giovedì 27 ottobre 2005

Domani alle 14 su GAY.tv il nuovo video di Madonna

E’ fissata per venerdì 28 ottobre alle 14.00 la video date mondiale per il lancio di HUNG UP. Il nuovo video di Madonna. GAY.tv sarà puntuale.

E’ arrivato agli studi di Milano di GAY.tv il nuovo video di Madonna. Ma dalla Warner Music – la casa discografica di Madonna - sono anche arrivate istruzioni ben precise e rigorose. Niente trasmissione fino a venerdì 28 ottobre ore 14.00. Giorno e ora in cui tutte le tv del mondo potranno trasmettere HUNG UP. Il video del nuovo singolo di Madonna che fa da preludio all’album di prossima uscita.

Quello che siamo riusciti a intravedere dal video è una Madonna (molto) dimagrita, ma in magnifica forma, che in jeans e maglietta impazza per le strade.

L’appuntamento è per VENERDI’ 28 OTTOBRE alle ore 14.00 su GAY.tv.



http://www.gay.tv/ita/magazine/news/dettaglio.asp?i=2806

mercoledì 26 ottobre 2005

Proprio un bel gesto, "onorevole" Santanchè!

Santanchè mostra il dito alzato agli studenti
La parlamentare di An: «Non è vero, voglio vedere la foto»
L'onorevole di An replica con un gestaccio ai cori dei manifestanti giunti a Roma per protestare contro la riforma della scuola



ROMA - L'onorevole di An Daniela Santanchè ha risposto ai cori degli studenti raccolti in protesta davanti a Montecitorio, dove si stava votando la riforma dell'Università, alzando il braccio e mostrando loro dito medio alzato, sorridendo. Raggiunta telefonicamente da Corriere.it, (Ascolta l'audio) la parlamentare si è mostrata sorpresa, e ha reagito con un «Non è vero, voglio vedere la foto».



LO SDEGNO DELL'OPPOSIZIONE - Un gesto probabilmente non colto dagli studenti, ma stigmatizzato dall'opposizione. «Il gesto della deputato Daniela Santanchè nei confronti degli studenti che oggi manifestavano davanti a Montecitorio è rozzo e volgare. Dimostra tutto l'autoritarismo della destra» ha detto Vittoria Franco, responsabile nazionale Ds per la Cultura. «Ciò che mi turba è che un gesto del genere venga da una deputata - spiega Franco - e cioè da una persona che per il ruolo che ricopre dovrebbe dimostrare ai giovani capacità di ascolto. Si tratta invece di un gesto volgare e rozzo, che dimostra la chiusura e tutto l'autoritarismo della destra nei confronti di studenti che stanno semplicemente manifestando la loro voglia di partecipare alla vita della scuola e dell'università italiane. È chiaro che ormai questa destra è davvero lontana dal sentire del Paese».

26 ottobre 2005

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/10_Ottobre/25/santanche.shtml

1512, World Gay Pride a Firenze

Quando la Storia riserva sorprese...
di Massimo Consoli


Il 31 agosto del 1512, un gruppo di 30 giovani aristocratici, riuniti sotto il nome di Compagnacci (gruppo nato nel 1497), fece irruzione nel palazzo del governo, costringendo un alto funzionario alle dimissioni e chiedendo che il consiglio comunale abrogasse le condanne di quei sodomiti ch'erano stati costretti all'esilio o a perdere il lavoro proprio per la loro omosessualita'.

Due settimane piu' tardi (il 16 settembre), gli Spagnoli imponevano a Piero Soderini, eletto nel 1502 dal Consiglio Maggiore gonfaloniere a vita, cioe' alla piu' alta carica dello Stato, di ritirarsi dal potere e di fuggire dalla citta', permettendo cosi' il ritorno dei Medici i quali, tra le prime iniziative, accettavano tutte le richieste dei rivoltosi.

