mercoledì 17 gennaio 2007

«Il gene dell'omosessualità servirà a migliorare l'uomo»

L'ipotesi evolutiva pubblicata dalla rivista scientifica «Nature». «Maggiori capacità di fecondare»
I ricercatori Usa: la variante gay più bella e più forte

di Giuseppe Remuzzi



«In somma sappi che tutti fur cherci e litterati grandi e di gran fama, d'un peccato medesmo al mondo lerci» . Dante nell'Inferno fa di Brunetto Latini la figura dominante del girone dei sodomiti, peccato gravissimo per la morale religiosa di allora.

E se i geni associati all'omosessualità servissero al benessere dell'uomo? L'omosessualità è abbastanza diffusa, nell'uomo e in altre specie animali. Ma le basi genetiche e le ricadute sull'evoluzione sono poco conosciute. Ricercatori del Tennessee e di Santa Barbara hanno messo a punto un modello matematico (il lavoro è pubblicato su Proceedings of Royal Society di Londra, ripreso da Nature di questi giorni) che aiuta a capire come il gene associato all'omosessualità, se c'è, abbia potuto diffondersi.

Andiamo con ordine.

Il gene (o i geni) dell'omosessualità non sono stati identificati, ma c'è evidenza che la tendenza ad essere omosessuali sia genetica. Di due gemelli identici se uno è omosessuale è possibile che lo sia anche l'altro, ma non vale per due fratelli che non siano gemelli. Ma com'è che il gene legato all'omosessualità si è diffuso nella popolazione se la loro non è un'attività sessuale che porta a riprodursi? C'è una spiegazione sola: che il gene «gay» sia utile all'evoluzione della specie.

Ma facciamo un passo indietro. Di ciascun gene in ogni cellula dell'uomo c'è quello che viene dalla mamma e quello del padre. Delle volte sono uguali, e si dirà che l'individuo è omozigote. Più spesso l'allele del padre e quello della madre sono diversi (si è eterozigoti per quel gene) e lo saranno le corrispondenti proteine. È così che la specie varia ed evolve, è così che cambia il colore degli occhi o dei capelli dai genitori ai figli. Fra gli omosessuali ci sono gradi diversi di comportamenti e di capacità di riprodursi. Un comportamento solo omosessuale è di chi eredita il gene «gay» sia dalla madre che dal padre. Comportamenti intermedi sono di chi eredita un solo gene «gay». Ogni tipo di trasmissione prevista dal modello ha un suo costo e un suo beneficio. Costo è la perdita della capacità di riprodursi. Beneficio è per esempio l'aspetto fisico: chi ha un gene «gay» potrebbe essere più attraente fisicamente o più capace di fecondare. Questo darebbe un vantaggio riproduttivo e consentirebbe al gene di diffondersi. Proprio come si è diffusa la talassemia là dove c'è la malaria. Gli omozigoti per il gene della talassemia danno una malattia grave. Ma se si eredita una copia sola del gene, si è un po' anemici ma si diventa più resistenti alla malaria nelle zone dove è endemica. Così chi eredita un gene solo ha più probabilità di sopravvivere e di riprodursi. Intanto però la talassemia si diffonde. Fuori di metafora, a lungo andare la variante «gay» potrebbe persino prevalere. Se fosse così, molti potrebbero avere qualche tendenza omosessuale, ma essere più belli e più forti. E più fertili. È un'ipotesi, deriva da modelli matematici estremamente sofisticati, ma resta un'ipotesi che potrebbe tuttavia avere a che fare con la sopravvivenza della specie. Oggi il 20% delle coppie non riesce ad avere un bambino (e nel 50% dei casi potrebbe dipendere dall'uomo). I dati sulla qualità del seme maschile sono preoccupanti. Una ricerca fatta qualche anno fa ha dimostrato che la concentrazione degli spermatozoi nel liquido seminale si è ridotta del 50% dal 1938 al '90, ed è ancora meno oggi. Le cause vanno dall'inquinamento da pesticidi all'uso smodato di farmaci che finiscono nelle acque superficiali.

