NON E' POSSIBILE GARANTIRE I DIRITTI COME QUESTIONE PRIVATA
Il Pacs e' gia' una mediazione, al di sotto non c'e' la garanzia di diritti''. Con queste parole Franco Grillini (Ds), commenta la lettera di Francesco Rutelli pubblicata sul sito ufficiale dei Dl (www.margheritaonline.it).
Al leader della Margherita, che e' intervenuto sul tema delle 'unioni civili' lanciando l'idea del 'Ccs', contratti privati di convivenza solidali, Grillini replica che ''non e' una questione di nome, anche se al nome 'Pacs' siamo affezionati. E' un acronimo che e' stato coniato in Francia, dove funziona. Noi che non siamo nazionalisti non abbiamo nulla in contrario ad usarlo anche in italia''.
''Il Pacs e' gia' una mediazione della mediazione, al di sotto di questo c'e' solo la rinuncia'', commenta Grillini. E aggiunge: ''Noi ci siamo battuti perche' quello dei Pacs sia non il tema, ma uno dei tanti temi di questa campagna elettorale, e perche' ci sia una posizione chiara''.
E poi e' possibile garantire diritti attraverso contratti privati? ''Non so se Rutelli si sia consultato con qualche giurista - osserva il Presidente onorario di Arcigay - ma non credo sia possibile garantire diritti come una questione tra privati. Se si garantiscono si devono garantire pubblicamente.
Se vado a trovare una persona cara in ospedale e non sono parente - conclude - un contratto privato non mi aiuta''.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=34154
sabato 17 settembre 2005
PACS, Grillini a Rutelli: non si cominci a giocare al ribasso
PACS, Rutelli propone di sostituirlo con i CCS privati
Con un intervento sul sito della Margherita, citando un sondaggio sbagliato di Repubblica, Rutelli propone di ridurrei diritti delle coppie di fatto a questione "privata". Di seguito la lettera
Intervento di Francesco Rutelli sul tema delle “unioni civili”
Sì a Contratti di Convivenza Solidale, no a figure matrimoniali o simil-matrimoniali
Il dibattito sulle “unioni civili” deve servire a fronteggiare e migliorare alcune difficili situazioni sociali e umane, ma non deve diventare un tormentone estraneo alle attese fondamentali degli italiani. Altrimenti, chi intendesse farne una bandiera della campagna elettorale si misurerebbe con un consenso ancora inferiore ai referendum sulla procreazione assistita, come confermano i risultati del sondaggio pubblicato oggi da Repubblica, secondo il quale 2 italiani su 3 sono favorevoli a regolamentare le convivenze, mentre 7 italiani su 10 sono contrari ad istituire forme matrimoniali o para-matrimoniali per le coppie omosessuali.
La mia opinione personale è nota da tempo e la riassumo in tre punti.
1) Occorre assicurare la protezione dei diritti civili degli omosessuali, anche perché inaccettabili aree di discriminazione persistono nella società italiana.
2) Nella prossima legislatura sarò possibile definire una normativa che regoli i Contratti di Convivenza Solidale per tutte le persone che intendono vivere insieme, prestandosi mutua assistenza, con beni e abitazione in comune. Si possono codificare simili contratti di diritto privato nel codice civile, in modo da precisare diritti e doveri delle persone che convivono, a vario titolo, incluse le persone omosessuali.
3) E’ da escludere, per l’indicazione tassativa dell’art. 29 della Costituzione, il “matrimonio gay”, così come altre figure giuridiche che possano introdurre forme simil-matrimoniali.
Su queste basi credo si possa trovare una larga convergenza nell’Unione, e soprattutto presso l’opinione pubblica, risolvendo così alcuni problemi significativi.
Oggi consiglierei di riportare subito l’attenzione di tutto il centrosinistra sulle questioni che vengono molto prima nella scala delle preoccupazioni del popolo italiano. Innanzitutto l’economia: ripresa della crescita e della competitività; difesa del potere d’acquisto, poiché milioni di persone faticano ad arrivare a fine mese; miglioramenti dei servizi pubblici; politiche per la famiglia, anche per contrastare la crisi delle nascite che minaccia il futuro del nostro paese.
