sabato 16 giugno 2007

Gay Pride, Roma invasa: «Siamo un milione»

«Una piazza di persone unite nel rispetto delle diversità»

Un corteo colorato sfila fino a San Giovanni. Ferrero, Pecoraro e la Pollastrini: «Giusto esserci». Cori contro Prodi. Critiche dalla Cdl





ROMA - Colorato, allegro, chiassoso. Il corteo del Gay Pride 2007 invade Roma. Tra carri allegorici e bandiere, tra fischietti e palloncini colorati, tra cori contro il governo e musica disco, tra giovani «spartani» che distribuiscono preservativi e manifestanti in topless (nonostante le raccomandazioni di Vladimir Luxuria), tra maschere e coriandoli. All'appello hanno risposto in centinaia di migliaia. «Siamo un milione!» azzardano a un certo punto gli organizzatori del corteo dell'orgoglio omosessuale partito da piazzale Ostiense e arrivato in piazza San Giovanni: una scelta anche simbolica visto che lì si era tenuto il Family Day. Dietro lo striscione che apre la manifestazione (la madrina è l'attrice Monica Guerritore) sfilano le diverse sigle dei movimenti omosessuali, lesbiche, gay, bisessuali e transgender; sfilano i movimenti anticlericali, quelli di 'No Vat' e 'No God'; sfilano l'Arcigay, il circolo Mario Mieli e l'associazione dei genitori con figli omosessuali. Dai carri che accompagnano il corteo le casse sparano musica a tutto volume: sopra, 'drag queen' e ragazzi svestiti o mascherati come al carnevale di Rio. Molti gli striscioni: «Che lo riconosciate o no, siamo già una famiglia», recita uno; «L'amore è tutto sano, non dirlo al Vaticano», scandisce un altro. A bordo di un'Alfetta color crema c'è anche Daniele Silvestri, la cui ultima canzone «Gino e l'Alfetta» è stata scelta come inno ufficiale.



«IL GOVERNO NON FA NULLA» - Al di là degli aspetti gioiosi della manifestazione (in parte guastata da alcune scritte offensive contornate da svastiche e croci celtiche apparse alla vigilia), gli organizzatori del corteo si dicono «molto, molto inc... con questo governo perché non fa nulla per noi. Ci siamo stancati di essere cittadini di serie 'B', vogliamo avere gli stessi diritti degli altri e vogliamo mettere su una famiglia come fanno tutti gli altri». I manifestanti intonano cori contro il governo: «Prodi babbeo beccati sto corteo», «Meno Binetti e più diritti», «Prodi, Prodi dove sei? Oggi Roma è tutta gay». Si arriva a San Giovanni e Monica Guerritore sale sul palco: «Questa è una piazza di un milione di persone tutte unite nel rispetto delle identità, dell'essere umano e delle diversità. Abbiamo intrapreso un viaggio coraggioso per liberare noi stessi verso la tolleranza e il rispetto. Stasera stiamo cambiando il mondo».



I MINISTRI - Le contestazioni a Prodi e al governo nascono, soprattutto, dalla delusione per la mancata approvazione del disegno di legge sui Dico (anche se il presidente nazionale di Arcigay, Aurelio Mancuso, afferma: «Noi non vogliamo i Dico, vogliamo il matrimonio»). Del resto, la stessa Unione partecipa, o aderisce simbolicamente, tra malumori e divisioni. All'edizione 2007 del Gay Pride italiano hanno dato il loro saluto il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, il ministro per l'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, e la collega per le Pari opportunità, Barbara Pollastrini. «Abbiamo sostenuto da sempre questa iniziativa di lotta contro le discriminazioni, lo si fa in tutto il mondo e mi sorprendo che in Italia si faccia un dibattito su un tema dove a New York sfilano Hillary Clinton e il sindaco repubblicano della destra americana, e in Francia Sarkozy sostiene le leggi sui Pacs. Questo vale in tutta Europa», dice Pecoraro Scanio. Il collega di governo, Ferrero, aggiunge: «È una manifestazione che chiede diritti e libertà, io penso che li chieda giustamente per il movimento ma in realtà li chiede per tutti. Quindi a me pare utile e giusto essere qui a dare un saluto a questa manifestazione». Il ministro delle Pari Opportunità Barbara Pollastrini, spiega di essere venuta «perché c'è una politica che vuole ascoltare e capire».





