venerdì 3 giugno 2005

Quando Rutelli firmò la legge per la fecondazione eterologa

Nel 1988 il presidente della Margherita allora radicale appoggiò la proposta contro le ingerenze della "teologia morale cattolica".
Il documento fu concepito da Massimo Teodori per evitare gli abusi del mercato ma con interventi minimi dello Stato.
di DARIO OLIVERO


ROMA - Un lontanissimo 29 dicembre del 1988 alla Camera dei deputati tuonarono parole pesanti contro il "più retrivo proibizionismo con la pretesa di trasferire nella legislazione dello Stato quanto previsto dalla teologia morale cattolica e codificato nel diritto canonico". Si parlava per la prima volta dell'inseminazione artificiale eterologa colpita da quella teologia morale come "una nuova fattispecie criminosa... per le gravi conseguenze che tale evento può avere nell'ambito della famiglia". Il deputato Massimo Teodori del Gruppo federalista europeo, cioè i radicali, presentava una proposta di legge sull'inseminazione artificiale. Spicca tra i firmatari del documento il terzo nome: l'allora radicale Rutelli Francesco. Gli altri erano Giuseppe Calderisi, Emilio Vesce e Domenico Modugno.

Oggi Rutelli divenuto nel frattempo presidente della post-democristiana Margherita la pensa in tutt'altro modo e dichiara, in linea con la Cei e il Vaticano, che si asterrà contribuendo a far fallire il quorum della consultazione e a mantenere in vigore l'attuale legge 40 della quale è stato uno dei firmatari.

Un cambio di visione del mondo che gli è stato fatto notare immediatamente dal segretario dei Radicali Daniele Capezzone che ricordando quella proposta del 1988, commenta: "Ancora una volta secondo un copione triste e scontato, nella politica italiana le convenienze e le furbate prevalgono sulle convinzioni". Ma già quindici giorni fa Teodori in un'intervista all'Unità faceva notare come fosse "singolare" che Rutelli fosse stato tra i primi firmatari di una proposta di rottura e oggi un difensore della legge 40.

In effetti quel documento era, come dice giustamente Capezzone, "ben più impegnativa di questi referendum". Per esempio, a voler fare un difficile parallelo che attraversa quasi vent'anni, la proposta Teodori-Rutelli prevedeva la "possibilità di inseminazione omologa e eterologa su donna sposata e non" (l'eterologa è vietata dalla legge 40 e il quarto quesito del referenudum è se mantenere o non questo divieto) specificando che "l'inseminazione artificiale con lo sperma di persona diversa dal coniuge non può essere praticata che in caso di infecondità causata da sterilità maschile irreversibile o quando la procreazione da parte del marito comporterebbe un rischio patologico per il nascituro".

Ma più che sugli aspetti specifici che si ispiravano a una direttiva del Consiglio d'Europa, contava il principio liberale supremo: "In un campo come i rapporti fra coniugi, la loro scelta di procreare, è opportuno che lo Stato intervenga il meno possibile", ma qualora dovesse farlo, lo dovrebbe fare in modo minimo. "Le inseminazioni artificiali vengono oggi praticate in Italia regolarmente, ma al di fuori di un definito quadro normativo; sicché non sono rari sia gli abusi commerciali sia l'assenza di rigorosi controlli e garanzie sanitarie. Una pratica effettuata così come avviene al giorno d'oggi è lasciata in balia del mercato che, per il carattere delicato e riservato dell'intervento, dà luogo inevitabilmente a fenomeni speculativi senza imporre contestualmente quelle garanzie anche legali che una procreazione di questo tipo richiede". La proposta di legge finì arenata un paio di mesi dopo e non se ne parlò più. Fino a oggi.

(3 giugno 2005)
http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/politica/dossifeconda2/teodori/teodori.html

Procreazione, Severino Antinori denuncia Ruini, i presidenti delle Camere e alcuni ministri

ROMA - Un comitato per il "Sì" al referendum sulla procreazione assistita ha denunciato oggi il presidente della Cei cardinale Camillo Ruini, i presidenti di Camera e Senato e quattro ministri per aver esortato gli italiani all'astensione, violando così - secondo la denuncia - una legge del 1957.