Francesco Rutelli
Roma, 17 settembre 2005
http://www.gaynews.it/view.php?ID=34153
giovedì 15 settembre 2005
La nota di Bush: "Posso andare al bagno?"
L'insolita richiesta rivolta a Condi Rice durante i lavori dell'assemblea dell'Onu | |
Bush mentre scrive il foglietto (Reuters) |
Come la riforma elettorale fa perdere chi vince le elezioni
Ecco come i voti sotto il 4% truccano le elezioni
L´opposizione sarebbe privata dei consensi di Verdi, Sdi, Pdci, Di Pietro e UdeurOggi il centrosinistra otterrebbe 363 deputati, con la modifica solo 290
ROMA - L´Unione alla Camera ottiene il 50 per cento dei voti popolari e solo 290 seggi: la Cdl si ferma al 45 per cento e si "appropria" di 333 seggi più 7 del premio di maggioranza: totale 340 sui 630 complessivi. La conferma che nella proposta di legge elettorale varata dal centrodestra si annida una meccanismo infernale arriva da uno studio dell´Ipr Marketing che ha simulato i risultati delle elezioni e l´assegnazione dei seggi sulla base di un sondaggio sulle intenzioni di voto relative al 13 settembre. E il risultato non lascia dubbi: se si votasse oggi con il sistema escogitato dal tavolo tecnico attorno a cui si siedono Roberto Calderoli e gli altri saggi della Cdl ci troveremmo di fronte ad una incredibile truffa elettorale. Ancora più clamorosa se si pensa che con la legge attuale l´Unione otterrebbe ben 363 seggi, mentre il centrodestra si fermerebbe a 263.
I ricercatori dell´Ipr Marketing spiegano infatti che nell´Unione solo Ds, 21 per cento, Margherita, 12 per cento, e Rifondazione, 5,5 per cento, supererebbero la soglia di sbarramento fissato al 4 per cento. Gli altri partiti starebbero sotto e non supererebbero la soglia che permette di ottenere seggi e partecipare alla ripartizione del premio di maggioranza. Secondo i ricercatori i Verdi sarebbero fermi al 3,5 per cento, lo Sdi più Bobo Craxi al 3 per cento, il Pdci al 2 per cento, Di Pietro all´1,5 per cento, l´Udeur all´1 per cento e la Sbarbati allo 0,5 per cento.
Voti che sommati arrivano alla bellezza dell´11 per cento, percentuale praticamente da buttare nel cestino grazie al giochetto dello "scorporo" pensato dalla Cdl. Un marchingegno che porterebbe l´Unione a quota 39 per cento, mentre la Cdl raggiungerebbe il 43 per cento. Verrebbe infatti "punita" come coalizione con la perdita di un 2 per cento, ovvero i voti ottenuti dal Nuovo Psi e dai Repubblicani di la Malfa. Sarebbero vincenti invece il 18,5 per cento di Forza Italia, il 12,5 per cento di An, il 6,5 per cento dell´Udc e il 5,5 per cento della Lega.
L´Ipr Marketing non ha calcolato nelle coalizioni il 2 per cento dei radicali e l´1,5 per cento di Alternativa sociale di Alessandra Mussolini. Mentre, come al solito, l´1,5 per cento dei voti è considerato disperso verso altri partiti. La scelta dei ricercatori di collocare i radicali fuori dal centrosinistra però potrebbe avere un riflesso numerico importante perché fra Pannella, Sdi e parte del nuovo Psi è in corso un dialogo per la formazione di un nuovo soggetto politico che sulla carta potrebbe superare lo sbarramento del 4 per cento, riequilibrando la situazione a favore dell´Unione e rendendo più incerta la competizione per la vittoria finale.
Alla fine, commenta Antonio Noto, direttore dell´Ipr Marketing, «è palese il danno che scaturirebbe dal nuovo sistema per il centrosinistra che pur avendo un risultato migliore in percentuale, avrebbe meno seggi». Noto conclude anche che, nel caso di approvazione della nuova legge, «una possibile risposta politica potrebbe essere una lista unitaria di tutta la coalizione per non perdere i voti dei partiti minori».
