giovedì 11 agosto 2005

Povia si scusa



di Francesco Belais


La verità di mister "I bambini fanno ooh", dopo le recenti affermazioni omofobe: "Sono stato frainteso". E poi: "Sono stato gay. Ora sono innamorato di Tiziano Ferro, ma artisticamente".


MILANO - In una recente intervista, rilasciata al settimanale Panorama, Giuseppe Povia aveva fatto alcune affermazioni sui gay, sulle adozioni che hanno suscitato un vespaio di polemiche: "Ho avuto una fase gay, ma sono guarito ed ho aiutato altri due ragazzi a guarire" e poi "Sono contrario alle adozioni per le coppie gay". Siamo andati a scovarlo per farci spiegare meglio i pensieri del cantautore dei bambini che fanno ooh. Ha il sapore di un ragazzo un po' ingenuo ed un po' bambino e si è dimostrato molto disponibile ad incontrarci.

Ciao Povia, come va?

Clicca per ingrandire...Bene, bene, dopo questa specie di successo che mi è capitato, sono sempre in giro e cerco di godermelo… Ah, ma tu mi vorrai chiedere a proposito dell'intervista uscita su Panorama?

Be' anche…

Quella cosa non mi ha divertito per niente. La giornalista mi aveva chiesto di fare un'intervista dove non dovevamo prenderci sul serio, di sparare a raffica in modo da far uscire l'immagine del ragazzo simpatico. Io faccio questo mestiere solo da cinque mesi e - come dice Vasco - …come mi è venuta chi lo sa? Queste interviste nascono da sole, vengono fuori già con le parole! Ho capito che qui come sbagli un verbo ti arriva una randellata! È stata data un'interpretazione sbagliata e brutta di ciò che ho detto. Mi hanno chiamato tutti, anche alcuni che erano contenti, come saprai ci sono anche persone che sono d'accordo su quanto emergeva. Ad alcuni ragazzi che mi hanno scritto ho risposto personalmente per spiegarmi. Io ho la coscienza pulita.

Cerchiamo allora di fare chiarezza. Hai detto che hai avuto anche tu una fase gay?

La domanda era se avevo mai pensato di essere gay. Io ho risposto che verso i diciotto anni ho avuto questo pensiero, che credo abbiano un po' tutti. In quel periodo ero molto depresso, avevo gli attacchi di panico. Non per questo, ma per altri motivi che non ti sto a spiegare e spero di non ricordarmeli neanche. Poi ho fatto un cammino spirituale e in questo contesto ho conosciuto due ragazzi che erano in crisi d'identità, almeno così dicevano. Non so se erano gay o se pensavano di esserlo. Poi, dopo anni, ho saputo che questi si erano sposati ed avevano dei figli, tutto qua.

Hai mai avuto rapporti omosessuali?

No, ma ci ho pensato a come sarebbe far l'amore con un uomo, lo ammetto.
Poi la giornalista mi ha chiesto se secondo me gay si nasce o si diventa. Io ho detto che uno nasce e poi scopre di essere qualcosa. Lei ha insistito dicendomi allora si diventa? Che cosa dovevo rispondere alle nove del mattino ad una che ti entra in camera? Chissà, forse uno lo è da sempre, poi lo scopre. Non è che uno esce dalla figa della mamma e dice: sono gay! Oppure: da grande farò il cantautore! Ovviamente sono cose che hai dentro, non lo so, dimmi se sbaglio.

Tu per esempio sei diventato o l'hai scoperto?

Sicuramente l'ho scoperto pian piano, e mi ricordo che i primi indizi sono arrivati sin da bambino.

Senti, ma lo escludi di avere rapporti gay in futuro o lasci una porta aperta da questo punto di vista?

Mah, ora come ora non penso proprio. Ho una compagna ed una bambina di sette mesi. Ecco, per quanto riguarda le adozioni da parte di una coppia gay, questa cosa la voglio sostenere, non sono molto d'accordo. Non perché non siano in grado di dare amore ad un bambino, magari anche più di coppie etero che litigano o che maltrattano i figli. È solo un mio punto di vista, una libertà di pensiero che ho. Io vedo ancora la famiglia in modo tradizionale, da questo punto di vista.

E dell'adozione da parte di single? Proprio in questi giorni sui giornali c'è stato un caso, cosa ne pensi?

Non ho seguito la cosa, comunque ho scritto una canzone sui bambini, loro sono il futuro. Se qualcuno può dargli tutto l'amore possibile, perché no? Tutto può succedere, l'importante è che ci siano la correttezza e l'amore.

Concludendo, meglio un bambino in un istituto o ad una coppia gay che gli possa dare affetto e amore?

Non saprei cosa risponderti. L'ideale è che due persone quando fanno un figlio si prendano le loro responsabilità. Meglio sarebbe favorire le adozioni alle coppie etero, che tra l'altro non sono così semplici e ci sono lunghe liste d'attesa. Con questo non voglio dire meglio le suore. Poter avere una figura paterna ed una materna sarebbe l'ideale.