Lo riferiscono fonti giudiziarie.

Il medico Severino Antinori ha presentato oggi a nome del comitato "Libertà e Ricerca" una denuncia nei confronti del presidente della Conferenza Episcopale italiana Ruini, dei presidenti delle Camere Pier Ferdinando Casini e Marcello Pera e dei ministri della Cultura Rocco Buttiglione, dei Rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi, dell'Agricoltura Gianni Alemanno e della Salute Francesco Storace.

"Con i loro interventi - si legge nella denuncia - hanno avuto il palese scopo di indurre i cittadini ad astenersi dal voto", con ciò violando quanto previsto dal dpr 30 marzo 1957 che punisce i pubblici ufficiali, ministri di culto e "chiunque investito di pubblici poteri si prodiga per indurre l'elettorato ad astenersi" da una consultazione.

Il reato in questione è punibile con la reclusione dai 6 mesi ai 3 anni e con multe dalle 600.000 ai 4 milioni di lire.

Il 12 e 13 giugno è atteso un discusso referendum abrogativo di quattro articoli della legge 40 sulla procreazione assistita - in particolare quelli che riguardano i limiti alla ricerca scientifica sugli embrioni, i limiti di accesso alla fecondazione artificiale, i diritti dell'embrione e il divieto di fecondazione eterologa.

La posizione sul referendum hanno spaccato in modo trasversale il mondo politico italiano sia destra che di sinistra, e il dibattito ha visto l'intervento diretto del Vaticano, che - attraverso un appello della Cei poi appoggiato dal Papa Benedetto XVI - ha invitato gli elettori a non andare a votare.

Fonte: Reuters

giovedì 2 giugno 2005

I Giannini, la forza dei gemelli "Dalla nostra famiglia 36 volte sì"

La chiesa sbaglia sul tema della fecondazione, sui sacramenti ai divorziati, sull'uso del preservativo quando c'è mezza Africa che muore di Aids, sulle coppie di fatto e le unioni omosessuali

Dal Valdarno i fratelli più famosi d'Italia annunciano: voteremo tutti contro questa legge. Mamma rosanna "Spetta alla donna decidere quanti figli è in grado di crescere". Giorgio il cattolico "Come fa un semino di poche cellule ad avere gli stessi miei diritti? "
di CLAUDIA RICONDA


