di EZIO MAURO
Per la prima volta nella storia della nostra democrazia, il capo del Governo si è presentato ad una Procura della Repubblica per denunciare i leader dell'opposizione, in piena campagna elettorale: dopo l'annuncio e il sospetto distribuiti agli italiani dallo studio televisivo di Porta a porta, davanti al suo notaio.
Aveva carte in mano, rivelazioni clamorose, notitiae criminis per l'inchiesta Unipol-Bnl? Niente di tutto questo. Anzi, il contrario. Mentre il presidente del Consiglio parlava con i magistrati - spiegando di aver sentito dire dal suo amico Tarak Ben Ammar che D'Alema e altri dirigenti ds avevano "chiesto incontri conviviali" al presidente di Generali Bernheim, per convincerlo a vendere la sua quota Bnl a Unipol - il suo avvocato-deputato, Ghedini, si preoccupava di precisare che nulla di quanto Berlusconi stava dicendo aveva qualche rilevanza penale.
La stessa precisazione, dopo la smentita di Generali, doveva farla il Cavaliere ieri: mai parlato di pressioni, mai detto nulla di penalmente rilevante.
Fermiamoci qui. I lettori di Repubblica sanno quanto abbiamo giudicato grave politicamente l'errore dei ds di schierarsi a fianco di Unipol in una contesa di mercato su Bnl, di sostenere Consorte anche quando emergeva il "concerto" con i furbetti delle altre scalate, di aver ignorato la bramosia di arricchimento illecito che legava il manager a Gnutti, Fiorani e Ricucci. Berlusconi avrebbe dunque tutto il diritto (anche citando l'incontro con Bernheim) di attaccare politicamente i ds per queste ragioni: se è in condizione di farlo. Prima, infatti, dovrebbe chiarire perché era "commosso" per la scalata di Fiorani, perché ha visto due volte il banchiere di Lodi questa estate, perché ha benedetto Gnutti, perché ha incontrato Ricucci in Sardegna, perché due suoi sottosegretari sono coinvolti nell'inchiesta.
Ma Berlusconi, invece di chiarire i suoi comportamenti, ha deciso di giocare spettacolarmente sulla ruota criminale una notizia che di criminoso non ha nulla, visto che lui stesso la considera irrilevante. Nella speranza che i cittadini spettatori vengano fuorviati e manipolati dal contesto, dal paesaggio giudiziario, dall'ambiguità del messaggio, e vedano il crimine anche dove non c'è.
È una condotta spregiudicata. Ma è soprattutto una condotta antidemocratica. Si va dai magistrati, e di corsa, se c'è notizia di un reato. Ma non per fare propaganda, perché la Procura non è ancora la stessa cosa di uno studio televisivo.
(14 gennaio 2006)
http://tinyurl.com/82dq2
sabato 14 gennaio 2006
Propaganda irresponsabile
venerdì 13 gennaio 2006
Pacs, il Vaticano contro la manifestazione di domani
Grillini replica a Prodi: "Il Movimento omosessuale è responsabile"
L'Osservatore Romano: «Siamo tutti testimoni che si è aperta una partita decisiva, che ha per oggetto la famiglia»
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ROMA - Non si è ancora svolta, ma già fioccano le polemiche. La manifestazione di sabato a Roma a favore di una futura legge che legalizzi i pacs, le unioni di fatto che nelle intenzioni degli organizzatori, dovrebbero rendere legali le unioni omosessuali, come già avviene in molti Paesi europei, è sotto il fuoco incrociato del mondo politico e di quello ecclesiastico.
Una manifestazione del movimento omosessuale (Lapresse)
OSSERVATORE ROMANO - Ha cominciato il leader dell'Unione Romano Prodi che si è detto amareggiato per la manifestazione di domani in una telefonata all'organizzatore, vale a dire Franco Grillini, deputato Ds e leader storico dell'Arci Gay.
