giovedì 26 gennaio 2006

Brokeback Mountain un gioiello dell'arte cinematografica

Un film spettacolare, difficile, politicamente scorretto, non rassicurante e non per le famiglie da mulino bianco.

Brokeback è un film che ti avvolge nella sua fotografia mozzafiato, nell'interpretazione sconvolgente dei protagonisti e di tutti gli altri personaggi. Jack ed Ennis sono un vulcano di sentimenti, di pathos, di eros, e nei loro sguardi, nei loro silenzi, in qualsiasi loro gesto c'è un mondo di passioni e di tensioni da scoprire, interpretare, comprendere.

La storia, una semplice, meravigliosa e comune storia d'amore, passa in secondo piano. E' solo il mezzo attraverso cui penetrare l'immensità emotiva e psicologica di Jack ed Ennis e delle loro rispettive mogli schermo.

Già sin dal loro primo incontro davanti "un ufficio di collocamento" della sperduta provincia del Wyoming, inizia l'incanto degli sguardi, degli imbarazzi, dei silenzi, di un sentimento talmente sconfinato che solo gli strepitosi paesaggi di quella montagna-alcova potranno contenere.

La rudezza e l'ipervirilizzazione apparente di questi due cow-boys, l'uomo gay che sputa a terra, che monta un toro inferocito, che impugna un fucile per uccidere l'alce, che stende a terra due energumeni per difendere l'onore della moglie, il primo rapporto sessuale violento e quasi animalesco tra Jack ed Ennis, sono quanto di più improbabile si possa aspettare il pubblico che è entrato al cinema per vedere la storia di due gay. Ecco il politicamente scorretto di Ang Lee: infrangere un tabù, mantenendo intatti gli stereotipi della virilità.

Quella normalità che è stata eccezione nella rappresentazione cinematografica.

Ed in questa normalità virile Ang Lee vi cala la dolcezza di un sentimento che, comunemente, viene soffocato agli occhi del mondo, falsamente ritenuto estraneo alla virilità: la passione e la fragilità.

Ogni frase, ogni dialogo di questo film contiene l'abisso nascosto della natura e dei sentimenti umani, non solo quello maschile dei due protagonisti, ma anche quello delle donne che ad esso si relazionano.

Ennis lo tiene più nascosto, lotta per soffocarlo ma per questo è il più irruento, frenetico, tragico ed inquieto.

Jack è più spontaneo, più libero, fa il suo coming out con i vecchi genitori, vive le sue passioni e cerca i luoghi dove soddisfarle, una libertà che pagherà con la sofferenza di un desiderio mai realizzato e con la propria vita.

Per me è un film capolavoro, che ti prende a poco a poco.

Non è all'uscita del cinema che ne comprendi la grandiosità, ma dopo una pizza, dopo una dormita, dopo alcune ore ed alcuni giorni, riaffiorano quelle immagini di paesaggi strabilianti, gli sguardi e le parole dei due cow-boys, e ti rendi conto di quanto grande sia l'opera d'arte che hai visto.

Comprendo la delusione o lo scarso entusiasmo di alcuni spettatori gay, quelli che attendono film a tema dai facili messaggi, i film politically correct, dove si sostengono le cause dei diritti delle persone omosessuali, rappresentando ciò che l'immaginario collettivo, etero e gay, si aspetta per essere rassicurato o incoraggiato.

Ang Lee ha fatto molto di più, non solo per le persone omosessuali ma per tutte le persone.

Ang Lee ha rappresentato la natura dei sentimenti umani, quelli che possono appartenere a chiunque, e per questo gli dobbiamo dire grazie.

L'autogol del Cavaliere

di EUGENIO SCALFARI



Finalmente, con eccessivo ritardo rispetto alla rilevanza dell'episodio, la Procura di Roma ha dato notizia di aver chiesto l'archiviazione della pratica "Berlusconi-Unipol" apertasi con le dichiarazioni del presidente del Consiglio dinanzi alla stessa Procura. Va ricordato che il presidente del Consiglio si era presentato di sua iniziativa qualificandosi come "persona a conoscenza dei fatti" e premettendo che le notizie in suo possesso non avevano rilevanza giudiziaria ma grande rilevanza politica.

