nella sua storia ha visto di tutto, ma utilizzare dei bambini innocenti per sostenere le proprie perversioni...". Il Gay Pride milanese, forte della grande affluenza di gente da tutta Italia - per gli organizzatori 100 mila, molto di meno per la questura - ha voluto imporre le proprie scelte, rischiando gli attacchi della destra ma anche gli imbarazzi del centro-sinistra. Sul trenino Arcobaleno Filippo Penati, presidente ds della Provincia di Milano, che in polemica con il Comune ha dato il proprio patrocinio alla manifestazione, si è rifugiato in un "no comment". Grande successo personale, comunque, il suo, superato solo da Nichi Vendola - primo gay dichiarato ad assurgere all'olimpo delle istituzioni - accolto da applausi e soffocato di abbracci. Record dei fischi, ovviamente in contumacia, come sempre per Gabriele Albertini: al suono della canzoncina di Heidi, davanti a palazzo Marino, tutti gli hanno indirizzato un sonoro "buh". Il corteo era aperto da un trans vestito da Repubblica Laica sugli zatteroni, incatenato a due guardie svizzere. Sarà per la recente piena religioso-papale sui media, o per l'approssimarsi dei referendum, ma il corteo di quest'anno ha assunto spesso contorni anticlericali, in passato più sfumati. Stavolta c'era pure Alessandro Cecchi Paone con il suo cartello "Ponzio Pilato si astenne" e una vistosa travestita agghindata da diavolessa, seguita da un paio di angioletti con alucce di piume e mutande elastiche. Non c'è però corteo più sfrangiato, mutante e imprevedibile del Gay Pride. Tutto si mischia nella marea in stile balneare che procede dietro ai carri che mandano canzonette italiane Anni Sessanta o musica House. Transitano Cgil e Cobas, poi il coro lesbico in divisa rossa, gli omosessuali cattolici ("qui sembriamo quattro gatti, ma in realtà siamo tanti"), gli Orsi ("felici di essere grossi, contenti di essere pelosi"), le lesbiche di Ferrara, le Ninfe di Genova, quelli di Salerno e di Perugia, gli universitari gay della Bicocca, i trans che chiedono più occasioni di lavoro (e c'è uno molto macho, ex-donna, che sulla maglietta protesta: "E io ti sembro Deborah?"), quelli del Cassero bolognese, i genitori di figli omosessuali, "Brescia c'è". Dopo i feticisti in pelle nera, due bandiere dello Sdi. Segue una limousine bianca che fa pubblicità a una discoteca di Moncalieri e via via il multiforme popolo del Pride che balla e lancia coriandoli celesti. In coda ci sono i raeliani con il loro motto sugli extraterrestri tolleranti e polisex, gli Atei agnostici e razionalisti, la Sinistra giovanile e ultimo, ma proprio ultimo, un camioncino con la faccia di Umberto Veronesi che incita a votare quattro sì. Una maratona sfiancante, ma i gay vanno in palestra e il fisico ce l'hanno. Dalle tre del pomeriggio alle otto, tagliando tutto il centro della città e ottenendo finalmente il passaggio - che qualcuno giudicava sacrilego - in piazza del Duomo. Tra le centinaia di coppie omosessuali allacciate in abbracci, un marito e marito - lui di Viterbo, l'altro olandese - sposati due anni fa giusti a Rotterdam. Tranquilli, semplici, per niente esibizionisti ma decisissimi a godere dei propri diritti anche in Italia: "In Olanda potremmo adottare dei figli, poi veniamo qui e diventiamo sconosciuti uno all'altro. Però è solo lo Stato italiano che è arretrato, non la gente. Che facciano almeno i Pacs in Italia, non dico il matrimonio come in Olanda. Però che ridere quando in albergo prendono i nostri passaporti e vedendo che uno ha preso il nome dell'altro chiedono: fratelli? Eh no, cari, siamo coniugi".