L'iniziativa fu clamorosa e, una volta studiata la situazione della Firenze Rinascimentale, se ne capisce meglio la straordinarieta'. In effetti, l'insurrezione del 31 agosto 1512 puo', a ben ragione, essere considerata una sorta di Stonewall italiana ante litteram e, come tale, andrebbe debitamente commemorata.

Il momento storico era particolarmente delicato. L'anno prima Papa Giulio II aveva formato una "Santa Lega" insieme a Venezia, la Spagna e l'Inghilterra di Enrico VIII. La guerra, come al solito, si svolse in Italia visto che il Papa l'aveva voluta per i suoi interessi politici e territoriali, ma avra' conseguenze disastrose per il nostro paese fino ad arrivare al suo culmine con il tremendo sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi tedeschi, nel 1527.

Firenze era famosa in tutta Europa per la liberalita' dei costumi e per l'ampia diffusione dell'omosessualita', a tal punto che in Germania, per indicare un sodomita, lo si chiamava con l'appellativo di "fiorentino" ("Florenzer"). La sua reputazione era talmente "cattiva", secondo il punto di vista ufficiale, che perfino Genova aveva vietato l'assunzione di insegnanti toscani, per non mettere in pericolo i propri studenti.

Questa situazione sembra aver favorito il fiorire di una vita culturale particolarmente vivace e la citta' divenne anche il centro delle arti e della letteratura dell'epoca, mentre i suoi sodomiti piu' illustri, a cominciare da Michelangelo e Leonardo, contribuivano alla riedificazione del mondo conosciuto e perfino alla costruzione della Roma cristiana come la conosciamo oggi.

Ma tutto cio' non andava molto bene alla chiesa cattolica che, nonostante la forte presenza di peccatori "a fide catholica deviantes" tra le sue stesse fila, premeva sulle autorita' civili per una stretta di vite. E ci riuscirono nel 1432, quando la citta' creo' un nuovo corpo di guardie speciali incaricati proprio di occuparsi delle accuse, delle prove e dei processi di sodomia. Erano nati gli "Ufficiali di Notte".

Poco piu' tardi anche Lucca, nel 1448, istitui' una magistratura simile.

Le denunce venivano spesso presentate anonimamente, infilate in apposite cassette sparse per la citta'. Una delle vittime piu' illustri fu Leonardo da Vinci. L'8 aprile 1476, qualcuno deposito' nella cassetta di Palazzo Vecchio un foglio con su scritto che il pittore aveva una relazione con il 17enne Jacopo Saltarelli.

Di quel lungo periodo di 70 anni, dal momento della loro costituzione fino al 1502, si sono conservati tutti i documenti raccolti a Firenze e che evidenziano la bellezza di 17.000 casi di sodomia riguardanti altrettanti cittadini. Senza considerare quelli che, ovviamente, la praticavano senza essere scoperti. Queste informazioni (preziosissime) ci vengono da uno studio di Michael Rocke, Forbidden Friendships: Homosexuality and Male Culture in Renaissance Florence, 1996.

Ora, considerato che Firenze aveva una popolazione di 40.000 abitanti, grosso modo 20.000 uomini e 20.000 donne, compresi i bambini e gli anziani, e che un periodo di 70 anni corrisponde, altrettanto grosso modo a due generazioni, qui stiamo parlando di quasi meta' della popolazione di una citta' coinvolta in pratiche sessuali vietate e per le quali non era inusuale finire bruciati vivi sul rogo.

Questo vuol dire che una citta' come Roma, che con la sua provincia ha raggiunto i 5 milioni di presenze medie quotidiane (tra cittadini, pendolari, turisti, clandestini, e chissa' chi altro ancora) nel periodo che va dal 1935 al 2005 dovrebbe avere avuto, in proporzione, una cifra di uomini accusati di omosessualita' tra il milione e mezzo e i 2 milioni!

Impressionante!