Uscito dagli uffici della Procura, Berlusconi aveva poi dichiarato in tutte le sedi che, dopo l'interrogatorio disposto dal procuratore del presidente delle Generali, Bernheim, era stata confermata la verità delle sue asserzioni e cioè che Bernheim aveva effettivamente incontrato Prodi, D'Alema, Veltroni, Rutelli e che l'oggetto degli incontri era stato la scalata dell'Unipol alla Bnl e la possibile vendita all'Unipol delle azioni della Bnl possedute dalle Generali nella misura dell'8 per cento del capitale.

Sull'asserita verità delle dichiarazioni di Berlusconi si è molto discusso nei giorni scorsi poiché gli interrogatori di Bernheim e di Tarak Ben Ammar (socio in affari di Berlusconi) sembravano non collimare affatto con quelle del presidente del Consiglio. Il comunicato emesso ieri dalla Procura chiude questa discussione affermando sì, che quei quattro incontri ci furono (insieme a parecchi altri da parte di Bernheim) ma in nessuno di essi si parlò della questione Unipol, delle azioni in possesso delle Generali e della loro possibile destinazione. Sicché (concludiamo noi) le dichiarazioni della "persona informata dei fatti" non avevano né rilevanza giudiziaria né rilevanza politica e contenevano invece forzatura e falsità.

A nostro avviso esisterebbero tutti gli estremi del reato di calunnia, che invece la Procura non ravvisa. Ma il testo del suo comunicato fornisce comunque senza ombra di dubbio la prova che da parte del presidente del Consiglio c'è stata diffamazione aggravata, compiuta a mezzo della stampa, delle televisioni e - circostanza di assoluta novità - anche a mezzo della Procura di Roma, strumento sicuramente inconsapevole della diffusione di una campagna di denigrazione politica basata su un presupposto rivelatosi inesistente.

(26 gennaio 2006)
http://tinyurl.com/bys4f

mercoledì 25 gennaio 2006

San Valentino: nei musei gratis anche le coppie gay

L'inedita iniziativa di un inedito Buttiglione



ROMA, 25 gen - Entri in due e paghi per uno nei musei italiani a San Valentino senza preclusioni per le coppie gay. Parola del ministro Buttiglione, che precisa: la promozione riguarda coppie di qualsiasi tipo. Ma approfitta per ribadire le sue convinzioni sulla famiglia, l'unica "con una valenza sociale, perchè nascono i bambini e questo assicura la continuità di una nazione".

Ad offrire lo spunto è una iniziativa del Ministero dei Beni Culturali, peraltro non nuova: in occasione del giorno di san valentino, il 14 febbraio, in tutti i musei italiani si può entrare in due pagando un solo biglietto. Marito e moglie, fidanzato e fidanzata, genitori e figli, nonni e nipote. L'avviso, pubblicato sul sito internet del ministero, non prevede esplicitamente ma nemmeno esclude coppie di fatto o omosessuali. E il ministro, a margine di una conferenza stampa per presentare una mostra su "Eroi e atleti" prevista per Torino 2006, conferma: "purchè in due possono venire tutti".

Poi però, ribadisce la sua posizione sulla famiglia: "L'omosessualita esiste nella società da sempre - dice - e le persone, che siano etero o omosessuali, hanno tutte gli stessi diritti e tutte vanno rispettate. Ciò che uno fa nel proprio privato riguarda solo lui, sempre che l'altro sia adulto e consenziente". La questione politica però è un'altra, sottolinea: "Il problema fondamentale della società italiana è quello di riconoscere l'omosessualità come una forma di convivenza alla pari con la famiglia e il matrimonio? Darle una valenza sociale? Io penso, e lo pensa anche la costituzione italiana, che la famiglia abbia una funzione sociale perchè nascono i bambini e questo assicura la continuità della nazione. Il resto si svolge nel privato". Ci sono naturalmente "le aree di confine - ammette il ministro facendo l'esempio delle visite in ospedale - ma sono cose che si risolvono con il buon senso e non c'è alcuna obiezione ad affrontarle e risolverle con il buon senso per rendere la vita più facile". La questione vera, prosegue, "E' che quello che si vuole fare oggi in Europa è accendere i riflettori sui matrimoni gay e sui pacs per dire che la famiglia tradizionale è finita, per dire ai giovani che non vale la pena. Ma non è vero, ne vale pena, fino ad oggi non si è trovata un'altra agenzia capace di generare ed educare i figli".(ANSA).

