sabato 22 marzo 2008

"Sei stilista, quindi gay, non ti do in affitto casa"

Milano, incredibile rifiuto a Coveri jr
"E io non sono omosessuale"

di PAOLO BERIZZI

coveri_390Al netto dell'equazione "se lei è stilista allora è gay", si è sentito dire: "Ci dispiace, la casa non gliela possiamo affittare". Francesco Martini Coveri pensava di essere caduto in un tranello di Scherzi a Parte. Ha guardato stupito con un sorriso d'incredulità. Poi, quando ha capito che il tono dell'agente immobiliare era tutt'altro che ironico, il giovane stilista ha proseguito altrove la ricerca di una casa nel Quadrilatero della moda.

Di argomenti, volendo, ne avrebbe pure avuti, Coveri jr - che ha preso le redini dello zio Enrico (morto nel '90) e guida, assieme alla madre Silvana, la Maison Coveri - visto che, "pur essendo stilista", non è omosessuale. Ma per fortuna non è nemmeno omofobo, ed essendo allergico ai pregiudizi ha pensato bene di girare i tacchi e andarsene.

"Una roba pazzesca", ha subito commentato con la fidanzata Michela, "ma siamo nel 2008 o nel medioevo...?", è sbottato. Quell'appartamento in via del Gesù, una delle strade più eleganti del centro di Milano, se lo erano già immaginato arredato. Lo stilista non aveva battuto ciglio nemmeno di fronte al canone d'affitto, non proprio popolare (12 mila euro al mese) ma comunque congruo, vista la zona, per un pentavani di oltre 200 metri quadrati dalle finiture eleganti. Ma tant'è. Nell'annuncio dell'agenzia - una delle più referenziate di Milano e che tratta, manco a dirlo, immobili di fascia alta - non figurava nessuna richiesta sull'orientamento sessuale del cliente (ce n'è una on line, gettonatissima, www. affitto. it che in una scheda facoltativa chiede ai privati di precisare scegliendo tra tre opzioni: eterosessuale, gay, bisessuale).

L'affare sembrava dunque avviato sulla buona strada. Sarebbe anche andato in porto - racconta Martini Coveri - "ma quando ho sentito quella frase assurda non ne ho più voluto sapere. Non è importante il fatto che io non sia gay, il punto è un altro: è inspiegabile che, nel terzo millennio, nella Milano della moda, ci sia qualcuno che pone come discriminante per l'affitto di una casa i gusti sessuali di chi vuole andarci a abitare". Non è dato sapere se il veto sia stato posto dall'agenzia o, più probabilmente, dal proprietario dell'abitazione.

C'erano una volta i cartelli con su scritto "non si affitta ai meridionali": erano gli anni Sessanta, migliaia di uomini arrivavano al Nord dalle regioni del Sud inseguendo il boom economico-industriale. Trovavano subito lavoro, gli immigrati, ma spesso sbattevano contro l'ostilità razzista, che si esprimeva anche attraverso quei non benevoli avvisi. Correvano gli anni Settanta quando un giovane stilista fiorentino di nome Enrico Coveri faceva le sue prime apparizioni sulla scena del pret-à-porter parigino, guadagnandosi il titolo di enfant prodige della moda italiana. Da lì in poi il marchio Coveri ha iniziato a imporsi sulla scena internazionale. Sei anni dopo la prematura scomparsa del fondatore, a soli 22 anni in passerella ha debuttato il nipote Francesco, che ha dato continuità al talento creativo tutto colore e paillettes dello zio.

Francesco Martini Coveri, 34 anni, due metri d'altezza, è allergico alla mondanità e alla vita notturna. Tra le sue passioni, oltre ai viaggi "non banali", il basket e la musica (è anche produttore), c'è il modellismo e in particolare le macchinine radiocomandate (fa gare e campionati in Italia e all'estero). Da buon collezionista dice: "La casa dove abito adesso scoppia da tanta roba c'è, per questo ne cerco una più grande". L'aveva trovata. Peccato sia stilista, che per la proprietà transitiva, per qualcuno, vuol dire gay. "Magari - scherza Coveri - fosse stata solo colpa delle macchinine".

(22 marzo 2008)
http://tinyurl.com/2u6ryd

lunedì 17 marzo 2008

Olimpiadi

Pubblico questo post della "Sciura Pina". Che dire... condivido ogni parola.

freetibetPer gli antichi greci le Olimpiadi non erano solo gare sportive, ma un evento religioso e, anche per questa ragione, si dovevano svolgere in un clima di tregua, durante i giochi dovevano cessare tutte le inimicizie pubbliche e private e nessuno poteva essere perseguitato o molestato in nessun modo.

Anche le Olimpiadi moderne sono nate sotto il segno della pace e della comprensione fra i popoli, chiamati a misurarsi lealmente sul campo dello sport, ma la storia ci ha insegnato che spesso sono diventate occasione di violenza, come a Monaco nel ‘72, vetrine in cui mostrare i muscoli al mondo, come a Berlino nel ‘36, manifestazioni inquinate dal professionismo, dalle sfrenate sponsorizzazioni, dal doping, dall’ideologia: tutto sommato qualcosa di lontanissimo da ciò che il buon De Coubertin aveva in mente.

Oggi, a pochi mesi dall’apertura dei giochi olimpici di Pechino, mentre gli Stati Uniti depennano la Repubblica Popolare Cinese dalla lista nera dei paesi che violano i diritti civili, si accende la protesta dei monaci tibetani (i quali, logicamente, approfittano dei riflettori puntati sui giochi per far udire la loro voce) e di conseguenza si scatena la repressione che, purtroppo, ha una scarsissima visibilità.

Prima che l’entusiasmo sportivo si scateni e passi come una spugna su tutto quanto spero che almeno i paesi dell’Unione Europea si esprimano chiaramente nei confronti dell’occupazione del Tibet, perchè il silenzio, la reticenza possono assumere i connotati della connivenza se invece, come temo, parteciperemo allineati e coperti all’Olimpiade di Pechino io, da parte mia, attuerò un mio personalissimo boicottaggio: non guarderò nemmeno una gara.

Per ulteriori informazioni: “Amnesty International” e “Asianews"

Gay sposi in Chiesa? In Norvegia (forse) si potrà

I gay norvegesi potrebbero sposarsi addirittura in chiesa.


BandieranorvegiaIl Governo laburista di Oslo starebbe infatti preparando un disegno di legge che prevede l’accesso per le coppie gay all’adozione e alla fecondazione artificiale, oltre alla possibilità, sacerdoti luterani permettendo, di sposarsi davanti all’altare, abbattendo quindi ogni limitazione di genere.

In Norvegia le unioni civili tra persone dello stesso sesso sono legali dal 1993, ma con il ddl in preparazione Oslo è pronta a scavalcare la Spagna zapateriana in quanto a diritti.

Probabilmente il matrimonio sarà possibile nelle comunità evangelico luterane, le più diffuse (all’86%) in territorio norvegese.

Noi dobbiamo ancora scoprire la ruota.

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.