martedì 6 marzo 2007

Omosessualità: per 6 italiani su 10 è naturale

Lo rivela un sondaggio condotto dal mensile Focus Il 64,3% degli italiani considera naturale la condizione gay. E il 93 si dichiara aperto ad amicizie con persone omosessuali.



L'omosessualita' e' naturale per sei italiani su dieci. Lo rivela un sondaggio condotto dal mensile Focus Il 64,3% degli italiani considera naturale la condizione gay. E il 93 si dichiara aperto ad amicizie con persone omosessuali. Sono questi alcuni dei piu' significativi risultati di un sondaggio, su un campione di piu' di settecento lettori, condotto dal mensile Focus sull'onda di un'inchiesta sulla vita delle persone omosessuali, i loro problemi, i loro comportamenti di coppia. Proprio mentre il dibattito sui Dico riapre la diatriba sulla omosessualita' (per alcuni sarebbe una devianza, per altri una delle tante espressioni della naturale sessualita' umana) il sondaggio dimostra che la maggior parte degli italiani non condanna e non teme il mondo gay. L'apertura verso i gay e' piu' diffusa tra le donne (il 98% di loro si dichiara disponibile a un'amicizia gay) che tra gli uomini (87). La fascia di eta' piu' aperta (solo il 27% considera l'omosessualita' innaturale) e' quella di chi ha tra i 40 e i 64 anni, la generazione del boom demografico e della contestazione.
Nella generazione successiva invece (26-39 anni) la percentuale di chi considera "innaturale" la condizione di gay torna a salire al 40, per poi scendere di nuovo (33,88) tra chi ha tra i 14 e i 25 anni. Altre curiosita': il 69% non avrebbe problemi ad entrare "per curiosita'" in un locale gay. Il 54% delle donne (ma solo il 42% dei maschi) si dichiara disponibile a partecipare "per solidarieta'" a un gay pride. Un'ampia maggioranza (76%) e' infine favorevole al "coming out", vale a dire la dichiarazione pubblica della propria omosessualita'.


http://www.gaynews.it/view.php?ID=72738

lunedì 5 marzo 2007

Diritti civili in Spagna. Così parlò Zapatero

di Leonardo Sacchetti


Il cerbiatto è diventato leone? «A ben vedere - raccontano i giornalisti de El Pais -, lo è sempre stato». Quel soprannome - «Bambi» - che gli avversari (dentro e fuori il suo partito, il socialista) gli avevano affibbiato, non ha mai dato noia al premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero. Anzi: essere «Bambi» lo ha fatto sottovalutare al conservatore Partito Popolare nella campagna per le elezioni di tre anni fa. E anche i colonnelli del Psoe lo avevano appoggiato come chi scommette su un buon cavallo ma non certo un purosangue. Ad un anno dalle nuove elezioni politiche, Zapatero è sempre più leone e la Spagna continua a marciare avanti, sia nell'economia che nell'agenda delle riforme sociali.

Forse è merito anche dell'unità del suo governo, con 8 ministri donne sui sedici. Una pattuglia «rosa» guidata dalla vicepremier Maria Teresa Fernandez de la Vega, considerata la miglior politica spagnola, seconda solo a Zapatero. Forse, più semplicemente, è merito dell'intero governo che, compatto, è riuscito a mettere in pratica gran parte del programma. Nell'agenda degli spagnoli, il venerdì è così diventato un appuntamento fisso con la politica: è il giorno in cui si riunisce il Consiglio dei Ministri alla Moncloa (Madrid). E già in tarda mattinata, le novità sono sulla bocca di tutti. L'ultima, in fatto di tempo, è quella sulle nuove regole e garanzie per chi prende mutui o ipoteche. Una svolta per un Paese che ha poggiato e poggia la sua ricchezza sull'economia del mattone. Sulla costante crescita (oltre la media europea) del suo prodotto interno, la Spagna di Zapatero è criticata per continuare ad appoggiarsi ancora alle lottizzazioni edilizie. Madrid non ha mai smesso di crescere e di costruire. Così pure Barcellona, Valenzia e Siviglia.