REAZIONI POLITICHE - Il segretario di Rifondazione Comunista, Franco Giordano, anche lui tra i manifestanti, avverte: «Guai a quella politica che non risponde a una domanda di diritti, sarebbe una politica morta». «Siamo qui - spiega - perché condividiamo integralmente la piattaforma della manifestazione, senza distinzioni. Una manifestazione che propone un rinnovamento necessario, non toglie diritti a nessuno ma prova ad aggiungerne». Quanto all'assenza dei leader di numerose forze della maggioranza, Giordano si limita a rispondere: «Noi ci siamo, e siamo ben lieti di esserci». Tra i partiti dell'opposizione solo Benedetto Della Vedova, riformatore liberale eletto in Fi, e il segretario della Democrazia per le autonomie, Gianfrano Rotondi, mostrano di comprendere le ragioni della manifestazione. Per il resto, da An e Lega arrivano solo critiche mentre Fi sottolinea, con Renato Schifani, la «debolezza» del governo. Per Roberto Calderoli «chi vive una sessualità naturale non ritiene di aver bisogno di manifestare per il proprio orgoglio, chi invece vive una sessualità contro natura e ritiene di dover manifestare il proprio orgoglio facendolo mette in dubbio in prima persona la cosa stessa. A tutti i manifestanti del gay pride faccio un appello: pentitevi e il buon Dio sacrificherà il vitello grasso».

16 giugno 2007



http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/06_Giugno/16/gay_pride_roma.shtml

Colombia: passa legge su unioni omosessuali

BOGOTA' (Colombia) - Il Congresso colombiano ha approvato la legge che riconosce alle unioni omosessuali pari diritti di quelle eterosessuali. Il disegno di legge dovra' tornare martedi' al Senato, dove e' gia' stato approvato, per la ratificazione finale. Il presidente della Repubblica Alvaro Uribe, che ha appoggiato il progetto, dovra' firmare il ddl per farlo entrare in vigore. La Chiesa colombiana ha pero' fortemente polemizzato con l'azionedel Congresso ed ha annunciato battaglia. La legge segna una svolta significativa in Colombia, ed e' all'avanguardia in tutta l'America Latina, perche' riconosce parita' e reversibilita' in materia patrimoniale dei conviventi gay. (Agr)

http://www.corriere.it/ultima_ora/agrnews.jsp?id={210BB624-4091-40F7-B22B-FCE22D438ACF}

La bandiera della laicità

di MICHELE SERRA


Se oggi potessi essere a Roma andrei al Gay Pride. E non per solidarietà "da esterno" a una categoria in lotta. Ci andrei perché, da cittadino italiano, riconosco nei diritti degli omosessuali i miei stessi diritti, e nell'isolamento politico degli omosessuali il mio stesso isolamento politico. Ci andrei perché la laicità dello Stato e delle sue leggi mi sta a cuore, in questo momento, più di ogni altra cosa, e ogni piazza che si batta per uno Stato laico è anche la mia piazza. Ci andrei, infine e soprattutto, perché, come tantissimi altri, sono preoccupato e oramai quasi angosciato dalle esitazioni, dalla pavidità, dalla confusione che paralizzano, quasi al completo, la classe dirigente della mia parte politica, la sinistra.