Se fosse vero che chi ha almeno un gene «gay» ha più possibilità di fecondare di chi non ce l'ha, sarebbe il modo per la specie di difendersi. Che il gene «gay» sia associato a più fecondità è suggerito da un lavoro di ricercatori dell'Università di Amsterdam di qualche anno fa. Che da quel gene dipenda il futuro dell'umanità non è detto. Ma non è nemmeno detto il contrario.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=71905

lunedì 15 gennaio 2007

La Sacra Rota assediata dai gay

Sempre più gay chiedono alla Chiesa di dichiarare nulle le loro nozze
di GIACOMO GALEAZZI


CITTA’ DEL VATICANO Sempre più gay chiedono alla Chiesa di dichiarare nulle le loro nozze. «Prima, dichiararsi omosessuali, era tabù - osserva monsignor Giovanni Battista De Filippi, sessantacinque anni, ex presidente del tribunale ecclesiastico del Piemonte e attuale giudice della Rota Romana -. Periti psicologi e consulenti medici attestano se il grado in cui si manifesta questa tendenza possa effettivamente rendere nulle le nozze». A pochi giorni dall’apertura dell’Anno Giudiziario presso il Tribunale Apostolico della Rota Romana (è previsto per la fine del mese) si registra un nuovo fenomeno: sempre più coppie regolarmente sposate chiedono la cancellazione del matrimonio per andare a vivere con l’amico o l’amica.

Lo sdoganamento

Non che i giudici rotali diano con ciò il via libera ai Pacs, ma è evidente che se viene dimostrata la incapacità di assumersi gli impegni che derivano dal matrimonio lo scioglimento deve essere concesso. «Alcune persone che si presentano da noi non possono realizzare altro che una relazione gay in quanto la volontà non riesce a dominare la tendenza istintiva - precisa il giudice rotale De Filippi -. Ci sono anche coniugi che si rivolgono a noi per aver scoperto l’omosessualità del marito o della moglie. E’ fondamentale valutare se questa condizione sussisteva già al momento delle nozze o si è disvelata nel corso del matrimonio. Per l’annullamento serve che il coniuge fosse già gay al momento in cui ha assunto gli obblighi matrimoniali». Sull’aumento delle cause per omosessualità incide il mutato clima culturale. «Faccio il giudice da tre decenni, ho iniziato a Torino nel 1972 e all’epoca quasi nessuno adduceva questa motivazione, adesso le cose sono notevolmente cambiate», evidenzia De Filippi.

Emblematico il caso di un omosessuale di Padova che davanti al Tribunale Apostolico ha dato una sua personale interpretazione del Vangelo, dicendo: «Gesù Cristo non specifica che io devo amare ad ogni costo una donna, importante è amare qualcuno».

Una rivoluzione. «In passato - continua monsignor De Filippi - nelle nostre sentenze occorreva stare attenti a qualificare qualcuno come omosessuale perché si rischiava di finire davanti al tribunale penale - sottolinea monsignor De Filippi -. Quando a promuovere la causa di nullità era l’altro coniuge, nelle motivazioni si cercava di sfumare questa condizione. Oggi la parola “gay” non è più proibita». Un pericolo che riguardava anche i periti che potevano essere chiamati a rispondere penalmente oppure essere sospesi dalla professione per aver usato la definizione di omosessuale.

Voglia di sacramenti

Cause gay a parte, una nota per così dire «positiva» è data dal fatto che tra le richieste di scioglimento parecchie siano dettate dal desiderio di tornare a ricevere i sacramenti. Un esempio arriva dalla Polonia. «In quella vicenda - raccontano alla Sacra Rota - non ci sarebbero stati grandi elementi per dichiarare nullo il matrimonio, ma la richiesta è arrivata da un padre che desiderava regolarizzare la sua situazione religiosa per poter ricevere la comunione in Chiesa insieme ai figli. Abbiamo concesso lo scioglimento, facendo prevalere la richiesta morale».

http://www.gaynews.it/view.php?ID=71867

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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