sabato 23 giugno 2007

Ivan Dragoni: "Il mio compagno è morto, ho dovuto lasciarlo solo"

Gianni Delle Foglie, fondatore di Babele, è scomparso una settimana fa. L´uomo che ha vissuto con lui 26 anni racconta la sua "umiliazione"

di ZITA DAZZI





«PER la prima volta ho provato che cosa vuol dire l´umiliazione di non esistere. Con Gianni, con quell´uomo che stava morendo, ho vissuto 26 anni. Ma per le istituzioni, per l´ospedale, io ero nessuno. Non il convivente, non un parente. Nessuno. Solo un estraneo con nessun diritto». Ivan Dragoni, 62 anni, stimato professore universitario di Igiene e Tecnologia alimentare, presidente dell´Ordine dei tecnologi alimentari, ex presidente di Milano Ristorazione, ha sperimentato sulla sua pelle, quanto può costare, in termini umani, il non aver ottenuto dallo Stato il riconoscimento formale della propria unione familiare con una persona dello stesso sesso. Il compagno di tutta la sua vita, Gianni Delle Foglie, 59 anni, fondatore della storica libreria gay Babele, è morto mercoledì 11 giugno all´ospedale Policlinico, dopo cinque giorni di agonia.



Li aveva simbolicamente sposati in piazza Scala, nel 1992, Paolo Hutter, allora consigliere comunale. Anni luce prima del dibattito sui Pacs, sulle unioni civili e sui diktat vaticani. Gli ultimi che hanno passato assieme, per Ivan e Gianni sono stati cinque giorni di drammatico calvario, un calvario aggravato dalle difficoltà burocratiche che la coppia ha dovuto attraversare per riuscire a stare assieme nei momenti finali, mentre la situazione clinica precipitava senza speranze.



Signor Dragoni quando sono cominciati i problemi?



«Già quando abbiamo chiamato l´ambulanza, sabato mattina, ho capito che sarebbe stata dura. Gianni stava male, un dolore fortissimo al petto. Abbiamo capito subito che il caso era grave, ma sull´ambulanza mi hanno detto che poteva salire solo un "accompagnatore"».



E lei?



«Ho detto che ero il convivente. E ho avvertito l´imbarazzo dei lettighieri. Comunque sono stati gentili. Mi hanno fatto salire e siamo arrivati all´ospedale. Da quel momento in poi ho capito che io per loro ero meno di un passante. Cercavano i parenti».



Ma l´hanno lasciata stare accanto al suo compagno?



«Fortunatamente sì. Ma questo è stato possibile solo grazie al fatto che Gianni ha una grande, meravigliosa famiglia, che mi ha sempre voluto bene e che mi ha accettato da subito. Sono stati loro a dire ai medici che era importante che anche io stessi al capezzale del paziente».



Ma lei veniva informato?



«No. Da quando i parametri clinici hanno cominciato seriamente a deteriorarsi, io ho visto che in ogni fase, gli occhi dei medici, salivano sopra di me, come a cercare qualcuno più competente di me, un "vero" parente. Subito dopo l´angioplastica che gli è stata praticata d´urgenza, ho capito che le cose andavano male. Ma non me l´hanno comunicato loro».



Con chi comunicavano?



«Con i fratelli, i quali spiegavano a me. Poi, per fortuna, io al Policlinico conosco diverse persone, dal primario a uno dei cardiologi. Insomma, grazie a queste mie conoscenze, sono riuscito a non sentirmi completamente escluso, ad avere un po´ di attenzione».



Ma che cosa è successo?



«Questo stiamo ancora cercando di capirlo. Dopo l´angioplastica, c´è stata la somministrazione di farmaci anticoagulanti e una reazione non positiva a questa terapia. È cominciata una emorragia interna, i livelli delle piastrine sono andati a zero».



E lei durante queste fasi?