Una parte politica incapace di fare proprio, senza se e senza ma, il più fondante, basilare e perfino elementare dei princìpi repubblicani: quello dell'uguaglianza dei diritti. L'uguaglianza degli esseri umani indipendentemente dalle differenze di fede, di credo politico, di orientamento sessuale. Ci andrei perché ho il fondato timore che la nuova casa comune dei democratici, il Pd, nasca mettendo tra parentesi questo principio pur di non scontentare la sua componente clericale (non cattolica: clericale. I cattolici sono tutt'altra cosa).

Ci andrei perché gli elettori potenziali del Pd hanno il dovere di far sapere ai Padri Costituenti del partito, chiunque essi siano, che non sono disposti a votare per una classe dirigente che tentenni o peggio litighi già di fronte al primo mattone. Che è quello della laicità dello Stato. Una piazza San Giovanni popolata solamente da persone omosessuali e transessuali, oggi, sarebbe il segno di una sconfitta. Le varie campagne clericali in atto tendono a far passare l'intera questione delle convivenze, della riforma della legislazione familiare, dei Dico, come una questione di nicchia.

Problemi di una minoranza culturalmente difforme e sessualmente non ortodossa, che non riguardano il placido corso della vita civile di maggioranza, quella della "famiglia tradizionale". Ma è vero il contrario. L'intero assetto (culturale, civile, politico, legislativo) dei diritti individuali e dei diritti di relazione riguarda il complesso della nostra comunità nazionale. La sola pretesa di elevare a Modello una sola etica, una sola mentalità, una sola maniera di stringere vincoli tra persone e davanti alla comunità, basta e avanza a farci capire che in discussione non sono i costumi o il destino di una minoranza. Ma i costumi e il destino di tutti.

Ci andrei perché dover sopportare gli eccessi identitari, il surplus folkloristico e le volgarità imbarazzanti di alcuni dei manifestanti è un ben piccolo prezzo di fronte a quello che le stesse persone hanno dovuto pagare alla discriminazione e al silenzio. E i peccati di orgoglio sono comunque meno dannosi e dolorosi delle umiliazioni e dell'autonegazione. E se la piazza dovesse essere dominata soprattutto da questi siparietti, per la gioia di cameraman e cronisti, la colpa sarebbe soprattutto degli assenti, che non hanno capito che piazza San Giovanni, oggi, è di tutti i cittadini. Se ci sono pregiudizi da mettere da parte, e diffidenze "estetiche" da sopire, oggi è il giorno giusto.
Ci andrei, infine, perché in quella piazza romana, oggi, nessuno chiederà di negare diritti altrui in favore dei propri. Nessuno vorrà promuovere un Modello penalizzando gli altri. Non sarà una piazza che lavora per sottrazione, come quella rispettabile ma sotto sotto minacciosa del Family Day. Sarà una piazza che vuole aggiungere qualcosa senza togliere nulla.

Nessuna "famiglia tradizionale" si è mai sentita censurata o impedita o sminuita dalle scelte differenti di altre persone. Nessun eterosessuale ha potuto misurare, nel suo intimo, la violenza di sentirsi definire "contro natura". Chi si sente minacciato dall'omosessualità non ha ben chiaro il concetto di libertà. Che è perfino qualcosa di più del concetto di laicità.

(16 giugno 2007)

http://tinyurl.com/2gnzz5

venerdì 15 giugno 2007

Pride: dopo il silenzio, le polemiche

Un imprenditore romano rifiuta a EcoTv il noleggio di un mezzo per le riprese dal corteo. La Cei lascia la parola ai teodem: «non è detto che dobbiamo commentare tutto quello che fanno gli altri»





Se finora aveva regnato il silenzio sul Pride di domani, adesso imperversano le polemiche e le prese di posizione contro la manifestazione più importante dell'anno per la comunità GLBT italiana. Ad opporsi, anche se in modi diversi, al corteo che domani sfilerà per le strade di Roma, non ci sono solo politici, militanti dell'estrema destra e gerarchie clericali, ma anche singoli cittadini.



