mercoledì 20 giugno 2007

La chiesa cattolica non sta vincendo

di Giovanni Dall'Orto





Una delle regole più antiche dell’arte della guerra è che anche quando si è vicini alla sconfitta è necessario far credere (ai propri soldati, ma soprattutto al nemico) di stare vincendo. Un aneddoto racconta di un generale assediato, al quale restavano viveri solo per pochi giorni, che fece scagliare con le catapulte sugli assedianti (anch’essi a corto di viveri) le ultime pagnotte rimaste, per far credere loro di avere ancora tanta abbondanza di cibo da poterlo sprecare, riuscendo a scoraggiare gli aggressori.



La chiesa cattolica in due millenni ne ha imparata una più del diavolo sul come combattere e liquidare i propri nemici. E la regola che ho appena enunciata la conosce fin troppo bene e la sta applicando con ostinazione, riuscendo a farci credere di essere una potenza in espansione, destinata a trionfare.



Niente di più falso. L’iperattivismo della chiesa cattolica nasce semmai dalla disperazione e dalla constatazione del fatto di stare perdendo terreno giorno dopo giorno. Attraverso il controllo diretto dei governi la chiesa cerca di compensare il fallimento del suo controllo sugli individui. E questo è un segno di debolezza, non di forza: la chiesa tratta con gli eletti solo perché sa che chiedesse qualcosa agli elettori non sarebbe ascoltata.



Questa linea d’azione è rischiosissima, perché ogni volta che la chiesa diviene luogo di gestione del potere, il potere acquisisce interesse a controllarla direttamente. Il laicismo protegge infatti lo stato dalla chiesa, ma protegge anche la chiesa dallo stato. Viceversa, il trionfo del clericalismo (= il potere politico nelle mani della chiesa) rende interessante il cesaropapismo (= la chiesa nelle mani di chi ha, o vuole, il potere politico). A qualcuno sarà forse sfuggito, ma dopo l’assassinio di un poliziotto a Catania a una partita di calcio, una esponente politica ha criticato la predica nel duomo della domenica successiva perché non lo ha commemorato. Con grande scandalo per l’”interferenza” da parte del prelato interessato. Ma perché scandalizzarsi? Se i politici fanno tanti (troppi) favori alla chiesa, si pretenderà forse che li facciano gratis, senza chiedere poi nulla in cambio? Più la chiesa, come un drogato, diventa dipendente dai soldi e dai favori dei politici, più rischia di vedersi sospendere la droga se in cambio non fa loro “favori”. È la politica, baby.



Tutto questo la chiesa, istituzione che da 1600 anni pensa principalmente a gestire il potere, lo sa meglio di me. Eppure va avanti su questa strada: questo è un sintomo della sua mancanza di alternative. Altro che trionfo. La chiesa sa d’essere ricca, potente e ininfluente: per questo alza la voce e i toni, ci bombarda di pagnotte per scoraggiarci e farci togliere l’”assedio” in cui (per sua ammissione) si sente rinchiusa.



I Pacs li avremo, o prima o poi. La chiesa lo sa, e sta solo cercando di alzare il prezzo della sua resa. Se però noi rinunceremo a combattere, convinti del fatto che (come sento dire in giro) essa sia “troppo forte”, allora avrà ottenuto più di quello che sperava.



Spulciamo qualche altro aneddoto. Negli stessi giorni in cui la chiesa riusciva a mandare a puttane i Dico in Italia, nel penultimo o terzultimo Paese europeo in cui l’aborto è proibito, il Portogallo, il referendum contro tale proibizione si concludeva con la sconfitta dei cattolici.



Una figlia di Berlusconi sta aspettando un bimbo da un uomo con cui convive al di fuori del matrimonio. Del resto pure babbo è divorziato e risposato. E se i baluardi politici della morale della chiesa, e soprattutto se i potenti italiani hanno abbandonato tanto sfacciatamente la sua morale famigliare, quanti anni si può presumere che possa durare ancora?



Il matrimonio civile (sono dati ufficiali di questo mese) ha già superato quello religioso in città che anticipano le tendenze nazionali, come Milano, e la percentuale dei matrimoni civili è in costante crescita ovunque. La convivenze crescono e le gravidanze al di fuori del matrimonio (per l’appunto) anche. Questo è forse un segno del trionfo della guerra scatenata dai clericali? A quanto pare, la chiesa sta vincendo tutte le battaglie in Parlamento ma sta perdendo la guerra nella società. Che agisce fregandosene dei suoi anatemi.



La battaglia clericale contro i Dico (e il resto) è già perduta perché, se vinta, potrebbe solo riuscire a fare vivere peggio alcuni milioni di persone, ma non a fare vivere meglio nessuno. E questa è una proposta filosofica straordinariamente stupida e poco attraente. Se la religione è, come disse Marx “il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di situazioni in cui lo spirito è assente”, sfido chiunque a trovare nei messaggi di Ruini e dei Ratzinger qualsiasi sentimento, qualsiasi spirito, qualsiasi sospiro... qualsiasi promessa di un mondo migliore.



La realtà è ormai passata al di sopra della testa della chiesa. Ratzinger vorrebbe che le donne non andassero a lavorare e che stessero a casa a curare i figli, tuttavia in un mondo in cui i salari reali (e precari) sono di 900 euro al mese, con affitti da 600 euro al mese quale giovane e cattolico marito potrebbe mantenere se stesso, una moglie e magari pure dei figli? Il doppio stipendio non è un capriccio: è una necessità per sopravvivere. E non ci sono “sgravi” o “incentivi” ministeriali che tengano quando se sei giovane sei precario, e se sei precario non hai nulla da cui “sgravare”.



Ratzinger ha già perso la sua guerra semplicemente perché la famiglia di cui parla non esiste più, da quando la globalizzazione e le (contro)”riforme” neoliberiste (e non certo il “laicismo” o “l’ateismo” o...) l’hanno uccisa. Oggi, in Italia, se sei donna e resti incinta ti licenziano. Punto. E guarda caso, il primo a farlo è il Vaticano, che non prevede il “congedo di maternità” per le sue dipendenti.



Questo dimostra che neppure la chiesa crede nel “sostegno della famiglia” per cui organizza i family days.



Dipende quindi solo da noi capirlo, e smetterla di darle credito di un potere che essa rivendica, ma che non possiede più.





http://www.gaynews.it/view.php?ID=74372

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