E' ovvio che dobbiamo tener presente la particolarita' dell'epoca. E poi, praticare l'omosessualita' non vuol dire essere omosessuali. Al contrario, dalla notte dei tempi fino a poco tempo fa, in molte societa' quello che contava era la posizione assunta durante il rapporto sessuale. Essere attivo era il massimo della virilita', sia con la donna che con un altro uomo. Percio', non c'era un biasimo particolare verso chi si sapeva essere un gran "fottitore" anzi, una sorta di ammirazione e invidia.

L'eta' media del matrimonio, per gli uomini, era di 30/31 anni, in un'epoca in cui, chi arrivava ai 60, era considerato quasi una sorta di "filosofo" da ascoltare con venerazione, non foss'altro perch'era riuscito a vivere tanto a lungo.

Una buona parte della popolazione rimaneva celibe: all'incirca il 12 per cento dei maschi. E questo in un periodo storico in cui avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio era quasi impossibile. Si', le prostitute c'erano, ma erano poche e costose, per le tasche della maggioranza della popolazione che non era tutta, di certo, composta da banchieri e commercianti.

Tutto
questo rendeva quasi automatica la pratica "banale" dell'omosessualita', cosi' come la nascita di relazioni anche affettive molto forti e durature. E non solo tra gli scapoli, ma anche tra gli uomini gia' sposati e con figli.

E'
in questo periodo che opera Bernardino da Siena (1380-1444), il santo
cattolico tanto amato dalla Chiesa di Roma, che invitava i fedeli a sputare sul pavimento di Santa Croce, sempre a Firenze, al grido di "Al fuoco! Bruciate tutti i sodomiti!". O, se proprio non si riusciva a sterminarli fisicamente, almeno "cacciateli dalla citta', privateli del lavoro che svolgono."

Sodomiti, urlava dal pulpito il frate, sono sotto gli occhi di tutti; i bambini li reputano normali perche' li incontrano dentro casa, invitati da genitori incoscienti che non capiscono il male che fanno loro! Reputa talmente grave la situazione che, in un momento di particolare ispirazione, quasi invita padri e madri a far stuprare le bambine piuttosto che i bambini: "non mandate i vostri figli a giocare per le strade, dove rischiano di essere violentati perche' troppo belli. Mandate le vostre figlie, invece".

Anche il domenicano fra' Girolamo Savonarola (1452-1498), capito che la battaglia per i principi morali era la piu' facile e la piu' redditizia, comincio' a predicare contro i sodomiti riuscendo a convincere il governo della citta' ad emanare leggi ancora piu' feroci di quelle che gia' c'erano.

Lo stesso frate fu uno di quelli che capi' subito il rapporto che c'era tra liberta' sessuale e rigoglio culturale, tanto da profetizzare che Firenze avrebbe potuto sostituirsi all'ormai corrotta Roma, guidando la riscossa della chiesa cattolica, se solo si fosse liberata "della poesia, degli sport pubblici, dell'alcol, dell'usura, degli abbigliamenti indecenti e della sodomia".

Dopo la sua morte, un membro del Consiglio dei Dieci non pote' trattenersi dall'esclamare: "Ed ora, finalmente, possiamo tornare a goderci la sodomia".

Fu per questo che il 31 agosto del 1512 i giovani scesero in piazza e lo contestarono violentemente, ottenendo una delle piu' grandi vittorie che il movimento gay mondiale, oggi, puo' festeggiare.

Propongo di celebrare il World Gay Pride del 2012 a Firenze, e di farlo coincidere con l'insurrezione dei Compagnacci del 31 agosto. Questo contribuirebbe a svelare un'altra pagina importante della Storia, troppo a lungo tenuta nascosta, ed a ricordare un momento glorioso della nostra Resistenza che va ben al di la' dello Stonewall del 28 giugno 1969, e che ha il suo centro nel nostro Paese.