Ma la continuità con il passato finisce qui. Il governo Zapatero è riuscito a legiferare su vari campi.

Nozze tra persone dello stesso sesso, codice di tutela per le pari opportunità, salvaguardia dei diritti delle donne, codice di trasparenza per gli amministratori, abolizione dell'ora di religione obbligatoria nelle scuole pubbliche.

Nel giro di tre anni, Zapatero è riuscito a imprimere un nuovo volto alla categoria dei diritti sociali. La Legge sull'Uguaglianza (2006) ha messo nero su bianco i diritti delle donne sia in ambito domestico (anche contro le violenze dentro le mura di casa) che in quello economico (fissando la parità di stipendi e di diritti da stipulare nei nuovi contratti). E poi: la Legge sui diritti dei consumatori, che ha permesso di frenare la pratica dell'arrotondamento seguita e radicatasi dopo l'ingresso dell'Euro. Una nuova Legge organica dell'Educazione, con paletti certi e condivisi del ruolo delle chiese anche nelle scuole private. Ci sono anche tutte le leggi legate ai diritti di genere: come quella appena approvata sulla possibilità per i transessuali di cambiare sesso all'anagrafe senza doversi sottoporre a costosi e dolorosi interventi chirurgici; quella che equipara i diritti delle coppie (sia omo che etero) nella giurisprudenza di famiglia, snellendo ataviche procedure burocratiche, anche in caso di separazione e divorzio. O come la Legge sulla fecondazione assistita che, in poco tempo, ha permesso a migliaia di persone (anche a italiani) di avere figli.

La riforma del mercato del lavoro, in un'economia che punta a superare l'Italia nel G8, è uno dei temi più spinosi per la sinistra spagnola. Zapatero non è riuscito a diminuire la precarietà dell'occupazione, soprattutto per i più giovani. È in Spagna che è stato coniato il termine «mileuristas» (i giovani lavoratori che campano con al massimo mille euro al mese). Ma è pur sempre la Spagna di Zapatero che ha puntato sul risvolto della medaglia della precarietà: qui, la mobilità permette di cambiare rapidamente lavoro e anche di poter puntare a posizioni di prestigio. Un po' come ha fatto la Gran Bretagna del primo Tony Blair, anche se i dati sulla disoccupazione iberica (soprattutto tra le donne e i giovani) continuano ad essere alti.

Poi c'è la nuova politica estera, lontana da Bush ma in sintonia con Bruxelles e, soprattutto, con i paesi arabi; la riforma per poter giudicare le violazioni dei diritti umani, ovunque nel mondo. C'è il percorso di riforma delle autonomie locali.

Certo, questo cerbiatto rivelatosi leone non ha passato tre anni sempre sulla breccia dell'onda. È la cancrena dell'Eta che ha messo all'angolo Zapatero in questi anni: il premier è stato accusato di voler negoziare con gli etarras sul corpo delle vittime del terrorismo. Sono state le manifestazioni contro l'Eta e contro il dialogo, le uniche forme rilevanti di opposizione a Zapatero. Il governo ha così interrotto ogni negoziato.

Il leone mascherato da «Bambi» può così guardare alle elezioni del prossimo anno con ottimismo, anche per via del disastro che ancor oggi è il Pp. La lunga serie di riforme, infatti, non ha creato una nuova opposizione politica e anche l'episcopato spagnolo sembra ormai convinto che nessun anatema possa fermare questo 46enne cerbiatto socialista, figlio di repubblicani anti-franchisti. La sera del 14 marzo 2004, chiesero a Zapatero: «Ma quando tornerà la repubblica?». Lui sorrise e non rispose. Chissà se «Bambi» avrà il coraggio di sfidare l'ultimo tabù spagnolo.