http://www.gaynews.it/view.php?ID=35903

martedì 24 gennaio 2006

Il botteghino premia Ang Lee

In soli tre giorni di programmazione, 'Brokeback Mountain' è al quarto posto tra i film più visti. Negli USA c'è chi ha chiesto a Bush cosa pensa del film. Nuova galleria con 40 foto.







di Giulio Maria Corbelli


Ottimo risultato ai botteghini italiani di 'I segreti di Brokeback Mountain', il film di Ang Lee sulla storia d'amore tra due cowboy del Wyoming. Nei primi tre giorni di programmazione nelle sale italiane la pellicola ha incassato oltre 883mila euro classificandosi al quarto posto dei film più visti del weekend. Distribuito in duecento copie, il capolavoro di Ang Lee è dietro a film come 'Ecceziunale veramente', uscito in oltre 500 copie, o 'Match Point' di Woody Allen presente in più di 350 sale.

Ancora premi in vista dell'Oscar

Clicca per ingrandire...Il risultato ricalca quello eccellente ottenuto da 'Brokeback Mountain' nelle sale statunitensi, dove è uscito più di un mese fa: la pellicola è ancora al quinto posto tra i più visti e ha incassato ad oggi oltre 272 milioni di dollari. E sempre negli USA il film continua a mietere premi: l'ultimo arrivato è quello come miglior film dell'anno conferitogli dalla Producers Guild of America (PGA), l'associazione dei produttori americani.

Dal momento che il vincitore del premio assegnato dalla PGA ha ottenuto quasi sempre anche l'Oscar per il miglior film, è facile prevedere che dopo il Leone d'oro a Venezia, dopo i quattro Golden Globes per miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura e canzone originale, il valore di 'Brokeback Mountain' venga riconosciuto anche nella notte d'oro di Hollywood che si terrà il prossimo 5 marzo.

Voci dal forum

Anche gli utenti di Gay.it si entusiasmano per la vicenda dei due guardiani del Wyoming. Nel forum Cinema si moltiplicano i commenti: «sono una ragazza etero e di questa pellicola posso solo dire che mi è rimasta nel cuore» dice deborah, mentre un altro utente risponde che «un film (come un romanzo) centra l'obiettivo se fa discutere, se stimola un confronto tra punti di vista diversi. E, a quanto pare, il film c'è riuscito visto che nei forum di cinema e non solo, non si parla d'altro in questo periodo».

E Bush che ne pensa del film?

Clicca per ingrandire...Intanto la storia d'amore tra Ennis del Mar e Jack Twist, i due cowboy interpretati da Heath Ledger e Jake Gyllenhaal, continua a far discutere gli spettatori americani. Persino il presidente George W Bush si è trovato a dover rispondere a una domanda sul film di Ang Lee durante un incontro avvenuto lunedì 23 gennaio nella Università statale del Kansas. Uno studente, prendendo spunto dal fatto che lo stesso Bush è un rancher, come lo sono molti abitanti del Kansas, gli ha domandato cosa pensasse del film. Evidentemente colto in fallo, il presidente ha risposto non senza qualche esitazione e suscitando risate nella sala: «Mi piacerebbe parlare di ranching, ma non ho visto il film. Ma ne ho sentito parlare».