(da "Ompo" N. 218, Agosto 2000)

http://www.gaynews.it/view.php?ID=34723

domenica 23 ottobre 2005

'Ndrangheta, telefonate al Viminale spuntano chiamate a numeri segreti

Delitto Fortugno, i contatti tra il medico boss coinvolto nel caso e un'utenza in uso al ministero dell'Interno. Ecco i documenti
Si scava nei tabulati sul traffico telefonico tra il 1997 e il 2003
dai nostri inviati ATTILIO BOLZONI e CARLO BONINI



REGGIO CALABRIA - Nell'inchiesta sull'omicidio di Francesco Fortugno ci sono cinque proiettili calibro 9 x 21 marca Luger e una consulenza tecnica che ha rovesciato tanta polvere sul morto. Ci sono tanti, troppi contatti, diretti e indiretti, che in questa storia portano al Viminale. È il giallo delle telefonate, quelle che apparentemente sono al centro della scena investigativa, quelle che erano state intercettate tra il vice presidente del parlamento calabrese ucciso domenica al seggio e il medico Giuseppe Pansera, al tempo solo il genero incensurato del boss Giuseppe Morabito detto "Tiradritto" e poi schedato come boss.

Siamo andati a vederla quella perizia, abbiamo sfogliato centinaia di pagine di tabulati, abbiamo trovato un groviglio di numeri che raccontano alcuni fatti.

Il primo fatto: in tre anni, dal 1997 al 2000, Francesco Fortugno e Giuseppe Pansera si sono parlati al telefono solo 12 volte e sempre per una manciata di secondi. Il secondo fatto: su 464 utenze portate all'attenzione della magistratura dal consulente tecnico, quelle 12 tracce telefoniche non sono state né trascritte né presentate al pubblico ministero di Milano perché "assolutamente ininfluenti per le indagini". Il terzo fatto: tra centinaia di cellulari sospetti il consulente ne ha individuato due intestati al "Ministero degli Interni Dipartimento di Pubblica Sicurezza" e poi ne ha scoperti almeno altri 18 senza codici, cellulari "blindati", senza numero e senza identificativo. Il quarto e ultimo fatto: Giuseppe Pansera, quando era già latitante per un traffico di stupefacenti, telefonava a un personaggio che a sua volta era in contatto con un'utenza del ministero degli Interni. Cosa si potevano mai dire un ricercato della 'ndrangheta e uomini collegati al Viminale?

A una settimana dall'uccisione dell'uomo politico calabrese il Racis di Messina (il reparto delle investigazioni scientifiche dei carabinieri) sta completando il rapporto sulla scena del delitto. Di certo, al momento, ci sono il calibro e la marca delle pallottole che hanno ucciso Francesco Fortugno. E più di un dubbio sulle testimonianze che parlano "di un killer che si è allontanato con un complice su una A112". Gli investigatori sono molto perplessi: "Fare un omicidio di questo tipo utilizzando un'A112, vuol dire farsi trovare: in Italia di quelle macchine non ne girano ormai più di cento". E sospettano anche che i killer non siano della Locride ma siano venuti da Reggio o da lì vicino. Naturalmente con un nulla osta di una o di più 'ndrine locali.

Ma torniamo al giallo del tabulato. E cominciamo a ricostruire tutti i "collegamenti" telefonici tra Fortugno e il suo collega Pansera in 36 mesi, sfogliando pagina per pagina la consulenza tecnica. Bisogna precisare subito che il nome di Francesco Fortugno neanche compare in quel documento che si chiama "Elaborazione analitico-relazionale dei dati di traffico di utenze radiomobili e di telefonia di base", la perizia che il consulente Gioacchino Genchi ha consegnato al sostituto procuratore della repubblica di Milano Laura Barbaini, la titolare di un'inchiesta su mafia e coca nella Locride con agganci in Lombardia. Il nome di Francesco Fortugno - al contrario di altri 464 tra i quali professionisti calabresi, trafficanti, professori universitari di Messina, farmacisti della Locride, tanti imprenditori, qualche avvocato - era stato relegato in una specie di "cestino" con tanti altri uomini e donne individuati attraverso l'esame dei tabulati.