IL CASO DI ECOTV

L'episodio forse più incredibile è accaduto a EcoTv che ha in programma per domani la diretta dal Pride in collaborazione con Gay.it. «Nonostante fosse già stato concordato il noleggio di un automezzo, un imprenditore romano ha negato ad Ecotv il servizio, dopo aver saputo che il veicolo sarebbe stato utilizzato per la ripresa televisiva del Gay Pride». E' la denuncia del direttore di Ecotv, Pino Gagliardi. Secondo il direttore dell'emittente televisiva, infatti, l'uomo, al telefono, si sarebbe giustificato così: «Non conoscevo la finalità per cui volevate il furgone, ora che la so, non ve lo posso concedere». Pronta la replica del giornalista di Ecotv, che ha ricordato al noleggiatore di non avere alcuna intenzione di usare l'auto a nolo per «svaligiare una banca».

«Ma per me è simile- ha risposto l'imprenditore- Non voglio aderire in alcun modo a questa manifestazione, tanto meno mettendo a disposizione un mio automezzo perché non ne condivido la finalità, non rientra nei miei principi». Naturalmente la diretta si farà, e sarà l'occasione per trasmettere stralci della registrazione della conversazione con l'imprenditore romano. Le riprese dal corteo, invece, saranno fatte a bordo di un calesse.<



ECCO LA CEI

Stupisce, invece, il silenzio della Cei che ha dichiarato di voler mantenere il più stretto riserbo. «Preferiamo non rilasciare dichiarazioni che servirebbero soltanto a fomentare polemiche in cui noi non vogliamo entrare» spiegano negli uffici Cei che si occupano di comunicazione e famiglia, e aggiungono: «in questa occasione la nostra scelta è senz'altro quella del silenzio, d'altronde non è detto che noi dobbiamo commentare tutto quello che fanno gli altri». Alcuni direbbero che è una buona notizia. E' bastata Militia Christi ad ergersi a difensore del sentimento cattolico che il Gay Pride offenderebbe.



DAL PARLAMENTO

E poi ci sono sempre i teodem, come si chiamano adesso, ad alimentare le polemiche. L'ultimo a dire la sua è stato Luca Volontè, capogruppo dell'Udc alla Camera dei Deputati, che rispetto al dietrofront della ministra Barbara Pollastrini sul patrocinio al corteo ha dichiarato: «Non basta essere mogli di autorevoli esponenti della finanza per rispettare il principio di uguaglianza e non-discriminazione palesemente violato. La retromarcia della Pollastrini non incanta nessuno,le sue inaccettabili parole alla Camera e i suoi atti rimangono di una gravità inaccettabile. Il suo 'razzismo' antifamiglia e anti-eterosessuali - conclude - è contrario ai diritti costituzionali».



Intanto i preparativi continuano ed è ormai tutto pronto per l'appuntamento di domani per cui gli organizzatori parlano di 200 mila presenza previste. Seguite la diretta su Gay.it a partire dalle 15.00.





http://www.gay.it/channels/view.php?ID=23036

giovedì 14 giugno 2007

Gay Pride: in TV solo sul satellite

Sky e RaiNews 24 per Romapride 2007


Sulla piattaforma Sky è Ecotv la televisione ufficiale del gaypride di sabato, raggiungibile sul canale satellitare 906.

Il canale seguirà la manifestazione di sabato con una lunga diretta che partirà alle 15.00 e seguirà in esclusiva l'evento con una programmazione in cui verranno trasmesse le interviste ai ministri Ferrero, Mussi, Pollastrini, e Pecoraro Scanio, e a Bonelli, Boselli, Luxuria, e Rizzo.

In scaletta anche gli interventi dei protagonisti e dei partecipanti, come Aldo Busi, Serena Dandini, Rocco Siffredi, Dario Vergassola. Inoltre, Sky Tg24 dedicherà ampie finestre nel corso del telegiornale, in onda ogni mezz'ora.

Anche RaiNews 24 seguirà in diretta il Romapride 2007.