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Migliaia al Gay Pride, diritti e coppie di fatto
(Corriere della Sera del 05/06/2005)
Manifestazione a Milano, polemiche sui Pacs: "Se l'Unione non li vara, diserteremo le urne" MILANO - L'Italia è una giovane transessuale. Abito candido, corona d'argento, fascia blu con la scritta: "Repubblica laica". Ha i polsi incatenati. Cammina tra due guardie svizzere che la tengono prigioniera. Dietro l'allegoria, sfilano i 40 mila del Gay Pride 2005. Facciata glamour : coriandoli, colori, parrucche, musica sfondatimpani. Ma anche un messaggio ai politici dell'Unione, con il tono dell'ultimatum: "O inserite la legge sulle coppie di fatto nel programma elettorale, o alle prossime elezioni non andremo a votare". Parola d'ordine della manifestazione: Pacs. Sventola su mille bandiere. Sta per "Patto civile di solidarietà". Istituto giuridico che sancisce la relazione tra due coniugi, indipendentemente dal sesso. Definisce la vita in comune della coppia: diritti e doveri. Non un matrimonio, ma qualcosa che ci si avvicina molto: unione legalizzata e riconosciuta. "Il centrosinistra si metta d'accordo con Rutelli e le altre forze che ancora storcono la bocca - sbotta Aurelio Mancuso, presidente dell'Arcigay - altrimenti raccomanderemo a milioni di omosessuali di disertare le urne". Minaccia soft . I 40 mila del Pride non concedono deroghe, uniti nello slogan: "Patti chiari, amicizia lunga". A stringere i patti, in questa piazza milanese vestita da carnevale di Rio, arrivano ben pochi politici. Tutti di centrosinistra. Tutti d'accordo nel sostegno alla legge: "Chiediamo che l'Italia si metta al passo con l'Europa - spiega Franco Grillini, deputato ds, anima storica dell'Arcigay - e riconosca le unioni di fatto con i Pacs. La proposta riguarda quattro milioni di persone che convivono e non possono essere lasciate a se stesse". La Francia ha legalizzato le unioni di fatto nel 1999. In Italia se ne parla da anni. Durante l'ultimo congresso dei Ds, il segretario Piero Fassino disse che i "Pacs" sarebbero entrati nel programma di governo. Alla Camera - oltre a quelle di FI, An e socialisti - è ferma una proposta di legge Grillini. La Spagna di Zapatero, autorizzando i matrimoni gay, ha rilanciato il dibattito. Con il corteo di ieri, il movimento gay-lesbico italiano prova a segnare un punto di non ritorno. Un aut aut pronunciato da "100 mila persone" (stimano gli organizzatori). Non più di 40 mila, secondo un calcolo più attendibile. "È finito il tempo delle chiacchiere - incalza Mancuso - pretendiamo impegni". Risponde Luigi Manconi, responsabile dei diritti civili per i Ds: "Credo che il centrosinistra nella sua totalità sia d'accordo nell'approvare i Pacs, la cosa si potrebbe fare entro la prossima legislatura". "Se ci saranno dei problemi sull'approvazione - aggiunge il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio - faremo delle primarie sul programma". Venti carri. Tir che trasportano discoteche. Decine e decine di associazioni rappresentate. La rivendicazione dei diritti che passa per le danze scatenate, gli slogan dei genitori di omosessuali ("Etero o gay, son sempre figli miei"), la stilettata di Alessandro Cecchi Paone al sindaco di Milano: "Albertini è diventato famoso nel mondo per essersi fatto fotografare in mutande, ma si è schierato contro il patrocinio al Gay Pride. È assurdo". Il corteo sfila davanti a Palazzo Marino. Fischi. Passaggio in piazza del Duomo (che fu negato nel 2003). Fine pomeriggio. Cala il sole. L'Italia del Gay Pride è ancora in catene. Coro: "Liberatela". Gianni Santucci.
