di Marco Travaglio
Un esercizio consigliabile per espellere il regime dalle nostre teste è immaginare come sarebbero i telegiornali se l’Italia fosse una democrazia.Come sono lo vediamo:ampi servizi sull’inedito e allarmante fenomeno che si manifesta fra giugno e luglio: il caldo. Seguono preziosi consigli su come combatterlo: bere acqua, possibilmente non bollente, evitare di uscire alle due del pomeriggio avvolti in un plaid, spegnere i termosifoni. Come potrebbero essere i tg, ce lo dicono i quotidiani del giorno dopo.
Il governo del Calcio ha un problema: un arbitro molto bravo, Pierluigi Collina, dovrebbe smettere di arbitrare perché ha compiuto 45 anni; ergo, si alza con una norma ad personam l’età pensionabile degli arbitri, perché Collina continui ad arbitrare. Anche il governo del Paese ha un problema: un magistrato molto bravo, Gian Carlo Caselli, che ha combattuto prima il terrorismo rosso e poi la mafia con ottimi risultati, potrebbe diventare procuratore nazionale antimafia; ergo, si vara una norma contra personam che abbassa l'età pensionabile dei magistrati, perché Caselli smetta immediatamente di indagare.
Nell’intervallo della partita Genoa-Venezia, un dirigente del Genoa viene sorpreso da un’intercettazione telefonica a concordare il risultato con un collega del Venezia. Siccome è reato, il presidente del Genoa Preziosi viene indagato per associazione per delinquere e convocato dalla Procura della Repubblica. Ma lui rifiuta di rispondere perché, spiega, «mi trattano come un delinquente». Non riesce a capacitarsi del fatto che,sospettandolo di aver violato la legge, i pm lo considerino un delinquente. E ha ragione: se il Comune di Milano celebra con una targa un ex premier corrotto, pregiudicato e latitante, prima o poi faranno un monumento anche a Preziosi. Basta aspettare.
Dal canto suo l’ex dirigente del Venezia Franco Dal Cin spiega così i 250 mila euro trovati nell’auto di un suo collaboratore all’indomani della partita incriminata: «La partita non c’entra, quello è il ricavato della cessione di un giocatore fuori dal periodo consentito». Si difende dall’accusa di aver violato una legge confessando di averne violata un’altra. Come quel tizio che, accusato di aver rapinato una banca, si presentò in tribunale con un alibi di ferro: «All’ora della rapina stavo stuprando una ragazza». O come quell’ex ministro della Difesa, deputato della Repubblica, accusato di aver ricevuto 21 miliardi all’estero per comprare un paio di giudici, che così si difese in tribunale: «Niente corruzione,al massimo evasione fiscale». Un tale Previti.
A Napoli la polizia viene aggredita mentre tenta di arrestare un camorrista. A Milano la polizia viene aggredita mentre tenta di arrestare uno spacciatore.A Roma i magistrati vengono aggrediti per legge mentre tentano di processare alcuni potenti. A Napoli e Milano gli aggressori sono privati cittadini, parenti e amici degli imputati, mentre gli aggrediti ottengono subito la solidarietà del governo. A Roma gli aggrediti non possono ottenere la solidarietà del governo perché l’aggressore è il governo, formato da imputati nonché da loro parenti e amici.
Il governo che aggredisce i magistrati e solidarizza con i poliziotti aggrediti è lo stesso che ha appena promosso due dirigenti della Polizia, Canterini e Perugini, rinviati a giudizio a Genova per aver aggredito alcuni cittadini nel famoso G8. E che non ha ancora speso una parola per commentare il blitz della Cia che nel 2003 violò la sovranità italiana sequestrando l’imam di Milano e torturandolo prima nella base di Aviano, poi in Egitto.
La legge incostituzionale che aggredisce i magistrati è stata approvata dal Senato illegalmente grazie a diversi senatori “pianisti” della maggioranza che votavano al posto di colleghi assenti. Il presidente ragionier Marcello Pera, anziché i pianisti, ha espulso dall’aula il senatore Menzione che li denunciava.
Il presidente dell’altro ramo del Parlamento, Piercasinando Casini, dichiara: «Non dipende da noi eleggere il presidente Rai. È il presidente del Consiglio che decide». Purtroppo la legge Gasparri, incostituzionale, che regola la materia stabilisce che non decide il premier, ma il ministro dell’Economia. Evidentemente il presidente della Camera ignora la legge approvata dalla Camera, o più semplicemente se ne infischia.
Domanda: perché mai un extracomunitario clandestino dovrebbe rispettare la legge italiana?
Da l'Unità del 30/06/2005
giovedì 30 giugno 2005
La questione illegale
Gran Bretagna: La Chiesa Metodista accetta le unioni gay
Chiesa metodista britannica, ieri, e' stata la prima congregazione cristiana a riconoscere la celebrazione di servizi religiosi per la benedizione delle coppie omosessuali
Londra, 30 GIU (Velino/Servizi-italiani.net) - La Chiesa metodista britannica, ieri, e' stata la prima congregazione cristiana a riconoscere la celebrazione di servizi religiosi per la benedizione delle coppie omosessuali. La decisione, secondo quanto riferisce il quotidiano The Guardian, e' stata approvata all'unanimita' dalla Conferenza annuale del clero metodista, in netto contrasto con la Comunione anglicana, gravemente divisa sull'accettazione delle unioni gay.
La pubblicazione delle nuove linee guida avverra' nell'autunno prossimo, poco prima dell'entrata in vigore della nuova legge in materia di unioni omosessuali del governo del premier Tony Blair. Lo ha precisato il reverendo Jonathan Kerry, presidente della commissione metodista "Ordine e Fede", incaricata di stabilire quali servizi religiosi siano piu' appropriati per la benedizione. "In alcune circostanze - ha detto il ministro - e' possibile convalidare in Chiesa le unioni civili riconosciute dal governo".
http://www.gaynews.it/view.php?ID=32996
Spagna, il Parlamento approva i matrimoni e le adozioni gay
Lo storico provvedimento approvato oggi. Esulta Zapatero
"Un ulteriore passo verso la libertà e la tolleranza"
MADRID - Il Parlamento spagnolo ha approvato la nuova legge che legalizza il matrimonio omosessuale, equiparandolo a quello tradizionale. Il provvedimento, fortemente voluto dal premier socialista José Luis Zapatero, ha ottenuto 187 voti a favore, 147 contro e 4 astensioni. E rivoluziona l'istituto delle nozze, stabilendo che le unioni gay hanno lo stesso status di quelle eterossessuali, con tutti i diritti che ne conseguono: eredità, pensione e adozione di bambini.
La notte scorsa il Parlamento di Madrid aveva approvato una modifica della legge sul divorzio che lo rende possibile già tre mesi dopo il matrimonio, senza separazione previa, senza motivi e senza il consenso di entrambi i coniugi.
E un applauso si è levato dal pubblico che assisteva alla seduta. "Con l'approvazione di questa legge il nostro Paese fa un ulteriore passo in avanti sulla strada della libertà e della tolleranza", ha commentato a caldo Zapatero. Un leader che fin dal suo insediamento alla guida del governo, lo scorso anno, ha introdotto riforme sociali di chiara impronta progressista, osteggiate con forza dalla Chiesa spagnola e dal Vaticano. Ma, nonostante le profonde radici cattolice del Paese, la stragrande maggioranza degli spagnoli si è espressa nei sondaggi a favore delle iniziative del premier.
Nell'intervento che ha preceduto la votazione, Zapatero aveva anche rimarcato le prerogative dello Stato laico e la sovranità delle scelte del Parlamento. "Noi non stiamo legiferando per gli stranieri o per gente che vive lontano, ma stiamo accrescendo le possibilità di gioia per i nostri vicini, i nostri amici, i nostri colleghi di lavoro, i nostri familiari".
Ma l'opposizione non si arrende. Pochi minuti dopo l'approvazione, il partito Popolare ha annunciato un eventuale ricorso alla Corte costituzionale. Lo ha reso noto il leader Mariano Rajoy, da sempre ostile al varo della legge, spiegando che farà tutto il possibile per bloccare la normativa. E ggiungendo che è allo studio la possibilità di arrivare alla suprema corte.
Rajoy ha inoltre accusato Zapatero di aver commesso "un'irresponsabilità" che "ha provocato enormi divisioni nella società spagnola".