Delle unioni civili tra persone dello stesso sesso che ne pensi invece?

Sono molto d'accordo, se due si vogliono bene, perché no? Non capisco perché questo sia ancora vietato, non lo concepisco.

Tu hai affermato che Tiziano Ferro scrive le canzoni per rimorchiare le ragazze, molti dicono che sia gay…

(ride) Mi era stato chiesto con chi mi piacerebbe collaborare, io ho risposto Tiziano Ferro perché per me è il numero uno.

Non è che te lo vuoi fare?

(ride) No, però professionalmente ed artisticamente sono innamorato di lui. Ha ventidue anni ed è creativo da morire, un sognatore, uno che, secondo me, riempirà gli stadi. Qui poi magari ho sbagliato io, raccontando alla giornalista che tutte le volte che nomino Tiziano Ferro mi dicono che è gay. E allora, chi se ne frega?

Dici di essere un trasgressivo o almeno di esserlo stato, in che modo? Vuoi spiegarti meglio?

Portavo la gonna! (ride)

Davvero?

Sì, per dare nell'occhio d'inverno indossavo una gonna lunga. Era un modo anche infantile per farmi notare. Così mi sono presentato anche all'Accademia di Sanremo. Be' capelli lunghi e gonna…

Chi sono stati i tuoi idoli musicali di riferimento?

Soprattutto gli italiani, non ho una grossa cultura musicale estera: Carboni, Baglioni, Vasco, Califano, Dalla… Dalla non è soltanto un cantante ma anche un consiglio: dalla! Ha ha ha! (ride)

Per quanto riguarda le tue dichiarazioni politiche?

Clicca per ingrandire...Non ho detto esattamente: "non mi schiero devo lavorare". Ho spiegato che ho appena cominciato, non ho ancora capito che lavoro sto facendo ma so che mi sta piacendo, e non sono politicamente preparato. Questa ha insistito ed io alla fine ho detto che una persona che mi piace come parla e come si esprime è D'Alema. Nell'intervista è stato riportato Berlusconi, non mi sembra la stessa cosa.

Ma prima di diventare famoso che cosa facevi?

Ho fatto per quattordici anni il cameriere, in molte città. Ho vissuto a Roma, Milano, Bergamo, isola d'Elba, in Svizzera. Mi sono sempre mantenuto facendo questo ed ho capito che è un lavoro di comunicazione che ti tiene il fisico e la mente allenati: impari a riconoscere gli stronzi!

Nel frattempo componevi…

Sì, ma per l'educazione che ho avuto in famiglia ho sempre tenuto un lavoro parallelo che mi permettesse di mantenermi e di tenere i piedi per terra.

Come ti è nata "I bambini fanno ooh"?

Ero in un periodo di depressione, in cui tutto mi sembrava scontato e banale e mi sono messo ad osservare i bambini. Un giorno ho visto un bambino che guardava la pioggia - che io odio - ed ho capito che i bambini ti insegnano il segreto di non prendersi troppo sul serio, di non aver paura di vincere o di perdere, così le cose ti riescono meglio.

Per concludere, un messaggio per gay.it e per tutti i gay che ti leggeranno.

Mi dispiace di essere stato frainteso, doveva risultare un'intervista simpatica ed invece ho combinato un pasticcio, scusatemi.

Allora non è vero che si guarisce dall'essere gay?

No, infatti! Bisogna vivere con meraviglia e con gioia se stessi e l'amore vince. Del resto, per conseguire uno spirito danzante bisogna passare una tormenta!

http://it.gay.com/view.php?ID=20566&p=1

mercoledì 10 agosto 2005

Un lettore di gaynews racconta la sua esperienza con i genitori dopo il coming out

I miei genitori non accettando la mia sessualità si rivolgono alla chiesa. Leggono ABC per capire l'omosessualità ed San Paolo di cui una delle autrici è la dott. Atzori


Gentilissima Redazione Gaynews.it,

ultimamente ho letto sul vostro sito e sui giornali gli articoli riguardanti la dott.ssa Atzori e vorrei raccontarvi un episodio che fa parte del mio drammatico sforzo di ricongiunzione con i miei genitori, dopo il mio outing, quattro anni fa.

Proprio quattro anni fa inizia la vicenda che ad oggi non si è ancora conclusa e, nonostante le richieste di aiuto da ogni parte, nulla è servito a risolverla. Quattro anni fa mi dichiarai ai miei genitori. Loro, brave persone che dedicano la vita al lavoro, rimasero shockate. Iniziò un lungo periodo durato più di quindici mesi fatto di consulenze psicologiche, psichiatriche e guide spirituali (leggi preti). Nulla è servito a far accettare la mia condizione ai miei genitori. Alché, stanco e amareggiato, me ne andai di casa.