Tra le risate generali Bush ha poi aggiunto: «Spero che ci andiate, sapete... Spero che andiate sempre nei ranch e nelle fattorie, voglio dire». Altre risate hanno posto il termine alla domanda del ragazzo che ha aggiunto: «Le piacerebbe. Dovrebbe vederlo».


http://www.gay.it/view.php?ID=21203

lunedì 23 gennaio 2006

Il Vaticano "scopre" i diritti d'autore sulle opere del papa

Editori attenzione: se pubblicate parti della prima Enciclica di Papa Ratzinger dovrete pagare le "royalties".
La "Libreria Editrice Vaticana" conferma infatti in una nota che «esplicitamente e volutamente» le sono stati affidati «la tutela e l'esercizio dei diritti d'autore sui testi di tutte le opere di Magistero del Sommo Pontefice».
Non solo: si tratta di un provvedimento "con forza di legge" del Segretario di Stato Angelo Sodano, che riguarda "non solo" gli atti di Magistero ma «i testi di tutte le opere del cardinale Josef Ratzinger», analogamente a quanto deciso nel 1978 dall'allora segretario di Stato Jean Villot «su tutte le opere di Magistero del Sommo Pontefice ma anche sui testi del cardnale Karol Wojtyla».

La conferma e' contenuta in un comunicato diffuso oggi dalla "Libreria Editrice Vaticana" in risposta ad un quotidiano che contestava la richiesta di 15 mila euro alla "Baldini Castoldi Dalai" che all'indomani dell'elezione di Benedetto XVI aveva pubblicato "Il dizionario di Papa Ratzinger", un agile volumetto che raccoglie il pensiero del nuovo Pontefice dalla A alla Z. Curiosamente la nota della "Libreria Editrice Vaticana" si conclude con una sottolineatura che sembra pubblicizzare il libro della "Baldini Castoldi Dalai": "Il volume, giunto alla seconda edizione, consta di 124 pagine ed e' venduto al prezzo di copertina di 9,90 euro". (Agi)
23/01/2006 15.29

http://www.timesonline.co.uk/article/0,,13509-2005615,00.html

Unione in vantaggio di 6 punti; il caso Unipol non turba il voto

Anche l´immagine dei leader ds non è scalfita E Veltroni è il più "amato"
Secondo le stime del sondaggio Demos-Eurisko il distacco è quasi immutato
La responsabilità degli scandali è spartita in modo eguale: la "superiorità morale" della sinistra non è più scontata
Per metà dei cittadini la corruzione non è mai arretrata Ma le vere paure sono altre: il lavoro, i prezzi, la criminalità
Nel centrodestra il più apprezzato è Gianfranco Fini seguito da Casini E Berlusconi è al terzo posto