(30 giugno 2005)
http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/esteri/matrigay/parlappro/parlappro.html
mercoledì 29 giugno 2005
Canada, la Camera approva la legge sui matrimoni gay
Per l'entrata in vigore manca solo il sì, scontato, del Senato
Terzo nel mondo a legalizzare le nozze tra omosessuali
OTTAWA - La Camera canadese ha approvato la legge federale che riconosce i matrimoni omosessuali. Il Senato deve pronunciarsi nelle prossime settimane: in caso di approvazione, abbastanza scontata, il Canada sarà il terzo Paese del mondo, dopo Olanda e Belgio, a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
"Quello cui abbiamo assistito" ha commentato il ministro della Giustizia, Irwin Cotler, "è la riaffermazione da parte del Parlamento di due importanti principi: la libertà religiosa e l'uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini".
Nel governo non tutti però si sono trovati d'accordo: poche ore prima del voto uno dei più stretti alleati di del premier e ministro del suo governo, Joe Comuzzi, si è dimesso, lamentando l'assenza di un pubblico dibattito sui matrimoni gay.
L'approvazione del Senato è adesso considerata praticamente certa: infatti i liberali, partito del premier Paul Martin, hanno raggiunto in tale direzione un accordo con il Nuovo partito democratico e il Blocco indipendentista del Quebec.
La legge cancellerà una contraddizione che da alcuni mesi segna la legislazione canadese: dopo una serie di sentenze dei tribunali, i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono già legali nella maggioranza delle 13 province e per il 90% della popolazione canadese. Ma mancava una legge che riconoscesse il diritto a livello federale.
Il tema dei matrimoni gay in Canada è stato ampiamente dibattuto per quasi quattro anni. E ha diviso il Parlamento e il Paese. Alla fine hanno dato il loro sostegno il Nuovo partito democratico, i separatisti del Bloc Quebecois e i liberali di Martin.
(29 giugno 2005)
http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/esteri/canadanozze/canadanozze/canadanozze.html
Arcigay torna a Firenze
Mancava da 8 anni un soggetto politico omosessuale nella città
Un grande ritorno nel capoluogo toscano: dopo 8 anni dall'uscita - per una scissione a sinistra - da Arcigay del gruppo fiorentino, è sorto finalmente un gruppo di entusiasti gay e lesbiche che hanno dato vita ad un comitato promotore per la fondazione di un Circolo Arcigay.
"Finalmente a Firenze - afferma Francesco Piomboni, Presidente del neonato comitato provinciale fiorentino - si riempie un vuoto: la mancanza di un soggetto politico omosessuale forte nella città, che sappia dialogare con le Istituzioni con decisione ma anche con ragionevolezza, che sappia essere punto di riferimento per i gay e le lesbiche della provincia in tema di rivendicazione dei loro diritti, che rilanci sul territorio la battaglia contro ogni discriminazione e per il riconoscimento delle convivenze tra persone dello stesso sesso, che costruisca momenti di aggregazione e di visibilità culturale della minoranza omosessuale, creando uno spazio di confronto all'interno della minoranza stessa e con la società anche e soprattutto "umano", come tiene a sottolineare sorridendo il Vicepresidente Francesco Visconti"
"Sicuramente l' esperienza passata del Toscana Pride 2004 ha dato un forte stimolo per la formazione di un gruppo promotore per la "rinascita" di un nuovo Comitato Provinciale Fiorentino Arcigay - afferma Alessio De Giorgi, Presidente di Arcigay regionale. Questa esperienza ci ha permesso di costruire anche nel capoluogo toscano una rappresentanza della nostra associazione, che si aggiunge alle realtà di Pistoia, Pisa, Grosseto e Livorno."
Nel corso della conferenza stampa sono stati snocciolati alcuni dati sui gay e le lesbiche di Firenze.
In Toscana, vivono circa 150.000 omosessuali di sesso maschile e femminile, di cui 78.000 nella fascia d'età compresa tra i 18 ed i 50 anni. A questi vanno aggiunti almeno 6.000 adolescenti omosessuali, nella fascia d'età compresa tra i 14 ed i 18 anni.
Incrociando questi dati con quelli in possesso di Arcigay, in Italia abiterebbe il 7,3% della popolazione omosessuale, contro il 6,1% della popolazione generale: esistono fenomeni di immigrazione da altre regioni, o che la consapevolezza di sé è più alta nella nostra Regione. Firenze è la provincia a più alta immigrazione: il 38% della popolazione gay toscana abita nel capoluogo, contro il 27% della popolazione generale.
Le coppie di fatto eterosessuali, secondo il censimento Istat del 2001, in Toscana sono ben 40.673. Di queste ben 14.934 hanno almeno un figlio minorenne. Si può ragionevolmente stimare che le coppie di fatto omosessuali in Toscana siano circa 13.000. Stiamo parlando quindi di un "esercito" di oltre 100.000 persone eterosessuali e omosessuali, senza tenere conto dei relativi figli.
Nel 2004, il sito internet gay.it ha realizzato una indagine in tutta Italia per misurare il grado di vivibilità delle province italiane dal punto di vista gay e lesbiche, realizzando quasi 10.000 interviste online. Il livello di coming out è tendenzialmente più alto della media nazionale e regionale (il 70% avrebbero già fatto il coming out in famiglia e il 28% sul luogo di lavoro), e l'81% degli intervistati ritiene che a Firenze sia più facile vivere una relazione di coppia omosessuale che altrove (la media nazionale è del 63%!). Solo il 18% dei gay e delle lesbiche fiorentine, però, si sente libero/a di passeggiare mano nella mano col partner dello stesso sesso, segno di una oppressione omofobica ancora forte, anche se i fenomeni di violenza fisica o anche solo verbale contro i gay sono più bassi che altrove (il 68% sente spesso battute antigay, contro il 72% della media nazionale). Le istituzioni fiorentine, infine, sono sentite tra le più gay-friendly d'Italia (34% contro una media nazionale del 15%).
http://www.gaynews.it/view.php?ID=32978
Un Compendio d'odio verso gay e lesbiche
Presa di posizione di Aurelio Mancuso, Segretario nazionale Arcigay sul compendio del catechismo cattolico che considera l'omosessualità al pari dello stupro e della pornografia
Con il compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, Ratzinger ascrive nei peccati gravi contro la castità (adulterio, masturbazione, fornicazione, pornografia, prostituzione, stupro) anche gli atti omosessuali.
Una gerarchia celibe, sessuofobica, intimamente sregolata, cerca di ricostruirsi una verginità da tempo perduta, illudendosi che i più dimentichino quante tragedie storiche ha procurato l'intromissione della Chiesa nelle camere da letto dei cittadini e delle cittadine.
Il compendio, per stessa affermazione del pastore tedesco Benedetto XVI, non vuole parlare solamente ai cattolici, ma fornire una guida sicura per tutta la società moderna secolarizzata e senza più valori.
E' il tentativo di imporre quella visione religiosa, cara anche a tanti laici italiani folgorati sulla via di Damasco, contrapposta al supposto relativismo etico di cui sarebbero affette le democrazie occidentali.
Il riferimento poi, contenuto nel compendio, che questi peccati contro la castità sarebbero più gravi se commessi su minori, dovrebbe far riflettere la comunità dei fedeli, che assiste impotente ai numerosi delitti sessuali compiuti da una casta sacerdotale astinente in teoria e nei fatti ossessionata dal sesso.
Infine, la gerarchia cattolica parifica offensivamente gli atti omosessuali allo stupro e alla pornografia, in un crescendo di delirio omofobico, che si prefigura come una vera e propria avversione nei confronti dei gay e delle lesbiche. La Chiesa cattolica con questi reiterati pronunciamenti d'odio verso la dignità e la pienezza della vita delle persone omosessuali, aiuta la preoccupante proliferazione, nella società italiana, di gruppi, siti internet, pubblicazioni, che professano la difesa dei valori cristiani collegata all'esclusione e alla persecuzione (in alcuni casi anche violenta) dei gay e delle lesbiche.