''Faremo una rapida differita del corteo e poi una diretta dal palco - dice il direttore Rainews24 Corradino Mineo -. Inoltre il telegiornale avrà ampie finestre della manifestazione.

Comunque - continua il direttore - già domani mattina a Il Caffé, alle 8.05 su Raitre, parlerò della manifestazione con il vice segretario dell'Udc Erminia Mazzoni, con il deputato dell'Ulivo Enzo Carra, con l'ex garante della privacy Stefano Rodotà, con la deputata di Rifondazione Comunista Caterina De Simone e, molto probabilmente, con il ministro per le Pari Opportunita' Barbara Pollastrini''.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=74292

Firenze. Coppia gay ricorre al Tribunale dopo il no del Comune alla pubblicazione di matrimonio

Gli avvocati: "escludere il matrimonio per gli omosessuali significa impedire di sviluppare appieno la loro personalità"





FIRENZE, 14 GIU - Il 29 marzo scorso si sono visti rifiutare dal Comune di Firenze la loro richiesta di pubblicazione di matrimonio, oggi hanno presentato ricorso al tribunale contro quel no. Sono Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro, 33 anni il primo, anche presidente di Arcigay Firenze, 21 il secondo, che, del loro desiderio di diventare anche giuridicamente una coppia hanno deciso di farne una ''battaglia politica'' e di ''impegno civile'', assistiti dagli avvocati Paola Pasquinuzzi di Firenze e Francesco Bilotta di Trieste.



Nel ricorso alla volontaria giurisdizione del tribunale fiorentino (30 pagine) essenzialmente si sostiene che le motivazioni del Comune sono ''illegittime e gravemente lesive del diritto all'autodeterminazione dei ricorrenti nonche' gravemente discriminatorie in quanto fondate sull'orientamento sessuale degli stessi''.



Motivo per cui si chiede al giudice anche di sollevare una questione di legittimità costituzionale.



L'avvocato Pasquinuzzi, che paragona l'attuale battaglia a quella fatta a suo tempo per il diritto a cambiare sesso, spiega che Palazzo Vecchio ha negato la pubblicazione del matrimonio essenzialmente perché nel codice civile, in tema di famiglia, si fa riferimento a marito e moglie e in virtù della circolare del ministero degli Interni 2/2001, che impedisce, per la contrarietà all'ordinepubblico, la trascrizione dei matrimoni omosessuali celebrati all'estero. All'opposto rileva che nell'ordinamento italiano non esiste una nozione di matrimonio così come non c'è un divieto espresso all'unione tra persone dello stesso sesso.



La circolare poi del ministero contrasta con lo spirito della Costituzione e con la Carta di Nizza sulla discriminazione per ragioni sessuali.



Infine escludere il matrimonio per gli omosessuali significa impedire di sviluppare appieno la loro personalità in un progetto di vita familiare e ciò appare in palese contrasto con gli articoli 2 e 3 della Costituzione.



Francesco e Matteo spiegano che ora, dal giudice, ''ci aspettiamo una risposta motivata, non un semplice diniego'' e sperano di essere utili per altre coppie, che magari potrebbero seguire il loro esempio e fare ricorso. ''Chiediamo - conclude l'avvocato - che il giudice si assuma la responsabilità di una funzione interpretativa delle norme in senso evolutivo per garantire una tutela che l'ordinamento nega''.





http://www.gaynews.it/view.php?ID=74291

USA: da leader religiosi lettera aperta pro-gay

Un documento interreligioso invita i rappresentanti delle varie fedi ad aprirsi verso le diversità, anche di orientamento sessuale e di identità di genere, del creato.