Gli eventi politici delle ultime settimane sembrano produrre effetti piuttosto limitati sugli orientamenti dell´elettorato e sugli equilibri tra centrodestra e centrosinistra. I casi Unipol e Antonveneta hanno scosso l´opinione pubblica e intaccato ulteriormente l´immagine dei partiti, ma senza danneggiare, in modo specifico, una delle due coalizioni. In particolare, rimane stabile il giudizio sui leader dell´Unione, e lo schieramento di centrosinistra continua a godere di un discreto margine nelle intenzioni di voto: circa sei punti. È quanto emerge dall´ultima rilevazione dell´Atlante Politico, realizzato da Demos-Eurisko per Repubblica.
Il clima politico. Le rivelazioni sulle scalate bancarie di Unipol e BPI stanno contribuendo, in questi giorni, ad allargare la frattura tra società e politica. Una componente estesa della popolazione (43%) si dice molto colpita dagli sviluppi delle inchieste giudiziarie, dal coinvolgimento di alcune figure politiche di primo livello. Quasi tre persone su quattro (73%) considerano gravi queste vicende, sebbene, al loro interno, una quota significativa (31%) ritiene ci siano, in questo momento, questioni molto più urgenti da affrontare. Del resto, se guardiamo alla lista delle priorità segnalate dai cittadini, il tema della corruzione politica figura al penultimo posto (20%), mentre le vere emergenze, nel giudizio dell´opinione pubblica, vanno ricondotte alla dimensione economica: la disoccupazione, l´inflazione.
Le responsabilità di questi scandali, secondo il 50% della popolazione, vanno spartite, in misura uguale, tra destra e sinistra: componenti piuttosto ridotte, tra gli interpellati, puntano il dito verso una delle due coalizioni. Presso la maggioranza dei cittadini, per converso, si fa largo l´idea che i legami con il mondo degli affari, in parlamento, costituiscano un elemento trasversale. Il tentativo di utilizzare il caso Unipol per contestare la presunta "superiorità morale" del centrosinistra e assimilare, sotto questo profilo, le due coalizioni trova terreno fertile negli atteggiamenti dell´elettorato.
Ciò nondimeno, gli eventi delle ultime settimane non hanno penalizzato, in misura consistente (almeno fino a questo momento), la coalizione di centrosinistra. In particolare, il giudizio sulla condotta dei Ds è sì severo - tra gli stessi elettori dell´Unione prevale l´idea che siano stati commessi degli errori - , ma solo una componente minoritaria (23%) mette in discussione l´onestà dei leader del partito. La posizione di Fassino, nella graduatoria degli uomini politici più apprezzati, rimane, peraltro, inalterata. Ottiene i favori del 44% degli intervistati: la stesso valore registrato lo scorso settembre, che conferma il segretario dei Ds sui livelli dei principali esponenti dell´Unione. Tra questi, solamente Veltroni si distingue nettamente: il sindaco di Roma, con il 59%, precede, in vetta alla graduatoria, Fini (57%) e Casini (55%). Si ferma molto più in basso, al 32%, la terza punta del "tridente" di centrodestra: il suo leader Berlusconi.
Le tendenze elettorali. Le polemiche suscitate da "bancopoli" e la massiccia campagna mediatica del presidente del consiglio hanno, di fatto, anticipato l´avvio delle campagna elettorale. Prevale ancora largamente tra gli intervistati l´attesa per una vittoria dell´Unione alle prossime elezioni. Ma crescono lievemente gli incerti e - soprattutto fra gli elettori di centrodestra - le attese di vittoria per la CdL. In parallelo, è aumentata di qualche punto la fiducia nel governo e si è un po´ ridotta quella nell´opposizione.
Sembra crescere, in generale, il settore dell´elettorato incerto sulla scelta di voto, o tentato dall´astensione: le mancate risposte sulle opzioni elettorali passano dal 31% di settembre al 37%. La recente indagine Demos-Eurisko ha ricostruito le tendenziali preferenze di quest´area grigia di intervistati, mettendo in luce una prevalenza di potenziali orientamenti di voto per il centrosinistra. In passato l´incertezza sembrava soprattutto diffusa in una parte dell´elettorato di Forza Italia. E, non a caso, le iniziative mediatiche di Berlusconi sono state sempre orientate alla ri-mobilitazione di questi settori. Il problema dell´attivazione delle proprie aree elettorali potenziali sembra oggi altrettanto rilevate per i partiti e per i leader dell´Unione.
Negli ultimi quattro mesi, la distribuzione delle intenzioni di voto non ha registrato significative trasformazioni. La distanza fra le coalizione di centrosinistra e centrodestra resta elevata, anche se si è un po´ ridotta (da oltre sette punti percentuali a sei). Entrambe le coalizioni hanno d´altra parte aumentato i consensi, per l´inclusione di diverse formazioni politiche in passato autonome. Nel centrodestra sono aumentate, inoltre, le opzioni di voto per i due principali partiti (Forza Italia e An). Il partito di Berlusconi non ha però ancora recuperato i consensi ottenuti alle elezioni europee del 2004. Nel centrosinistra, restano invece sostanzialmente stabili negli ultimi mesi le intenzioni di voto espresse per i maggiori partiti: le lievi diminuzioni registrate sono statisticamente trascurabili nelle indagini campionarie. L´affare Unipol/Bnl e le vicende delle intercettazioni telefoniche non sembrano avere effetti rilevante sull´elettorato dei Ds, né, più in generale, sugli orientamenti di voto per l´Unione. I cambiamenti del clima politico generale, e la crescita dell´incertezza che coinvolge anche settori dell´elettorato potenziale di centrosinistra, possono però rendere più complessa la conquista del consenso nel corso della campagna elettorale.