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=64114

domenica 4 marzo 2007

Binetti infiamma il raduno gay: "Omosessualità, una devianza"

La senatrice teodem parla di diversità genetica. Grillini: sovrappone
la religione alla scienza. E sulle adesioni alla marcia del 10 marzo l'Unione si divide
di ALBERTO CUSTODERO


Paola Binetti


ROMA - "L'omosessualità è una devianza della personalità". Lo ha dichiarato a Tetris (il surreality della politica italiana in onda ieri mattina su La7) la senatrice teodem della Margherita Paola Binetti. E il dibattito sull'omosessualità, dopo il ritiro dei Dico dai 12 punti di Prodi - e a cinque giorni dalla manifestazione gay per le "unioni civili" di Piazza Farnese - s'è subito infiammato. Incalzata dal conduttore Luca Telese, la Binetti ha rincarato la dose, argomentando che essere gay è "un comportamento molto diverso dalla norma iscritta in un codice morfologico, genetico, endocrinologico e caratteriologico".

La patente di "diversità genetica", tuttavia, non è piaciuta al deputato Ds Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, anch'egli presente alla trasmissione. "Tu sovrapponi la religione alla scienza - ha tuonato Grillini - e le confondi. Usi del ciarpame scientifico per sostenere una posizione razzista". Per l'affondo, Grillini ha fatto riferimento all'ammissione della Binetti di praticare la preghiera dell'Opus Dei (di cui fa parte), con l'uso del cilicio. "La chiesa è una dittatura - ha chiosato Grillini - e l'Opus Dei vuole curare gli omosessuali. Io difendo il tuo diritto a godere mortificando la carne. Non critico le pratiche di sadomasochismo, ma non devono essere imposte agli altri".

Il confronto fra i due politici che appartengono allo stesso gruppo parlamentare (l'Ulivo), e sono destinati a far parte in futuro dello stesso partito (il Democratico), ha animato la vigilia della manifestazione del "10 aprile". Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, prende le distanze da certi toni. "Per me - ha detto - queste cose non aiutano la gente a capire, umiliano e emarginano ancor di più". Sul battibecco Binetti-Grillini è intervenuto anche Enrico Oliari, militante di An, autore del libro "l'omodelinquente", e fondatore di GayLib, il movimento omosessuale di centro destra. "Siamo diventati lo zimbello di tutte le associazioni omosessuali europee - ha spiegato Oliari - anche per le recenti dichiarazioni di Berlusconi secondo cui i gay sono 'di sinistra'. Il fondamentalismo cattolico della Binelli fa pensare, mi pare più estremista dello stesso Ruini. Ogni tanto penso che vogliano farci vivere come l'Afghanistan dei talebani".

Ma sabato prossimo la manifestazione nazionale gay sarà, per così dire, bipartisan. A sorpresa, infatti, aderiranno anche gli omosessuali di centro destra di GayLib. "Saremo in piazza - ha commentato ancora Oliari - per convincere i politici di destra a approvare in parlamento una legge sulle 'unioni civili'". "È passato molto tempo - ha aggiunto - da quando Fini disse che i gli omosessuali non potevano fare i maestri di scuola. Oggi ci sono aperture dallo stesso segretario di An e anche dal più 'durò Storace".

Sul fronte della partecipazione al raduno del "10 marzo", si sono registrate adesioni e defezioni all'interno del centrosinistra, segno che la risi di governo (ufficialmente sulla politica estera, in realtà sulle coppie di fatto), ha lasciato il segno. E anche azioni di disturbo. Opposte le posizioni dei due ministri che hanno firmato i Dico: Rosy Bindi rinuncerà perché "è tema del suo ministero della Famiglia", Barbara Pollastrini, invece, ci sarà "se riuscirà a tornare in tempo da New York". Cesare Salvi, Ds, presidente commissione Giustizia del senato "non ritiene conveniente esserci per evitare polemiche", mentre Paolo Ferrero, Prc, ministro della Solidarietà sociale, non vuole fare "due parti in commedia". È Paolo Hutter, infine (nel '92, come consigliere comunale a Milano, unì per la prima volta 10 coppie gay), a denunciare il tentativo dei comunisti italiani di mettere i bastoni fra le ruote al comitato organizzatore, tutto il movimento gay nazionale più Arci e Cgil: in concomitanza con piazza Farnese, il Pdci ha organizzato a Milano una manifestazione sullo stesso tema.

(4 marzo 2007)
http://tinyurl.com/3bahal

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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