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Obiettivo l'approvazione del disegno di legge sulle coppie di fatto
(Gazzetta del Sud del 05/06/2005)
In 100 mila sfilano al Gay Pride a Milano Albina Olivati MILANO ? Almeno centomila persone hanno partecipato al corteo del Gay Pride Milano 2005. Sono venuti da tutta Italia per affermare il loro obiettivo: l'approvazione del disegno di legge sulle coppie di fatto. Nell'acronimo Pacs (patti civili di solidarietà) è sintetizzata la battaglia che gli omosessuali italiani stanno combattendo "Ponzio Pilato si è astenuto". Si leggeva questa frase sul cartello che porta al collo Alessandro Cecchi Paone, intervenuto al corteo. Il conduttore televisivo ribadisce così la sua posizione contro l'astensione al referendum per la procreazione assistita che si terrà il prossimo 12 e 13 giugno. Per Cecchi Paone è necessario andare a votare e votare 4 sì ai quattro quesiti referendari. . Uno striscione bianco coi colori dell'arcobaleno e la scritta "Pacs, patti chiari, amicizia lunga" ha aperto la lunga sfilata. Dietro i politici che hanno portato il loro sostegno: Luigi Manconi (Ds), Pecoraro Scanio (Verdi), Katia Belillo (Comunisti Italiani) e Filippo Penati (Ds) presidente della Provincia di Milano. Subito dopo, un trenino verde con a bordo bambini di genitori omosessuali, nati con la fecondazione assistita. La presenza dei ragazzini ha dato lo spunto al ministro leghista, Roberto Calderoli (Riforme), per ingaggiare una polemica di fuoco. Dopo aver affermato che: "Milano ha visto di tutto, ma la schifezza di utilizzare bambini innocenti per sostenere le proprie perversioni, come nel corteo del Gay pride, le mancava", ha invitato a non andare a votare al referendum del 12 giugno, ricordando che invece: "Urge portare avanti la mia proposta di legge di riforma costituzionale che specifica che il matrimonio, deve essere necessariamente tra persone di sesso diverso". Altrimenti: "A breve, avremo anche a casa nostra figli di coppie di lesbiche o bimbi adottati da coppie di finocchi".
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Gay pride, in centomila per chiedere i pacs
(Gazzetta di Reggio del 05/06/2005)
Attualità Gay Pride, in centomila per chiedere i Pacs Messaggio ai politici: approvate la legge sulle coppie di fatto o non votiamo MILANO. Il movimento omosessuale invia un messaggio ai partiti di centrodestra e di centrosinistra: approvate al più presto la legge sui Pacs (Patto civile di solidarietà), ovvero sulle coppie di fatto, e mettete al centro dei vostri programmi i nostri problemi, altrimenti alle prossime elezioni non andremo a votare. Lo slogan del Pride che si è svolto a Milano è chiaro: "Pacs! Patti chiari, amicizia lunga...". Aurelio Mancuso dell'Arcigay nazionale è molto esplicito in proposito: "Il centrosinistra si metta d'accordo con Rutelli e quant'altri. Noi altrimenti diremo di non votare". Ma alla manifestazione milanese i rappresentati dei partiti ci sono. Sono in pochi, e tutti di centrosinistra, e tutti sono d'accordo nel sostenere che è giusto ed urgente approvare la legge sulle unioni di fatto. "Questo corteo - dice Franco Grillini - rivendica diritti umani universali, non solo dei gay come minoranza, infatti chiediamo che la legislazione italiana si metta al passo con quella europea e riconosca le unioni di fatto con i Pacs". "Le nostre non sono proposte elitarie - aggiunge - perchè in Italia riguardano quattro milioni di persone che convivono e non possono essere lasciate a se stesse. Non è questione di ideologia, ma di buon senso". "Credo che il centrosinistra in Parlamento lavorerà per approvare la legge sui patti di civile solidarietà" dice Luigi Manconi, responsabile dei diritti civili per