ROBERTO BIORCIO


FABIO BORDIGNON

La Repubblica 22-01-2006

Tarok ben Arcor

di Marco Travaglio


In attesa che, dopo Bernheim, Caltagirone e Tarak ben Ammar, anche Dell'Utri e Al Capone prendano le distanze da Bellachioma, si può azzardare un primo bilancio dell'ultima reincarnazione dello Zelig di Arcore: il Presidente Testimone. Sarà la stanchezza per il tour de force mediatico-giudiziario, sarà la scarsa dimestichezza di questo imputato cronico col mestiere di testimone, sta di fatto che il risultato finale è catastrofico. Come i pifferi di montagna, il Cavalier Moralista era partito per suonarle ed è finito suonato. Nessuno, nemmeno i soci in affari e i parenti stretti, ha voluto confermare le pressioni Ds sulle Generali per Unipol. In compenso l'amico Tarak ha svelato una circostanza finora inedita: cioè di essersi recato mesi fa insieme a Bernheim, presidente delle Generali, a Palazzo Chigi per parlare con Berlusconi. Di cosa? Delle scalate. Fantastico: un socio di Berlusconi rivela che Berlusconi fece ciò che imputa ai suoi oppositori. Resta da capire cosa non abbia funzionato nella machiavellica strategia del Presidente Giustizialista. Quattro possibili spiegazioni. 1) Tarak gli ha fatto uno scherzo, rivelandogli una cosa e raccontandone un'altra ai pm. 2) Quello che rivelò a Berlusconi le pressioni Ds su Bernheim non era Tarak, ma un sosia del Bagaglino. 3) Tarak parlò all'amico premier in francese, o in arabo; lui, notoriamente digiuno delle lingue, finse di capire, ma prese fischi per fiaschi. 4) Tarak è un agente di D'Alema sotto copertura, nome in codice Ikarus.
La ciclopica autotranvata di Bellachioma non è comunque una novità. È ancora fresco il ricordo della commissione Telekom Serbia, partita per scovare le tangenti di Milosevic a Prodi, Fassino e Dini e chiusa con la scoperta che il solo politico italiano ad aver preso soldi da quella partita era un deputato di An. Per non parlare della commissione Mitrokhin del semprelucido Paolo Guzzanti: doveva smascherare le collusioni fra la sinistra e lo spionaggio sovietico e addirittura la complicità di Prodi nel delitto Moro, poi dalla lista rossa saltò fuori Jas Gawronski, eurodeputato di Forza Italia. Il maggior esperto mondiale in questi ordigni alla Wilcoyote, che scoppiano regolarmente in mano a chi li prepara, è l'on. avv. prof. Carlo Taormina da Cogne: prima del suo arrivo in Val d'Aosta, era imputata per il delitto del piccolo Samuele solo la signora Franzoni; dopo il suo arrivo, a furia di interviste, appostamenti, sopralluoghi, impronte taroccate, denunce contro vicini di casa, pm, giudici, avvocati, cancellieri, uscieri, periti e carabinieri, il caso s'è trasformato in un maxiprocesso di stampo corleonese, con una decina di filoni e una trentina di imputati, tra i quali lo stesso Taormina. Che proprio l'altro giorno scioperava contro una legge che aveva votato. Poi, perso il senso dell'orientamento, chiedeva l'arresto dei suoi stessi consulenti tecnici: i leggendari "esperti internazionali" fatti arrivare direttamente dalla Svizzera per insegnare il mestiere al Ris di Parma e alla Procura di Aosta. Ancora qualche giorno, e il sagace Taormina si arresterà da solo.
Intanto, visti i risultati, Bellachioma ha smesso frettolosamente i panni del testimone per reindossare quelli, decisamente più consoni, dell'imputato. In quella veste parteciperà oggi a Milano al ciclo di commemorazioni per il sesto anniversario della morte di un vecchio amico e socio pregiudicato, col quale per anni aveva diviso quanto aveva di più caro: i conti in Svizzera e i processi in Italia. Il tutto, si capisce, per sottolineare il profondo senso etico del premier, e soprattutto e la sua proverbiale allergia ai rapporti fra politica e affari. In contemporanea, ad Hammamet, lo statista latitante verrà celebrato degnamente sulla sua tomba da Pierluigi Diaco e dai suoi seguaci, ben consci che il guaio in Italia non sono i ladri, ma «la maledetta questione morale che, com'è noto, ha saputo ricattare non poco la vita politica italiana e che in queste ore tenta, con perfida spregiudicatezza, di offendere la dignità e l'onore di alcune indiscutibili persone perbene». Questi e altri detti memorabili sono contenuti in una pubblicità di mezza pagina che da giorni ammorba diversi giornali, sotto l'imprudente titolo: «Craxi è vivo». Imprudente perché noi non sappiamo se sia vivo, ma se lo fosse sconsiglieremmo di farlo sapere troppo in giro. Qualcuno potrebbe chiedergli 50 miliardi indietro.