«Io, stavo sempre in secondo piano. Non mi dicevano niente: "Questioni di privacy". Solo i parenti riconosciuti dallo Stato hanno accesso alle informazioni. Ma io non sono tale, quindi i medici non potevano relazionarsi direttamente con me. A un certo punto, mentre era in corso l´emorragia cerebrale, nessuno mi parlava. Ho dovuto urlare perché mi dicessero quel che stava succedendo».



Ma ha potuto stargli accanto negli ultimi giorni?



«Sono stato sempre accanto a lui, fino all´ultimo secondo, fino a quando ha chiuso gli occhi. Certo, in un frangente del genere e in una situazione familiare come la nostra, dipendi completamente dalla disponibilità e dall´intelligenza del personale infermieristico. Tu vuoi fare delle cose banali che si fanno in quei momenti, e dipende solo da loro che tu possa farlo».



Tipo?



«Vuoi asciugare il sudore del tuo compagno, vuoi tenergli la mano. Nel mio caso, per fortuna ho potuto farlo».



E poi?



«Quando Gianni è spirato, era come se fossi diventato invisibile. Per tutte le decisioni importanti successive alla morte servono le firme di quelli che per la legge sono i familiari. Quindi i fratelli e le sorelle. Non io. Questo per esempio, per il prelievo degli organi, per la scelta della cremazione, per la richiesta di conservare le ceneri. Bastava che un solo fratello si opponesse a una di queste cose che io e Gianni avevamo deciso e sapevamo l´uno dell´altro, e si sarebbe fatto in modo diverso».



Invece?



«Come dicevo, quella è una grande famiglia, sono persone aperte, che mi vogliono bene. Non c´è stato problema da quel punto di vista».



Quando saranno i funerali?



«Lunedì, alle 11, nel cortile di casa nostra, in corso Colombo. Proietteremo il video delle nostre nozze in piazza Scala e le immagini di Gianni che cantava. Era un grande tenore. È stata una bella, lunghissima storia d´amore la nostra».





http://www.gaynews.it/view.php?ID=74421

venerdì 22 giugno 2007

Penoso servizio del TG 2 Rai sulla pedofilia dove Buttuglione tira in ballo il movimento gay

Pensi piuttosto alla pedofilia dei preti e della famiglia eterosessuale. Manifestazione di protesta contro la Rai


Il tg2 della Rai, in un servizio sulla pedofilia dell’edizione delle 20 e 30 di ieri ha mandato in onda un intervento senza replica di Buttiglione dove si rivolge un appello al movimento omosessuale perché condanni la pedofilia lasciando intendere che ci sia contiguità. Si tratta di una operazione vigliacca e calunniosa alla quale occorrrerà rispondere con una grande manifestazione di protesta sotto la sede della Rai.

A Buttiglione, che non vede l’ora di vendicarsi della sua meritatissima bocciatura a commissario europeo, diciamo che la condanna deve essere prima di tutto verso la pedofilia dei preti cattolici, documentata, visibile, sotto gli occhi di tutti. A Buttiglione ricordiamo che persino il papa è inquisito in America per aver coperto pedofili seriali.

Chiediamo inoltre a Buttiglione di condannare la pedofilia della famiglia tradizionale eterosessuale dove si sconsuman0o la stragrande maggioranza degli abusi sui minori.

Chiediamo a Buttiglione di condividere la proposta di vietare ai preti cattolici qualsiasi domanda in materia di sessualità in confessionale ai minori di 18 anni.

Infine una riflessione sulla Rai e sulla pessima informazione dei Tg dove non viene mai data la parola agli esponenti del movimento lgbt per replicare alle calunnie e agli insulti. Sarà necessario una manifestazione nazionale contro gli insulti e le censure dei Tg e di un servizio pubblico che propaganda razzismo e omofobia.


Franco Grillini
Deputato Sinistra democratica
http://www.grillini.it/show.php?4538

giovedì 21 giugno 2007

Sarkozy meglio del centro destra italiano e di una parte del centro sinistra

Abolite tasse di successione per i conviventi.





In Francia è stata presentata dal Governo una proposta di legge per l'abolizione della tassa di successione per chi ha sottoscritto il pacs.