Le liti, soprattutto i primi mesi, continuarono ogni volta che andavo a trovarli. Ma ogni volta non mi rassegnavo e ho sempre tentato di dimostrare che il loro figlio era quello di sempre, quello che li amava e li aiutava sempre. Da parte loro, e questo lo apprezzo, si sono impegnati ad ascoltare un sessuologo il quale li ha aiutati a capire cos'è l'omosessualità. Ma finisce tutto qui. I miei genitori hanno riempito i loro vuoti e la loro ignoranza con la fede e i dictat della Chiesa Cattolica.

Mia madre inoltre decide di documentarsi e trova in libreria (su consiglio di un prete) un libro intitolato "ABC per capire l'omosessualità" scritto da un gruppo di medici. Lo legge. Lo studia. E me lo presenta. Inizio a leggerlo e subito rimango folgorato da ciò che c'è scritto: si parla di tendenze omosessuali transitorie, di colpa del padre, di cure, di terapia riparativa, di stile di vita gay disturbato, di disordine mentale, e chi più ne ha più ne metta. Risultato: i miei genitori mi dicono che sono da curare e che devo seguire un cammino psicologico-spirituale per avere una vita normale e decorosa.

Vado così a leggere chi si nasconde sotto il gruppo obittivo chaire (questo l'autore). Ed ecco che spuntano i nomi infernali di gente già sentita e vista in internet e nei volantini in circolazione, il primo dei quali è Chiara Atzori.

Ora mi chiedo: quando finirà tutto questo? Quando faranno tacere quei medici che credono di sapere tutto sull'omosessualità e scrivono baggianate così grosse da non rendersi conto che invece di aiutare le persone a "capire l'omosessualità" (così il titolo), non fanno altro che distruggere la mia famiglia e aumentare il divario tra me e i miei genitori (e chissà quanti altri)?

Quel poco dialogo che avevo con i miei è andato distrutto da un gruppo di pazzi scatenati che in nome di Dio e della Verità pretendono di cambiare la testa alle persone! Ovviamente guadagnandoci pure, sia sui libri che sulle consulenze in studio (circa 150 euro per un'ora di ascolto). Per poi non trovare un punto d'incontro con i miei genitori.

Tutto questo fa parte del contorno, comunque. Io rimango seduto qui al tavolo con il mio piatto vuoto, con la speranza che un domani possa gustare la prelibatezza di avere due genitori che mi accettano per quello che sono.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=33661

Per un viterbese il matrimonio gay è aggressivo e violento

Da Tuscia Web, un lettera inviata ad un giornale locale da parte di un cittadino di Viterbo , bellissima la risposta del direttore Carlo Galeotti


Un lettore scrive al direttore di TusciaWeb, giornale locale online sostenendo che la pretesa di chiamare "matrimonio" la convivenza tra persone dello stesso sesso, fondata o no che sia anche sul compimento di atti sessuali, è aggressiva e violenta contro la sua famiglia e contro tutte le famiglie, le quali contraendo il matrimonio secondo regole che erroneamente ritiene plurimillenarie hanno assunto pubblicamente l'impegno a generare figli, ad allevarli e educarli, a farne buoni cittadini e "buoni contribuenti".

La lettera continua sostenendo che l'impegno di generare figli sia il più importante e difficile che qualunque società possa darsi, poichè la storia e l'umanità dipendono da esso. Ritiene il lettore che il matrimonio sia il riconoscimento che lo Stato concede per tale impegno delle famiglie, e che non deve essere riconosciuto a nessun altro perchè lo Stato non è "un anonimo benefattore che possa far donativi a chi gli pare".

La richiesta delle coppie omosessuali di vedere riconosciuta la propria unione anche attraverso il matrimonio è definita "pretesa di accaparrarsi, senza titolo e senza corrispettivo, i diritti e i riconoscimenti che spettano solo alle famiglie"; per questo motivo il lettore ritiene che la richiesta delle coppie omosessuali sia "davvero illegale, davvero violenta, davvero eversiva".

Pubblichiamo di seguito la bella e onesta risposta del direttore di TusciaWeb.



Leggo con non poca sorpresa la sua lettera. E credo che meriti una risposta. Questo giornale si rifà alla tradizione liberale che va Stuart Mill a Popper. Una tradizione che fa della difesa dei diritti delle minoranze il fondamento non solo della democrazia ma dello stato di diritto. Una tradizione che affonda le sue radici, a voler ben guardare, nella Grecia di Pericle. Una tradizione che ci porta a rispettare ogni cittadino in quanto tale.

A sentirla parlare sembrerebbe che lesbiche e omosessuali siano figli di un dio minore. Che non abbiano diritto di partecipare come famiglia alle graduatorie per la casa popolare. Che non abbiano diritto alla reversibilità della pensione. Che non abbiano diritto a condividere la sorte delle persona che amano. Che non abbiano diritto a veder riconosciuto un legame sentimentale profondo, come accade per le coppie eterosessuali. Le sue parole sembrano non voler riconoscere i diritti di queste persone.