domenica 22 gennaio 2006

Con la verità si vince meglio

di Marco Travaglio

Caro Antonio,
ho letto il tuo commento «Primo, non farsi del male» e alcune lettere che mi invitano a «non fare il gioco di Berlusconi».

E provo a rispondere a cuore aperto. Partendo da quel che è accaduto nella bellissima serata dell’Ambra Jovinelli, dove con Peter, Furio, Flores, Beha e Sabina abbiamo presentato «Inciucio». Di serate così, per fortuna, ce ne capitano quasi ogni giorno in giro per l’Italia. E puoi ben immaginare da chi è composto il pubblico: elettori del centrosinistra ed ex del centrodestra che non ne possono più di Berlusconi, del suo monopolio incostituzionale, dell’illegalità legalizzata, della volgarità full time, insomma del regime.

Cittadini molto diversi per estrazione politico-culturale, perché almeno un miracolo il Cavaliere l’ha fatto: riunire i nostalgici di Montanelli e di Berlinguer, molti no global e i difensori della Costituzione al seguito di Scalfaro. Li ritrovi alle presentazioni dei nostri libri, alle feste dell’Unità, agl’incontri con Santoro e Massimo Fini, sul blog di Grillo, agli spettacoli di Sabina, Luttazzi, Paolo Rossi, Marco Paolini, nelle edicole a comprare la Repubblica, l’Espresso, l’Unità, Micromega, il Diario, o il Corriere per Biagi, Sartori e Stella.

Li rivedi alle primarie, eroicamente in fila per ore al gelo, nonostante i minuetti sulla guerra, le riabilitazioni di Craxi, le astensioni sulla controriforma costituzionale, il «dialogo sulla giustizia», le avances ai vari Lombardo, le porte aperte ai riciclati e agli imputati, gli inciuci sulla Rai. Finchè “di là” c’è Berlusconi, voteranno tutti centrosinistra: chi turandosi il naso, chi tagliandoselo, chi trovandosi a suo agio con questo o quel partito, chi sognando una lista Prodi che raccolga un po’ di società civile fuori dalla partitocrazia. Ma voteranno. Non ne conosco nemmeno uno che dallo scandalo Unipol e dagli altri mille inciuci concluda che «tanto vale tenersi Berlusconi» e, non sapendo quali fili tagliare per disinnescare la bomba, si astenga o voti Berlusconi perchè «sono tutti uguali». Anche perché, per quanti sforzi si facciano, è impossibile eguagliare Berlusconi. Nel nostro mondo tutti, ma proprio tutti, sanno esattamente quale filo tagliare: quello azzurro del regime. «Tra il bordello e il manganello, scelgo il bordello», diceva Montanelli nel 2001, «il manganello mi fa paura, il bordello no».

Detto questo, c’è un grosso “ma”: lo scandalo Unipol è una spada nel costato di ciascuna di queste persone. Che sanno benissimo chi è Berlusconi, come ha fatto i soldi, chi sono i suoi compari, quant’è incapace di governare. Per questo, qualunque cosa faccia, non si meravigliano di nulla e non hanno nulla da chiedergli, se non di levarsi dai piedi al più presto. Ma con i propri rappresentanti sono molto esigenti. Non s’accontentano di una generica “diversità”. Pretendono il massimo, almeno in quel campo che non è mai trattabile sul tavolo degl’inevitabili compromessi della politica: la questione morale. Che Berlusconi sia invischiato in tutt’e tre le scalate estive (Antonveneta, Rcs e Bnl), lo si dà per scontato ancor prima di saperlo. Ma si resta allibiti quando i vertici di un partito sponsorizzano una scalata con pessime compagnie.