La decisione è stata adottata dal Consiglio dei Ministri presieduto da Sarkozy, È, appena il caso di dire che ciò dimostra la distanza abissale delle destra francese da quella italiana che ha fatto il diavolo a quattro in Italia nella discussione della finanziaria a proposito di una misura assai più moderata proposta dal Governo.



In Italia si trattava di equiparare coniugi e conviventi in materia di facilitazioni fiscali sulla tassa di successione.



Su questa proposta all’intemperanza della destra si è aggiunto, lo scorso dicembre, l’appoggio dei Teodem della Margherita.



A questo punto il Governo ha ritirato la proposta per non correre il rischio che fosse bocciata l’intera finanziaria ed è da quell’episodio che nasce la pessima gestione parlamentare dei diritti delle coppie di fatto.



Morale: il Governo Sarkozy è più a sinistra del centro sinistra italiano, almeno su questa materia.







On. Franco Grillini

Deputo Sinistra Democratica

http://www.grillini.it/show.php?4533

mercoledì 20 giugno 2007

Family Day e Gay Pride: un confronto tra cifre molto fini

Il 12 maggio, al Family Day cattolico, parteciparono, secondo la questura, 250.000 persone (cfr. Corriere.it).Al Gay Pride del 16 giugno, hanno partecipato, sempre secondo la questura, 300.000 persone (cfr. il quotidiano il Giornale). Saputa la notizia, l’on. Gianfranco Fini, che aveva partecipato al Family Day “per il senso che AN ha della famiglia” (cfr. sito di AN), ha coerentemente deciso di separarsi (cfr. Repubblica.it).

La chiesa cattolica non sta vincendo

di Giovanni Dall'Orto





Una delle regole più antiche dell’arte della guerra è che anche quando si è vicini alla sconfitta è necessario far credere (ai propri soldati, ma soprattutto al nemico) di stare vincendo. Un aneddoto racconta di un generale assediato, al quale restavano viveri solo per pochi giorni, che fece scagliare con le catapulte sugli assedianti (anch’essi a corto di viveri) le ultime pagnotte rimaste, per far credere loro di avere ancora tanta abbondanza di cibo da poterlo sprecare, riuscendo a scoraggiare gli aggressori.



La chiesa cattolica in due millenni ne ha imparata una più del diavolo sul come combattere e liquidare i propri nemici. E la regola che ho appena enunciata la conosce fin troppo bene e la sta applicando con ostinazione, riuscendo a farci credere di essere una potenza in espansione, destinata a trionfare.



Niente di più falso. L’iperattivismo della chiesa cattolica nasce semmai dalla disperazione e dalla constatazione del fatto di stare perdendo terreno giorno dopo giorno. Attraverso il controllo diretto dei governi la chiesa cerca di compensare il fallimento del suo controllo sugli individui. E questo è un segno di debolezza, non di forza: la chiesa tratta con gli eletti solo perché sa che chiedesse qualcosa agli elettori non sarebbe ascoltata.



Questa linea d’azione è rischiosissima, perché ogni volta che la chiesa diviene luogo di gestione del potere, il potere acquisisce interesse a controllarla direttamente. Il laicismo protegge infatti lo stato dalla chiesa, ma protegge anche la chiesa dallo stato. Viceversa, il trionfo del clericalismo (= il potere politico nelle mani della chiesa) rende interessante il cesaropapismo (= la chiesa nelle mani di chi ha, o vuole, il potere politico). A qualcuno sarà forse sfuggito, ma dopo l’assassinio di un poliziotto a Catania a una partita di calcio, una esponente politica ha criticato la predica nel duomo della domenica successiva perché non lo ha commemorato. Con grande scandalo per l’”interferenza” da parte del prelato interessato. Ma perché scandalizzarsi? Se i politici fanno tanti (troppi) favori alla chiesa, si pretenderà forse che li facciano gratis, senza chiedere poi nulla in cambio? Più la chiesa, come un drogato, diventa dipendente dai soldi e dai favori dei politici, più rischia di vedersi sospendere la droga se in cambio non fa loro “favori”. È la politica, baby.