Aurelio Mancuso
Segretario nazionale Arcigay
Bologna 29 giugno 2005
http://www.gaynews.it/view.php?ID=32971
Compensi
Jena (alias Riccardo Barenghi) sulla Stampa commenta ironicamente il nuovo Compendio del catechismo della Chiesa cattolica
di Jena
Il Papa ha presentato ieri il nuovo catechismo. Dice che devo scopare poco e solo per procreare, non posso fornicare, non devo masturbarmi e nemmeno prostituirmi, guai se sono omosessuale, se mi drogo, se bevo o mangio troppo, anche la pornografia mi è preclusa. In compenso posso pregare in latino.
Da La Stampa del 29/06/2005
Riforma della giustizia: La vendetta del Cavaliere
di CURZIO MALTESE
Con la riforma della giustizia il governo Berlusconi ha completato l'opera mantenendo tutte le promesse che il premier aveva fatto a se stesso. Era difficile ottenere tanto sul piano personale da cinque anni di potere. Era anche difficile produrre danni più profondi al Paese, alla sua economia, alle istituzioni. In piena recessione e con l'azienda Italia sull'orlo di un collasso, la maggioranza chiude i lavori come aveva cominciato, con l'ennesima guerra alla magistratura. Non si può definire altrimenti una controriforma della giustizia ispirata dal Piano di Rinascita di Licio Gelli e aggiornata con i consigli di Previti e Dell'Utri, che è riuscita nell'impresa di saldare nell'opposizione tutte le componenti della magistratura, dell'avvocatura e del pensiero giudirico.
Il professor Calvi, giurista e senatore diessino, l'ha definita "il raffinato tentativo di giungere alla paralisi del sistema giudiziario" e non ci sarebbe da aggiungere molto.
Semmai da togliere l'aggettivo "raffinato".
L'impianto della legge riflette piuttosto quel clima da festa galeotta che già si respirava nelle leggi sul falso in bilancio, sulle rogatorie, Cirami, Lodo Schifani, Cirielli e le altre tappe dell'infinito regolamento di conti.
Leggi mal concepite e peggio scritte, scaturite da una frettolosa arroganza, poi abbandonate per strada o bloccate dalla Consulta, come forse capiterà anche a questa nei problematici passaggi alla Camera, alla firma di Ciampi e all'esame di costituzionalità.
E' una riforma vendicativa per il passato e pericolosa per il futuro. Qui non s'è trattato soltanto di mettere la pietra definitiva sul ricordo di Mani Pulite, ormai sepolto da una vera lapidazione. A proposito, proprio ieri il comune di Milano ha pensato bene di celebrare con una targa Bettino Craxi, in piazza del Duomo 19, dove Larini portava le tangenti. La controriforma approvata al Senato rappresenta un passo ulteriore, segna l'avvio di una specie di guerra preventiva contro la magistratura indipendente, nel caso osasse ancora indagare sul malaffare politico.
Gli strumenti sono gli stessi sognati dai tangentisti: la sottomissione di fatto della magistratura alla politica e la separazione delle carriere. Con in più qualche effetto speciale grottesco, come la norma ad personam per impedire a Giancarlo Caselli di guidare la procura antimafia. Oppure l'inserimento dell'ormai celebre test "psicoattitudinale" per l'accesso alla professione, che certo sarà studiato in modo da premiare i magistrati "sani", come per esempio Squillante o Carnevale, ed espellere i "malati", i futuri Borrelli, Di Pietro, Davigo, Colombo.
Tutto questo può costituire un vanto per Berlusconi, l'unico presidente del consiglio occidentale a piede libero per prescrizione, e magari per il ministro Castelli una bandierina da sventolare alla prossima scampagnata a Pontida. Ma è anche serio motivo d'imbarazzo per il Quirinale e una vergogna per i cittadini onesti.
Stavolta però ancor più del basso livello etico della maggioranza colpisce il grado di follia che sprigiona da quest'ultimo assalto alla diligenza. In fondo a quattro anni di governicchio, dopo una serie impressionante di batoste elettorali, con i conti pubblici allo sfascio e le famiglie impoverite, la maggioranza trova ancora il coraggio di rilanciare la guerra alla giustizia.
Come se davvero non esistessero altri problemi.
Nell'afa romana, alla vigilia delle vacanze, berluscones e centristi, leghisti e cosiddetta destra sociale, riescono a compattarsi per l'ennesima volta sugli affari del presidente. E' una replica della replica, fonte quasi più di noia che d'indignazione. E quanto sono seri e gravi, quanto è compreso nel ruolo il premier quando parla di magistratura.
Mentre invece sui problemi di milioni di famiglie che non arrivano a fine mese si può, anzi si deve scherzare, raccontare barzellette sui telefonini e le morose, spargere i consigli del miliardario alle casalinghe sul come fare la spesa al mercato. Con grandi pacche sulle spalle e qualcuna sul sedere, alle signore, se non sono finlandesi che si offendono. Ma come pensano questi di sopravvivere alle prossime elezioni? Non basterà neppure l'autolesionismo dell'Ulivo.
(29 giugno 2005)
http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/politica/rifogiusttre/vendet/vendet.html
martedì 28 giugno 2005
Invito a 'stuprare' Pecoraro su striscione alla festa della Lega
Il caso segnalato alla Camera dal deputato Ermete Realacci
"Sconfessare immediatamente culture ridicole e offensive"
Il gruppo del Carroccio si dissocia, ma niente scuse al leader dei Verdi
"Ai nostri militanti aggrediti, nessuno ha manifestato solidarietà"
ROMA - "La Lega invita a 'stuprare' Pecoraro". L'inquietante sollecitazione è comparsa su uno striscione, affisso ad una festa provinciale della Lega Nord, per l'esattezza a Ponte sul Mincio, in provincia di Mantova. Ne ha riferito oggi la Gazzetta di Mantova, ma la vicenda si è spostata alla Camera, dove il deputato della Margherita, Ermete Realacci, ha sottolineato la necessità di "un'immediata sconfessione di atteggiamenti e culture ridicole, oltre che offensive e pericolose", segnalando che nell'articolo "si fa riferimento alla legittimità dell'invito a stuprare l'onorevole Pecoraro Scanio anche in relazione al fatto che si tratta di un esponente omosessuale".
La Lega, in Aula, replica che "è ovvio che il gruppo della Lega Nord non condivide il testo dell'ipotetico cartello o striscione", come ha precisato il deputato del Carroccio Guido Giuseppe Rossi. Che, comunque, non ha porto alcuna scusa a Alfonso Pecoraro Scanio, e ha osservato la "eccessiva" solidarietà, "esagerata" rispetto a quella, "nessuna", manifestata nei riguardi dei militanti e dei dirigenti leghisti aggrediti a Reggio Emilia dove, davanti alla sede del Carroccio, "sono apparse le scritte 'Bossi crepa' e stelle a cinque punte".
"Sono certo - ha detto Realacci - che questo non appartiene alla cultura dei colleghi parlamentari della Lega qui presenti, alcuni dei quali stimo anche per il loro lavoro". Ma, rivolgendosi al presidente di turno dell'Assemblea, Clemente Mastella, ha sottolineato come "per fenomeni di questo genere sia necessaria da parte di tutti una vigilanza costante e un'immediata, drastica e netta sconfessione di tali comportamenti".
Nella discussione è intervenuto anche il coordinatore dei Verdi, Paolo Cento, che ha parlato di un comportamento "assolutamente incivile" che, al di là dell'offesa, "preoccupa per il messaggio culturale che intende inviare, proprio in un momento in cui nel nostro paese si verificano episodi di violenza sessuale". E, associandosi nella richiesta di un intervento della presidenza della Camera, ha aggiunto: "Mi auguro che da parte della Lega vi sia l'ammissione non solo di una caduta di stile, ma di un errore politico-culturale commesso attraverso un atto di violenza verbale e di sopraffazione".
Alla protesta si sono associati anche Ds e Prc. Al termine del dibattito, Mastella ha fatto propria la solidarietà espressa nei confronti del leader dei Verdi.
"Ritengo che dal punto di vista parlamentare e civile - ha detto - ognuno debba essere garantito nella sua libertà e nei suoi diritti.La violenza, anche in termini verbali o in siffatte manifestazioni, non corrisponde a quella civiltà che invece deve essere sempre felicemente instaurata tra di noi. Quindi, ritengo che la presidenza valuterà i fatti, adottando le opportune e necessarie misure conseguenti".