Una famiglia gay non minaccia né me, né la mia famiglia. I miei amici omosessuali, le mie amiche lesbiche, come i miei amici etero non minacciano assolutamente la mia famiglia, né la famiglia di nessuno. Non vedo nessuna violenza nel chiamare l'unione di due donne o due uomini "matrimonio". Può non piacere. Ma nessuno può imporre l'uso delle parole agli altri. Spiegava Ferdinand de Saussure che il significato delle parole non è dato da una definizione ma dal rapporto con l'universo dei significati. Spiegava che la lingua è qualcosa in continua trasformazione. E quindi dove è il problema?

Io credo che il suo problema sia quello di voler imporre ad altri la sua concezione di famiglia. Che non è quella di tutti gli italiani. Mi creda. Non è quanto meno la mia. La sua idea di famiglia è solo una delle tante che storicamente e attualmente sono esistite ed esistono. Tutto qui. Non c'è nulla di santo nella sua idea, nel suo modello e non c'è nulla di blasfemo nella concezione olandese o spagnola. E poi anche se tutti gli italiani la pensassero come lei, ci spiega Mill che dovrebbero rispettare quell'uno che la pensa diversamente, che si comporta diversamente.

Se lei ritiene che la sua famiglia debba essere composta da un uomo e una donna e debba avere come impegno quello di generare figli ed educarli. Nessuno glielo contesta. Ma perché vuole imporre ad altri la sua concezione della famiglia. Come fa la "pretesa di chiamare "matrimonio" la convivenza tra persone dello stesso sesso, fondata o no che sia anche sul compimento di atti sessuali" ad essere "aggressiva e violenta" contro la sua "famiglia e contro tutte le famiglie"? Che cosa significa questa frase?

Invecchiando mi vado convincendo che il rispetto delle minoranze, e tra queste lesbiche e omosessuali, sono la cartina al tornasole che indica l'esistenza o meno dello stato di diritto. Non è un caso che a Cuba gli omosessuali siano discriminati, non è una caso che tutti gli stati totalitari li abbiano discriminati. Ecco, in Italia c'è un po' meno stato di diritto rispetto all'Olanda o la Spagna.

Per concludere, credo che su questa questione le nostre concezioni siano sideralmente lontane. Ed hanno una differenza fondamentale la mia concezione di famiglia rispetta e comprende la sua. La sua no.

Cordialmente

Carlo Galeotti
www.tusciaweb.it

http://www.gaynews.it/view.php?ID=33592

martedì 9 agosto 2005

Tanti auguri, Enzo

L’Associazione Articolo 21 sta raccogliendo sul suo sito internet (www.articolo21.com) i messaggi e le e-mail da inviare a Enzo Biagi in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno, che ricorre oggi, 9 agosto. “Biagi è il decano dei giornalisti italiani ed è una bandiera fortissima della libertà di pensiero e di comunicazione” sottolineano in una nota Federico Orlando, presidente di Articolo 21, e l’onorevole Beppe Giulietti. “Sarebbe davvero importante se la Rai, attraverso i nuovi vertici, volesse fare gli auguri a Biagi comunicandogli il suo prossimo ritorno in video” prosegue la nota.

“Si tratterebbe di un semplice ritorno alla normalità e non certo di un evento eccezionale, dal momento che Biagi è stato da tempo riconosciuto come il più autorevole commentatore televisivo, al punto che un sondaggio fra gli utenti gli attribuì la preferenza riconoscendo i suoi programmi informativi come i migliori in cinquanta anni di televisione della Rai. Purtroppo – concludono Orlando e Giulietti - dubitiamo che questo possa accadere, ma non rinunciamo a sperarlo, anche se il macroscopico conflitto di interessi del presidente del consiglio ha ormai minato alle radici l’autonomia del mondo della comunicazione, assediato in modo sempre più inquietante da ogni genere di poteri forti ed occulti”

MANDA I TUOI AUGURI A ENZO BIAGI
http://www.articolo21.info/commenti_scrivi.php?id=2344

LEGGI GLI AUGURI DEI LETTORI
http://www.articolo21.info/commenti_leggi.php?id=2344

lunedì 8 agosto 2005

Stupro e masturbazione per la chiesa pari sono

Sono peccati gravemente contrari alla castità, ognuno secondo la natura del proprio oggetto: l'adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia...

Diritti negati
di Luigi Cancrini
Paolo Grassi


Caro Cancrini,

ho sentito alla radio che il nuovo catechismo della Chiesa Cattolica mette sullo stesso piano stupro e masturbazione. Davvero le cose stanno ancora cosi?