Poi è sceso in campo anche il Vaticano con l'attacco a tutta pagina dell'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede: «È soprattutto sul piano delle provocazioni che sembra che il dibattito si stia collocando: è tipica la convocazione, in una centralissima piazza di Roma, di una manifestazione per benedire laicamente le unioni di fatto» si legge in un articolo che sarà pubblicato domani. Per il quotidiano d'Oltretevere il modo di portare avanti il confronto sulle diverse posizioni parte con un vizio d'origine: al posto delle «idee fioccano gli slogan» e «il ragionamento lucido e pacato viene sostituito da cortei e da invettive». Di una cosa, tuttavia, l'Osservatore si dice certo, che «siamo tutti testimoni che si è aperta una partita decisiva, inimmaginabile fino a qualche decennio fa e che ha per oggetto la famiglia», un soggetto che necessita di essere difeso. «Per difenderla non c'è bisogno di argomenti teologici o religiosi - si legge - bastano comuni argomenti umani».
LA REPLICA - Non si è fatta attendere la replica di Grillini a Prodi e al mondo cattolico: «Ho detto ieri sera a Romano Prodi che bisognerebbe prendere atto del senso di responsabilità del movimento omosessuale italiano. Noi domani non celebreremo ottomila matrimoni omosessuali a sei mesi dalle elezioni come è stato fatto negli Usa, noi facciamo una manifestazione dove alcune persone parlano dei loro affetti. Dunque ci saremmo aspettati e ci aspettiamo dal centro sinistra nel suo complesso parole di apprezzamento per il nostro senso di responsabilità e non parole di critica».
A fianco di Grillini si sono schierati oltre che i Ds anche i componenti laici del centrosinistra, mentre è netta la contrarietà della maggioranza di governo.
LA MANIFESTAZIONE La manifestazione di sabato a Roma avrà luogo dalle 14,30 alle 20, e si terrà in piazza Farnese, dove è previsto l'allestimento di un palco, di un gazebo e lo svolgimento di un concerto.
13 gennaio 2006
http://www.gaynews.it/view.php?ID=35747
giovedì 12 gennaio 2006
Lui Italiano e lui scozzese. Sposati.
L'Italia deve fare passi avanti
di Paola Brambillasca
"Se nessuno esce dai ranghi, in Brianza, il clima di omertà sulla condizione degli omosessuali non cambierà mai. Ecco, io credo di essere uscito dai ranghi e di essermi esposto in prima persona per cercare di modificare, almeno in parte, la percezione degli omosessuali che hanno nei piccoli paesi nell'hinterland monzese". Queste le parole di Massimo Redaelli, il 36enne concorezzese che si è unito appena 10 giorni fa in partnership col suo compagno Nick a Brighton. "Ricordo che quando mia madre, vedendomi col mio ex ragazzo, mi chiese se fossi gay, io risposi di sì. E da quel giorno la mia vita diventò sempre più difficile. I miei amici, quelli che conoscevo tramite la mia adolescenza in oratorio, si dileguarono tutti, eccetto uno. Ora, per fortuna, i rapporti con la mia famiglia sono almeno in parte recuperati e ho ristabilito i contatti anche con qualche amico del liceo Zucchi - spiega Massimo - questo è successo in Italia. A Concorezzo. In Inghilterra, invece, è cosa comune vedere coppie dello stesso sesso passeggiare mano nella mano per strada, o andare a scuola ad accompagnare i figli. Nel Regno unito sono sei milioni le persone omosessuali dichiarate, il dieci per cento della popolazione complessiva, e posso dire che vivono, anzi, che viviamo in totale armonia con il resto della popolazione eterosessuale, senza essere additati per strada o emarginati. Credo che l'Italia dovrà adeguarsi: il resto dell'Europa sta facendo passi avanti verso il riconoscimento dei diritti degli omosessuali. E spero che anche in Italia a breve si sentirà dire la stessa frase che ha pronunciato l'officiante Debby Rainolds durante la cerimonia che ha unito me e Nick il 29 dicembre: "Era ora che anche le unioni omosessuali venissero riconosciute!".