L´Ipr Marketing però non si occupa solo di verificare gli effetti del nuovo meccanismo sulla composizione della Camera dei Deputati. Cerca di capire anche cosa ne pensano gli elettori, coloro che dovranno usare la nuova scheda elettorale. E il risultato è che il 51 per cento degli italiani è contrario a buttare nel cestino il tanto vituperato Mattarellum. Una percentuale che sale al 65 per cento fra gli elettori del centrosinistra: sono d´accordo anche il 47 per cento dei votanti non schierati e perfino un robusto 35 per cento di sostenitori della Cdl. Favorevoli alle modifiche proposte si dicono invece il 31 per cento degli elettori. In questo caso dice sì il 55 per cento di chi vota Cdl, appena il 22 per cento di chi sceglie l´Unione e il 20 per cento di chi non si schiera. Resta un 18 per cento di indecisi. Non ha ancora un´opinione definita solo il 13 per cento di chi vota Unione e appena il 10 di chi sceglie la Cdl. Mentre la percentuale più alta di indecisione si riscontra fra chi non ha ancora scelto uno schieramento: non sa cosa dire o cosa fare il 23 per cento.
SILVIO BUZZANCA
La Repubblica 15-09-2005
I salti mortali dei tg nazionali per non parlare degli omosessuali
Tv bacchettona La paura di suscitare le critiche clericali ha portato molti tg a non dare la parola a esponenti gay sui Pacs
di GIANNI ROSSI BARILLI
Perfino quando le coppie gay e lesbiche diventano la notizia politica del giorno bisogna usare una certa cautela nel porgerla al pubblico televisivo, per non sconvolgere le ignare famiglie con la effe maiuscola in ascolto all'ora di cena e magari anche per evitare gragnuole di proteste di parte clericale come avvenne a proposito del famoso Worldpride giubilare del 2000. Così, lamenta il deputato ds Franco Grillini (primo firmatario della legge sui patti civili di solidarietà), anche lunedì sera i telegiornali non hanno brillato per spigliatezza e completezza dell'informazione. E in particolare, guarda caso, i tg di stato, che hanno dato grande risalto a cosa pensa dei Pacs l'Osservatore romano. Fresco di zapping, Grillini è furioso. «Che si dia tanto risalto all'opinione del giornale del Vaticano - dice - è già di per sé significativo. Se poi contemporaneamente, in disprezzo di qualunque minima regola del dibattito democratico, a nessun direttore di telegiornale viene l'idea di dare la parola nemmeno per un secondo al rappresentante di qualche associazione gay o lesbica, mi sembra del tutto appropriato parlare di censura». D'altro canto, prosegue Grillini, «ci siamo abituati. A fine giugno, quando è stata approvata in Spagna la legge sui matrimoni omosessuali, i tg sono riusciti nella difficile impresa di trattare per giorni la questione senza mai dare la parola a esponenti del movimento omosessuale, né spagnoli né italiani. Ho protestato più volte con la commissione di vigilanza Rai, ma se devo giudicare dai risultati non ho ottenuto molto».
Eppure, non sempre i telegiornali della tivù pubblica sono così «britannici» sul tema dell'omosessualità. In luglio, per esempio, quando fu assassinato in Calabria il sindacalista Michele Presta, il movente «omosessuale» del fattaccio fu ampiamente sbandierato dall'informazione televisiva. Utilizzando espressioni come «torbida vicenda» o «squallida storia». Anche allora ci fu una vibrata protesta da parte delle associazioni «Glbt» e anche una discussione ad hoc nella commissione di vigilanza, che perlomeno ebbe il risultato di far cambiare in corsa la linea editoriale del tg 2 sull'argomento. Ma tra smetterla di usare stereotipi linguistici da anni cinquanta e parlare di omosessualità come una cosa rispettabile ce ne corre. E infatti lunedì sera, l'imbarazzo del tg1 è stato tale, puntualizza Grillini, «da ribaltare il senso della notizia principale, e cioè che Prodi si era espresso a favore dei Pacs. Il tg1, facendo confusione tra matrimoni e Pacs, ha concluso che Prodi era contrario alle unioni gay». Petruccioli, se ci sei batti un colpo.
