TAR di Catania: "L'omosessualità non è una malattia psichica"
(ANSA) - CATANIA, 19 DIC - "L' omosessualità non rientra nella categoria di malattia psichica". Lo ha ribadito la seconda sezione del Tribunale amministrativo regionale di Catania che ha accolto il ricorso di un 23enne al quale la Motorizzazione civile aveva chiesto la revisione della patente di guida su segnalazione dell' ospedale militare di Agusta secondo i cui medici il giovane alla visita di leva, confessando di essere gay, era risultato non in possesso dei requisiti psicofisici richiesti.
La richiesta era stata sospesa in via cautelare del Tar, che adesso ha svolto una regolare udienza e emesso una sentenza con la quale ha condannato il ministero dei Trasporti al pagamento delle spese processuali, mille euro. Resta invece ancora pendente, davanti al Tribunale civile di Catania, il processo per il risarcimento danni, da 500 mila euro, chiesto ai ministeri dei Trasporti e della Difesa dal legale del giovane, l' avvocato Giuseppe Lipera.
Durante il dibattimento, gli avvocati del ministero dei Trasporti hanno sostenuto che la revisione della patente era stata chiesta "non in considerazione del semplice accertamento dell' omosessualità ma per le situazioni cliniche di sofferenza psichica". Ma per i giudici ha fatto testo la relazione del servizio di psicologia dell' Asl 3 secondo il quale invece "buone e integre appaiono le funzioni cognitive e la capacità di relazionarsi" del 23enne omosessuale. "Si aggiunga - scrive il Tar di Catania nella sentenza - che nel diario clinico dell' ospedale militare di Augusta si legge: 'all' esame psichico non turbe del pensiero e della percezione, diagnosi disturbo dell' identità sessualè". (ANSA).
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Studio Legale Lipera "Avv. Pietro"
In collaborazione con Avv. Luca Enrico Blasi
Dottore di ricerca in Scienze Criminalistiche
presso l'Università di Catania
Roma lì 19/12/2005
COMUNICATO STAMPA
Il T.A.R. Sicilia Sezione Distaccata di Catania, Seconda Sezione, presieduto dal Dott. Italo Vitellio, relatore il consigliere Dott.ssa Paola Puliatti, con sentenza n. 2353/05, depositata in cancelleria il 7 dicembre scorso, ma di cui si è avuta notizia soltanto oggi, ha accolto il ricorso di GIUFFRIDA Melchiore Danilo, difeso dall'Avv. Giuseppe Lipera, annullando così il provvedimento del 19/9/2001,con cui l'Ufficio della Motorizzazione Civile di Catania aveva disposto la revisione della sua patente di guida mediante un nuovo esame di idoneità psico-fisica.
In giudizio si era costituita l'Avvocatura Distrettuale dello Stato di Catania in difesa del Ministero dei Trasporti e della Navigazione che aveva sostenuto la legittimità del provvedimento dell'Amministrazione.
Nella motivazione della sentenza del T.A.R. i giudici hanno osservato a chiare lettere "che l'omosessualità non rientra nella categoria di malattia psichica e, pertanto, non è inclusa in alcuna delle ipotesi considerate dal richiamato art. 320 del Regolamento di esecuzione del codice della strada".
Il T.A.R. ha avuto modo di ribadire quanto già affermato "in seno all'ordinanza cautelare n. 159/02 (emessa sempre nell'ambito di questo procedimento) che le preferenze sessuali di un individuano non rientrano in nessuna delle nozioni della scienza medica che la norma prende in considerazione ai fini della capacità di guida e non rappresentano meno che mai malattia psichica".
Dopo aver concluso che il provvedimento impugnato era "affetto dai vizi di violazione di Legge denunciati" ha condannato il Ministero dei Trasporti e della Navigazione a pagare le spese di giudizio.
Viva soddisfazione per la sentenza emessa da T.A.R. Sicilia che è stata espressa dall'Avv. Giuseppe Lipera, il quale ha preannunziato che informerà subito di questa decisione il giudice Dott. Ezio Cannata Baratta, della V Sezione Civile del Tribunale di Catania, avanti a cui pende la causa per il risarcimento dei danni morali e patrimoniali subiti per questa vicenda dal giovane gay.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=35442
lunedì 19 dicembre 2005
Patente sospesa a gay catanese: condannato il ministero dei Trasporti
domenica 18 dicembre 2005
Calciatori gay, cade (forse) l'ultimo tabù
Il centrocampista van Dijk si è dichiarato omosessuale
Tre tedeschi al Financial Times: sì al coming out, se lo fanno altri otto. Reticenza degli italiani. Dal rugby ai tuffi: ora c'è chi lo dichiara
di Gaia Piccardi
Chiuso a doppia mandata nella penombra dello spogliatoio, protetto dai parastinchi e dall'omertà del gruppo, l'ultimo tabù dello sport (forse) sta per cadere. Tre calciatori omosessuali tedeschi, uno molto famoso e gli altri due impegnati in serie minori, sono pronti a fare coming out a patto che altri otto colleghi siano disposti a dichiararsi gay. Sembra un reality, undici giocatori per un clamoroso coming out. Potrebbe essere, invece, l'assalto finale all'ipocrisia del pallone che il Financial Times sponsorizza con prudenza: «È un altro sintomo della società che si trasforma, ma non aspettatevi che il calcio sia pronto a un passo simile».