(28 giugno 2005)
http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/politica/strisciolega/strisciolega/strisciolega.html
Grillini, De Simone, Bulgarelli: "Bizzarre e di dubbio gusto le parole di Casini"
Arcigay: "Casini cede agli ayatollah di casa nostra"
CAMERA: GRILLINI-DE SIMONE-BULGARELLI, BIZZARRE PAROLE CASINI IN SPAGNA. OCCORRE RISPETTARE LAVORO DI UN ALTRO PARLAMENTO
Roma, 28 giu. - (Adnkronos) - ''E' bizzarro, e di dubbio gusto, che il presidente di un Parlamento in visita ad un altro Parlamento critichi le leggi approvate, nel caso specifico dal Parlamento spagnolo, e le definisca addirittura aberranti. Sarebbe bene che il presidente del nostro Parlamento esprimesse rispetto e considerazione per il lavoro di un altro Parlamento che lo sta ospitando''.
Lo affermano i deputati Franco Grillini, de Ds; Titti De Simone di Rifondazione comunista; e Mauro Bulgarelli dei Verdi, dopo le critiche rivolte da Casini sal matrimonio gay.
''Apprendiamo poi - proseguono gli esponenti del centrosinistra - che Pier Ferdinando Casini ha inaugurato un nuovo tipo di turismo: quello clericale. Ci chiediamo, infatti, in quale veste abbia incontrato l'ultrareazionario arcivescovo di Madrid Antonio Maria Rouco Varala per dirsi estasiato della fallimentare manifestazione anti-gay tenutasi di recente per le strade di Madrid. Non si capisce inoltre per quale motivo il presidente della Camera polemizzi dall'estero su questioni come 'matrimoni gay ed adozioni' che non sono all'ordine del giorno nel Parlamento italiano. Ci piacerebbe sapere cosa pensa Pier Ferdinado Casini della legge sulle coppie di fatto, attualmente in discussione in commissione Giustizia alla Camera. In ogni caso -concludono Grillini, De Simone e Bulgarelli- registriamo l'opinione di Casini secondo la quale: 'Anche la giornata dell'orgoglio gay, certo e' un avvenimento democratico'. Anche questo andrebbe spiegato ai membri del suo Partito che in Italia, in ogni dove, fanno di tutto per impedire ed ostacolare le manifestazioni degli omosessuali''.
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NOZZE GAY. ARCIGAY: 'CASINI CEDE AGLI AYATOLLAH DI CASA NOSTRA'=
(DIRE) - ROMA- "E' istituzionalmente disgustoso vedere il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, recarsi a omaggiare un leader religioso, l'ultraconservatore cardinal Varela,vescovo di Madrid, che ha manifestato contro il governo di Zapatero, e definire 'sublimazione dell'egoismo' il matrimonio gay che sta per essere approvato in Spagna".
Usa toni duri Sergio Lo Giudice, presidente dell'Arcigay, contro il presidente della Camera. "In Italia non fa scandalo- continua Lo Giudice - che il garante della Camera, potenziale candidato alla premiership, continui ad inginocchiare la sua alta carica di fronte agli ayatollah di casa nostra".
"L'onda dei diritti civili procede e non potra' essere arrestata- prosegue Lo Giudice- come fu per il voto alle donne, la fine della segregazione razziale o il divorzio, il riconoscimento di pari diritti alle coppie dello stesso sesso e' solo questione di tempo".
http://www.gaynews.it/view.php?ID=32967
Casini: "Aberranti le adozioni gay"
Il presidente della Camera a Madrid attacca le leggi di Zapatero: "Le adozioni gay sono la sublimazione dell'egoismo di chi cerca la maternità senza le possibilità naturali"
di ALESSANDRO OPPES
MADRID - La legge sui matrimoni gay? "Un esempio negativo", che l'Italia si deve guardar bene dall'imitare. La possibilità di adozione per le coppie omosessuali? "Un'aberrazione, un elemento di sublimazione dell'egoismo di chi non vuole negarsi la maternità non avendone la possibilità naturale". Quando Pierferdinando Casini sbarca a Madrid, di primo mattino, nelle edicole è già in vendita l'ultimo numero della rivista Zero, il mensile patinato dei gay spagnoli, con in copertina il faccione sorridente di José Luis RodrÍguez Zapatero, trasformato ormai in icona della comunità omosessuale. La legge voluta fortemente dal premier è in dirittura d'arrivo (l'approvazione definitiva alle Cortes è prevista per giovedì prossimo) e mentre nel quartiere gay di Chueca si preparano grandi festeggiamenti, la destra cattolica annuncia nuove mobilitazioni. Il presidente della Camera fa una scelta di campo molto netta: parla con i giornalisti nella sede del Partito popolare, e poi fila via verso la Curia, dove l'attende il cardinale Antonio Maria Rouco Varela. Perché l'incontro con l'anziano arcivescovo ultraconservatore della capitale, e non, ad esempio, con il presidente della Conferenza episcopale? Perché Rouco Varela, ammette Casini, era in prima fila, dieci giorni fa, alla manifestazione del "Foro espaÑol de la familia" contro le nozze gay. "Mi interessa questa iniziativa di piazza, è un elemento di democrazia. Mi interessa capire, cogliere le pulsioni della società spagnola". Ma in tema di diritti degli omosessuali, il centro-destra italiano è, in realtà, su posizioni diverse rispetto a quelle della stessa destra spagnola: il Pp, contrario al matrimonio, è però a favore delle unioni di fatto, già riconosciute in diverse regioni anche a guida popolare. "Sul piano economico-sociale, l'esempio della destra spagnola è buono per l'Italia, ma in termini di legislazione su famiglia e convivenza - taglia corto Casini - non dobbiamo prendere lezioni da nessuno". Il presidente della Camera aveva anche chiesto di essere ricevuto alla Moncloa, ma l'incontro non è stato possibile - almeno secondo la versione ufficiale - per questioni di "agenda" del capo del governo. Zapatero, nonostante le vivaci polemiche delle ultime settimane, tira dritto, e non nasconde la sua enorme soddisfazione davanti al traguardo imminente. Lo fa in un breve articolo destinato ai lettori della rivista Zero, nel quale dice di sentirsi "orgoglioso che il nostro paese sia un punto di riferimento dell'uguaglianza e del rispetto". Il premier sostiene di aspirare a fare della Spagna "un esempio di convivenza con uguaglianza di diritti per tutti" e un "simbolo di pace e tolleranza". "Questa legge ci rende migliori come paese perché dà dignità a coloro che non sono stati trattati giustamente durante molti anni. Questa legge non toglie diritti a nessuno, però finalmente permette il riconoscimento della dignità omosessuale". Secondo Zapatero, in gioco c'è molto più che il diritto dei gay al matrimonio: "E' il riconoscimento della pienezza come esseri umani, della dignità, dell'uguaglianza senza condizioni. Resta molto da fare, ma a partire da ora esisterà un prima e un dopo, una data che passerà alla storia come il giorno in cui lesbiche e gay si saranno visti riconosciuti e avranno raggiunto l'uguaglianza formale".