NEW YORK – Giugno, mese nel quale avvengono in varie parti del mondo libero la maggior parte delle manifestazioni dei Gay Pride (compresi quello di Roma e quello di New York), è il mese scelto da un’ampia coalizione di leader di varie fedi religiose per diffondere una lettera aperta indirizzata a leader politici e religiosi, nella quale d’invita a un approccio su base religiosa che sia di supporto all’orientamento sessuale e alle identità di genere, temi sui quali spesso una certa rigidità mentale ancora è causa di molte discriminazioni verso le minoranze. Questa “Lettera aperta ai leader religiosi sulle diversità sessuali e di genere” è stata messa a punto per il Religious Institute da un ampio gruppo di teologi e religiosi di fedi diverse, tra cui ebrei, battisti, episcopali, luterani, presbiteriani, cattolici, unitari universalisti e delle Chiese unite cristiane.



La direttrice dell’Istituto, reverendo Debra W. Haffner, nel presentare il documento ha detto che «mentre le diverse denominazioni religiose continuano a dibattere gli argomenti legati alla sessualità il silenzio e le condanne del clero hanno portato alla distruzione di relazioni, suicidi per disperazione e discriminazione e violenze verso persone omosessuali e transgender. Negare che Dio ha creato le diversità come benedizione è negare l’insegnamento biblico.»



Nella lettera si legge che “troppe istituzioni religiose hanno mancato di accogliere le diversità sessuali e di genere. Alcune hanno erroneamente considerato l’omosessualità peccaminosa, mentre il vero tema è l’eterosessismo o l’ingiusto privilegio dell’eterosessualità. L’eterosessismo degrada le persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender esattamente come il sessismo e i privilegi maschili degradano le donne.” Nella lettera si condannano “il silenzio, la disinformazione e la condanna delle diverse sessualità e identità di genere” e si afferma che “la repressione sessuale e del genere non può più essere ritratta come cosa virtuosa e moralmente difendibile.” Copia integrale del documento è scaricabile dal sito internet del Religious Institute.



http://www.gay.it/channels/view.php?id=23026

martedì 12 giugno 2007

Firenze, gonfalone al Gay Pride il PD vota no col centrodestra

Il Comune in veste ufficiale non sarà a Roma
di CLAUDIA RICONDA


Né delegazione istituzionale né gonfalone: il Comune di Firenze non sarà presente, nella sua veste ufficiale, sabato pomeriggio a Roma al Gay Pride. La possibilità di veder sfilare l´emblema della città nel corteo dell´orgoglio omosessuale è sfumata perché la ex Margherita si è messa di traverso e ha costretto tutto il Pd di Palazzo Vecchio a votare contro. E´ sfumata in un pomeriggio di bisticci in cui le diverse anime del Partito democratico sono entrate in conflitto e a rimetterci sono stati gli omosessuali fiorentini, che molto speravano di vedere sventolare a Roma il simbolo ufficiale di Firenze: quando in consiglio comunale si è trattato di votare l´emendamento sul gonfalone (modifica ad una mozione firmata da diciotto consiglieri, Rifondazione, Comunisti, Altracittà, Verdi, Sdi, Sinistra democratica e alcuni membri del Pd, che chiedeva la presenza di una delegazione del Comune al Pride romano ma senza aver previsto il gonfalone), il centro destra si è opposto («Non l´avete mandato al Family Day, non andrà al Gay Pride»), e il Pd, dopo le pressioni degli ex della Margherita, si è sfilato e ha votato anch´esso no («Per rispetto delle opposizioni», ha detto Susanna Agostini del Pd). La sinistra è rimasta sola, e l´emendamento non è passato. A quel punto si è votato la mozione sulla delegazione, ma il centro destra è uscito dall´aula, ed è mancato il numero legale. Risultato: anche la delegazione resta a casa. Si muoveranno gli altri, appunto. Tutti quei cittadini ai quali stanno a cuore non solo i diritti degli omosessuali, ma anche quelle tre parole che il Roma Pride 2007 ha scelto come fulcro della manifestazione: dignità, parità, laicità. Centinaia di fiorentini che l´Arci di Firenze e Azione gay e lesbica stanno mobilitando (adesioni trasversali da una ventina di associazioni, enti, gruppi politici, e da una trentina tra assessori e consiglieri locali). «Il clima di odio e discriminazione nei confronti dell´omosessualità e delle forme di famiglia non tradizionali ci obbliga a una risposta forte» dice Francesca Chiavacci presidente di Arci Firenze. «E´ dalla società civile che deve arrivare la spinta al governo perché si liberi dall´invadenza della Chiesa» insiste Elena Biagini di Azione gay e lesbica. Il comitato sta organizzando i pullman per Roma: 10 euro (prenotazioni 055-26.29.7218 o 055-220.250, mail firenzeperilpride07gmail.com)