Da Giorgio sono quattro sì. "Convintissimi". Poi ci sono gli altri quattro a testa per Linda e Fabrizio, altri otto dal tandem Roberto e Francesco, e altri quattro da Letizia. In più i voti di mamma Rosanna e di babbo Franco. "E nel conto metteteci anche me: se sto bene in salute, andrò a votare". Con gli ultimi quattro di nonna Vera, siamo a trentasei sì. Un pacchetto di mischia, questi Giannini. "Essere in tanti ha i suoi vantaggi". La super famiglia d'Italia, quella dei sei gemelli più famosi e pubblicizzati dai rotocalchi, arriva compatta al referendum. Uniti come un pugno, anzi due, solidali, gemelli anche quando si tratta di scelte molto individuali. Andranno tutti a votare, cercando di spingere l'Italia verso il quorum. La forza dei numeri è dalla loro parte. "Ma ognuno è arrivato a questi sì attraverso un suo percorso personale. Ne abbiamo parlato poco in famiglia, ritrovarsi tutti insieme nello stesso momento per noi è sempre un problema. Tra chi studia, chi lavora, siamo tutti un po' sparpagliati. Faremo la nostra classica riunione di famiglia un paio di giorni prima del voto. Come sempre, quando si avvicina una scadenza elettorale". Piacerebbe vederli, tutti e nove, una specie di assemblea di condominio, nel salotto della loro casa di Soci, nel valdarno aretino. Dove per altro vivono ancora tutti insieme, perché i gemelli crescono, oggi hanno venticinque anni, sono laureati, lavorano, ma per tutti la cuccia resta quella di mamma Rosanna. E' soprattutto lei, che oggi ha 54 anni e insegna ancora in una scuola elementare, a sentire molto vicini i temi sollevati dal referendum, lei che venticinque anni fa si ritrovò, dopo ripetute stimolazioni ormonali, madre di sei gemelli. "Il concepimento fu naturale, nessuna fecondazione assistita, ma certo la stimolazione ovarica fu l'origine di quella gravidanza eccezionale. Erano veramente altri tempi, non c'erano le tecniche di oggi, i controlli me li facevo io da casa: non so cosa sia successo al mio corpo, il fatto sta che dopo tre anni di cure a base di ormoni e durante i quali non ero riuscita a restare incinta, all'improvviso mi sono ritrovata con quella pancia enorme. Prima mi dissero che erano tre, poi quattro, poi sei. Fu uno shock. Ho rischiato d'impazzire, non so come abbiamo fatto a farcela, tutto da soli". Per questo, dice Rosanna, voterò per la tutela della salute della donna: "E' suo diritto decidere quanti embrioni farsi impiantare e non che sia una legge ad imporlo. Con l'obbligo dei tre embrioni so che il rischio di gravidanze trigemellari è molto alto: tre gemelli, per me, oggi sarebbero una passeggiata, col senno di poi. Ma per un'altra donna rischiare di averne tre, quanto è preparata per uno, può creare uno stress notevole. Fisico, piscologico, economico". I quattro sì di mamma Giannini, anche se consapevoli, sono comunque frutto di un conflitto interiore. "Sono cattolica, e molto. Conosco la posizione del clero e l'invito all'astensione. Ma stavolta non riesco ad essere d'accordo: il desiderio di maternità non può essere frustrato da questa legge, è più forte di tutto. Così come è forte l'esigenza di garantire alle coppie la libertà di poter scegliere il proprio cammino. Da ragazza ho votato con passione sia a favore dell'aborto che per il divorzio: ma non perché pensassi di abortire o divorziare, non l'avrei mai fatto. Però vedevo la sofferenza atroce di quelle amiche che all'epoca andavano ad abortire nelle cantine, i ferri da calza e tutto il resto. Ho detto sì per loro. Così come adesso voterò sì per gli altri: anche per i miei figli". Per uno, in particolare: Francesco. Tre anni in dialisi, poi il trapianto di un rene, il futuro ancora incerto, nonostante i grandi miglioramenti: "Quello che abbiamo passato negli ultimi anni, non lo auguro a nessuno. Se mio figlio ora sta meglio, lo dobbiamo alla scienza. Davanti alla sua sofferenza, non posso pensare che un embrione di poche cellule non possa essere sacrificato per far guarire una persona malata, o darle comunque la speranza di una vita migliore. Chi vota no alla ricerca sulle staminali embrionali e poi in futuro scoprirà di avere un parente malato di Alzheimer, si morderà le mani. Quando uno non ci passa, non ci pensa. Ma noi Giannini la malattia l'abbiamo vissuta sulla nostra pelle". Giorgio, uno dei sei gemelli, che si è laureato in economia e oggi insegna in una scuola superiore, avrebbe votato sì alla ricerca anche se suo fratello fosse stato bene. "Nessuno mi convincerà mai che un semino di pochi millimetri abbia gli stessi diritti di una persona già nata. Penso a mio fratello, ma penso anche agli altri malati. Buttare via quei trentamila embrioni già congelati, è un controsenso per i cattolici: dicono che l'embrione è già vita, e poi però sono pronti a disperdere quelle vite congelate in un lavandino, negandole alla scienza e togliendo la speranza a tanti disabili". Anche Giorgio è cattolico. "E mi piace il nuovo papa, così come mi piaceva Giovanni Paolo II, ma su questi temi la chiesa dovrebbe essere più aperta, seguire i cambiamenti della società. Non solo sul tema della fecondazione, ma anche sui sacramenti ai divorziati, l'uso del preservativo quando c'è mezza Africa che muore di Aids, sulle coppie di fatto e le unioni omosessuali. C'è uno scollamento tra le posizioni della chiesa e il reale sentire e agire delle persone cattoliche. Invitare all'astensione è scandaloso. Il voto è un obbligo morale". Giorgio dice che è contento di parlare di questi argomenti. "Per anni noi gemelli siamo stati abbinati ai pannolini e ai detersivi: bene, era tempo che la gente scoprisse che i gemelli Giannini nel frattempo sono cresciuti e sono diventati i cittadini Giannini".