i Ds, il quale è convinto che "il centrosinistra nella sua totalità sia d'accordo nell'approvare i Pacs e credo che la prossima legislatura sarà in grado di approvare questa legge, che è una legge di civiltà oltre a rappresentare un importante atto di moralità pubblica". Una legge che potrebbe dividere ulteriormente il centrosinistra dopo la spaccatura sul referendum sulla procreazione?: "Non vedo nemmeno un articolo, un codicillo, nella proposta di legge sulle unioni civili in contraddizione con la coscienza cattolica. Anche il presidente della Regione Puglia, Niki Vendola, è convinto che la legge sarà approvata: "Credo sia giunto il tempo di fare i conti con questa grande domanda di riconoscimento del diritto non solo alla libertà ma del diritto all'affettività". "Non possiamo - aggiunge - pensare di rimanere in una situazione di arretratezza rispetto al resto d'Europa. Lo Stato deve legiferare per conto dell'insieme della cittadinanza. Dovremmo tenere separata la sfera del magistero religioso da quella della normativa". "La richiesta della legge del Pacs delle unioni di fatto è una giusta pressione del movimento per i diritti civili e di quello omosessuale" dice il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, che sull'ipotesi di una divisione del centrosinistra su questo tema afferma: "Se ci saranno dei problemi faremo delle primarie programmatiche nelle quali chiederemo agli elettori se vogliono ampliare o restringere i diritti. Sono sicuro che la risposta sarà per l'ampliamento dei diritti".
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Orgoglio e polemiche nel giorno della festa - giuseppina piano
(Repubblica, La del 05/06/2005)
Pagina VI - Milano Prosperini: "Un'indecenza". Penati: "Sono qui per risparmiare una figuraccia a Milano" Orgoglio e polemiche nel giorno della festa Centrodestra all'attacco sul corteo Perplessità anche nella Margherita: "C'è un uso strumentale dei minori, servirebbero altri modi" Fischi sotto Palazzo Marino, accoglienza da eroe per il presidente della Puglia Vendola GIUSEPPINA PIANO I centomila attesi, evocati, non si vedono. Ma se questo Gay Pride dei quarantamila è inferiore alle previsioni numeriche, quello che non manca è un corteo che fa parlare di sé. Loro, gay e lesbiche e trans, sfilano nella giornata dell'orgoglio sorridenti e festanti. Sono qui per ottenere il riconoscimento delle coppie di fatto, che non è il matrimonio ma sarebbe comunque un inizio. Si concedono gli unici fischi davanti a Palazzo Marino, svillaneggiando il sindaco Albertini che ha detto no al patrocinio. Ma nel frattempo dal centrodestra partono attacchi pesanti per quei quindici bambini che aprono la marcia con le loro mamme lesbiche. Una "strumentalizzazione indecente", dicono da An, Forza Italia e Lega. E di "uso strumentale" parla anche qualcuno della Margherita. Il centrodestra al corteo non c'è. Non se ne vede uno della Cdl, nella lentissima marcia che da piazza della Repubblica porta all'Arena. Ma non si vede neppure qualcuno della Margherita. Altre le facce del centrosinistra, dai Verdi ai Ds, dal Pdci a Rifondazione, con il presidente pugliese Nichi Vendola accolto come "il nostro eroe". Ci sono assessori di tre Comuni del Milanese governati dall'Unione, Cinisello e Rozzano e Cologno, con tanto di fascia. E arriva anche (ma senza fascia) il presidente della Provincia Filippo Penati, a salutare alla partenza e a dire che "è compito delle istituzioni aderire a una battaglia di civiltà". "Sono qui anche per non far fare a Milano una brutta figura sul piano internazionale", aggiunge il presidente, e il pensiero corre al patrocinio negato dal Comune. Il suo vicepresidente Alberto Mattioli, Margherita, è rimasto a casa. E dice che sì, "c'è