È proprio così. Pensavo di poter rispondere di no alla tua domanda ma la risposta al quesito 492 del "nuovo" catechismo suona esattamente così: «Sono peccati gravemente contrari alla castità, ognuno secondo la natura del proprio oggetto: l'adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali. Questi peccati sono espressione del vizio della lussuria». Mettendo insieme dal punto di vista della morale cattolica comportamenti che il senso comune sente come profondamente diversi. Aprendo un problema educativo di non poco conto, a mio avviso, per chi affida i propri figli all'insegnamento proposto da suore e preti. Ma aprendo una ferita profonda, nello stesso tempo, ai principi dell'etica che risuona dentro la coscienza dell'essere umano prima che alle abitudini consolidate di migliaia di persone normali.

Storicamente, il problema ha radici riconoscibili, ovviamente. Spiegando perché la Chiesa e il suo catechismo siano così severi sul tema del sesso, la risposta ad un quesito successivo riconosce che le tavole dei Comandamenti, Gesù e il Vangelo si limitano a condannare l'adulterio e attribuisce ai padri della Chiesa e al loro insegnamento successivo, mille e più anni dopo, proibizioni che corrispondono di fatto ai valori di una cultura che è ancora quella del Medio Evo. Centrata per quello che riguarda la masturbazione su una mistica del sacrificio: su valori che corrispondevano cioè, nei conventi delle suore, allo sviluppo di una "santa anoressia", di un rifiuto, cioè del cibo sentito come prova del proprio amore per Cristo (c'è un bel libro di Rudolph M. Bell che ricostruisce in modo assai efficace gli aspetti psicopatologi di questo rifiuto partendo dall'analisi dei processi di santificazione di Santa Caterina da Siena, di Santa Veronica e di tanti altri) e, nei conventi degli uomini, alla pratica della fustigazione intesa come metodo utile ad evitare la ricerca di un piacere del corpo. Affamarsi e fustigarsi facendosi male erano intesi allora come modi di far contento un Dio «arrabbiato per i peccati del mondo» all'interno di una visione che è molto diversa, per fortuna, da quella che di Dio abbiamo oggi. Legate ugualmente alla necessità di quel tempo erano, mi pare, anche le altre due proibizioni del 492 difficili da accettare oggi. L'omosessualità perché era già allora un pericolo da esorcizzare caricandolo di significato proprio all'interno dei conventi e la fornicazione perché l'impossibilità di prevenire in altro modo la diffusione delle malattie veneree e quella di controllare in altro modo la procreazione rendevano comunque comprensibile il tentativo di schierarsi contro qualsiasi forma di libertà sessuale. Che il comportamento dell'uomo e della donna oggi debbano essere regolati invece che dalla parola di Gesù dalle angosce, dal fanatismo e dalle problematiche mistiche o sociali della società medievale è, tuttavia, per lo meno anacronistico. Al modo in cui anacronistici appaiono oggi il culto delle vacche in India e le proibizioni di Maometto in tema di alcool o di carne di porco. Trasformando norme che allora avevano un senso in una precettistica che è, appunto, da catechismo: fatta di norme che chiedono, per essere davvero seguite fino in fondo, una subalternità psicologica totale. Aprendo, nello stesso tempo, a chi parla in nome di Dio, la possibilità di usurparne il potere. Perdonando chi si pente e sottolineando, agli occhi di tutti, la colpa di chi non lo fa. Come pateticamente ha tentato di fare, ancora in questi giorni, un parroco calabrese che, avendo preso sul serio le risposte di cui stiamo parlando al quesito 492, ha rifiutato la messa funebre ad una donna che viveva, senza poterlo sposare, con un uomo separato.

Basta avere un po' di buonsenso, in fondo, per non prendere molto sul serio questo tipo di posizioni. Quello su cui poco si è riflettuto, tuttavia, da parte di chi quel catechismo ha scritto da una posizione paurosamente fuori dal mondo è il danno che esso è in grado di arrecare su chi, per ragioni culturali, famigliari e/o di conflitto personale non è in grado di usare il buonsenso della maturità e finisce per prenderlo (troppo) sul serio. Ragazzi e adolescenti cui viene impedita quella scoperta del proprio corpo, dei suoi desideri e del suo funzionamento, che combattono battaglie inutili contro sé stessi nel nome di un insegnamento bigotto e, a volte, per niente limpido. Ragazzi e adolescenti la cui natura spinge in direzione diversa da quella delle loro apparenze fisiche per ragioni complesse di ordine biologico e/o psicologico confinati nel ruolo di peccatori dall'insegnamento di una Santa Madre Chiesa che non si comporta, nei fatti, né da Santa né da Madre. Preti distrutti dal senso di colpa e dalle ribellioni del corpo che si trasformano in pedofili o in guardoni. Educatori che perdono occasioni decisive per capire quello che accade ai loro ragazzi. Coppie che rovinano il loro matrimonio e la vita dei loro figli intorno al tentativo di conformarsi ad una regola morale astratta per cui nulla contano i figli o il matrimonio.