Tutto questo la chiesa, istituzione che da 1600 anni pensa principalmente a gestire il potere, lo sa meglio di me. Eppure va avanti su questa strada: questo è un sintomo della sua mancanza di alternative. Altro che trionfo. La chiesa sa d’essere ricca, potente e ininfluente: per questo alza la voce e i toni, ci bombarda di pagnotte per scoraggiarci e farci togliere l’”assedio” in cui (per sua ammissione) si sente rinchiusa.



I Pacs li avremo, o prima o poi. La chiesa lo sa, e sta solo cercando di alzare il prezzo della sua resa. Se però noi rinunceremo a combattere, convinti del fatto che (come sento dire in giro) essa sia “troppo forte”, allora avrà ottenuto più di quello che sperava.



Spulciamo qualche altro aneddoto. Negli stessi giorni in cui la chiesa riusciva a mandare a puttane i Dico in Italia, nel penultimo o terzultimo Paese europeo in cui l’aborto è proibito, il Portogallo, il referendum contro tale proibizione si concludeva con la sconfitta dei cattolici.



Una figlia di Berlusconi sta aspettando un bimbo da un uomo con cui convive al di fuori del matrimonio. Del resto pure babbo è divorziato e risposato. E se i baluardi politici della morale della chiesa, e soprattutto se i potenti italiani hanno abbandonato tanto sfacciatamente la sua morale famigliare, quanti anni si può presumere che possa durare ancora?



Il matrimonio civile (sono dati ufficiali di questo mese) ha già superato quello religioso in città che anticipano le tendenze nazionali, come Milano, e la percentuale dei matrimoni civili è in costante crescita ovunque. La convivenze crescono e le gravidanze al di fuori del matrimonio (per l’appunto) anche. Questo è forse un segno del trionfo della guerra scatenata dai clericali? A quanto pare, la chiesa sta vincendo tutte le battaglie in Parlamento ma sta perdendo la guerra nella società. Che agisce fregandosene dei suoi anatemi.



La battaglia clericale contro i Dico (e il resto) è già perduta perché, se vinta, potrebbe solo riuscire a fare vivere peggio alcuni milioni di persone, ma non a fare vivere meglio nessuno. E questa è una proposta filosofica straordinariamente stupida e poco attraente. Se la religione è, come disse Marx “il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di situazioni in cui lo spirito è assente”, sfido chiunque a trovare nei messaggi di Ruini e dei Ratzinger qualsiasi sentimento, qualsiasi spirito, qualsiasi sospiro... qualsiasi promessa di un mondo migliore.



La realtà è ormai passata al di sopra della testa della chiesa. Ratzinger vorrebbe che le donne non andassero a lavorare e che stessero a casa a curare i figli, tuttavia in un mondo in cui i salari reali (e precari) sono di 900 euro al mese, con affitti da 600 euro al mese quale giovane e cattolico marito potrebbe mantenere se stesso, una moglie e magari pure dei figli? Il doppio stipendio non è un capriccio: è una necessità per sopravvivere. E non ci sono “sgravi” o “incentivi” ministeriali che tengano quando se sei giovane sei precario, e se sei precario non hai nulla da cui “sgravare”.



Ratzinger ha già perso la sua guerra semplicemente perché la famiglia di cui parla non esiste più, da quando la globalizzazione e le (contro)”riforme” neoliberiste (e non certo il “laicismo” o “l’ateismo” o...) l’hanno uccisa. Oggi, in Italia, se sei donna e resti incinta ti licenziano. Punto. E guarda caso, il primo a farlo è il Vaticano, che non prevede il “congedo di maternità” per le sue dipendenti.



Questo dimostra che neppure la chiesa crede nel “sostegno della famiglia” per cui organizza i family days.



Dipende quindi solo da noi capirlo, e smetterla di darle credito di un potere che essa rivendica, ma che non possiede più.





http://www.gaynews.it/view.php?ID=74372

Ha quattro mamme lesbiche, è etero e addirittura felice

(20/06/2007) Eamon Waterford è un sorridente giovanotto eterosessuale che studia all’università e che tutte le mamme vorrebbero come figlio. Eamon però di mamme ne ha quattro. Tutte lesbiche.