da "L'Esagono" di lunedì 9 gennaio 2006
http://www.gaynews.it/view.php?ID=35720
mercoledì 11 gennaio 2006
Unione, presentata la bozza del programma
Prevede il riconoscimento delle unioni civili
E' stata presentata ieri la bozza del programma dell'Unione. 274 pagine distribuite ai partiti della coalizione per l'ultima messa a punto prima dell'assemblea nazionale dell'11 febbraio. In 12 capitoli vengono suddivise e affrontate tutte le tematiche e i problemi dell'Italia del 2006, dall'economia, alla politica estera, all'informazione. In primo piano il risanamento dei conti pubblici e la crescita economica inseme alla tassazione delle rendite finanziarie e la restituzione del fiscal drug. Sarà istituita un'autorithy ad hoc sul conflitto di interessi. Nuova politica degli ingressi e abolizione della legge Bossi-Fini sull'immigrazione. E' previsto il riconoscimento giuridico delle unioni di fatto, i cosiddetti Pacs. In politica estera l'Unione chiederà al parlamento il ritiro immediato delle nostre truppe in Iraq, sulla base di modalità concordate con le autorità irachene.
(Rai News 24 del 11/01/2006)
http://www.gaynews.it/view.php?ID=35687
martedì 10 gennaio 2006
Siamo indietro di un passo
Il boicottaggio di 'Reinas' proposto da "genitori di figli gay". Trovata pubblicitaria? E questo gruppo esiste realmente? Di sicuro ha soldi e agganci. Che è meglio non sottovalutare.
Di Giovanni Dall'Orto
Nei giorni scorsi la Rete è stata percorsa dai messaggi di un sedicente gruppo "Famiglia italiana", che sostiene d'essere una "associazione di genitori di figli omosessuali, che hanno deciso di uscire allo scoperto per denunciare la situazione di presunta normalità con cui i media descrivono la condizione di omosessuale. La nostra esperienza di genitori dice il contrario. La scelta di un figlio di essere omosessuale è sempre travagliata e frutto di un malessere esistenziale di cui i media tendono a dimenticarsi a favore di esempi tutt'altro che educativi provenienti dai mondi della moda e dello spettacolo".
Fatto stranissimo, l'associazione lanciava un'assurda campagna di boicottaggio intitolata "Abbasso Zapatero" nei confronti del film Reinas, che ha per tema il matrimonio gay in Spagna e che ha una particolarità: nessuno lo ha visto. L'uscita in Italia è infatti prevista solo per il 23 dicembre...
L'iniziativa è apparsa subito talmente demenziale che ci siamo tutti chiesti se non fosse una trovata pubblicitaria per lanciare il film. Una campagna contro un film è infatti la garanzia migliore di file davanti al botteghino. E la sedicente "Famiglia italiana" parla col linguaggio dozzinale e gli argomenti stupidini del fanatico da sagrestia, al punto da apparire una caricatura del bigotto di paese (e a dire il vero tutto nel sito sembra più l'opera d'un unico - lo stile di tutti gli scritti è identico - gay che non si accetta, che d'un vero gruppo di presunti genitori).
Del resto la Chiesa cattolica, che ha inventato la propaganda (e addirittura la parola stessa che la definisce), e quindi sa come la si gestisce, non commetterebbe mai l'errore di favorire un film lanciando un boicottaggio pubblico (al massimo dietro le quinte, e senza dichiararlo).
Eppure "Famiglia italiana" non è un gruppo spontaneo: i soldi li ha, come dimostra il sito: il firmatario delle mail, a una ricerca su Google, risulta un grafico web, e ad una lettera che chiedeva chi fosse il firmatario è stato risposto "è solo la persona che abbiamo pagato per creare il sito".
Dunque, riassumendo, qualcuno paga un grafico web per creare un sito per parlare male di un film, per disseminare la Rete di messaggi antigay e per rispondere alla posta che l'iniziativa ha generato. Se si pensa che dopo dieci anni l'Agedo ha un sito solo perché un volontario ritaglia gratis momenti del suo lavoro di webmaster per curarlo, la differenza tra una vera iniziativa di volontariato e questa non può non saltare all'occhio...