Ripescando il nome di Francesco Fortugno da quel contenitore e verificando a una a una tutte le tracce telefoniche si scopre che le conversazione tra lui e il futuro boss non sono 31 né 26, ma solo 12. Alcune sono state rivelate da due ponti radio diversi e così, una telefonata fatta nello stesso momento risulta come due telefonate. È il caso di una conversazione tra i due - chiama Giuseppe Pansera dall'ospedale di Melito Porto San Salvo in località Acquedotto (la perizia indica sempre il luogo preciso delle chiamate) - alle 9, 55 minuti e 7 secondi del 29 novembre 2000. Nel tabulato è riportata due volte da due diversi ponti radio. Qualche mese prima, siamo nel novembre del 1999 - esattamente il giorno 22 - Pansera chiamava ancora Fortugno.

Risultano due conversazioni di 34 secondi l'una. La prima inizia alle 11,22,06, ma nella perizia si certifica che quattro secondi dopo - cioè contemporaneamente - Fortugno e Pansera hanno un'altra conversazione. Così si arriva prima a 26 telefonate tra i due e poi a 31. Capita anche il 18 gennaio del 2000 alle 11,55,02. E capita il 22 gennaio altre tre volte, tra le 9,01,36 e le 11,23,19. La perizia è molto precisa, asettica, svela ogni contatto, ogni numero che chiama e riceve, la località da dove partono le chiamate e la località dove arrivano.

Basta leggerla per scoprire quanto hanno parlato in quei 3 anni, il medico ucciso e il medico che oggi è in carcere con una condanna a sedici anni per traffico internazionale di droga. Nella consulenza poi c'è un ultimo particolare: tutte le telefonate "rintracciate" sono state fatte o ricevute dagli ospedali di Locri e da quello di Melito Porto Salvo, nel primo lavorava Fortugno e nel secondo Pansera. Dodici conversazioni: la più lunga è di 181 secondi.

Fin qui le strisce dei tabulati che riguardano l'uomo politico ammazzato dalla 'ndrangheta. Uscendo da quel "cestino" dove era finito Fortugno si entra invece nel vivo di quell'inchiesta su mafia e droga. E analizzando - anche qui uno dopo l'altro - quelle 464 utenze intercettate nei contatti dalla perizia, si trovano tracce che gli investigatori avevano ritenuti "spunti interessanti". Soprattutto due: quei numeri di telefono intestati al Ministero degli Interni Dipartimento di Pubblica sicurezza. I numeri si trovano nel quarto foglio delle 464 utenze "attenzionate". Il primo è un 33559879.. che è stato monitorato dal 6 febbraio del 1999 al 3 gennaio del 2002.

Il secondo è un 33559878.. monitorato dal 25 febbraio 1999 al 31 dicembre 2001. La sorpresa è al primo numero. Viene chiamato due volte - la prima dalla Puglia e la seconda dalla Campania - da un uomo che è in stretto contatto con Giuseppe Pansera quando il medico è già latitante. Due conversazioni. Una alle 21,50,52 dell'8 dicembre del 2000, l'altra alle 12,13,45 del primo gennaio 2001.

In quei giorni Pansera era ricercato. Qualche mese prima era sfuggito alla cattura della polizia mentre viaggiava sulla costa jonica, scortato da cinque auto cariche di picciotti. Qualche mese dopo sarà catturato dai carabinieri. A chi appartenevano quei numeri che il consulente tecnico ha individuato come intestati al Viminale? Abbiamo chiamato, prima uno e poi l'altro. Sono ancora attivi. Al primo ci ha risposto la voce giovane di una ragazza: "Non so niente della Calabria, non conoscono il signor Pansera o il signor Fortugno, ha acquistato tre anni fa questo telefono usato". Al secondo cellulare intestato al Ministero ci ha risposto un uomo: "Sono un funzionario del ministero e non autorizzato a rivelare la mia identità, posso solo dirvi che questo è un telefono di servizio che ho in uso da tre anni".