Arriva dall’Australia la storia di Eamon Waterford, sorridente giovanotto eterosessuale che studia all’università e che tutte le mamme vorrebbero come figlio. Eamon però di mamme ne ha quattro. Tutte lesbiche.



Mary è la mamma biologica che viveva con Jill quando ha dato alla luce Eamon. Dopo 2 anni dalla nascita, Jill è andata a vivere con Sarah mentre Mary e Judy hanno iniziato una relazione quando Eamon di anni ne aveva 6. A qualcuno magari sembra troppo anche una mamma soltanto ma il ragazzo è entusiasta delle sue mamme che hanno tutte avuto un ruolo importante nella sua crescita.
Eamon ora frequenta il secondo anno di ‘Studi Internazionali’ alla University of NSW, sogna una carriera come politico o diplomatico e divide la casa con suo ‘fratello’ Charlie, il figlio 19enne di Judy. Altro che Family Day, Eamon cresciuto da genitori gay, è eterosessuale e, addirittura, felice.

giacomo.cellottini@gay.tv

http://www.gay.tv/ita/magazine/news/dettaglio.asp?i=5298

Svezia: i conservatori appoggiano il matrimonio gay

Succede in Svezia, anche se vista la situazione italiana a noi sembra Marte: il maggior partito della coalizione di centro destra al governo annuncia il proprio sostegno a legge sui matrimoni gay.





STOCCOLMA – Il partito moderato-conservatore del primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt, il principale partito della coalizione di governo, ha annunciato il proprio appoggio al progetto di legge per l’estensione del diritto di matrimonio anche alle coppie omosessuali. La scorsa settimana il governo aveva rischiato di capitolare a seguito della rivolta di ben otto parlamentari, tra cui un ministro, che avevano minacciato le dimissioni se non fosse stato affrontato questo aspetto legato alle discriminazioni connesse all’orientamento sessuale.



Una commissione parlamentare lo scorso anno aveva esaminato in modo approfondito il problema e a marzo aveva presentato le proprie raccomandazioni all’esecutivo esprimendosi a favore del diritto al matrimonio anche per le coppie same-sex. In Svezia le coppie gay e lesbiche sono già legalmente riconosciute e tutelate sin dal 1995, ma ora le motivazioni con le quali si cerca di giustificare il ‘no’ al diritto al matrimonio appaiono sempre più pretestuose e ideologicamente pregiudiziali, per cui un’ampissima parte delle forze parlamentari è d’accordo con il progetto del matrimonio gay. A favore le forze di sinistra e liberali, contrari invece i Cristiano Democratici, che hanno annunciato che si opporranno alla nuova legge.



La Chiesa di Svezia già da tempo ha dato la propria benedizione alle unioni gay e lesbiche.





http://www.gay.it/channels/view.php?id=23059

Mancuso: "Noi gay forti come un partito. Basta mediazioni con i politici"

Parla Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay "Sabato è stata la più grossa mobilitazione degli ultimi 20 anni, ma il centro sinistra fa finta di nulla. Ci organizzeremo"

di Laura Eduati







Il Gay Pride di sabato? «La più grande manifestazione della sinistra sociale degli ultimi 20 anni». Eppure i leader del centro-sinistra «fanno finta di nulla». Una delusione che si aggiunge alle delusioni: niente Dico, niente nozze gay, niente diritti. Per Aurelio Mancuso, presidente dell'Arcigay, è arrivato il momento di raccogliere le forze e sfidare apertamente la politica. «Non dico un partito, ma un movimento che sa spostare centinaia di migliaia di voti». E intanto partirà a breve la campagna per la restituzione delle tessere elettorali e uno sciopero fiscale.



Mancuso, che cosa sta succedendo? Fate un partito?