La censura o l'imbarazzo ha assunto però dimensioni titaniche quando i tg di prima serata sono stati costretti, sabato scorso, a dare la notizia del leone d'oro attribuito dalla giuria del festival di Venezia al film di Ang Lee, Brokeback mountain. Si tratta infatti di un'opera che parla dell'amore omosessuale tra due rudi cowboy americani. La radio online Retegay.it (www.retegay.it) si è presa la briga di confezionare un servizio di due minuti e mezzo mettendo insieme i brevi accenni dell'edizione serale di tg1, tg2 e tg5 al fatto. Il migliore è risultato il tg5 con ben 14 secondi dedicati al vincitore del leone d'oro, seguito dal tg2 con 13 secondi. In entrambi i casi si è almeno detto che il film parlava di una storia gay. Il tg1 invece si è limitato a soli tre secondi, giusto per citare nome del regista e titolo del film. C'era altro da dire?
il manifesto, 14/09/2005
Il vescovo di Civitavecchia: "Le unioni di fatto sono già una realtà, quindi non ci sarà nessuna crociata sui patti di solidarietà"
"Milioni di persone vivono questa condizione ed è impensabile che si continui a fare come se non esistessero"
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CITTA' DEL VATICANO "Le unioni di fatto sono già una realtà, quindi non ci sarà nessuna crociata sui patti di solidarietà: sul riconoscimento dei diritti civili si possono facilmente trovare in Parlamento gli strumenti normativi più appropriati con un accordo tra maggioranza e opposizione". Il vescovo di Civitavecchia e Tarquinia Girolamo Grillo, diplomatico di lungo corso della Segreteria di Stato vaticana e da sempre vicino ai centristi del Polo (anche da editorialista del quotidiano dell'Udc "La Discussione"), invita ad abbassare i toni e a "imboccare la strada del dialogo", mettendo in guardia chi invoca un "bis" della battaglia condotta dalla Chiesa sulla procreazione assistita. Cosa c'è di diverso rispetto all'infuocata campagna referendaria condotta dalla Conferenza episcopale italiana a giugno? "Qui non è in gioco un valore irrinunciabile come la difesa della vita. Milioni di persone vivono questa condizione ed è impensabile che si continui a fare come se non esistessero". Ma l'apertura del leader dell'Unione Romano Prodi sui Pacs non "lacera la famiglia per ottenere voti" come denuncia "L'Osservatore Romano"? "La questione va riportata nei suoi giusti contorni, che sono giuridici ed economici più che etici. Chi vive con un'altra persona ha diritti e doveri che lo Stato non può ignorare". La Chiesa si mobiliterà contro i patti di solidarietà? "No. Nulla da obiettare se si regolamenta un dato di fatto come le convivenze. Una soluzione va comunque trovata". Come si sarebbe comportata sui Pacs la Democrazia cristiana? "Con pragmatismo e buon senso, senza fare guerre di religione su un tema da risolvere per via negoziale". E la bufera sui matrimoni gay? "E' un modo errato di porre la questione. La convivenza è una galassia estremamente vasta, di cui le coppie omosessuali sono una piccola minoranza. Sotto la regolamentazione introdotta dai Pacs, per esempio, ricadrebbero anche gli anziani che vanno a vivere sotto lo stesso tetto per riuscire a ridurre le spese e arrivare a fine mese. Per non parlare, poi, delle unioni di religiosi e laici". Cioè? "Mi riferisco a tante persone, di entrambi i sessi. In numerose associazioni e movimenti ecclesiali come Comunione e Liberazione spesso prendono in affitto un appartamento e decidono di mettersi insieme per vivere la loro missione di fede". Lei come si regola nella sua diocesi? Le famiglie "irregolari" possono partecipare alla vita delle parrocchie? "Non chiuderò mai le porte delle mie chiese, sono fedeli che fanno parte a tutti gli effetti della nostra comunità. Nelle attività parrocchiali e nei gruppi religiosi accogliamo e valorizziamo al massimo l'impegno dei divorziati risposati e dei conviventi".