Ma nel tabulato dei contatti telefonici c'è altra materia per le indagini. Una miriade di nomi stranieri e una miriade di telefonate fatte in tutti gli angoli del mondo: in Spagna, tante in Bulgaria, a Sao Tome, in Svizzera, in Francia, in Germania. E poi ci sono 18 utenze non identificate. Diciotto numeri chiamati da personaggi in qualche modo sotto indagine o sfiorati dalle indagini sul traffico di droga che non sono stati individuati. Il consulente non è riuscito a risalire né al numero né al codice di quei telefoni. Telefoni fissi o radiomobili assolutamente "bui".

Nel secondo foglio del tabulato sono stati registrati 13 numeri top secret con un movimento telefonico dal 1 luglio 2001 al 28 ottobre 2001, dal 4 gennaio 2000 al 28 marzo 2001, dal 14 maggio 2001 al 15 maggio 2002. Nel terzo foglio del tabulato altri 5 telefoni senza codice identificativo. Con un'altra marea di contatti telefonici: dal 19 febbraio 2002 al 18 gennaio 2003, dal 11 giugno 2002 al 14 gennaio 2003. A chi sono intestati questi telefoni "blindati"? Sono telefoni e numeri e codici mandati al macero? Sono numeri "inaccessibili" perché in uso a uomini di apparati riservati? E perché tutti quei contatti - di mesi, di anni - in quel contesto d'indagine sui traffici di droga della 'ndrangheta? La consulenza tecnica nel procedimento numero 3308/03 del registro generale della Procura della Repubblica di Milano naturalmente non lo spiega e non lo può spiegare. Una perizia è solo una perizia. Cerca dati, sforna numeri, li incrocia, li confronta.

(23 ottobre 2005)

http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/cronaca/ndrangheta/ndravi/ndravi.html

La mia Italia lenta e la mia Italia rock

di Enzo Biagi

Ho guardato Adriano Celentano e ho sognato di essere a fianco di Michele Santoro, perché Michele è rock, ma è stato giusto che io non ci fossi, perché so di essere lento, mentre lui è stato super rock. Ha detto parole che in tempi ormai lontani qualcuno, mio padre e mia madre, mi hanno insegnato: fratellanza e libertà. Le ha dette all’interno di una messinscena e il giorno dopo una decisione difficile e molto sofferta, quello delle dimissioni dal Parlamento europeo, ma le ha dette col cuore. Solo un regime non gli dà quel microfono che gli ha offerto il Molleggiato.

Celentano è rock perché ha fatto la televisione, quella vera, quella studiata, quella degli autori, quella che non si fa più perché fa pensare. Una frase su tutte: «La paura delle parole ». Fabrizio Del Noce è lento perché pensa ai politici e non ai telespettatori; Alfredo Meocci è rock perché ha difeso gli autori e lo ha fatto davanti a milioni di italiani. Non lo invidio, immagino le reazioni ad Arcore e a Palazzo Chigi. Maurizio Crozza è rock e mi manca la domenica pomeriggio. Antonio Cornacchione è rock, ma siccome è amico mio, è super rock.

L’Italia è rock, ma il Paese è lento perché non ha capito che l’assassinio di Francesco Fortugno è un delitto di mafia; tutti i politici che abbiamo visto in tv sono lenti perché non hanno dedicato un pensiero alla tragedia calabrese, non hanno ricordato che questo fatto drammatico si aggiunge a un lungo elenco nel quale spiccano i nomi di Piersanti Mattarella e Pio La Torre.

Monsignor Giancarlo Bregantini è rock perché ha denunciato che la criminalità organizzata vuole dominare la politica. Carlo Azeglio Ciampi è rock perché è andato a Locri; Silvio Berlusconi è lento perché si è fatto rappresentare.

23 ottobre 2005

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2005/10_Ottobre/23/biagi.shtml

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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