http://www.gaynews.it/view.php?ID=32943
Zapatero: "Noi e i gay, un problema di uguaglianza"
Come cittadino mi sento orgoglioso del fatto che il nostro Paese sia un riferimento per l'uguaglianza e il rispetto
di José Luís Zapatero*
COME cittadino mi sento orgoglioso del fatto che il nostro Paese sia un riferimento per l'uguaglianza e il rispetto. Come uomo aspiro a che il nostro Paese sia un esempio di convivenza con uguaglianza piena di diritti per tutti. Come premier del mio Paese debbo assumere la sfida di fare della Spagna un simbolo di pace e di tolleranza. La legge che consente il matrimonio agli omosessuali ci fa migliori come Paese perché dà dignità a persone che per molti anni hanno subito ingiustizie. Questa legge non toglie diritti a nessuno, ma finalmente riconosce dignità agli omosessuali. Questa legge appoggiata dalla maggioranza dei cittadini, della politica e del Parlamento, è il simbolo di ciò che deve essere una democrazia moderna. Non è mai stato facile lavorare per l'uguaglianza, ci sono state sempre resistenze a che noi tutti, uomini e donne, indipendentemente da qualsiasi differenza, fossimo liberi ed eguali. Per lungo tempo i collettivi di lesbiche, gay e transessuali hanno saputo mantenere la speranza che un giorno quella discriminazione potesse scomparire nel nostro Paese. Molti di loro hanno offerto grandi prove di coraggio, responsabilità e immaginazione inseguendo il sogno di un Paese dove nessuno fosse discriminato. La rivendicazione del diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso emana dallo spirito stesso della Costituzione. È una proposta di riforma che non solo non va contro nessuno, ma della quale beneficerà tutta la società, perché aggiunge senza togliere. La nuova legge implicherà un allargamento del diritto che ha ogni essere umano di scegliere liberamente il cammino della sua vita e la ricerca della propria felicità. C'è in gioco molto di più della possibilità di sposarsi. È il riconoscimento della pienezza come esseri umani, della dignità, della uguaglianza incondizionata. Rimane sempre molto da fare, benché a partire da adesso esisterà un prima ed un dopo. È una data che passerà alla storia come il giorno in cui lesbiche e gay furono riconosciuti e raggiunsero la uguaglianza formale. Un giorno in cui si riconoscerà anche la memoria di quanti sono stati vittime della omofobia, del maschilismo, della incomprensione e della intolleranza. In momenti come quelli che stiamo vivendo, sentiamo l'orgoglio civico di appartenere ad un Paese moderno che rinforza la sua coesione con leggi e politiche di libertà ed eguaglianza. La Spagna sta compiendo un passo decisivo che la consoliderà nel mondo come simbolo di pace, diritto e tolleranza. Noi spagnoli non lo siamo sempre stati, ma possiamo e dobbiamo esserlo adesso. Cosí ogni giorno diventiamo un Paese migliore.
*Primo ministro spagnolo. Articolo tratto dalla rivista "Zero".
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lunedì 27 giugno 2005
L'8 per mille poco caritatevole della chiesa
Alla Cei per il 2004 sono andati 960 milioni di euro, grazie all'«astensione» degli italiani. Solo il 20% va ad opere di bene
di Fabio Amato (dall'Unità del 26/06/2005)
PIÙ DI 960 MILIONI DI EURO È il montepremi che la Chiesa ha incassato nel 2004 grazie al meccanismo di ripartizione dell'otto per mille. Un montepremi in costante aumento, ma che dedica agli interventi caritativi una quota inferiore al 20%. Una cifra che
rappresenta il risultato delle scelte di quel 65% di italiani che ogni anno lascia in bianco la casella dell'otto per mille. La «scelta non espressa» infatti, non implica la destinazione diretta all'erario della quota Irpef, come sarebbe lecito aspettarsi in uno Stato laico. Al contrario, questi soldi finiscono in massima parte alla chiesa cattolica. Come questo sia possibile è la legge 222/85 a stabilirlo, all'articolo 47. «In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti - recita il testo - la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse». Una specie di sistema elettorale proporzionale con un lauto premio di maggioranza, in cui la preferenza di tre votanti su dieci - la quota di astensione è salita in dieci anni dal 55 al 64% - decide anche per gli altri sette. Così facendo nell'anno 2000 (redditi '99), ultimo di cui si conosce l'esatta ripartizione percentuale dei fondi dato il ritardo nella produzione dei dati, la chiesa cattolica ottenne l'87% del totale: un assegno da 755 milioni di euro. A tutti gli altri, tranne lo Stato che partecipò alla torta per un marginale ma sostanzioso 10%, andarono solo le briciole, anche in virtù degli accordi successivi alla legge che escludono le congregazioni minori dalla ripartizione delle preferenze inespresse. Ma questa non fu l'esatta volontà dei cittadini contribuenti. Non proprio almeno: solo il 38% di essi mise la propria firma nel riquadro, e ciò significa che solo il 33% dell'universo dei contribuenti Irpef scelse di devolvere i propri soldi alla Chiesa. Questa, a rigor di logica, avrebbe perciò dovuto ottenere 'solo' 287 milioni di euro. Gli altri 500 milioni sono il premio di maggioranza di due misere righe di testo di legge, la cui conoscenza meglio dovrebbe essere garantita.
Al contrario, a fronte delle 56 pagine di istruzioni per il solo modello 730, per ritrovare l'argomento «ripartizione» bisogna cercare una riga e mezza del secondo capoverso di pagina otto, senza peraltro che dal modello alle istruzioni ci sia alcuna nota che segnala l'inghippo. A completare l'universo fiscale sopracitato ci sono poi i lavoratori dipendenti, che godono di un bonus di scomodità nel far valere la propria intenzione. Questi, infatti, hanno sì la possibilità di esprimere la preferenza sull'otto per mille, ma per renderla valida devono compilare e spedire l'apposito tagliando contenuto nel Cud.
A beneficiare della complicazione sarà perciò sempre e comunque chi può contare sulla guida di una fede che muova la penna, cioè la Chiesa. A guardare la tendenza, infatti, si scopre che i 755 milioni stanziati nell'anno 2000 sono diventati 908 nel 2002, un miliardo di euro nel 2003, 936 milioni nel 2004, e quest'anno - resoconto dell'assemblea generale della Cei alla mano - la quota dovrebbe avvicinare nuovamente la soglia del miliardo di euro. Cifre a cui, in realtà, corrispondono spostamenti nelle scelte dell'ordine di uno o due punti percentuali, come ha sottolineato Paolo Naso, della Tavola Valdese, ricordando anche la differenza di trattamento per cui «la chiesa cattolica viene informata ogni anno della quota percepita, mentre a noi dicono adesso quello che ci spettava nel 2000». Una vera e propria miniera d'oro, quella gestita dai vescovi, che ha portato le casse della conferenza episcopale italiana a vantare un 'residuo' di 79 milioni di euro nell'esercizio 2003 e un totale di 936 milioni di euro del bilancio 2004, di cui solo 180 milioni però, destinati alle opere di carità. Niente di male, sia chiaro, nel sostenere la chiesa cattolica, ma, a voler entrare nello specifico, l'incremento dei fondi è a dir poco singolare. È l'opinione dei Radicali, che più volte hanno parlato di «sistema truffaldino». In particolare, è il passaggio fra il 2001 e il 2002 a destare l'attenzione maggiore, con un aumento dei fondi stanziati da 762 a 908 milioni di euro. Una maggiorazione vicina al 20% in un solo anno, difficilmente spiegabile, anche volendo sommare l'aumento del gettito fiscale all'effetto prodotto dalla riduzione delle firme.
Difficile avere conferma della posizione ufficiale, rappresentata dalla segretaria della commissione per l'otto per mille, la dottoressa Anna Nardini, secondo la quale «l'incremento si deve all'aumentato gettito Irpef», poichè i documenti amministrativi prodotti da questa commissione non sono pubblici. Dal marzo 2004 giace infatti inevasa una domanda di accesso presentata dai Radicali italiani, tuttora bloccata in attesa di sentenza del Tar di fronte al diniego del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Scettici sulla conclusione gli stessi Radicali, per voce di Marco Staderini, secondo il quale è «l'Avvocatura dello Stato ha ricevuto forti pressioni perchè lavorasse ad un esito favorevole».
La soluzione migliore resta allora quella di prendere la calcolatrice e cercare di verificare se la concomitante diminuzione delle quote espresse e l'aumento tra queste delle preferenze alla chiesa cattolica sia un motivo sufficiente a giustificare gli aumenti. Ammesso che sia possibile riuscirci, per garantire la trasparenza del sistema sarebbe sufficiente apporre una firma.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=32922
"La scintilla della rivoluzione l'abbiamo iniziata noi checche, travestiti e puttane"
Mi rivolgo a tutti quelli che liquidano il "Pride" come una pagliacciata, un'ostentazione o, secondo la definizione del professor Zecchi «una carnevalata fuori stagione».
DA "QUEER", INSERTO DI "LIBERAZIONE" DEL 26 GIUGNO 2005
Gay, lesbiche, transgender e queer: c'è ancora un muro di pietre
di Vladimir Luxuria
J'accuse. Voglio sfogarmi un poco, e togliermi un sassolino dai miei tacchi. Mi rivolgo a tutti quelli che liquidano il "Pride" come una pagliacciata, un'ostentazione o, secondo la definizione del professor Zecchi «una carnevalata fuori stagione». Io vi dico: ciarlatani, borghesi piccoli piccoli!