Tuttavia è bastato poco per rendersi conto del fatto che il messaggio potrebbe essere autentico (ammesso che non sia solo il blog d'un gay di destra che non si accetta, sia chiaro: e a mio parere dallo stile potrebbe benissimo esserlo).
Innanzi tutto, il film è distribuito dalla Lucky Red, che in passato non risulta abbia mai usato trucchi di questo tipo per pubblicizzare uno dei numerosi film omosessuali, sempre di qualità, che ha distribuito in Italia.
Inoltre, la campagna "Abbasso Zapatero" è risultata parassitaria rispetto al film: in altre parole, sui giornali è stata l'uscita del film a far parlare della campagna, non l'opposto.
Infine, l'apparizione degli appelli su un sito di cristiani fondamentalisti (battisti) induce a pensare che in effetti non c'entri né la Chiesa cattolica, né la Lucky Red, bensì uno dei sempre più numerosi gruppi della destra teo-cons, che sia in area cattolica (la celeberrima dott. Atzori, il gruppo "Obiettivo Chaire", il Narth) sia in area protestante (il gruppo "Living waters", che sta cercando di diffondersi in Italia a partire dalla Svizzera) hanno scelto l'omosessualità come terreno di scontro per dare visibilità alla loro azione "missionaria".
Sia quel che sia (blog d'un singolo gay che si odia, oppure gruppetto di teo-cons) l'iniziativa del sito s'inserisce in un solco preesistente. Il fenomeno dei gruppi religiosi che concentrano le loro forze nella lotta al mondo gay è infatti in crescita, e stupisce il modo in cui il mondo gay italiano tarda a reagire. Quando ha iniziato a diffondersi l'appello di "Famiglia italiana", diverse persone con cui ne discutevo mi han detto: "Lascia perdere, se parli di loro o rispondi fai il loro gioco e fai loro pubblicità".
Peccato che con la comunicazione di massa "Famiglia oggi" ci abbia azzeccato meglio di noi: il loro messaggio sta infatti già passando sugli articoli che discutono dell'uscita imminente di Reinas (incluso un paginone su "Repubblica") nonostante l'assenza di risposte del troppo "prudente" movimento gay (ma non dell'Agedo). Non rispondere non è servito a non far passare il loro messaggio, ma solo a non fare passare il nostro.Un autogol...
Che questo non sia un semplice incidente lo rivela un aneddoto che m'ha coinvolto. Quando, qualche mese fa, ho pubblicato sul mensile che dirigo un'inchiesta sulla dott. Atzori e sul gruppo antigay che capeggia, scritta del collaboratore di Gay.it Stefano Bolognini, un gruppo gay che non onorerò nominandolo ha inviato a tutti gli Arcigay d'Italia una mail con la richiesta di ignorare l'inchiesta, giudicata un grave errore commesso da chi non aveva ancora capito che così "si fa solo pubblicità" a chi va semplicemente ignorato.
"La Repubblica" ripubblicò però i dati dell'inchiesta di Bolognini, e mal gliene incorse: nei mesi successivi ha dovuto pubblicare, a seguito d'una martellante azione di proteste, non una ma addirittura due smentite della dott. Atzori, e ovviamente senza permettere controrepliche (arrivate numerose), a parte una dell'on. Grillini per onor di bandiera.
Questo fatto mostra che:
1) Questi gruppi non hanno nessun interesse a che si faccia luce sulle loro attività: non concedono interviste, non accettano dibattiti, non rispondono alle lettere se non invitando a leggere i loro volantini, o libri, di propaganda. Così ha fatto per mesi la dott. Atzori (al punto che Bolognini ha dovuto fingersi un giovane cattolico gay per smascherare cosa stesse trescando, agendo letteralmente come un "infiltrato"!). E così ha fatto "Famiglia italiana" (ammesso e non concesso che sia davvero un gruppo, cosa di cui, insisto, io dubito): a chi ha scritto per protestare ha soltanto mandato una risposta standard in cui invitava a leggere i volantini di propaganda pubblicati sul sito. Dunque, è il fatto di ignorare questi gruppi, senza indagare su cosa stia dietro la facciata, che fa il loro gioco.