(Stampa, La del 14/09/2005)
http://www.gaynews.it/view.php?ID=34088
Parole sante
«Non è certo introducendo i Pacs che si lacera la famiglia. Ma cosa sa la gente di questi patti di convivenza? E cosa sanno i politici che reagiscono in questo modo? I Pacs consentono alcuni strumenti di tutela a persone che soffrono per non poter vivere appieno la propria vita».
Monsignor Bettazzi, intervista a "l'Unità", 14 settembre 2005
mercoledì 14 settembre 2005
Ritorno al proporzionale: l'ultima legge ad personam
di EZIO MAURO
Quando dicevamo che l'agonia politica di Berlusconi sarà una stagione terribile, in cui maturerà il peggio, non immaginavamo questo: un cambio in corsa delle regole del gioco a pochi mesi dal voto, con un ribaltone improvviso dal maggioritario al proporzionale e una nuova legge elettorale tagliata a colpi di maggioranza sulle esigenze del centrodestra, come un doppiopetto del Cavaliere.
Dieci anni di maggioritario, un sistema che ha saputo garantire per due volte l'alternanza al potere della destra e della sinistra, vengono dunque bruciati in un falò privato ad Arcore, sacrificati all'incapacità delle forze del Polo di trovare una ragione politica per stare insieme.
Il risultato è paradossale. Divisi su tutto e separati in casa, Udc e Forza Italia ricorrono alla superstizione estrema del proporzionale, ma lo fanno con due progetti politici opposti e inconciliabili. Casini e Follini vogliono cambiare la legge elettorale per riprendere piena libertà di movimento e liberarsi per sempre di Berlusconi. Il Cavaliere concede il cambiamento per la ragione opposta: imprigionare ancora i centristi in questa campagna elettorale, fingendo che l'intesa possa continuare, e la sua leadership anche.
In realtà è l'istinto della fine che guida l'azzardo di Berlusconi. Poiché in questo paesaggio politico, istituzionale, normativo, ha già perso, il Cavaliere prova a cambiare quadro e paesaggio. Annunciando di essere pronto a ogni forzatura, anche nelle regole. La prima è una legge disegnata sulle esigenze attuali del Polo, che trasforma in handicap elettorale la morfologia del centrosinistra.
Con lo sbarramento al quattro per cento, com'è noto, i piccoli partiti (come i Verdi, i Comunisti Italiani, lo Sdi, il movimento di Di Pietro) portano voti alla coalizione cui appartengono, ma non prendono seggi. Ed ecco che nella nuova legge elettorale il premio di maggioranza non va alla coalizione che prende più voti, ma più seggi, in modo che se anche l'Unione confermerà i sondaggi vincendo con una larga maggioranza di voti, potrebbe trovarsi con questo artificio minoranza in Parlamento.
Prodi e i suoi hanno già parlato di "legge truffa". In realtà è un'altra legge ad hoc, ad personam, nel solco del quinquennio berlusconiano. L'Udc deve aver avuto un soprassalto di vergogna, perché ha annunciato che in Parlamento correggerà la norma, in quanto vuole "vincere senza barare".
Dunque è una legge da bari, quella che arriva alle Camere. Non occorre dire altro. Salvo chiedere a Follini e Casini se è questa la cultura centrista, istituzionale e moderata, che hanno decantato per tutta l'estate. Ricordare a Fini che solo pochi anni fa si batteva per il maggioritario. E consigliare a Berlusconi di non travolgere regole e istituzioni nel vortice della sua disfatta, perché la repubblica gli sopravviverà, anche se per lui è inconcepibile.
(14 settembre 2005)
http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/politica/leggeletto/legpers/legpers.html
martedì 13 settembre 2005
Benedino (gayleft) ai vescovi: "Giù le mani dallo Stato laico!"