Quello che mi fa più venire un diavolo per ogni doppia punta della mia parrucca sintetica è che in questa comitiva di giudicanti ci siano anche gli stessi gay, quelli in giacca e cravatta che non vogliono confondersi con travestiti, drag-queen, transessuali e trans/gender. Pensate che accozzaglia di gente triste: post-fascisti, fascisti, leghisti, piduisti, integralisti e omosessuali azzimati tutti legati dalla voglia di togliere rispetto (o almeno il colore) al corteo dell'Orgoglio lesbico, gay, bisex, transgender, queer. A rendere l'armata Brancaleone ancora più eterogenea ci hanno pensato anche alcuni intellettuali, pensatori e politici "centro-sinistrorsi", ovvero chi è caratterizzato solo da una leggera propensione a sinistra, i quali, dopo il fallimento del "quorum" camminano in ginocchio per non mortificare l'onorevole Ruini.
«La scintilla della rivoluzione l'abbiamo iniziata noi checche, travestiti e puttane. Dove stavate voi, gay in doppiopetto, eravate nascosti? Venite a raccogliere gli allori di una rivolta della quale non avete nessun merito?», queste parole le ha dette Sylvia Rivera quando l'ho incontrata al World pride a Roma nel 2000 a proposito della polemica sull'ostentazione. Era il 28 giugno del 1969 a New York, Sylvia era dentro lo "Stonewall", storico locale frequentato da gay, lesbiche e travestiti.. l'atmosfera era allegra, nonostante tutte le volte in cui la "democratica" polizia americana aveva fatto irruzione, schedata, sfottuta e terrorizzata la clientela. Ma quella volta qualcuno non subì passivamente tali soprusi: insieme a una travestita afroamericana (che aveva su di sé il doppio peso della discriminazione), Sylvia lanciò prima una scarpa e poi una bottiglia di vodka (vuota) addosso a un poliziotto. Fu la prima azione comunitaria: sbattere fuori gli sbirri dal locale. Alla rivolta si unirono subito dopo le lesbiche e ancora dopo i gay. Cominciò una piccola resistenza con feriti e arrestati che vedrà vincente la comunità omosessuale, da allora il movimento glbtq (gay, lesbo, bi and/or trans/gender, queer) fa partire il primo Pride, che da allora in sempre più numerose città nel mondo si fa coincidere attorno alla data del 28 giugno.
Silvia Baraldini viveva a New York all'epoca: «Non è un caso che i locali gay fossero nel quartiere del Greenwich Village, quella parte di New York in cui scoprii lo Stonewall, il movimento hippy, pacifista, dove si parlava della discriminazione degli afro-americani, dove imparai ad amare la musica di Frank Zappa, Joan Baez, Rolling Stones... la polizia non era molto delicata nei confronti di chi andava contro il sistema, picchiava, picchiava sul serio... io stessa una volta durante una street parade contro la guerra in Vietnam dovetti togliermi le scarpe e fuggire... era un periodo di grande fermento, in quest'atmosfera nasce la protesta anche dello Stonewall».
Purtroppo c'era anche un altro "Muro di pietre", ed era quello del pregiudizio che alcune categorie nutrivano (e nutrono) nei confronti di chi era "borderline", ai margini... Una travestita era uno schiaffo in faccia ai benpensanti. Se poi indossava un cartello con su scritto: "Fate i vostri conticini con la mia esistenza" il fastidio era troppo persino per gli stessi gay americani. Sylvia aveva cominciato a battere il marciapiede sin da giovanissima, iniziò ad aiutare le altre travestite che all'epoca morivano per una coltellata o un'overdose. Aprì la "Star House" (Street transvestite action revolutionnaires) da sola, senza l'appoggio politico del perbenismo gay.
Il 19 febbraio 2002 Sylvia Rivera si è spenta al Vincent's Manhattan hospital di New York, a 50 anni, cancro al fegato. Per fortuna il Movimento italiano transessuali di Bologna, nelle persone di Porpora Marcasciano e Valerie, hanno fatto in tempo ad omaggiarla nel convegno "Transiti" dove Sylvia intervenne: «Vogliamo ricordare che il 28 giugno è una giornata da festeggiare, grazie a una ribellione e a un movimento nato da transessuali e mi sembra assurdo che si tenda a dimenticarlo. Sono 31 anni che lotto per avere una posizione, per affermare la dignità transessuale contro la volontà delle persone cosiddette normali, comunità gay compresa».
Sì, noi travestiti siamo il colore, l'iperbole, l'esagerazione, l'ostentazione, la disubbidienza anagrafica, siamo fate dai mille volti e una sola coscienza. Non vogliamo un Pride uni-color, ma multi-etni-color, allegro, "queer", non un corteo funebre. La politica non è una cosa seria, visto che non ci riconosce gli stessi diritti degli altri, la nostra è la maschera dell'allegria, la vostra la maschera dell'ipocrisia, del bieco trasformismo. In altre parole noi lottiamo contro quel concetto di "omologazione" paventata da Pier Paolo Pasolini già nel 1961: «L'anormale complessato non volendo accettare l'anormalità che lo relega in una maggioranza di "diversi" rispetto alla società dove vive, e anzi soffrendone orribilmente, tenta di inserirsi di prepotenza nella maggioranza, accogliendone e facendone suoi tutti i canoni, tutte le regole, tutte le istituzioni. E, come sempre succede, finisce, come si dice, con l'essere più realista del re. Non c'è nessuno che sia più fanatico, più duro, più intransigente di un anormale che difende la norma». Le checche e travestite non hanno mai chiesto che ai cortei non partecipino i gay dal "look" più accomodante (magari griffato): è successo solo il contrario, i "più realisti del re" vorrebbero detronizzarci, ma è difficile: ognuna di noi è regina di quel molto o poco che possiede. L'inno del "Pride", tra l'altro, è stato deciso dalle melo-checche, ovvero quelle piagnone americane che impazzivano di lacrime davanti ai film dell'attrice e cantante Judy Garland, definita la "Elvis degli omosessuali" dalla rivista The Advocate. Il brano "Over the rainbow" (dal quale anche la scelta dell'arcobaleno come bandiera del movimento) è stato voluto come inno per quel sogno di terra promessa di libertà alluso nelle sue parole: «In qualche luogo, su in alto, al di là dell'arcobaleno, c'è una terra che una volta sognai durante una ninna nanna (...) dove i sogni che tu osi sognare diventano veri».
Gli auguri più sinceri di buon Pride a tutti forse si possono fare citando il ricordo su Sylvia scritto da Porpora e Valerie: «Cara Sylvia, gli eroi nascono per caso per arricchire il mondo, poeti, sognatori, vagabondi, tutti coloro che smettono di essere spettatori e diventano protagonisti. Ci piace ricordarti con il tuo abito di paillettes e piume di struzzo al World pride quando ti abbiamo accompagnata sul palco per spolverare la memoria».
Anche io mi auguro che con questo articolo se almeno non sarò riuscita a sconfiggere qualche pregiudizio abbia almeno abbattuto un paio di milioni di acari... non sopporto la polvere sulla memoria.
Massimo Consoli, "Stonewall, quando la rivoluzione è gay", ed. Roberto Napoleone, Roma, 1990
Nigel Finch, "Stonewall", film inglese del 1995
Atti del convegno "Transiti: percorsi e significati dell'identità di genere", Mit Bologna Giugno-luglio 2000
Gerald Clarck, "Get happy: the life of Judy Garland", edizioni Delta, USA, 2001
Pier Paolo Pasolini, "Le belle bandiere, dialoghi 1960-1965", Editori riuniti, Roma, 1996
http://www.gaynews.it/view.php?ID=32932
Uno Stato Italiano laico è possibile!
Appello per una grande manifestazione nazionale in tardo autunno a Roma
E' inutile girarci intorno: la gerarchia vaticana, dopo il risultato del referendum vuole capitalizzare e rilanciare. Ormai il cardinale Ruini è diventato un capo partito potente, che non ha tra l'altro bisogno d'alcuna estenuante mediazione politica, anzi molti politici lo seguono come cagnolini fedeli, prostrandosi al nuovo Mazzarino.
In gioco c'è la tenuta dello Stato laico, così fortemente difeso dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi offensivamente rintuzzato da Ratzinger, che ha voluto ribadire che la laicità deve essere "sana" e con radici cristiane. Sappiamo bene invece, che la convivenza civile, l'armonia tra le varie aspirazioni di tipo civile, etico, religioso, d'appartenenza etnica, d'identità e orientamento sessuale, possono essere garantiti solamente da un'organizzazione statale laica, che individua risposte accoglienti rispetto a tutte le cittadinanze in campo.