Non sarà una rivoluzione, ma di certo è un segnale. E così dopo il rugby australiano (Ian Roberts), il baseball americano (Billy Bean) e i tuffi (Greg Louganis), l'enclave più chiusa e barricata dell'omofobia, il calcio, lascia intravedere le prime crepe. «È una notizia importante» commenta il deputato Ds e presidente dell'Arcigay Franco Grillini, il tifoso del Bologna che con la moglie del ministro degli Esteri e ultrà della Lazio, Daniela Fini, ebbe un interessante scambio di vedute. «Gay nel calcio italiano? Impossibile» escluse lei. «Se fosse vero, il campionato non si giocherebbe» chiosò lui che, senza fare né nomi né cognomi («Ma, nel nostro ambiente, sappiamo tutto di tutti...»), procede per enigmi. «In una grossa squadra di serie A del Nord ce ne sono tre». «C'è stato un periodo, nel passato, in cui in una potenza del nostro calcio giocavano sette gay su undici». «Ci sono mogli finte e fidanzate finte, per le quali la copertura è un vero e proprio mestiere». «C'è un notissimo calciatore, ritratto della virilità, che cerca partner omosessuali su Internet e dà loro appuntamento tramite un intermediario». Basta così.
Chi è gay sa di esserlo e ha tutto il diritto di non aver voglia di raccontarlo. «Ma è assurdo pensare — sottolinea Grillini — che lo sport sia asessuato. E il calcio, con la sua divisione netta tra maschi e femmine, con i suoi spogliarelli e le sue ammucchiate dopo una rete, è il terreno più fertile per l'omosessualità». Non è un caso che una delle icone più apprezzate sia il numero 23 del Real Madrid, David Beckham, talmente a suo agio nel ruolo da non aver avuto problemi a posare per una rivista gay. E c'è forse qualcosa di più di uno scrupolo salutistico dietro l'editto con cui la Federcalcio internazionale, all'apice della diffusione dell'Aids, vietò baci e abbracci in campo. Voci, molte. Fatti, pochi. Al trionfale Mundial dell'82, il ct Bearzot decise il silenzio stampa dell'Italia per rispondere alle critiche spietate della stampa e alle insinuazioni sul feeling, fuori dall'area, tra due azzurri. L'ex interista Vampeta fu fotografato in pose inequivocabili per un calendario gay. Justin Fashanu, fratello del più noto John (Wimbledon e Aston Villa), una carriera nelle serie minori inglesi, dichiarò pubblicamente la sua omosessualità.
Così come, più di recente, l'olandese Dominique van Dijk, centrocampista 26enne dell'Rkc Waalwijck, figlio di un mito del calcio orange: «So bene che d'ora in poi per la gente sarò il calciatore gay e immagino le malignità dei tifosi sugli spalti. Ma vado avanti: l'anno prossimo lancerò una mia linea di abbigliamento». E l'Olanda, il Paese dove l'arbitro internazionale John Blankenstein dichiarò la sua omosessualità mentre era ancora in attività, non si è scomposta più di tanto. «Giocatori disposti a dichiararsi gay in Italia, dove il pallone è considerato la massima espressione del maschile, non si troveranno mai» chiosa Grillini, che stima un 10% di omosessuali nel nostro calcio tra atleti, arbitri e allenatori dalla serie A all'Eccellenza. Nascosti, ma non ai suoi occhi: «Li riconosco immediatamente. I gesti, lo sguardo, gli atteggiamenti... Non si può mascherare una verità sotto gli occhi di tutti». E, spesso, seppellita sotto l'esultanza per un gol.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Sport/2005/12_Dicembre/18/piccardi.shtml
La sfida degli sportivi gay
Il centrocampista olandese Dominique Van Dijk, 26 anni. Finora, è stato l'unico calciatore professionista ad aver dichiarato pubblicamente la propria omosessualità (Empics)
Ian Roberts, 40 anni, rugbista ai massimi livelli, ha fatto "coming out" nel 1995: in Australia, il suo Paese, la confessione sollevò un polverone. Si è ritirato nel 1999 (Empics)
Martina Navratilova ha annunciato di essere bisessuale nel 1980, pressata dalla stampa: fu uno scandalo. In realtà, della sua vita privata si ricordano soltanto relazioni con donne (Reuters)
Il tuffatore Usa Greg Louganis, classe 1960, prima medaglia olimpica a 16 anni, sorprende tutti con il doppio annuncio successivo alle olimpiadi di Seul, nel 1988: sono gay e sieropositivo (Ap)
Il giocatore di baseball americano Billy Bean (da Internet)
L'ex calciatore interista Vampeta sulla copertina di una rivista (da Internet)
Justin Fashanu, calciatore inglese (da Internet)
A sinistra John Blankenstein, arbitro olandese (da Internet)