La rivista "Critica liberale" apre il suo prossimo numero con un editoriale che paragona l'atteggiamento della Chiesa cattolica di ieri nei confronti degli ebrei a quello di oggi verso i gay.
Dal numero 120 di "Critica liberale", attualmente in distribuzione, anticipiamo l'editoriale di Felice Mill Colorni dedicato alla storica propensione della Chiesa cattolica alla discriminazione "amichevole" delle minoranze: solo fino a pochi anni fa gli ebrei, oggi gli omosessuali.
"Critica liberale" è la storica rivista della sinistra liberale in Italia, fondata nel 1967, organo della fondazione che porta lo stesso nome. A più riprese, in cinque serie, la rivista ha dato voce a quella sinistra che si rifà al filo rosso di pensiero laico che va da Gobetti a Rosselli, da Salvemini a Ernesto Rossi, da Einaudi al "Mondo" di Pannunzio, dagli "azionisti" a Bobbio.
Ogni dieci giorni circa la fondazione invia gratuitamente per email a tutti coloro che ne fanno richiesta una newsletter, "Radiolondra", che non comprende i testi della rivista, ma che vuole essere il filo che unisce tutti i nostri simpatizzanti in un momento politico assai preoccupante per la nostra democrazia.
Per informazioni, www.criticaliberale.it , email info@criticaliberale.it ; l'indirizzo della redazione è via delle Carrozze 19, 00187 Roma.
L'abbonamento annuale alla rivista costa 30 euro (estero 60 euro), da versare sul c.c.p. n. 11639705, intestato a Edizioni Dedalo srl, casella postale BA/19, 70123 Bari, o tramite bonifico bancario su: IT22 Q 01010 04015 100000015412. Pagamenti con carta di credito possono anche essere effettuati per telefono, allo 080 5311413.
Discriminazioni soavi
di Felice Mill Colorni
Nei giorni immediatamente successivi al 25 luglio 1943 il governo Badoglio procedeva allo smantellamento di gran parte delle leggi e delle strutture portanti del regime fascista.
Si salvarono però le leggi di discriminazione razziale contro gli ebrei. Omissione stupefacente, dato che la politica antisemita del fascismo non era mai stata altrettanto popolare né aveva goduto dello stesso consenso di massa di cui aveva fruito il regime negli "anni del consenso".
La principale ragione di quell'omissione è ampiamente nota agli storici, ma non all'opinione pubblica anche qualificata ed informata, quell'opinione pubblica cui, esibendo un analfabetismo civile che sfida il grottesco, la maggior parte dei giornalisti e dei politici italiani vorrebbe far credere che la Chiesa cattolica sia stata per secoli antesignana e paladina dell'affermazione dei diritti umani e della "dignità della persona umana", anche indipendentemente dalle appartenenze religiose.
La mancata tempestiva abrogazione delle leggi razziali fu dovuta principalmente all'intervento del Vaticano, tramite il padre Pietro Tacchi Venturi, uno dei più eminenti gesuiti del tempo, già grande tessitore della "conciliazione" fra Papato e Italia fascista, e intellettuale cattolico così autorevole e qualificato da essere stato imposto a Gentile nella redazione dell'Enciclopedia italiana come ufficioso controllore e supervisore cattolico.
Nella sua veste di rappresentante non ufficiale del Vaticano presso il governo italiano, il 10 agosto 1943 Tacchi Venturi [Questa la ricostruzione di David I. Kertzer, I papi contro gli ebrei. Il ruolo del Vaticano nell'ascesa dell'anti-semitismo moderno, Rizzoli, pp. 302ss., corsivo mio; ma l'episodio non è controverso].
In conseguenza di questo passo della Santa Sede, le leggi razziali fasciste contro gli ebrei non furono abrogate per un atto di volontà autonoma dello Stato italiano all'indomani della caduta del fascismo, ma solo più tardi, e in esecuzione di una clausola dell'armistizio dell'8 settembre imposta all'Italia dagli alleati angloamericani.
I cui faceva riferimento Tacchi Venturi nella sua lettera, venivano da lontano. Come scrive lo storico Giovanni Miccoli, [Giovanni Miccoli, I dilemmi e i silenzi di Pio XII. Vaticano, Seconda guerra mondiale e Shoah, Milano, Rizzoli, 2000, corsivo mio].
In un libro di sei anni fa, che non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato, Ruggero Taradel e Barbara Raggi hanno ricostruito questo coerente e ininterrotto atteggiamento della Chiesa cattolica ufficiale attraverso la vicenda di un secolo di storia di quell'organo ufficioso della Santa Sede che era ed è la "Civiltà cattolica" [La segregazione amichevole. "La Civiltà Cattolica" e la questione ebraica 1850-1945, Roma, Editori Riuniti, 2000].