2) Questi gruppi hanno un potere immenso, e lo usano, ma dietro le quinte. Abbiamo visto cosa sia successo con la "laica" Repubblica, figuriamoci quindi con i giornali ben più disposti verso i cattolici.
Dietro questi gruppi stanno realtà quale i "Legionari di Cristo" ("Sono come l'Opus Dei, solo che sono molto più di destra, e molto più ricchi", così li ha icasticamente descritti un mio amico addentro nei meandri della destra cattolica), hanno soldi, sanno come si fa propaganda, hanno agganci nel mondo del potere e della stampa, possono usare l'immensa rete logistica delle chiese, e non soltanto quella cattolica (Testimoni di Geova, Mormoni, Battisti non sono meno omofobi di Ratzinger).
Riassumendo. Non siamo di fronte (solo) a qualche personaggio isolato che "sclera" per omofobia. Siamo alle prime mosse d'un nuovo modo di combattere le rivendicazioni del mondo lgbt.
Di fronte al modo elefantiaco di agire delle gerarchie cattoliche, troppo attaccate al denaro e troppo poco attente all'evoluzione della società, sono scesi in campo coloro che si sono resi conto del fatto che la "strategia" dei Ratzinger e dei Ruini porta ad avere casseforti piene ma seminari e chiese vuote.
Questi gruppi hanno studiato i loro avversari (inclusi noi), e stanno cercando, per tentativi, di imitare le loro strategie e i loro linguaggi. I gruppi di "cura" dell'omosessualità copiano il linguaggio dei medici e degli psicologi (coi soli limiti imposti dal rischio d'una denuncia per esercizio abusivo della professione medica), i gruppi di finti genitori di gay imitano i gruppi di veri genitori di gay, i... Fra non molto avremo gli ex-gay "guariti" che testimonieranno in tv e scriveranno libri sul fatto che "guarire si può, se si vuole". E pochi giorni fa un mio conoscente, esercente d'un negozio gay, mi segnalava stupito l'assiduità dimostrata da due Testimoni di Geova, sempre loro, nel suo negozio e nei suoi confronti. "Mi adulano, ridono con me, non dimostrano problemi verso l'omosessualità. È chiarissimo dove vogliono arrivare: stanno cercando di "sedurmi", di arruolare qualche gay che conosca ottimamente il mondo gay come me". Per poi usare le sue conoscenze per meglio combattere il mondo gay, ovviamente. Questi nostri avversari leggono i nostri libri, le nostre riviste e i nostri siti. Conoscono almeno a spanne le nostre argomentazioni e il nostro modo di ragionare, e stanno costruendo contro-argomentazioni ad hoc.
È insomma iniziata una nuova battaglia contro nemici che hanno imparato dalle loro sconfitte, e stanno intelligentemente cambiando strategie e tattiche, anche se non i fini.
Dobbiamo aspettare che i cannoni che costoro stanno posizionando tutto attorno a noi inizino a sparare, prima di accorgerci di loro, o possiamo reagire, prima che completino l'accerchiamento?
La risposta dipende da tutti noi.
http://www.gay.it/view.php?ID=21073
Una lunga stagione di sconti per la galassia del Cavaliere
Berlusconi: "Mai le mie aziende utilizeranno il condono"
Poi Mediaset ha risparmiato almeno 162 milioni di euro
Una quindicina i condoni del ministro-commercialista Tremonti
Il presidente del Consiglio definì un "diritto" evadere le imposte
di ALBERTO STATERA
"FARLA franca tra milioni di evasori, farla lunga con la lite, farla fuori con poche lire di condono". Silvio Berlusconi "l'ha fatta fuori" con pochi euro di condono, 1800 su decine di milioni di evasione fiscale, nell'apoteosi del grottesco, tra la grandiosità della rappresentazione e la parodia della stessa.