http://www.gaynews.it/view.php?ID=74225

lunedì 11 giugno 2007

Vaticano: soldi, potere e le vacanze del Papa pagate dagli italiani

Due storie sono apparse in poche ore su due importanti testate italiane. Ne riportiamo una breve sintesi, rimandandovi alla lettura integrale sui due media che ne hanno parlato.
di
giuliano.federico@gay.tv

Due storie sono apparse in poche ore su due importanti testate italiane. Ne riportiamo una breve sintesi, rimandandovi alla lettura integrale sui due media che ne hanno parlato.



Corriere della Sera (pagina 27 del 10 Giugno)
5 miliardi di euro da Cariplo al fondo dei Salesiani Giovanni Mazzali, economo generale dei Salesiani di Don Bosco, pochi giorni fa ha convinto la Fondazione Carialo (ndr con la tecnica delle fondazioni, vietata dall’Unione Europea, il Vaticano controlla i maggiori istituti bancari italiani e non solo, insediando nei consigli di amministrazione uomini di fiducia che rispondono direttamente a precisi ordini vaticani) a partecipare ad un progetto comune consegnando 5 miliardi di euro alla società di gestione italiana di Polaris Investment Sa, presieduta da un ex commissario Consob e controllata dai Salesiani con giro diretto dal Lussemburgo. Perché in Lussemburgo “Rispetto all’Italia ci sono vantaggi fiscali” ha spiegato il prete che si occupa di soldi. Attenzione però, l’intento del fondo che ne nascerà è più che nobile. Il Vaticano investirà su affari che non abbiano a che fare con armi, pornografia e prodotti farmaceutici che non contraddicano le direttive cattoliche in materia di etica, vita eccetera. L’operazione finanziaria permetterà grandi guadagni al Vaticano, che riducendo le quote dal 52% al 20%, incasserà dividendi e comunque aumenti dei rendimenti delle proprie quote.

L’Espresso (N° 23 anno LIII 14 giugno pagina 13 nella rubrica ‘Riservato’)
20.000 euro al giorno dagli Italiani per le vacanze di Ratzinger
(dal Corriere delle Alpi alcuni dettagli)
Ventimila euro al giorno per il periodo di riposo in montagna che Ratzinger trascorrerà a Lorenzago di Cadore (Belluno), dal 9 al 27 luglio prossimi, in una villetta di proprietà della Diocesi di Treviso.
La giunta regionale del Veneto, presieduta da Giancarlo Galan, ha stanziato fondi complessivi pari a 345.000 euro per gli interventi necessari a "garantire la più serena tranquillità e riservatezza al soggiorno dell'augusto ospite". Spiccano i 20.000 euro per far piallare il cosiddetto 'Angolo di Preghiera', struttura in legno coperta, dotata di panca e tavolo, ma sono comprese nel prezzo altre sette panchine con schienale, destinate ai prelati 'minori', nelle ore di meditazione.
Più di 50.000 euro per asfaltare i due chilometri della strada d'accesso alla residenza del Santo Padre, mentre la recinzione della dimora costerà 24.882 euro. Per vasi e addobbi floreali della casa papale preventivati 13 mila euro più 3 mila euro per "piante ad alto fusto di latifoglia, compresa zolla terrosa". Poco per le guardie svizzere. ‘Solo’ 7.000 euro per un sentiero in ghiaia dedicato ai loro giri di guardia, parapetti, passerelle, parapetti e tende di protezione incluse.