http://www.gaynews.it/view.php?ID=32509

martedì 31 maggio 2005

La battaglia dell'egemonia: ecco la strategia di Ratzinger

Per papa Benedetto XVI l'Italia è un laboratorio aperto e lo scontro sulla procreazione è una partita fondamentale
di MARCO POLITI


BENEDETTO XVI entra nel fuoco del referendum e benedice la "concretezza" tattica e strategica del cardinale Ruini. La battaglia era già stata organizzata nei particolari ben prima del conclave, da cui è scaturito il successore di Papa Wojtyla. Ratzinger non può che appoggiarla. Il sostegno, tuttavia, è convinto e totale nonostante che l'intervento esporrà inevitabilmente il Papa a polemiche come chiunque entri nell'arena di uno scontro politico. Agli strali l'ex prefetto della Congregazione per la dottrina delle fede è comunque abituato.

"L'inviolabilità della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale" è stata da lui affermata solennemente sin dall'insediamento a San Giovanni in Laterano. Resta significativo che Ratzinger si schieri con parole molto espressive a fianco della Cei e dei vescovi per il loro impegno a "illuminare e motivare le scelte dei cattolici e di tutti i cittadini circa i referendum ormai imminenti in merito alla legge sulla procreazione assistita".

Nessuna perifrasi. Chiara condivisione della mobilitazione con cui Ruini si batte per tenere lontani dalle urne i cattolici, impedendo uno scrutinio del consenso reale a favore o contro eventuali modifiche della legge. Il suo patronato all'operazione-Ruini il nuovo pontefice lo inserisce nell'ambito di una strategia per salvare il "presente e il futuro cristiano nelle case e negli animi degli italiani".

Dalle tre pagine del suo discorso asciutto e, come d'abitudine, razionalmente ben concatenato, i duecentocinquanta vescovi hanno capito subito che il neo-eletto lotterà perché l'Italia rimanga una trincea avanzata contro la secolarizzazione che ha invaso l'Occidente. Vincere la battaglia del referendum significa per Ratzinger contrastare lo spettro della de-cristianizzazione, da lui evocato ancora una volta ieri: "Una forma di cultura, basata su una razionalità puramente funzionale, che contraddice e tende ad escludere il cristianesimo e in genere le tradizioni religiose e morali".

Tendenza diffusa un po' ovunque in Europa. Ma - ed è questa la frase che ha fatto scattare l'attenzione dei presenti - "qui in Italia la sua egemonia non è affatto totale e tanto meno incontrastata". Anche tra quanti non condividono o non praticano la fede cristiana, nota Benedetto XVI, ci sono molte persone che ritengono la secolarizzazione una specie di "funesta mutilazione dell'uomo e della sua stessa ragione".

A questa analisi si accompagna, positivamente, la presenza capillare della Chiesa cattolica in mezzo alla gente di ogni età e condizione. Per questo, guardando la vasta platea dei presuli italiani, Benedetto XVI li ha spronati ad incrementare il dinamismo missionario, a rilanciare le parrocchie, a spingerle alla cooperazione con i nuovi movimenti sorti nel cattolicesimo come "realtà carismatiche". Altri tasselli di questa strategia sono l'incoraggiamento al Progetto culturale di Ruini e naturalmente a tutte le iniziative della Cei a salvaguardia del matrimonio e della vitalità della famiglia.

