Una lunga inchiesta della rivista omosessuale Pride
Nel numero di maggio dossier sui guaritori di una malattia inesistente
di NATALIA ASPESI
PAREVA una fissazione solo americana, invece anche in Italia c'è chi vuole "guarire" gay e lesbiche: proprio adesso che da noi diventano presidenti di regione e che, in una nazione molto cattolica come la Spagna, il governo approva leggi per consentire loro matrimonio e adozioni. O forse proprio per questo, perché se l'omosessualità diventa definitivamente una condizione esclusivamente privata, accettata, "sdoganata", cosa farà la resistenza omofobica, clericale e laica, tuttora viva e vegeta anche da noi? Il mensile gay italiano Pride pubblica nel suo numero di maggio una lunga inchiesta su questi "guaritori" di una malattia che non esiste.
Come ha sancito da decenni anche l'Organizzazione mondiale della Sanità: e che anziché aiutare quei gay che non sono orgogliosi di esserlo, ad accettarsi e raggiungere un proprio equilibrio, li illudono, talvolta aumentando angosce, insicurezze, sensi di colpa. La massima autorità italiana nella santa impresa è la dottoressa Chiara Atzori, medico infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, mentre molto se ne parla a Radio Maria, si pubblicano libri e corrono sul web sia consigli per "aiutare a fiorire" (per non usare la parola sbagliata, guarire) con ormoni, psicoterapia che sempre colpevolizza i genitori, soprattutto preghiera, che lettere di convertiti: "Sono diventato omosessuale per una madre castrante e un padre ostile. Sono stato in analisi per tre anni (narth. com) e ora sono felicemente sposato e quasi del tutto etero". Di quel quasi non sarà felicissima la sua signora.
Si fa chiamare Giovanni il collaboratore di Pride che, dopo aver tentato invano di intervistare la dottoressa Atzori, si infiltra nel gruppo gay italiano "In cammino nel ricupero dell'identità sessuale ferita" e viene invitato a un incontro per la fine del corso organizzato "per abbandonare lo stile di vita gay", 100 euro il costo. Aula Magna dell'istituto Padre Beccaro a Milano, al centro l'icona della Resurrezione del santuario mariano di Medjugorie, tredici persone tra cui cinque promotori del gruppo e otto giovani gay e lesbiche un po' delusi. "I nodi si possono sciogliere con volontà personale. La falsa identità può essere squarciata per fare emergere la vera identità".
Nume terapeutico della cristiana anche se incerta conversione all'eterosessualità è il cattolico americano Joseph Nicolosi che con un gruppo di psicanalisti considera l'omosessualità curabile con una terapia "che può durare anni", detta riparativa: otto anni fa le associazioni scientifiche l'hanno dichiarata inefficace se non addirittura dannosa. Sempre meno dell'accanimento curativo del passato quando si usava l'elettroshock o addirittura il trapianto dei testicoli. Ma anche meno utile forse delle terapie dei grandi Masters e Johnson che, per cominciare, insegnavano ai gay come conversare con le donne e come intrecciare sguardi infuocati con loro. Il gruppo americano più forte, Exodus, pur segnalando suoi risultati miracolosi, col 30% di convertiti e lietamente accasati, 30% non più gay ma prudentemente casti, e solo 30% di irrecuperabili, ha subito un'antipatica sconfitta quando due suoi membri fondatori tra i più devoti alla causa si sono innamorati e sono fuggiti insieme, mentre 13 dei loro 83 centri hanno dovuto chiudere essendo i loro responsabili tornati allegramente alle precedenti abitudini, comprese le ciglia finte. Più dei giovani gay, sono spesso padri e madri a disperarsi, e Pride pubblica la storia ossessiva e distruttiva di Marco, 22 anni, che a 13 fu portato dai genitori che avevano scoperto una sua lettera a un compagno di classe, in un reparto di psichiatria per essere "salvato". Fu affidato ai medici per due anni, poi dichiarato "sano" e restituito ai genitori, i quali non del tutto convinti, lo affidarono per un anno a uno psicologo cattolico. Cocciuti gli affranti genitori, ma anche lui, Marco: iscritto all'università in un'altra città del sud, va a convivere con un compagno, i genitori cercano di fargli smettere gli studi, poi lo fanno seguire da un detective. Altro giro di psichiatri che rifiutano l'insano compito mentre il medico curante gli consiglia d'innamorarsi della mamma per vivere il complesso edipico.