Ecco quel che si domanda e mi domanda la gente che incontro ogni giorno. Era proprio necessario difendere gli “immobiliaristi” alla Ricucci & Coppola? Prendere le parti di Gnutti (già condannato per insider trading)? Magnificare Consorte (imputato da due anni con Gnutti per un altro insider su obbligazioni Unipol)? Balbettare su Fazio?

Prendersela con i giornalisti che avevano svelato quelle liaisons dangereuses un anno fa, avendo l’unico torto di avere ragione? Potrei continuare, ma mi fermo qui per non gettare altro sale su ferite che purtroppo restano aperte.

Tu scrivi che a sinistra c’è una rincorsa a farsi del male. Ma che deve fare tutta la brava gente che ha già deciso di votare Prodi e lo farà qualunque cosa accada? Deve pure chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie, spegnere la tv, disertare edicole, teatri, librerie e blog per non incappare in qualche giornalista o comico che gli dica la verità? Siamo sicuri che a «farci del male» non sia chi fa scandalo, ma chi lo racconta? Te l’ho detto, Antonio: credo di conoscerla un po’ questa gente. Non è come gli elettori di Berlusconi, che certe cose non vogliono neppure sentirle. Sono cittadini maturi che vogliono sapere e capire tutto di tutti. Di Berlusconi gli abbiamo raccontato (e continuiamo a raccontargli) tutto, mentre i grandi strateghi del centrosinistra ci raccomandavano di «abbassare i toni».

Ma ora questi cittadini maturi vogliono sapere anche degli altri, «dei nostri». Non per rivangare gli inciuci del passato, esercizio che sarebbe inutile e anzi dannoso se esistesse una discontinuità fra l’ieri e il domani. Ma per sapere che accadrà stavolta se, come tutti speriamo, la fairy band perderà le elezioni. Quel giorno si ripeterà esattamente la situazione del ’96: Prodi al governo, Berlusconi all’opposizione. Entrambi con 5 anni in più, Berlusconi con qualche miliardo e capello in più e qualche processo in meno.

Tutti rimpiangono la buona amministrazione del governo Prodi-Ciampi che ci portò in Europa. Ma tutti ricordano che in due sole materie l’Ulivo, in Parlamento, fece disastri: la giustizia e la libertà d’informazione, proprio quelle che stanno a cuore a Berlusconi. Quei problemi restano, incancreniti da cinque anni di regime. E a risolverli dovrebbero essere quanti che l’altra volta non lo fecero, non perché se ne scordarono, ma perché non vollero. Ecco: la nostra gente, proprio perché sa che non sono tutti uguali, s’indigna quando vede gli inciuci fra i diseguali. E, proprio perché andrà a votare contro Berlusconi, vuol sapere adesso cos’accadrà dopo su giustizia e informazione. Riusciranno i nostri eroi a liberare la Rai dall’occupazione abusiva dei partiti? Riusciranno a varare un antitrust che tolga al monopolista due reti su tre, come da programma dell’Ulivo’96? Riusciranno a dichiarare incompatibile con la politica chiunque possegga azioni di aziende di comunicazione? Riusciranno a radere al suolo tutte le leggi vergogna (anche quelle votate nel 1996-2001 da destra e sinistra a braccetto)? Riusciranno a far funzionare la giustizia anche per i potenti, magari abolendo la prescrizione durante il processo, come in America? Riusciranno a non candidare i condannati, gli imputati e i prescritti?

Questo chiede chi si sente bruciato dall’esperienza della volta scorsa: impegni chiari prima di votare, per controllare dopo, giorno per giorno, che vengano mantenuti. La novità è questa: niente più deleghe in bianco. Prima si vota, poi si vigila. Per evitare che Berlusconi vinca anche se perde. Hai presente gli “apoti” di Prezzolini? Ecco, non la beviamo più.

da l'Unità del 21 gennaio 2006

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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