Anche perché il motto del "farla franca" e "farla fuori", applicato dal premier e dalle sue aziende, si deve a Giulio Tremonti, il commercialista di Sondrio che da ministro ha partorito una raffica di una quindicina di condoni. Ma risale alla sua ormai antica fase della "centralità etica", quella contro le sanatorie, quando dalle colonne del "Manifesto", citando vuoi Marx vuoi John Stuart Mill, ammoniva severo: " In Sud America il condono fiscale si fa dopo il golpe. In Italia lo si fa prima delle elezioni, ma è comunque una forma di prelievo fuorilegge". Anzi, "un attentato alla Costituzione".
Gli "attentati alla Costituzione" firmati dal premier nell'arco dei suoi due governi e dal suo ministro-commercialista non hanno prodotto "meno tasse per tutti", come promesso, ma meno tasse per pochi e soprattutto per l'onorevole Silvio Berlusconi che, a quanto pare, si è avvalso del condono anche per i suoi redditi personali, approfittando di un'opzione prevista nel 2002 per chi adeguava anche in maniera simbolica la sua dichiarazione.
Forse, prima o poi, si riuscirà a fare il conto di quanto dodici anni di politica e più di cinque di governo, considerando anche il 1994, hanno reso a Berlusconi soltanto in termini di risparmi fiscali. E allora crescerà lo scandalo postumo. Perché gli italiani, così alieni dal percepire l'ostico concetto del conflitto d'interessi, quando si tratta di tasse e balzelli che non distinguono "tra forti e deboli" - come dovrebbe invece prevedere la regola che da giovane raccomandava il ministro Tremonti - si arrabbiano.
Allora coglieranno in pieno il devastante - per la democrazia - cortocircuito conflittuale di un presidente del Consiglio, tra gli uomini più ricchi dell'orbe terracqueo, che firma condoni di cui approfitta a man salva per sé e per le sue aziende.
"Mai - aveva giurato il premier - le mie aziende utilizzeranno il condono". Poi Mediaset naturalmente non se l'è fatto scappare, risparmiando una cifra valutata in 162 milioni di euro. L'evasione fiscale "è intollerabile" proclamò nel luglio scorso, quando gli spiegarono che non solo le tasse non si potevano ridurre, ma si dovevano aumentare. E qualche giorno fa il tripudio del grottesco, commentando la scalata dell'Unipol alla Bnl e le accuse rivolte ai diesse per gli intrighi di Giovanni Consorte: " Inaccettabile l'intreccio tra affari e politica. Io affari non ne ho mai fatti con la politica, anzi ho perso e basta".
Ma se le bugie del premier vengono ormai accolte dagli elettori - anche i suoi - con un'alzata di spalle, quelle sulla sua etica di contribuente e di uomo d'affari suscitano un misto di rabbia e ilarità, perché Berlusconi e i suoi più intimi sodali incarnano nell'immaginario collettivo degli italiani avvertiti diremmo proprio la specie antropologica dell'evasore fiscale.
Il premier cominciò a frequentare lo sport fin da giovane, come è largamente documentato. Nel 1980, dopo una visita della Guardia di Finanza al cantiere di Milano-2, il Berlusconi ancora palazzinaro scrisse una lettera a Bettino Craxi, pubblicata nel libro di memorie del fotografo personale del leader socialista, Umberto Cicconi, nella quale chiedeva aiuto contro il fisco: " Caro Bettino - si lagnava - come ti ho accennato verbalmente, Radio Fante ha annunciato che (....) la Polizia Tributaria si interesserà a me (...). Ti ringrazio per quello che crederai sia giusto fare". Fu giusto bloccare l'ispezione, assumere il capo della pattuglia Massimo Maria Berruti e poi farne un parlamentare della Repubblica.
Del resto, nei rari momenti di sincerità, Berlusconi non ha mai nascosto quel che realmente pensa del dovere fiscale: "Ieri - ha raccontato una volta - sono stato dal mio dentista e ho visto che paga il 63 per cento di imposte e allora non volete che chi è sottoposto a un furto così non si ingegni? È legittima difesa". Legittima difesa? No, di più: l'evasione è "un diritto naturale che è nel cuore degli uomini". Anzi, un diritto "moralmente autorizzato".