"Segregazione amichevole", discriminazione "soave" (come allora scrivevano i padri gesuiti) e senza più persecuzione, riproposizione di pregiudizi e stereotipi secolari anche se questi possono essere presi a pretesto per attacchi violenti o per istigazione all'odio sociale da parte di imprenditori politici razzisti e populisti, contemporaneo e un po' ipocrita riconoscimento della necessità di rispettare (e tutelare dalla violenza così stimolata) individui ancora oggetto di pregiudizi diffusi, purché non pretendano però parità di diritti: tutto questo ricorda qualcosa di maggiormente legato all'attualità?
Quel che non si fa più con gli ebrei è esattamente quel che la Chiesa cattolica e i politici a lei maggiormente asserviti dicono, propongono e interdicono oggi per gli omosessuali.
Gli italiani vivono, da anni, sotto una campana mediatica che fa loro apparire normale quel che in una democrazia liberale normale non è. E come tutti i popoli che hanno vissuto esperienze analoghe, non si accorgono di ragionare secondo quel che la campana suggerisce. L'Italia è ormai, con Austria e Irlanda, il solo paese dell'Europa occidentale a non garantire alcuna tutela giuridica alle coppie gay. E perfino una proposta ultramoderata e ben lontana dal riconoscere la parità di diritti, come quella del pacs, è motivo di opposizioni isteriche, e di "amarezza" anche nel centrosinistra.
Anche a voler essere indulgenti con chi deve fare i conti con il peso di una storia millenaria, che differenza concettuale c'è fra la discriminazione sulla base della "razza" e la discriminazione sulla base di altre caratteristiche ascritte dell'identità individuale?
venerdì 3 febbraio 2006
Le "discriminazioni soavi" che piacciono al Vaticano: ieri e oggi
giovedì 2 febbraio 2006
Fossati, nel nuovo album canto l'amore gay
"Sono coppie normali, che fanno la spesa e vanno in banca come tutti: ma sono costretti a nascondersi"
di Mario Luzzatto Fegiz
A sentirla nei primi due minuti sembra solo una storia d'amore forte, intensa, che non può essere rivelata. Ma all'apparire di un nome - "Denny" - si scatena l'evidenza: lui ama un lui. "Le coppie omosessuali vivono come tutte le altre, lavorano, hanno il conto in banca, fanno la spesa - spiega Ivano Fossati, autore del brano che fa parte del suo album "L'arcangelo" in uscita domani -. Sono persone profondamente calate nella normalità della vita, che spesso sono costrette a nascondere quello che hanno di migliore, ma che vorrebbero comunicare al tutti. Nascondere un amore è sempre fonte di dolore". Ma perché Ivano Fossati ha deciso per la prima volta di cimentarsi su questo tema? "Volevo capire se ero in grado di aggirare in qualche modo lo schema dell'amore diverso che ho sempre ritenuto abbastanza detestabile. Insomma volevo dedicare a quell'argomento una semplice canzone d'amore". Ma la diversità si respira, fin dal primo ritornello: "Nessuno sa e nessuno nemmeno capisce"... "Il disagio non è nella storia, ma è quello portato dall'esterno, da chi non è aperto, ha pregiudizi, crea inutili difficoltà. Il disagio è dover tener nascosto un sentimento legittimo e condivisibile". Fossati nega di aver tratto ispirazione dalla recente polemica sulla tutela delle coppie di fatto. "Conosco la situazione narrata nella canzone per averla vista o sfiorata mille volte. Io volevo evitare nel brano qualsiasi aggancio che la rendesse "diversa". Nel capo di lui che fuma, non sa e non capisce, c'è qualche sprazzo di possibile realtà, ma anche la consapevolezza che all'esterno questo sentimento non sarebbe né capito né condiviso. Mentre la cosa più naturale sarebbe gridarlo al mondo visto che l'amore e il potersi mostrare felici è il bene supremo che alimenta la nostra ragione. Non poterlo fare è sofferenza mentale e fisica". "L'ho constatato viaggiando, leggendo, vivendo, cogliendo nella sensibilità di certe persone. Mi è sempre parso un tema molto delicato, quindi non mi ci sono mai avventurato perché non avevo trovato una chiave degna e abbastanza leggera ma nello stesso tempo chiara." Incastonate in una situazione musicale complessa che ricorda il Fossati delle origini, il disco è popolato di molti altri diversi. "A cominciare dall'Arcangelo, che è un immigrato. Quest'uomo è l'Annunciazione di un tempo che cambia. Nel momento in cui mette piede su una costa qualsiasi del Sud Europa il suo atto ci fa capire che le cose non saranno mai più le stesse. Tanto vale prepararci a un futuro che non è quello che ci ha accompagnato per decenni.". Altre canzoni dell'album sono molto legate al dibattito in corso sulla politica e sulla comunicazione: "Cara Democrazia", "La Cinese" (sull'economia globale), "Il battito". "Che - spiega Fossati - è dedicato all'estrema sintesi cui chi fa il mio mestiere è costretto. Ci viene richiesto di essere rapidi col pensiero e veloci con le parole. Ma non è giusto chiederci di essere maestri di sintesi 365 giorni all'anno. Di conseguenza se ci accontentiamo di segni e slogan anche il pensiero si restringe e diventa piccolo. Eccoci qua, tanti piccoli MP3".
(Corriere.it del 02/02/2006)