Per questo, il confronto in atto non è quello tra cattolici e non credenti, ma tra un'idea di convivenza coerente con la storia delle democrazie occidentali e il ritorno di modelli teocratici, mascherati da preminenze etiche, sostenute anche da laici folgorati sulla via di Damasco.
C'è bisogno di una risposta serena, appassionata, positiva di tutte quelle forze, gruppi, associazioni, intellettuali, cittadine e cittadini che vogliono costruire un paese moderno, dove siano ampliati diritti e doveri, dove ad ogni persona e ad ogni formazione sociale sia riconosciuta dignità.
Il movimento lgbt italiano deve avere la capacità di chiamare a raccolta tutti questi soggetti per costruire insieme una piattaforma che indica, entro il tardo autunno, una grande manifestazione nazionale a Roma. La difesa dei valori democratici e civili non può essere affida ai pur meritevoli, pochi, politici ed intellettuali che si sono esposti in prima persona per rispondere alle sempre più gravi ingerenze della gerarchia vaticana. Dai cattolici, dai laici, dall'associazionismo e in generale dalla società civile, deve partire una spinta forte che affermi con fermezza la dignità delle istituzioni italiane, la separazione tra le visioni religiose e le responsabilità politiche.
C'è tutta l'estate per pensarci, precisare la proposta, per raccogliere le prime disponibilità, non facciamo passare inutilmente il tempo, magari coltivando l'illusione che quest'attacco all'autonomia dello Stato italiano si spegnerà da solo.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=32921
Il Pride di Oliviero Toscani
di Francesco Belais
Parla il fotografo che ha pubblicato 'Gay pride' storia per immagini del movimento glbt ("il più importante degli ultimi anni"). "Ruini dica il cazzo che vuole, i gay hanno già vinto".
MILANO - Che dire di Oliviero Toscani? Le sue fotografie, le campagne pubblicitarie, ormai parte dell'immaginario collettivo, sono più eloquenti di qualsiasi parola. Va da sé, infatti, che in una società basata sull'immagine, il suo è il metodo più immediato per veicolare dei messaggi. Messaggi forti, integrazione razziale, vita, Aids, sesso, sono solo alcuni dei temi trattati da questo genio della comunicazione. Temi scottanti che lo hanno reso celebre in tutto il pianeta. Clicca per ingrandire...In Francia ha appena pubblicato un libro intitolato Gay pride - L'histoire (Scali éditions). Un documento, foto e testi (francese/inglese), che raccoglie tutte le immagini più significative del movimento glbt e delle sue rivendicazioni negli ultimi trent'anni. Un'antologia della cultura gay su tutti i fronti, moda, musica, sport, religione, politica, eccetera, che rende omaggio a tutti coloro, famosi o no, che si sono battuti per il rispetto della dignità e dei propri diritti.
Signor Toscani, come le è venuta l'idea di pubblicare questo libro?
Quello gay è il movimento culturale più importante degli ultimi anni e ne ho fatto un libro.
Sarà pubblicato anche in Italia?
Spero da Feltrinelli.
Una domanda retorica, cosa pensa lei dei gay pride?
Penso che sia una battaglia importantissima che ha portato delle conquiste fondamentali. Come ripeto, è il movimento culturale più importante degli ultimi trentacinque anni. Il movimento gay ha portato avanti la cultura e favorito un'emancipazione che ci voleva.
Quest'anno il gay pride italiano è stato improntato sulla battaglia per i PaCS. Che cosa ne pensa lei di questo riconoscimento alle coppie omosessuali?
È incredibile che si discuta ancora se questo debba essere un diritto. Deve esserlo. È un dovere della società che lo sia. La cosa che mi delude un po' è questa voglia di matrimonio. I gay con il prestigio che hanno non dovrebbero adeguarsi alle norme eterosessuali del vecchio sistema sociale. Il matrimonio in fondo è una vecchia istituzione che dovrebbe essere, in un certo senso, eliminata. È un'azione cattolica, religiosa se vogliamo. Perché adattarsi a questa mentalità bigotta? Una coppia che decide di stare insieme è, in realtà, il vero matrimonio. I gay hanno il potere e la forza, al giorno d'oggi, di contestare certe istituzioni. Quindi no al matrimonio, sì ad un unione civile veramente utile.
Sul tema, un attimo più scottante, delle adozioni, qual è il suo pensiero?
Sono assolutamente favorevole.
Ha citato la religione, che cosa pensa di questa grande influenza della chiesa cattolica sullo stato italiano?
Sono dei rigurgiti che ritornano a galla con questi Ruini, con questi papi, con questa chiesa, con questa religione ipocrita. Ipocrita perché loro veramente sono i primi, e dovrebbero ammetterlo. Mi sembra un po' come Hoover, quel capo dell'Fbi omosessuale che faceva repressione violenta sui gay. La chiesa fa esattamente così.
Come mai, secondo lei, c'è tutta questa ostilità, questa omofobia, nel riconoscimento dei diritti a tutti i cittadini di un paese indipendentemente dai loro gusti sessuali?
È la paura del diverso, la paura magari di accettare anche se stessi come diversi. Si cerca di reprimere chi si pensa sia diverso e non ci si rende conto, invece, che siamo tutti diversi.
Lei si è interessato molto al problema dell'Aids. C'è un vecchio numero di Colors interamente dedicato a questo. Come mai?
L'Aids è un tema estremo, amore, sesso e morte. Una combinazione diabolica che solo il padre eterno o il diavolo può aver inventato.
Lei è credente?
No, o meglio, non credo nelle cose che mi dicono di credere, ma in quelle che scelgo io. Non credo nelle istituzioni, nei prodotti finiti da supermercato religioso.
Vogliamo parlare della posizione della chiesa nei confronti del profilattico che è l'unico modo per potersi difendere dall'infezione Hiv?
La chiesa ha diritto di dire quello che vuole. Quello che mi fa paura è che c'è ancora qualcuno che l'ascolta. Basta guardare le loro foto, le loro immagini, come si muovono, come parlano, come si vestono che uno dice, va be', adesso David Bowie non è più un fricchettone, ma la chiesa continua ad esserlo! Bisognerebbe solo riderci - come sta ridendo lei. Tutti dovremmo ridere invece di dire: pensa che cosa ha detto Ruini, adesso mi cambierà la vita. Ruini può dire il cazzo che vuole ma la mia vita non la cambierà proprio! È questo il punto.
Scusi, sa perché mi viene da ridere, perché anche a me il papa quando si affaccia con tutti quei paramenti mi sembra un po' un nuovo David Bowie o un Renato Zero degli anni '70…
Ma Renato Zero in confronto sembra un impiegato di banca!
Con le sue foto lei ha sempre dato dei messaggi molto forti. Come mai, cosa c'è alla base di questa sua scelta di voler sempre colpire e stupire?
Questo appartiene all'arte. L'arte che non fa questo è inutile. L'arte deve stupire, deve provocare, creare nuovi interessi, sorprendere, deve far spostare la propria percezione. Se non fa questo che arte è?
So che spesso ha ricevuto degli attacchi molto diretti alle sue opere…
Altrochè, anche dai gay una volta. Dalla chiesa, dagli ortodossi, dai fondamentalisti, dai fascisti, dai comunisti, certi comunisti che sono peggio di certi preti.
Che attacchi ha avuto da parte dei gay?
Quando feci quella roba sull'Aids, fui attaccato per la foto di un moribondo. Mi dissero che sfruttavo la morte. Io non sfrutto un bel niente, casomai il contrario, sfrutto la pubblicità per far parlare del problema. Ma sa, le cose nuove non si capiscono subito.
Signor Toscani, vuole aggiungere qualcosa per gay.it?