"Giù le mani dallo Stato laico! I vescovi si occupino del potere spirituale che per quello temporale ci sono istituzioni democratiche preposte a farlo" afferma Andrea Benedino di GAYLEFT
"Giù le mani dallo Stato laico! I vescovi si occupino del potere spirituale che per quello temporale ci sono istituzioni democratiche preposte a farlo" è questo il duro commento di Andrea Benedino, portavoce nazionale di GAYLEFT, la Consulta gay dei DS, alla nota diffusa oggi pomeriggio dal SIR, il servizio di informazione religiosa promosso dalla Conferenza episcopale italiana, contro le dichiarazioni di Romano Prodi a favore del PACS.
"La violenza verbale che emerge da questa nota dei vescovi italiani - aggiunge Benedino - ci lascia interdetti. Come si fa a utilizzare espressioni come "melassa indistinta di casi pietosi"? Dove è finita la misericordia cristiana rispetto alla sofferenza degli ultimi? Dove l'umana pietà?"
"In tutta Europa dove sono state varate leggi simili al PACS non è accaduta alcuna delle sciagure epocali che vanno predicando i vescovi italiani. Addirittura in Spagna sono stati proprio i vescovi ad invocare il PACS come "male minore" pur di impedire il matrimonio. Ci chiediamo - conclude Benedino - perchè solo in Italia le coppie omosessuali debbano continuare ad essere figlie di un Dio minore"
http://www.gaynews.it/view.php?ID=34075
PACS, i vescovi contro Prodi: "Giù le mani dalla famiglia"
Dalla Cei duro attacco alle aperture del Professore sulle coppie di fatto. "Basta con la melassa del politicamente corretto, il matrimonio è civiltà"
CITTA' DEL VATICANO - "Giù le mani dalla famiglia e dal matrimonio". E' quanto scrive la Sir, il servizio di informazione religiosa promosso dalla Conferenza episcopale italiana, commentando oggi con una nota le dichiarazioni di Romano Prodi a proposito dei Pacs. Ricordando che "il Paese non ha alcuna velleità zapateriana", l'agenzia cattolica sostiene che "non appare in alcun modo giustificabile incutere un vulnus, come si diceva nel linguaggio aulico, oppure più sbrigativamente uno 'sbrego', ad una istituzione più che millenaria come la famiglia, come elemento essenziale di civiltà e di civilizzazione, per venire incontro a rivendicazioni di persone o gruppi più o meno significativi".
"Questo - aggiunge la Sir - è il problema politico nel senso sostanziale del termine, il problema 'costituzionale'. La famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna è una delle istituzioni irrinunciabili della nostra civiltà. Non è un bene disponibile per nessun singolo o nessun gruppo organizzato. Insomma: giù le mani dalla famiglia e dal matrimonio".
"Questo significa anche - prosegue la nota ispirata dai vescovi - che bisogna vigilare con la massima attenzione a che il vulnus o lo 'sbrego' avvenga per dosi omeopatiche, attraverso la vecchia politica dei piccoli passi, prima equiparando nei fatti, poi in termini di diritto la famiglia ad altre forme di unione. E' giusto che poi i singoli possano esprimere i propri diritti: lo spazio lasciato dal diritto civile e dalla creatività dei giuristi è molto ampio, purché non si vada a mettere in discussione valori e principi essenziali non solo per il bene comune, ma per la sussistenza stessa della società".
"Su questo elemento essenziale - conclude la Sir - bisogna uscire una volta per tutte dalla melassa indistinta del politicamente corretto, dei casi pietosi, dei diritti dei singoli. E' tempo di scelte: ognuno le faccia e se ne assuma la responsabilità storica".
(13 settembre 2005)
http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/politica/prodipacs/giumani/giumani.html
Prodi ha scatenato i peggiori istinti del centrismo di destra e di sinistra
La posizione espressa da Prodi non è affatto simile a quella di Zapatero
di GIANNI ROSSI BARILLI
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L'ignoranza, l'opportunismo e il provincialismo di quell'area politica che si definisce in Italia «centro moderato» zampillano in queste ore da tutti i pori della comunicazione a proposito del tema coppie di fatto.
È bastato che il professor Prodi si dicesse a favore di una tutela giuridica per le coppie che «non possono o non vogliono» sposarsi per scatenare i peggiori istinti del centrismo di destra e di sinistra, ammesso che esista una differenza fra i due.