Ci stiamo godendo la vittoria ma stiamo anche cominciando a riflettere, per gestire la forza di un milione di persone a San Giovanni ci vogliono nervi saldi e prospettive chiare. L'Arcigay da tempo ha preso le distanze dai partiti, siamo già un movimento politico e sociale ma questo non significa poter diventare un partito. Finalmente tutto il movimento glbtq è unito, e alcune aree chiedono una presenza più forte nella politica senza mediazioni. Naturalmente si aprirà un dibattito interno, e non escludiamo di aprire delle sedi unitarie per favorirlo.



Facile immaginare che ciò nasca dalla delusione nei confronti di chi vi rappresenta in Parlamento e nel governo.



Chi fra noi ha scelto di buttarsi in politica non ha avuto successo, continuiamo ad essere sottorappresentati e a non ottenere i nostri diritti. Ecco perché oggi scegliamo un percorso diverso, la nostra agenda politica è contenuta nella piattaforma del Pride (matrimonio gay e leggi antidiscriminazione, ndr). Adesso si tratta di capire con quali strumenti mantenere la nostra unità pur conservando la pluralità tipica del movimento glbtq.



Sul palco del Pride avete chiesto una politica laica e indipendente dalle ingerenze vaticane. Perché non pensate che il cantiere della sinistra non potrebbe raccogliere le vostre rivendicazioni?



Non guardiamo a nessuna sponda politica precisa. In questo momento sono aperti tre cantieri, la costituente del Pd, la cosiddetta "cosa rossa" e la costituente socialista. I dirigenti del movimento provengono da esperienze politiche diversificate, e poiché nessuno dei tre cantieri ha scritto un percorso chiaro non ce la sentiamo di buttarci da una parte o dall'altra. Allo stesso tempo non staremo alla finestra: alle tre entità politiche diciamo che se pensano di prenscindere dalle nostre questioni si sbagliano di grosso. Ma lo facciamo come forza unitaria, come rappresentanti del popolo di San Giovanni, un soggetto politico e sociale che si è espresso a prescindere dall'appartenenza politica.



Un ultimatum.



Siamo arrabbiati, perché dopo questo enorme Pride anche la sinistra ha fatto come se non fosse accaduto nulla. Dove sono i leader? Non li sentiamo parlare. Da sempre abbiamo cercato il confronto con la politica, ora è la politica che deve dialogare con noi perché con le mediazioni non abbiamo ottenuto nulla. Non diventeremo dei qualunquisti né minacceremo di votare il centro-destra, ma se devo dire la verità ci lasciano indifferenti le persone, vogliamo i risultati.



Di che cosa non si sta accorgendo il centro-sinistra?



Concerti del 1 maggio a parte, quando avete visto così tanta gente a S. Giovanni? Il silenzio della maggioranza la dice lunga su come è messa questa sinistra. Da parte nostra, continueremo con le nostre rivendicazioni nei Pride separati di Milano sabato 23 giugno, il 30 a Torino e il 7 luglio a Catania.



Dal palco di San Giovanni hai promesso scioperi fiscali e atti di disobbedienza civile.



Li metteremo in atto. Abbiamo messo al lavoro i nostri giuristi perché trovino una tassa da non pagare, un poì come l'obiezione di coscienza sulle spese militari. Metteremo quei soldi in un fondo di solidarietà. Eppoi in autunno partirà la campagna per la restituzione delle tessere elettorali, una protesta simbolica per fare capire che non stiamo affatto scherzando.



Molti eterosessuali hanno partecipato al Pride. Ma è pur vero che la stragrande maggioranza erano omosessuali. Come la vedi?



Mi ha stupito ma non mi ha sorpreso la partecipazione del popolo delle discoteche, che normalmente non privilegia l'aspetto politico del Pride. C'eravamo tutti, e questo vorrà pur dire qualche cosa. Basta fare un raffronto: nel primo Pride del 1994 eravamo in 12mila, nel 2000 mezzo milione, oggi un milione. Eppoi al termine del corteo, durante gli interventi dal palco, moltissimi hanno deciso di rimanere ad ascoltare e questo gli altri anni non succedeva.