E c'è qualcosa di molto più grave, tuttavia, di tutto questo in quella vicinanza stonata fra stupro e masturbazione. Quello che il catechismo suggerisce ai cristiani che lo leggono, infatti, è un modo di sentire sé stessi e la loro coscienza al centro di tutto. Come il mio paziente che sognava, masturbandosi, di far esplodere il mondo. Dimenticando che il dovere primo dell'uomo è il rispetto dell'altro. Il mondo del peccato e della colpa disegnato da un catechismo come questo è un mondo, infatti, in cui ciò che conta nel caso dello stupro non è il danno fatto alla vittima ma quello fatto alla norma di cui si dice che viene da Dio. Masturbarsi e stuprare è ugualmente colpevole, dal punto di vista della chiesa che si riconosce in questo catechismo, per questo semplice motivo: perché quello che conta non è l'essere umano con cui ci si confronta nel proprio quotidiano ma solo quella ossessione vissuta nel profondo oscuro della coscienza dove qualcuno vuol farci credere che si nasconde la parola di Dio.

Parola di Dio che è altra. Limpida e chiara nel Vangelo che non dice mai di non masturbarsi ma che solamente annuncia a chi ha la vocazione o la tentazione dello stupratore la necessità di amare gli altri come sé stesso. Senza occuparsi più di tanto, com'è giusto, delle nevrosi di alcuni padri della Chiesa e semplicemente ricordando all'uomo il suo dovere di sentirsi membro fra gli altri della comunità degli uomini.


tratto da L'unita del 8/8/2005

domenica 7 agosto 2005

Grillini sulle "cure antigay": a quando la cura per l'eterosessualità?

Chi ha studiato, infatti, i risultati della "terapia riorientativa" parla di percentuali di "successo" da prefisso telefonico e dell'infelicità successiva dei pochi ritornati sulla "retta via".

La dottoressa Chiara Aztori, in una lettera a Repubblica di sabato 6 agosto, rivendica il suo diritto di "aiutare" gli omosessuali a diventare eterosessuali con la "cura" del "riorientamento" per una "eterosessualità appagante" tradendo subito l'intento ideologico, più che scientifico, quando ci parla di un gruppo di omosessuali credenti che fa di tutto per tornare "etero". Bontà sua la Aztori ci dice che non ce l'ha con i gay, che persino per lei gli omosessuali non possono definirsi come "malati", che non ha, sempre bontà sua, l'intenzione di mettere in discussione le decisioni dell'Apa (associazione psichiatrica americana da cui dipende la redazione del DSN, il manuale delle malattie psicologiche e psichiatriche che è il punto di riferimento degli operatori di tutto il mondo) che hanno cancellato dall'elenco delle malattie mentali l'omosessualità fin dal 1974, ne quella dell'Oms che ha fatto la stessa cosa nel 1993 definendo l'omosessualità "una caratteristica della personalità" ovvero "una variante naturale del comportamento umano". L'intento ideologico, poco nobile, non dirò "omofobico", della dot.sa Aztori & c. ammantanto di presunta documentazione presuntamene scientifica si rivela con grandissima facilità se consideriamo che la stessa non aiuterebbe di certo, e ne si predispone a farlo, tutti coloro che provano "pulsioni eterosessuali" di cui, magari, si voglio liberare attraverso una terapia riorientativa verso una "omosessualità appagante" (spero che l'ironia si capisca bene…). La verità è se la dot.sa avesse letto con attenzione i saggi sulla sessualità di Sigmund Freud del 1905 (disponibili quindi in varie lingue, italiano compreso, da un secolo) avrebbe saputo che la sessualità umana va in tutte le direzioni e che, quindi, l'omosessualità è parte naturale e integrante della sessualità stessa.


Certo, in una società di mercato, dove i pazienti si chiamano "clienti", se uno vuol farsi curare anche per una malattia inesistente e ha i quattrini da buttar via per farlo dev'essere libero di farlo. Semprechè non ci sia il noto "abuso di credulità popolare", l'esercizio improprio della professione di psicologo, o la più semplice "presa per i fondelli". Chi ha studiato, infatti, i risultati della "terapia riorientativa" parla di percentuali di "successo" da prefisso telefonico e dell'infelicità successiva dei pochi ritornati sulla "retta via". Negli Usa due responsabili di questi gruppi per il ritorno alla "normalità" si sono felicemente fidanzati e sono "fuggiti" dai centri che gestivano. E ora vivono felici con la loro "appagante omosessualità".


Vorrei infine rilevare una triste notazione della lettera a Repubblica della dot.sa Aztori che purtroppo fa l'infettivologa al Sacco di Milano (ma che ne pensa la direzione dell'Ospedale sulle attività extramoenia della suddetta?). Ancora una volta si mette in relazione omosessualità e hiv come colpa lasciando intendere giudizi non lusinghieri della dot.sa, proprio quello che un operatore di un ospedale dove la gente muore e soffre non dovrebbe fare. E a questo punto se io fossi un paziente con problemi infettivi andrei in qualunque posto tranne che nell'ospedale dove lavora la dottoressa.