E passi pure per un destro come Marco Follini, che ha attaccato strumentalmente Prodi perché «lui guarda con favore alle coppie di fatto mentre noi guardiamo con favore ancora maggiore alla promozione della famiglia».
Nel groviglio di parole in libertà che contraddistingue l'azione politica del centrodestra, affermazioni stupide e controvertibili come queste (basti pensare all'impoverimento generalizzato delle famiglie italiane nell'era Berlusconi) suonano assurde come tante altre.
Il vero scandalo è però che chi si dice a favore di un cambiamento abbia il coraggio umano e politico di sostenere contro Prodi tesi identiche a quelle dell'allarmismo clerico-fascista.
Senza andare tanto sul difficile, basti citare l'equazione impropria che menti eccelse del centrosinistra, come Clemente Mastella, istituiscono tra Prodi e Zapatero per amor di polemica. Dopo l'uscita di Prodi a favore delle coppie di fatto, Mastella avverte che su questo argomento «potrebbe anche» rompere la sua organica alleanza con l'Unione. «Se Prodi non vuol essere Prodi ma pensa di essere Zapatero - dichiara indignato - allora prendo atto di aver sbagliato e faccio un passo indietro».
Farà forse piacere a Mastella, e ai cattolici della Margherita che si agitano come lui sulla questione, che la posizione espressa da Prodi non è affatto simile a quella di Zapatero, colpevole agli occhi dei «moderati» di avere aperto agli omosessuali la sacra istituzione del matrimonio. Qui in Italia si parla molto più modestamente di creare una sorta di apartheid giuridico che crei un matrimonio e una famiglia di serie b per chi «non vuole o non può» sposarsi. Si tratta di una posizione difesa in Spagna dal cattolicissimo partito popolare di Aznar e condivisa in tutto il resto d'Europa dalle grandi formazioni della destra conservatrice, cristiana e non. La particolarità del caso italiano sta nel fatto che quando si tratta di rovistare tra le lenzuola altrui, il centro «progressista» finisce spesso per trovarsi sulla stessa linea di noti riformisti moderati come Le Pen, Bossi e Ratzinger.
Molto opportunamente, una nota della Margherita ha dato ieri disco verde allo sbilanciamento di Prodi sulle coppie di fatto, sottolineando che le sue posizioni non hanno niente a che vedere con quelle di Zapatero.
Al tempo stesso la linea del piave della Margherita, che chiama in causa la costituzione italiana a favore della «naturalità» della famiglia eterosessuale, è uno dei segni tangibili del declino italiano. Dire nel 2005 che l'eterosessualità e naturale mentre l'omosessualità non lo è, da un punto di vista scientifico, è come sostenere che la terra è piatta.
Per migliorare la situazione bisognerebbe almeno sapere che è rotonda.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=34065
domenica 11 settembre 2005
Romano Prodi scrive a Franco Grillini: condivido il tuo progetto di legge sul PACS che sarà parte integrante del programma dell'Unione
Pubblichiamo la lettera di Romano Prodi e di seguito un commento di Franco Grillini
Carissimo Franco,
apprendo dalle colonne di un quotidiano nazionale di aver provocato "delusione" tra quanti, nell'Arcigay, si attendevano uno specifico riferimento ai PACS già nel breve testo che riassume solo le linee generali del mio programma per le primarie. Voglio perciò rassicurare te e quanti, eventualmente, avessero condiviso un sentimento di tal genere.
Da parte mia, come tu stesso ricordi, il problema non è stato affatto cestinato. Ma, al contrario, troverà certamente soluzione nel programma finale dell'Unione.
Come ho detto più volte nei mesi scorsi, e come sai, condivido con gli altri leader dei partiti dell'Unione l'ipotesi di una proposta universalistica che affronti, regolamenti e risolva il tema dei diritti delle coppie di fatto basate su un vincolo diverso da quello del matrimonio. Una proposta avanzata già in Parlamento da 161 parlamentari dell'Unione e che trova la mia condivisione.