L'ingresso del pontefice nell'arena politica appare destinato a svolgersi, tuttavia, su binari ben precisi. Non ci dovrebbe essere uno stillicidio di dichiarazioni. Da Bari si è già capito che Benedetto XVI intende scegliere soltanto alcuni momenti selezionati. Inoltre le sue esternazioni sembrano configurarsi come un appoggio a strategie scelte dagli episcopati nazionali.
Così è stato in Spagna. Dopo che i vescovi iberici si sono mobilitati contro il governo Zapatero, Ratzinger ha lanciato il suo appello ai fedeli spagnoli perché "resistano alle tendenze laiche". Ma in Vaticano sanno anche benissimo che tre quarti degli spagnoli affermano nei sondaggi di considerare la Chiesa lontana dalla realtà sociale. Eppure i nostri vicini iberici, interrogati, si dichiarano all'ottanta per cento cattolici. Come gli italiani.

In prima linea si staglia dunque la responsabilità degli episcopati nazionali. E sulla futura organizzazione dell'episcopato italiano Ratzinger sta cominciando a ragionare, con l'occhio rivolto alla fine del 2006 quando scadrà il mandato del cardinale Ruini. Sotto la coltre dell'allineamento dell'associazionismo bianco la realtà cattolica è complessa. Sulle norme che dovrebbero regolare la sfera familiare i fedeli hanno spesso idee molto diverse dalla gerarchia ecclesiastica e mal sopportano - quando sono interrogati nei sondaggi - l'invadenza della Chiesa.

I frammenti di dissenso organizzato, come "Noi siamo Chiesa", riecheggiano posizioni abbastanza diffuse, quando ricordano che al referendum "non si tratta di pronunciarsi su grandi principi - a favore della vita o della morte - ma su alcuni aspetti di una legge, del tutto discutibile, poco applicabile e tesa a voler imporre a tutti posizioni sull'embrione opinabili anche dal punto di vista di molti teologi cattolici".

Non è affatto casuale che nelle ultime battute della campagna referendaria il cardinal Ruini si preoccupi, come ha fatto all'assemblea della Cei, di affermare che la Chiesa non vuole minimamente intralciare la scienza e i suoi progressi. Ed è indicativo che l'Avvenire abbia concesso l'altro giorno un po' di righe all'appello di Padova di quei cattolici, che ritengono legittimo andare a votare. L'ombra dell'intolleranza o di un atteggiamento illiberale della gerarchia ecclesiastica verso la ricerca scientifica potrebbe spingere, infatti, una percentuale degli elettori indecisi a recarsi alle urne. Lo sanno alla Cei e lo sanno in Vaticano. Ed è battiquorum.

(31 maggio 2005)
http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/politica/dossifeconda1/egepoliti/egepoliti.html

lunedì 30 maggio 2005

Firenze: strisce pedonali Rainbow in S.M. Novella

A Firenze è stata realizzata in Piazza Santa Maria Novella, di fronte alla Chiesa, "Zebra" un'opera dell'artista croato Silvio Vujicic.


FIRENZE - A Firenze è stata realizzata in Piazza Santa Maria Novella, di fronte alla Chiesa, "Zebra" un'opera dell'artista croato Silvio Vujicic che consiste nella realizzazione di un percorso/attraversamento pedonale urbano fatto di strisce bianche e strisce colorate.

I sei diversi colori utilizzati, che vengono alternati alle strisce bianche, sono: celeste, verde, giallo, arancione, rosso e violetto. Questi colori rappresentano la bandiera arcobaleno, che è il simbolo internazionale del movimento gay, lesbico e transgender (oltre che la bandiera della pace) e simboleggiano le tante diversità culturali, anche legate all'orientamento sessuale, che compongono la società: una esplosione colorata di entusiasmo primaverile che celebra il diritto alla diversità, un percorso multicolore da attraversare a piedi negli ordinari spostamenti urbani.

Zebra è un'opera realizzata nell'ambito del Florence Queer Festival, festival internazionale di cinema, video e altre arti a tematica gay, lesbica e transgender, la cui terza edizione si è svolta a Firenze dal 14 al 26 maggio 2005, con il patrocinio di Comune di Firenze, Provincia di Firenze e Regione Toscana.

L'installazione di Zebra a Firenze è presentata dall'associazione Ireos insieme a Domina Hair and Style, in collaborazione con Eventi e il Queer Zagreb Festival, che per primo ha realizzato l'opera a Zagabria nel 2004.

http://it.gay.com/view.php?ID=20301

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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