Franco Grillini
Deputato ds

http://www.gaynews.it/view.php?ID=33614

Risposta di Gianni Geraci alla lettera della dott.sa Aztori

La dott. fa progressi, riconosce oggi la possibilità che esistano gay felici mentre ieri, quando parlava dai microfoni di Radio Maria per i quali collabora, non lo prendeva nemmeno in considerazione

Premessa: su Repubblica di ieri era pubblicata una lettera della dottoressa Aztori sulle terapie riparative dell'orientamento sessuale.

La cosa mi è stata segnalata da Maurizio di Parma che ringrazio per la sollecitudine con cui l'ha fatto. Ho pensato di mandare questa lettera alla stessa Repubblica nel tentativo di smontare il candore con cui la stessa Aztori ha presentato il suo lavoro.

Un saluto a tutti

Gianni Geraci


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Leggo con interesse la lettera in cui la dottoressa Chiara Aztori, infettivologa presso l'ospedale Sacco di Milano, chiarisce i suoi rapporti con alcune esperienze di 'riorientamento sessuale'che erano state desritte dalla stampa durante la scorsa primavara.

Purtroppo, dietro all'apparente tranquillità con cui la dottoressa Aztori rivendica "il diritto di chi sperimenta pulsioni omosessuali indesiderate di rivolgersi ai gruppi, corsi, terapeuti ritenuti più adeguati alle sue necessità" vedo alcuni pericoli che emergono dall'attività che la stessa dottoressa Aztori sta svolgenda da qualche anno. Per completezza di informazione e per chiarezza le elenco di seguito.



1. Perchè, visto che la stessa dottoressa Aztori riconosce la possibilità che ci siano dei gay felici di esserlo, nelle conferenze che la dottoressa Azotri ha tenuto in alcune parrocchie, nei corsi a cui ha partecipato e nelle trasmissioni di Radio Maria con cui collabora da alcuni anni, questa evidenza non è mai stata nemmeno presa in considerazione, mentre è sempre stata proposta l'equazione persona omosessuale=persona infelice che può uscire dalla sua infelicità solo uscendo dalla sua omosessualità?



2. Perché, in un libro recentemente pubblicato, di cui la stessa Atzori è uno degli autori si legge che i gay felici di esserlo propugnano comportamenti che vedono normali la promiscuità e la trasgressione (cfr. "ABC Per capire l'omosessualità", Cinisello Balsamo, 2005, pagina 32) e non si riconosce il fatto che ci sono tantissimi omosessuali che vivono seriamente e con responsabilità la loro omosessualità, costruendo relazioni di coppia stabili e durature?



3. Perchè la dottoressa Atzori si è rifiutata di partecipare alla tavola rotonda che, nel settembre del 2004, avevo organizzato in collaborazione con il Fesitval dell'Unità di Reggio Emilia?

La risposta che a suo tempo mi aveva dato, e cioè che lei non ha le necessarie competenze, non mi soddista più, visto che non perde occasione per dire che le terapie riparative dell'orientamento sessuale costituiscono un'opzione scientificamente fondata.



Le conseguenze della poca chiarezza con cui la dottorezza Aztori parla dell'omosessualità sono purtroppo pagate da tutti quegli omosessuali che, illusi dalle sue affermazioni, intraprendono lunghe e costose terapie che, quando le cose vanno bene, si concludono con un nulla di fatto, ma che, quando le cose vanno male, provocano delle gravi psicosi che, in alcuni casi, sono risultate fatali.



Nei venticinque anni di esperienza che i nostri gruppi di omosessuali credenti hanno alle spalle ci sarebbe davvero piaciuto tanto poter presentare, insieme alle altre esperienze positive che abbiamo incontrato, quella di qualche omosessuale che, grazie a una terapia riparativa, è approdato a un matrimonio sereno ed equilibrato, putroppo questo non è mai capitato, mentre ci è capitato diverse volte di osservare le profonde ferite provocate da alcuni maldestri tentativi di curare l'omosessualità.

E' per questo motivo che ritengo mio dovere chiedere alla dottoressa Aztori, prima di fare altre affermazioni gratuite sull'omosessualità, di confrontarsi con onestà con i nostri gruppi per capire insieme a noi quale sia il modo migliore per aiutare gli omosessuali che non amano il loro orientamento sessuale a trovare quella serenità a cui giustamente aspirano.



Gianni Geraci
Coordinamento Gruppi Omosessuali Cristiani in Italia

http://www.gaynews.it/view.php?ID=33612

La Dott.sa Aztori torna alla carica: libertà di cura per i gay. Ma anche l'omofobia è curabile, a volte...