un uso strumentale dei bambini a cui viene fatta sembrare una festa una vicenda che andrebbe tratta in altri modi e sedi". La perplessità della Margherita diventa attacco ad alzo zero nel centrodestra. Se An, con l'assessore regionale Gianni Prosperini, dice che "il cosiddetto orgoglio gay ha usato anche degli esseri innocenti in una manifestazione indecente". Se la Lega con il ministro Roberto Calderoli bolla la cosa come "la schifezza di utilizzare bimbi innocenti per sostenere le proprie perversioni", e con il capogruppo comunale Matteo Salvini parla di "strumentalizzazione indecente". E ancora, il forzista cattolico Maurizio Lupi dice di essere "molto preoccupato di quanto è avvenuto, un conto è manifestare ma altro conto è strumentalizzare tutto e tutti". E infine, da Palazzo Marino l'assessore all'Educazione Bruno Simini scandisce che "lo dico da sempre: i bambini non devono essere portati a manifestare per le opinioni degli adulti". Dentro al pride, dentro a quel mix di gente qualunque e cotonatissime drag queen, le accuse sono rispedite indietro con sdegno. La battaglia di chi marcia è per i Pacs, i Patti civili di solidarietà che darebbero quel riconoscimento giuridico a tutte le coppie etero e omosex. Con un avviso al centrosinistra di Prodi: "Se i Pacs non saranno nel programma elettorale non voteremo Unione", scandisce il presidente nazionale dell'Arcigay Aurelio Mancuso. E i bambini? "Sono solo la riprova che anche gli omosessuali sono genitori. E sono qui oggi perché testimoniano l'importanza di andare a votare sì al referendum sulla fecondazione assistita". Strumentalizzazione? Un'accusa che la piazza rispedisce indietro. Per il presidente pugliese Vendola quelle di Calderoli sono "parole deliranti" e "si cerca di nascondere una cultura violenta e ipocrita, che difende l'embrione ma è incapace di difendere la vita che esiste in questi bambini". Per il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio "i bambini sono una cosa bella sempre, perché sono la vita". E per il diessino Luigi Manconi "o si decide che i bimbi non possano manifestare mai, neppure alle adunate della Lega, oppure non può esistere un divieto solo per questa civilissima manifestazione".
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A Milano sfilano in 100mila 'Uguali diritti per tutti'
(Quotidiano.net del 05/06/2005)
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GAY PRIDE A Milano sfilano in 100mila 'Uguali diritti per tutti' --> MILANO, 4 GIUGNO 2005 - Una ragazza in catene, tenute da due guardie svizzere, che indossa una fascia con la scritta "Repubblica Laica". E' la parodia dell'Italia "ostaggio" della Chiesa cattolica alla testa del corteo del Gay pride nazionale che, partito poco dopo le 16, ha percorsole strade del centro di Milan o. Un lungo fiume di persone, decine di migliaia, oltre ventimila secondo dati ancora ufficiosi della Questura, centomila per gli organizzatori, donne e trans giunti da tutta Italia per rivendicare innanzitutto l'approvazione del progetto di legge sulle unioni civili, ma anche ilrispetto delle diversità e il diritto ad una "vita normale di affetti e relazioni vissute alla luce del sole". Con l'Arcigay che avverte ilcentrosinistra: "O mettete nel proprio programma l'approvazione della legge oppure daremo libertà di scelta di voto alle prossime elezioni". Non solo esibizione, e a volte ostentazione, della propria identità di gay, lesbiche o trans; non solo canti, goliardia e libere effusioni tra omosessuali. Ma anche una forte caratterizzazione politica, con precise richieste da parte degli organizzatori: da una parte l'approvazionedel cosiddetto Pacs!, il "Patto Civile di Solidarietà" , l'istituto giuridico "che attesta la