Io credo che l'integrazione sia una battaglia vinta. La chiesa ha gli ultimi rigurgiti. Non deve esserci discriminazione per chi non vuole essere come gli altri. E non è giusta nemmeno questa affermazione, in realtà. Cosa vuol dire essere diversi? Basta con queste menate! Un giorno ci guarderemo indietro e sorrideremo, come adesso sorridiamo quando uno parla di schiavitù, anche se per arrivare a questo gli schiavi hanno sofferto e combattuto. Quindi non c'è problema, la battaglia, anzi, la guerra sarà vinta. In barba a tutti i papi, ai Ruini, ai Gesù Cristi ed alle Madonne vergini!
http://it.gay.com/view.php?ID=20407
Lubiana riconosce le unioni gay: è già polemica
Previste l'assistenza economica obbligatoria reciproca e la condivisione dell'alloggio ma non tutti i beni saranno ereditabili
Tra un anno la prima cerimonia
Votata la legge che consentirà la registrazione delle «nozze» ma le associazioni insorgono: «Trattati da serie B»
LUBIANA - Sulla scia di quanto deciso da altri Paesi europei anche la Slovenia ha detto sì ai «matrimoni» omosessuali.
Il Parlamento di Lubiana ha votato ieri la legge che consentirà la registrazione a tutti gli effetti delle unioni tra cittadini dello stesso sesso. Alle cosiddette nozze gay hanno detto sì 44 deputati (praticamente tutti i parlamentari della coalizione di governo); i tre voti contrari sono stati quelli del Partito nazionale mentre le opposizioni di centrosinistra (demoliberali e socialdemocratici) hanno scelto l'ostruzionismo.
Le prima unione omosessuale sarà però celebrata appena fra un anno.
Infatti, il parlamento ha dato 12 mesi di tempo al Ministero del lavoro, della famiglia e degli affari sociali per preparare le dovute delibere attuattive.
Per sposarsi gli omosessuali sottoscriveranno una dichiarazione di assenso davanti a un funzionario dell'anagrafe.
La legge regolamenta anche le questioni riguardanti i rapporti giuridico-patrimoniali fra i partner. Nel caso uno dei due rimanga senza mezzi necessari per assicurarsi un'esistenza dignitosa, l'altro partner dovrà assicurargli un vitalizio. Nella normativa è stato inserito anche il diritto alla condivisione dell'alloggio nonchè quello di ottenere informazioni sulle condizioni di salute del partner ricoverato in ospedale. Sono state «bollate» invece come ingiuste le disposizioni relative all'eredità dei beni: il partner avrà diritto a ereditare solo parte del patrimonio comune, per i rimanenti beni dovrà fare i conti con eventuali parenti del compagno deceduto. La legge non conferisce ai componenti della coppia nemmeno lo status di famigliari come non sono altresì previste agevolazioni riguardanti l'assicurazione sanitaria, il fisco e le tutele sociali di cui godono le famiglie convenzionali. Per questi motivi le associazoini degli omosessuali in Slovenia hanno definito la legge comunque discriminatoria. «Con questa legge il governo ha dimostrato che gli omosessuali sono cittadini di serie B» hanno commentato i rappresentanti gay, annunciando che impugneranno la normativa al Dipartimento per le pari opportunità e davanti alla Corte costituzionale slovena.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=32905
Radio Maria sui gay: "Condizione da cui si può uscire"
Trasmesso un dibattito su come "guarire" dall'omosessualità: "Il peggiore nemico dei gay? il movimento gay"
E' andata in onda ieri sera dalle 21 alle 23 sulle frequenze di Radio Maria una assurda tavola rotonda su "come uscire dall'omosessulità", una trasmissione condotta da Marco Invernizzi. Ad animare la discussione in studio c'era il prof. Antonino Tamburello, direttore del Master in psicologia di consultazione dell'ateneo pontificio Regina Apostolorum e direttore dell'istituto Skinner (www.istituto-skinner.it), che dava una fondamento di "scientificità" alla discussione. In studio anche Roberto Marchesini, giornalista e scrittore, di cui si ricorda il saggio sul "feticcio (omosessuale) dell'omofobia" (http://www.stranocristiano.it/news/news_0504/omofobia.htm).
La trasmissione non si è fatta mancare nulla: dalle citazioni dei libri di Joseph Nicolosi e del suo Narth fino alla testimonianza di un "ex gay", ormai guarito e felicemente sposato, passando per le teorie sull'omosessualità dovuta ad una violenza sessuale subita da bambini. La discussione partiva dalla presentazione di un libro "L'abc dell'omosessualità" che veniva pubblicizzato come in vendita nelle librerie Paoline.
La conclusione del dibattito è stata sintetizzata dallo stesso conduttore Invernizzi in due punti: 1)dall'omosessualità si può uscire, 2) Il maggiore pericolo per gli omosessuali che vogliono riconquistare la serenità perduta, o mai avuta, sono proprio i movimenti gay.
Il conduttore ha lasciato anche un indirizzo di posta elettronica in cui indirizzare i commenti della trasmissione: invernizzi2004@libero.it
http://www.gaynews.it/view.php?ID=32912
domenica 26 giugno 2005
Sì alle adozioni internazionali per le coppie gay in Olanda
Le coppie gay in Olanda potranno adottare bambini stranieri. E' il governo del premier Balkenende, di centrodestra, a rompere un altro tabù
sabato 25 giugno 2005 , di il Corriere della Sera
Le coppie gay in Olanda potranno adottare bambini stranieri. Clicca per ingrandire...E' il governo del premier Balkenende, di centrodestra, a rompere un altro tabù e a mettere i Paesi Bassi di nuovo in prima linea, nella ricerca dell'eguaglianza e pari diritti tra le coppie eterosessuali e quelle omosessuali. Il progetto (il cui testo è tuttora segreto) è stato adottato ieri dal Consiglio dei ministri dell'Aja. Per diventare legge dovrà ora ottenere l'approvazione (scontata) di una commissione di saggi e poi il via libero definitivo del Parlamento. Ma anche quest'ultimo pare ormai assicurato. E' stata proprio l'Olanda, primo Paese al mondo, a legalizzare i matrimoni omosessuali. Succedeva quattro anni fa. Poi vennero il Belgio, parte del Canada, il Massachusetts negli Stati Uniti (un tema che influenzò non poco la campagna elettorale, e che fu fortemente osteggiato dal presidente Bush). Infine, dal 30 settembre, si è aggiunta la Spagna di Zapatero. La nuova legge sulle adozioni dall'estero nasce proprio per correggere ed emendare le norme create nel 2001. L'attuale legislazione olandese, infatti, consente il matrimonio ma prevede restrizioni per quanto riguarda i figli delle coppie omosessuali. Potevano essere adottati bambini olandesi, ma non all'estero; le lesbiche dovevano dimostrare di vivere insieme da tre anni prima di poter diventare "legittimi genitori" dei figli delle partner. Proprio per questo, un bambino straniero veniva spesso adottato da uno solo dei partner (l'adozione ai single in Olanda è consentita) e andava poi a vivere con entrambi. Sotterfugi, che i fautori della nuova legge sostengono di aver voluto eliminare. Così come dicono d'aver voluto sciogliere tutte le intricate questioni legali (per esempio l'eredità) che la normativa ancora in vigore lasciava in una sorta di limbo. La nuova legge, tuttavia, ha trovato forti resistenze all'interno del governo. Ostile, per esempio, il ministro della Giustizia, Piete Hein Donner. "Nessun Paese del mondo - ha detto - accetterà più di concederci il suo consenso alle adozioni di bambini. E non solo per le coppie omosessuali, ma neppure per quelle eterosessuali che non possono avere figli". Contrario anche il ministro delle Finanze, nonché presidente dei liberali francofoni, Didier Reynders. "Il dibattito non è ancora maturo", ha sostenuto, argomentando che occorre un confronto più ampio con la società civile. Non sono mancati tentativi di ritardare l'iniziativa. La commissione Giustizia della Camera, riunitasi all'inizio di giugno per dare il via libera al provvedimento, ha avviato consultazioni supplementari, allungando inevitabilmente i tempi. Il premier Balkenende si è tuttavia deciso ad andare avanti, dopo aver riscontrato una chiara maggioranza parlamentare. A votare sì è il blocco dell'opposizione: socialisti, liberali fiamminghi, verdi. A favore anche i cristiano sociali fiamminghi, anch'essi all'opposizione, mentre i liberali francofoni hanno lasciato libertà di voto. I numeri per far passare la legge non dovrebbero mancare. E sulla stessa strada dei Paesi Bassi sembra volersi avviare ancora una volta il confinante Belgio, che ha legalizzato nel 2003 il matrimonio tra omosessuali, ma ha escluso finora l'adozione. Ma. G.
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