Ascoltando Radio Maria la mamma scopre il centro studi Achille Dedè di Milano, che suggerisce come cura preghiere e buona volontà. Per rappacificarsi con i suoi, Marco telefona al centro e parla con lo psicologo Marchesini che, definendolo privo di dignità, gli suggerisce di rivivere il rapporto col padre, abbandonare gli amici etero colpevoli di averlo accettato; concludendo che i genitori avevano fatto bene a cacciarlo in quanto omosessuale. Il ragazzo si è stufato e si è allontanato dai genitori. La mamma per punire tutti è diventata anoressica e i suoi medici hanno chiesto al figlio di non tornare più a casa.
(3 maggio 2005)
http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/cronaca/guarigay/guarigay/guarigay.html
martedì 3 maggio 2005
I corsi per "guarire" i gay, In Italia "terapie" dagli Usa
domenica 1 maggio 2005
Internet, saltano gli omissis nel rapporto Usa su Calipari
Basta scaricare il testo in Pdf dal sito della forza multinazionale su un normale programa di scrittura: le cancellature scompaiono
Il documento verrà acquisito dala Procura di Roma
ROMA - Saltano i numerosi "omissis" del documento della commissione d'inchiesta americana sul caso Calipari. Cadono con una semplicissima operazione tecnica che si può fare con qualunque computer collegato a internet. Basta scaricare dal sito della Forza Multinazionale in Iraq il testo di 42 pagine (più 3 di indice) pieno di grosse cancellature nere e trasferirlo su un qualsiasi file word (o altro programma di scrittura), come per incanto, tutte le "pecette" nere spariscono e si possono leggere le parti che gli americani hanno "classificato" e che, quindi, non dovevano essere leggibili.
Se ne sono accorti alcuni lettori che, una volta scaricato il Pdf, l'hanno copiato su Word di Office o su programmi anche più semplici. Rileggendo il testo, sono rimasti sbalorditi.
Vengono così "in chiaro" i nomi dei militari americani (quasi tutti di origine spagnola) che hanno sparato e quelli degli ufficiali che li comandavano, nonché quello del terzo uomo (un agente italiano) che era a bordo dell'auto con Sgrena e Calipari. Emergono anche alcuni dettagli dell'organizzazione dell'operazione "sicurezza" intorno a Negroponte e le difficoltà che si verificarono la sera del 4 marzo nella catena di comando americana.
Ed è quasi certo che anche la procura di Roma acquisirà nelle prossime ore il rapporto Usa senza gli omissis.
Insieme con l'auto sulla quale viaggiava il funzionario del Sismi, l'esame del rapporto viene ritenuto dagli investigatori il primo passo per poter poi eventualmente sentire i due componenti italiani della Commissione che non hanno controfirmato la relazione a patto che le loro motivazioni non siano coperte da segreto militare.
I pm Franco Ionta, Erminio Amelio e Pietro Saviotti, che hanno aperto un fascicolo per omicidio volontario e tentato omicidio, dovrebbero infine ascoltare Gianluca Preite, difeso dall'avvocato Carlo Taormina. Preite, un ingegnere che sostiene di aver lavorato per i servizi di sicurezza italiani anche durante la vicenda delle 'due Simone', spiegò nella scorse settimana di aver intercettato telefonate sul web tra l'Iraq e Roma durante l'operazione da cui scaturì la liberazione della giornalista de 'Il Manifesto', Giuliana Sgrena.
(1 maggio 2005)
http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/esteri/niccal3/rror/rror.html