Con molta amicizia,
Romano Prodi
Bologna, 9 settembre 2005
La lettera che Romano Prodi mi indirizza contiene due punti molto importanti che segnano per il movimento dei diritti civili e gay e lesbico italiano un discrimine importante. Per prima cosa Prodi dice che la proposta del Pacs sarà a pieno titolo nel programma dell'Unione e ciò mette fine una volta per tutte ai timori che da più parti erano stati sollevati, anche giustamente, sulla politica e sul programma dell'Unione stessa in materia di diritti di libertà e di riconoscimento delle nuove famiglie in campo giuridico. Vale la pena ricordare che proprio l'assenza dal programma della coalizione di centrosinistra aveva autorizzato una parte del centrosinistra stesso a porre il veto nella 13^ legislatura a qualsiasi provvedimento volto a riconoscere i diritti delle coppie conviventi, comprese quelle dello stesso sesso. Ora questo ostacolo viene definitivamente rimosso da Romano Prodi con un impegno esplicito e vincolante per tutta la coalizione.
Il secondo punto rilevante della lettera di Prodi è la condivisione del progetto di legge di cui sono il primo firmatario e che è stata sottoscritta da 161 parlamentari dell'Unione, progetto attualmente in discussione presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.
Ora, è del tutto evidente che, mentre nel centrosinistra c'è una proposta chiara su questo tema, persino nel centrodestra c'è chi si interroga sull'opportunità di approvare una normativa sulle coppie di fatto comprese quelle dello stesso sesso. Ciò che si profila, quindi, è un'ampia maggioranza trasversale capace, nella prossima legislatura, che ci auguriamo sia del centrosinistra, di approvare rapidamente ed entro il 2006 la proposta sul Patto Civile di Solidarietà. Proprio per questo i militanti glbt che fanno riferimento al centrosinistra possono partecipare prima alle primarie e scegliere con cognizione di causa il candidato premier molti dei quali si sono pronunciati sulle questioni poste dall'Arcigay e dal movimento nel suo complesso; quindi possono valutare, e qui mi rivolgo a tutti, se è opportuno sostenere alle prossime elezioni quei partiti e quei candidati che esplicitamente sostengono obiettivi e istanze del nostro movimento. A partire ovviamente dal candidato premier. Prodi lo ha fatto, e positivamente, come si evince dalla lettera che pubblichiamo in esclusiva su Gaynews, e lo ringraziamo di cuore. Sta ad ognuno di noi far pesare nelle primarie del centrosinistra prima e nell'urna delle elezioni politiche poi quel voto glbt che può e deve essere orientato per far vincere le nostre idee e le nostre battaglie che sono universalistiche e di libertà.
Franco Grillini
http://www.gaynews.it/view.php?ID=34028
Venezia, trionfa l'amore gay. Leone d'oro ad Ang Lee
Il regista coreano vince con Brokeback Mountain, storia d'amore gay tra due cowboy
VENEZIA - Come spesso accade in occasioni del genere, le previsioni sono state rispettate. Il Leone d'oro della 62esima Mostra del Cinema di Venezia è andato a Brokeback Mountain di Ang Lee, la storia dell'amore gay fra due cowboy interpretati da Heath Ledger e Jake Gyllenhaal. Il secondo premio, il Leone d'argento, è stato assegnato a Les Amants Reguliers, il film sul '68 francese diretto da Philippe Garrel.
In quanto a George Clooney, e al suo Good Night, and Good Luck, dato fra i superfavoriti, il film ha conquistato due riconoscimenti: l'Osella per la migliore sceneggiatura (a Clooney) e la Coppa Volpi, per il miglior attore maschile, a David Strathairn.
Un riconoscimento lusinghiero per l'Italia è quello a Giovanna Mezzogiorno, Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile per il film La bestia nel cuore di Cristina Comencini.
Soddisfazione per l'Italia, che ne è co-produttrice, anche dall'assegnazione del Gran premio della giuria a Mary, di Abel Ferrara. Mentre all'attrice francese Isabelle Huppert è stato consegnato un Leone speciale "per il contributo dato al cinema".