Un "intimo sentimento di moralità" nell'evadere il fisco pervade, d'altra parte, non solo il leader, ma l'intero stretto cotè berlusconiano. Il fratello Paolo ha patteggiato per vari reati tra cui l'evasione fiscale; Marcello Dell'Utri è stato condannato per fatture false e gonfiate di Publitalia; Cesare Previti, poi, in uno dei processi che subisce in veste di imputato, ha ammesso di aver frodato il fisco come se dicesse: mbeh, che c è? Ho preso un cappuccino.
Chi poteva credere allora all'ultimo Berlusconi ligio contribuente, così ligio da non approfittare dei condoni da lui firmati e messi a punto, con occhio non distratto agli interessi del leader, dal suo ministro, definito "un genio" e comunque, se non proprio geniale, maestro di astuzie contabili e fiscali?
Il commercialista che viene da lontano ("From Marx to market") e che quando militava con Segni definì Berlusconi "l'uomo dai cialtroneschi programmi", per dare un ultimo tocco al grande grottesco italiano, nel giorno in cui veniva alla luce la farsa del condono berlusconiano da 1800 euro, in televisione ha fatto la morale alla sinistra per l'affare Unipol. Ha detto che lui non sta con i banchieri, ma con i risparmiatori. Poteva anche dire "il" risparmiatore e farne il nome: Berlusconi Silvio.
(10 gennaio 2006)
http://tinyurl.com/b78k5
lunedì 9 gennaio 2006
Berlusconi, grazie al condono fiscale paga 1800 euro per sanare milioni
Il presidente del Consiglio ha utilizzato la norma varata nel 2002
E' quanto emerge dalle indagini sulle irregolarità di Mediaset
Silvio Berlusconi
ROMA - Grazie alla norma sul condono fiscale varata dalla maggioranza nel 2002, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe sanato la sua posizione fiscale da decine di milioni di euro versando 1.800 euro in due tranche: una da 1.500 euro e la seconda da 300 euro. Il dato è emerso dal procedimento, in corso a Milano e ancora in fase di udienza preliminare, sulle presunte irregolarità compiute da Mediaset nell'ambito della compravendita dei diritti televisivi.
Il 15 dicembre scorso, infatti, l'agenzia delle entrate aveva chiesto copia di alcune carte processuali per compiere accertamenti fiscali proprio a carico del premier in relazione al periodo 1996/2002, ma la richiesta è stata ritirata dopo pochi giorni proprio perché Berlusconi, utilizzando la norma sul condono fiscale n. 289, varata dalla maggioranza di governo nel 2002, avrebbe regolarizzato così la sua posizione nei confronti del fisco.
Non si sono fatte attendere le reazioni. "Se è così dobbiamo riconoscere che almeno in questo caso Berlusconi ha mantenuto una promessa fatta agli italiani: per sé stesso è riuscito a ridursi le tasse", afferma Vannino Chiti, coordinatore per le relazioni politiche e istituzionali dei Ds. "In secondo luogo, appare confermato che il presidente del Consiglio non ha mai guadagnato dal suo ruolo in politica. E che l'on. Tremonti è più bravo a fare il commercialista di Berlusconi che il ministro dell'economia", ha concluso Chiti.
(9 gennaio 2006)
http://tinyurl.com/9fox3
Uno sparo nel buio
di Marco Travaglio
Pare passato un secolo, ma era solo otto mesi fa. Il centrosinistra aveva appena stravinto le elezioni regionali e un gruppo di acuti osservatori, da Merlo a Battista all'Annunziata, rilanciarono l'acuta tesi secondo cui «le tv non servono a vincere le elezioni». Purtroppo quell'inguaribile ingenuo del Cavaliere non diede loro retta e seguitò a occupare la Rai come prima e più di prima. Ma meno di quel che sta per fare da lunedì, quando comincerà ad apparire in tv ogni sera a reti unificate, saltellando di programma in programma sulle orme di Bruno Vespa e del suo ultimo capolavoro letterario. Completano l'opera il ritorno di Anna La Rosa e lo sdoppiamento di Mimun, che non bastando i danni fatti col Tg1 prenderà pure il posto dell'imbarazzante Berti.