Pubblichiamo la lettera che la dottoressa dell'ospedale sacco di Milano (ma è lecito firmarsi col nome dell'ospedale?, ndr) ha mandato a Repubblica e la replica della presidente dell'Agedo Dell'Orto


I "corsi" per gay e la libertà di cura

dr. Chiara Aztori
Ospedale Sacco, Milano


Nell'articolo pubblicato su Repubblica il 3 maggio, intitolato "I corsi per 'guarire' i gay", si associavano il mio nome, cognome, professione e recapito lavorativo a una presunta attività di "cura dei gay". Ciò non corrisponde alla realtà. Sono infettivologo da 12 anni e quello che penso della omosessualità è maturato in scienza e coscienza in un centro ben qualificato. L'allarmante andamento epidemiologico di comportamenti ad alto rischio per Hiv e gli studi effettuati in Paesi in cui vige culturalmente la massima apertura verso l'omosessualità, sono motivo di riflessione: il fatto che l'Oms e l'Apa dichiarino che l'omosessualità non è una malattia è noto e non ho mai detto il contrario. Ma esistono persone che sperimentano pulsioni omosessuali indesiderate, a cui la terapia affermativa gay (Gat) non fornisce risposte soddisfacenti e che grazie al riorientamento sviluppano una eterosessualità appagante. A questo proposito, il famoso psichiatra Spitzer, simpatizzante dell'attivismo gay, ha riconosciuto che l'orientamento omosessuale può cambiare e che la possibilità di fare questa scelta deve essere considerata fondamentale, nel rispetto all'autonomia e autodeterminazione del cliente. E proprio un portavoce dell'attivismo gay (spacciatosi per persona con pulsioni omosessuali indesiderate), nel novembre 2004 ha preso parte a un incontro, a cui ero presente, di credenti che vivono momenti di preghiera e riflessione sul tema della esistenza di ferite dell'identità sessuale. Sempre nel 2004 poi, a Milano si è svolto un corso pilota tenuto da un gruppo di ex omosessuali, al quale ho partecipato; ma io non ho tenuto né tengo alcun corso, né tanto meno sottopongo chicchessia a trattamenti medici, chimici, psicoterapici o quant'altro, riferibili alla omosessualità. Per quel che riguarda il dr. Nicolosi (citato nell'articolo come mio punto di riferimento), voglio precisare che è uno psicoterapeuta iscritto all'Apa senza alcuna proibizione o radiazione, dirige il Narth, ed è consulente dell'Ama ( American Medical Association ). Il riorientamento sessuale è oggi riconosciuto ed è giusto che in un'impressionante mole di relativismo psicologico, psicoanalitico, comportamentale ognuno sia libero di rivolgersi all'approccio che più risponde ai suoi bisogni. Perciò chi è gay e felice d'esserlo lo sia e lasci a chi sperimenta pulsioni omosessuali indesiderate la libertà di rivolgersi ai gruppi, corsi, terapeuti ritenuti più adeguati alle sue necessità.



La Replica di Paola Dell'Orto


Ho letto su "Repubblica" del 6 agosto la lettera "I 'corsi' per gay e la libertà di cura" della dottoressa Chiara Atzori, e come madre di un figlio omosessuale e presidente dell'A.GE.D.O. (Associazione di GEnitori Di Omosessuali), sono stanca delle dichiarazioni di chi, totalmente estraneo a questa realtà, si arroga il diritto di sapere cosa sia la "felicità" per i nostri figli. Fingendo d'ignorare che l'infelicità dei nostri figli omosessuali, quando esiste, è stata provocata proprio da persone che pretendono d'imporre comportamenti e scelte contrarie alla loro identità e alle loro aspirazioni.

Una ragazza o un ragazzo, infelici perché omosessuali, vanno sì aiutati, ma ad accettare la propria identità e a vivere in modo armonioso in tutte le proprie potenzialità, come noi genitori cerchiamo di fare.

Ogni tentativo di risolvere il disagio della persona omosessuale illudendola di poter "diventare" qualcosa di diverso da quel che è, fino ad oggi è sempre fallito, sia in Italia che all'estero, lasciandosi purtroppo dietro una scia di persone infelici, nevrotiche, tormentate e talvolta anche suicidali.

Non esiste nessuna presunta "libertà di cura" laddove non esiste nessuna malattia da curare. Non si possono curare malattie che esistono solo nella mente di chi lo afferma con lettere a "Repubblica". La diversità va semmai accettata e accolta.

Se poi la dottoressa Atzori sente il desiderio di pregare, sarà certo più utile e gradito che lo faccia affinché tutte le persone omosessuali del mondo riescano a vivere felicemente per quel che sono, avendo accanto una persona che le ama. Questo è un obiettivo che sta a cuore a qualunque genitore. Anche a quelli di figli omosessuali.

Paola Dall'Orto (presidente nazionale Agedo) - presidenza@agedo.org - www.agedo.org

http://www.gaynews.it/view.php?ID=33613

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