relazione di due persone maggiorenni dello stesso o didifferente sesso. Definisce legalmente la vita in comune dei contraenti: sancisce l'obbligo al mutuo sostegno morale e materiale, stabilisce idiritti e i doveri reciproci e verso la società". Ma soprattutto, in ballo, ci sono anche i voti della folta comunità omossessuale italiana:"Potranno essere decisivi in molti collegi alle prossime elezioni politiche. Ma se l'Unione non inserirà nel nostro programma di governo lalegge sulle unioni civili daremo libertà di scelta di voto", ha avvertito il segretario nazionale dell'Arcigay, Aurelio Mancuso. Nonostante la legge sui Pacs sia stata firmata da 161 parlamentari del centrosinistra, ha aggiunto, "ci sono ancora pareri contrari all'interno dello schieramento e non è stato ancora preso nessun impegno formale". In altre parole, la comunità omosessuale italiana chiede che Prodi dica"con chiarezza che cosa vuole fare". Al corteo, inframmezzato da una quindicina di "Tir-Sound machine" carichi di donne e uomini che ballano al ritmo delle canzoni pop diffuse dagli altoparlanti installati sui mezzi, hanno partecipato diversi esponenti del centrosinistra, come il presidente della Regione Puglia Niki Vendola, il responsabile dei diritti civili dei Ds Luigi Marconi, il presidente della provincia di Milano Filippo Penati, il leader dei verdi Alfonso Pecoraro Scanio, il deputato Ds Franco Grillini. Sul cassone di uno dei 13 camion che hanno accompagnato il corteo, anche le mamme dei gay che cantavano ''siano gay o lesbiche sonosempre figli miei'. E quasi in testa al corteo anche un trenino con sopra una ventina di bambini di genitori omosessuali. Molti di loro sono figlidella procreazione assistita: ''per loro - spiegava una mamma - questo e' un momento di gioco e di divertimento''. Ma e' davanti a Palazzo Marino, sede del Comune, che i manifestanti si sono scatenati. I trans che da donna sono diventate uomini hanno mostrato il cartello 'ci siamo anche noi', e con le lesbiche e i ragazzi con il cappello da cow-boy hanno cantato Heidi e slogan indirizzati al sindaco: ''Albertini yuu-u, vieni anche tu '', in polemica per il mancato patrocinio da parte del Comune. In mezzo al corteo anche un sosia di Platinette, il travestito opinionista televisivo che da una limousine bianca ha lanciato preservativi e caramelle. Un successo il movimento omosessuale quest'anno l'ha certamente ottenuto perche' a differenza dell'edizione del 2001 il corteo e' passato anche per piazza Duomo. ''Quella piazza - aveva spiegato alla conferenza stampa Aurelio Mancuso - e' il cuore della citta'. Noi viviamo a Milano e vogliamo passare dal cuore della citta', certo non per mancare di rispetto al simbolo religioso''. Nel corteo c'e' stato anche chi ha sfilato con lo striscione del Coordinamento gay cattolici e chi ha ostentato una sua appartenenza alla citta' di provenienza: 'Brescia c'e'','Milano c'e'', 'Sondrio c'e''. Davanti all'Arena Civica Gianni Brera, dove a Milano vengono celebrati i matrimoni civili, la conclusione del lungo e chiassoso corteo con imanifestanti, che per sottolineare la necessita' della legge sulle unioni di fatto sono andati a bussare alla porta. La festa e' continuata poi al Village allestito con la partecipazione della Provincia di Milano all'Idroscalo, dove fino al giorno 18 ogni sera saranno organizzati happy hours,concerti, rassegne di bellezza ma anche dibattiti sulle tematiche omosessuali La festa dell'orgoglio gay.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=32546
lunedì 6 giugno 2005
Rassegna Stampa Gay Pride Milano: L'orgoglio dei centomila
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Sex crimes and the Vatican
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