Così, a sinistra, si riscopre all'improvviso il conflitto d'interessi e si levano alti lai contro l'occupazione berlusconiana della Rai. Che però, per quanto scandalosa sia, non è la cosa peggiore. Il peggio non è l'onnipresenza in video di Bellachioma che, essendo da tempo bollito, non potrà che ripetere le solite balle sull'Armata Rossa alle porte, impreziosite dall'ultima trovata: la «questione morale della sinistra» che tanto scandalizza un uomo così lontano dal mondo degli affari. Il peggio è il contesto. Il contorno. Il clima. Il fondale sul quale Bellachioma andrà a ripetere le sue litanie ammuffite. A questo gli serve il monopolio tv: a far scomparire dal video, e dunque dalla testa degl'italiani, le travi che stanno nel suo occhio semichiuso e a ingigantire le pagliuzze negli occhi degli avversari. Non che la scoperta dei collateralismi intorno a Unipol nel pieno della scalata sia una pagliuzza: ma lo diventa al confronto col fascio di travi che dovrebbe impalare il centrodestra. Invece in tv si parla solo della pagliuzza, trasformata in trave. E il panorama di fondo scompare: le tre scalate intrecciate e incriminate - quella di Bpl ad Antonveneta spondata dalla finanza bianca e dalla Lega Nord, quella di Ricucci a Rcs sponsorizzata dai berluscones, quella di Unipol a Bnl appoggiata dai Ds - si restringono a una sola, la terza. Il triplice scandalo diventa, su tutti i tg e i talk show, il «caso Unipol». Forzisti, leghisti e casiniani scompaiono dalla scena, anche se le indagini su di loro hanno già scoperto telefonate penalmente rilevanti e conti bancari con sospette mazzette. Restano sul palco soltanto i Ds, per telefonate penalmente irrilevanti. Manca il quadro d'insieme. Mancano gli elementi fondamentali per conoscere tutti i fatti, i ruoli, i personaggi: quel «chi ha fatto cosa» che servirebbe a confrontare gli eventi, a fissarne le proporzioni e a trarne le conclusioni.
Quest'enorme asimmetria è ingigantita dagli autogol comunicativi dei leader Ds, che minimizzano lo scandalo ma massimizzano le reazioni, fornendo ogni giorno nuova legna a chi controlla e gestisce il falò. I berluscones con conti e fidi alla Bpl non dicono una parola, mentre il Capo garantisce il silenzio di tomba delle tv, che gli permette di rinfacciare alla sinistra la questione morale senza che nessuno ricordi all'amico di Gelli, Carboni, Craxi, Mangano, Dell'Utri, Previti, Squillante, Tanzi, Fiorani & C. che farebbe meglio a tacere. Nessuno, negli ultimi quattro anni, ha mai raccontato in tv i macigni dei casi Cuffaro, Dell'Utri, Previti e i tanti altri che non investono solo la sfera politico-morale, ma quella penale, con reati gravissimi già accertati. Non ne hanno parlato, per ovvi motivi, Biagi, Luttazzi, Santoro e gli altri epurati. Ma nemmeno gli esponenti del centrosinistra che in tv han continuato ad andarci, terrorizzati dall'assurda accusa di «uso politico della giustizia». Così ora, su quel terreno fertile, Berlusconi & C. impostano una campagna elettorale a colpi di uso politico della giustizia, per giunta su fatti giudiziariamente irrilevanti.
Ieri, mentre l'ennesimo sindaco dell'Udc veniva arrestato per mafia e porto abusivo di pistola con matricola limata, il leader Udc Piercasinando pontificava sulla «fine della superiorità morale della sinistra» e il ministro Udc Giovanardi tuonava contro il «collateralismo fra giunte rosse e coop rosse». Certi che del collateralismo fra Udc e mafia non parlerà nessuno. Di Santoro, che doveva rientrare in Rai, si son perse le tracce. Biagi attende ancora una chiamata. E Petruccioli è impegnatissimo a progettare la Rai del 2016 (avete letto bene: 2016). Tanto nel 2006, come dicono quelli acuti, la tv non serve.
da l'Unita del 08/01/2005