http://www.gay.tv/ita/magazine/we_like/dettaglio.asp?i=3999

Insultato in stazione perché gay

Aveva chiesto i treni per il Pride a Roma

di PIETRO BENACCHIO





DOMODOSSOLA - «Volevo soltanto informazioni su eventuali treni speciali o sconti per il Gay Pride a Roma, dai ferrovieri in servizio allo sportello ho invece ho ricevuto insulti e atteggiamenti discriminatori. Neppure la polizia ha purtroppo dimostrato sensibilità». La denuncia arriva da Fabio Busana, 20 anni, operaio di Villadossola, già fondatore e presidente provinciale dell’Arcigay, che ha segnalato l’episodio al coordinamento Torino Pride per valutare le azioni di intraprendere. E la riposta non si è fatta attendere.



La portavoce Roberta Padovano, ha subito inviato una lettera di segnalazione a Trenitalia, chiedendo anche all’azienda di organizzare corsi di comportamento sui temi dell’omosessualità per i propri dipendenti. «Riteniamo che sensibilizzazione e denuncia pubblica, più che le azioni giudiziarie, siano in certi casi strumenti più efficaci contro ogni forma di discriminazione», spiega Padovano. Ne è convinto anche Fabio Busana, che nel frattempo è uscito dall’Arcigay e ha fondato il «Glbtq», Movimento Gay lesbiche bisessuali transessuali e queer, con sede legale a Villadossola.



«I Pride - dice Busana - servono soprattutto a questo, a costruire un giusta convivenza sociale. Non mancheremo a Roma». E racconta così quanto successo: «Il pomeriggio di mercoledì 6 giugno, mi sono recato intorno alle ore 16 con un amico, Emanuele Clemente, alla stazione di Domodossola per chiedere informazioni. Allo sportello, abbiamo chiesto all’operatore di Trenitalia se in occasione del Pride di sabato 16 giugno a Roma, ci fossero dei treni gratuiti oppure delle offerte. L’addetto non sapeva cosa fosse il Pride. Io ho allora specificato Gay Pride».



«Avendo capito di che cosa si trattava - continua - ma non essendo in grado di rispondere, ha chiesto ad un collega che era seduto a pochi metri da lui nell’ufficio della biglietteria. Il collega ha detto di no, che non c’era nessuna offerta, e ha aggiunto la frase “Se vogliono andare a Roma a prenderlo nel c... che si arrangino”. Noi, clienti di Trenitalia siamo rimasti a dir poco stupiti da questo suo insulto. Tra l’altro avvenuto in presenza di altre persone in fila allo sportello. Ho risposto: “Ma come si permette, guardi che lei è dipendente pubblico, si vergogni”. Ho chiesto il suo nome ma il signore si è rifiutato. Ci siamo recati alla Polizia vicino alla stazione, dove, dopo aver esposto i fatti, ci siamo sentiti dire “Ma non credo che ne valga la pena, quando rientra la pattuglia che ora è fuori mandiamo qualcuno dal signore”. Noi abbiamo fermamente ribadito le nostre intenzioni. Sono poi arrivati due agenti che in sala d’attesa, nemmeno in un ufficio, ci hanno domandato cosa fosse successo. Hanno detto di attendere. Ci avrebbero chiamati loro per fare la denuncia. Dopo circa un’ora, si è presentato un uomo, senza divisa, che ci ha detto di andare dalla Polizia Ferroviaria. Dopo aver cercato per la stazione gli agenti, ci siamo recati nuovamente alla Polizia vicina. Ci hanno detto di andare la mattina seguente, che comunque avevamo tempo 90 giorni. Questi fatti - conclude - ci portano ad affermare che nei nostri confronti c’è stata poca considerazione anche da parte degli organi di Polizia».





http://www.gaynews.it/view.php?ID=74201

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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