Se la politica continuerà a non darvi ascolto, cosa farete?



Devono stare ben attenti, l'ultimo dato scientifico diceva che il movimento glbtq poteva influenzare dalle 300mila alle 500mila persone, a destra come a sinistra visto che non tutti i gay votano a sinistra. Senza contare gli eterosessuali chestanno dalla nostra parte e vorrebbero riconoscerci i diritti che chiediamo. In questi giorni ho ricevuto moltissimi messaggi di solidarietà da parte di etero di sinistra. Tutti dello stesso tenore: siamo con voi, questa sinistra ci ha deluso.



19/06/2007

http://www.gaynews.it/view.php?ID=74351

lunedì 18 giugno 2007

Il Pride Roma 2007 su YouTube







domenica 17 giugno 2007

Gay Pride: un milione di persone annunciano la nascita di coscienza

(16/06/2007) Roma invasa dalla marcia dell`orgoglio omosessuale. `Non vogliamo i Dico, vogliamo il matrimonio` grida Mancuso (Arcigay) dal palco. Le foto dei protagonisti.



di
Giuliano Federico - Giacomo Cellottini





IL GAY PRIDE DELLA COSCIENZA

È un cielo dal sole umido, denso di lacrime e sudore, quello che avvolge Roma in questa giornata di colori e rabbia, protesta e amore. Piazzale Ostiense alle 13.30 è già intasato del puzzo di diesel dei carri multicolore e la gente è tanta. Tantissima. Si capisce subito che sta per succedere qualcosa. L’aria è elettrica, insieme a lesbiche, gay e trans sono già presenti tantissime famiglie e coppie eterosessuali. Tanti i bambini, poche oscenità e nudità, il folklore pare più misurato del solito.

La notte appena trascorsa ha lasciato in gola a questa giornata, il catarro viscoso di scritte neofasciste apparse sui manifesti e i muri di Roma. Dai media arriva l’eco degli starnazzi clericali dei politici manovrati da Oltretevere. Il tanfo pavido della codardia della sinistra di potere avvolge in una morsa sconsolante i vertici del movimento LGBT, coscienti che il dado è tratto e quei partiti che oggi sono al governo non potranno più essere indicati come rappresentanti delle istanze omosessuali. Alle 19.30, quando un milione di persone cerca di riversarsi in Piazza San Giovanni senza riuscirci, dal pullman adibito al palco il Presidente di Arcigay Aurelio Mancuso grida “Non sappiamo che farcene dei vostri DICO, vogliamo il matrimonio”. Un boato sovrasta la piazza.





Sono trascorsi sette anni da quell’8 Luglio dell’anno 2000, da quel Roma World Pride che ruppe le acque di una gravidanza che oggi pare dare alla luce una bambina che si chiama “coscienza”.

‘Coscienza’ ha il volto dei bambini delle famiglie Arcobaleno. ‘Coscienza’ ha il volto delle centinaia di migliaia di persone eterosessuali scese in strada oggi a Roma al nostro fianco. E ovviamente ‘Coscienza’ ha il volto nostro, delle persone omosessuali e transessuali che oggi hanno abbracciato Roma, più di quanto abbiano fatto i cattolici con il Family Day, senza avere neanche un millesimo dei mezzi che la lobby vaticana ha fornito alla manifestazione pro-famiglia dello scorso Maggio. ‘Coscienza’ ha il volto di chi pensa che questa battaglia non sia solo una battaglia di donne lesbiche, uomini omosessuali, persone transessuali e bisessuali. Ma una battaglia di individui singoli, solitari e insieme appartenenti ad uno slancio di proposta futura. Di anelito di libertà e di costruzione di una società più larga, più robusta, più inclusiva. Una battaglia combattuta con i muscoli della ragione contro le armi di massa della paura. Una battaglia in difesa dell’amore e della sua molteplicità, contro il monoteismo dell’odio. Oggi è un bel giorno e da domani possiamo davvero sentirci più forti.





http://www.gay.tv/ita/magazine/we_like/dettaglio.asp?i=4029

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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