venerdì 20 gennaio 2006

Cinema. A Napoli se sei gay paghi la metà.

Nel multisala Modernissimo per la prima di "Brokeback Mountain". Dichiararsi al botteghino vale uno sconto del 50%


NAPOLI, 20 GEN - Essere gay puo' far risparmiare, almeno al cinema. Stasera a Napoli chi fara' outing alla cassa paghera' meta' biglietto, 3,50 euro. E' una iniziativa - di cui da' notizia oggi Il Mattino - della multisala Modernissimo del centro storico, per salutare l'uscita di 'I segreti di Brokeback Mountain' di Ang Lee, film trionfatore dell'ultima Mostra di Venezia che sta facendo incetta di premi in tutto il mondo.

Opera censurata in alcuni stati Usa, il film narra realisticamente una romantica storia d'amore tra cowboy ed e' gia' in odore di Oscar.

''E se qualcuno, magari 'scendendo' dai Quartieri Spagnoli, usera' lo stratagemma di dichiararsi gay per pagare di meno, ben venga, saremo due volte felici. Vorra' dire davvero che l'omosessualita' oggi e' sempre meno un tabu' - spiega Luciano Stella, patron del Modernissimo - il nostro locale e' gay-friendly da tempo, segnalato dal sito gay.it. Su questa iniziativa abbiamo l'appoggio dello storico circolo romano Mauro Mieli che sta conducendo la battaglia contro il divieto ai minori di 14 anni per questo film''.

''Una riduzione del biglietto non e' certo offensiva - spiega Andrea Berardicurti del circolo Mieli - speriamo invece che in molti si rechino a vedere il film di Ang Lee, assurdamente vietato in Italia e celebrato dalla critica di tutto il mondo come una grande opera poetica''.

''Un modo per sdrammatizzare e solidarizzare - spiega il direttore della storica multisala napoletana, Gerardo De Vivo - D'altra parte ci sono tante promozione simili per l'8 marzo o San Valentino e nessuno si scandalizza. Potremmo definire questa iniziativa 'gay per una notte'''.

La serata monotematica sui cowboy (verranno proiettati dalle 18 nella saletta Videodrome anche classici western) sara' dedicata anche alla presentazione di una nuova organizzazione omosessuale napoletana, I-Ken, una onlus attiva sul territorio per i diritti civili. ''Con noi stasera ci saranno eterosessuali e politici come il senatore Ds Massimo Villone - spiega il fondatore Carlo Cremona - l'iniziativa del Modernissimo e' bellissima e servira' per far conoscere la nostra attivita' a sostegno delle culture diverse. Tra i nostri obiettivi c'e' la diffusione dello studio della Costituzione italiana. Il nostro modello di comunicazione e' padre Alex Zanotelli''.

E dopo il film, viene annunciato, saranno distribuiti i tipici 'taralli sugna e pepe' della tradizione gastronomica napoletana da autentici cowboy partenopei. (ANSA).

http://www.gaynews.it/view.php?ID=35837

Nella steppa Rai

di Maria Novella Oppo


C’è chi chiede di fermare Berlusconi che ha invaso la Rai, ma non è detto che l'aggressione non si ritorca contro il premier. E chissà che la strategia giusta non sia quella della vecchia Russia: lasciare che Napoleone (o Hitler?) entri nella steppa Rai e lasciarlo lì, per sempre, tra le smanacciate e le smancerie di Luca Giurato. Abbandonarlo alle coraggiose e acute domande di Monica Maggioni, finché Berlusconi, non trovando resistenza alcuna, non cada per terra da solo, come chi tenta di abbattere a spallate una porta aperta. È peggio che non si trovi, tra migliaia di dipendenti Rai, un usciere (o un presidente) che sbarrino l’accesso, o che vadano in onda certi tg? Prendiamo un Tg1 a caso: apertura su Ciampi che esige par condicio, senza riferimento a Berlusconi.
Anzi, Bondi accusa Fassino di occupare la Rai. Seguono dieci minuti di polverone Unipol e qualche secondo di Rutelli che si felicita per lo sventato pericolo rosso. Forse, meglio lasciare che Berlusconi imploda e fermare Mimun (e anche Rutelli).

da L'Unità 20-01-2006

martedì 17 gennaio 2006

Cattolici italiani favorevoli ai Pacs e anche a divorzio e aborto

Un'indagine Eurispes sul rapporto con la fede sottolinea il distacco tra il paese reale e le gerarchie ecclesiastiche



ROMA - Gli strali della Chiesa sulle unioni civili non condizionano i fedeli: un'indagine Eurispes rivela che il 68,7% dei cattolici italiani è favorevole ai Pacs. E che hanno visioni discordanti da quelle della Chiesa anche su altri temi scottanti: il 65,6% dei cattolici difende infatti la legge sul divorzio e il 77,8% è contrario al divieto dell'eucarestia ai divorziati.

Persino in tema di aborto i cattolici divergono dalla visione ufficiale delle gerarchie ecclesiastiche e l'83,2% si dichiara favorevole all'interruzione volontaria di gravidanza se la vita della madre è in pericolo; il 72,9% se ci sono gravi anomalie e malformazioni del feto e nel 61,9% in caso di violenza sessuale. La percentuale, cala notevolmente se le motivazioni sono più attinenti alle condizioni economiche o alla volontà della madre di non avere figli: rispettivamente al 26,4% (23% cattolici e 51,2% non cattolici) e al 21,9% (18,6% cattolici e 45% non cattolici).

L'indagine dell'Eurispes fotografa il rapporto tra gli italiani e la fede cattolica, tra adesione e disobbedienza, contenuto nel Rapporto Italia 2006. E' stata condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana di 1.070 intervistati e realizzata nel periodo tra il 22 dicembre 2005 e il 5 gennaio 2006.

L'indagine rileva che sono aumentati i cattolici (87,8%), un dato in crescita di 8 punti percentuali rispetto a un analogo sondaggio effettuato sempre dall'Eurispes quindici anni fa. Allo stesso tempo, solo un terzo dei credenti sembra essere anche "praticante". "I dati emersi delineano - spiega il professor Gian Maria Fara - una crisi non della religione, ma della religiosità". "La realtà è che in Italia, tra la Chiesa cattolica ed i propri fedeli c'è la stessa discontinuità che esiste, politicamente parlando, tra paese ufficiale e paese reale - sottolinea Fara - le gerarchie ecclesiastiche non sembrano corrispondere, nell'elaborazione dell'indirizzo religioso, alle difficoltà e alle istanze dei fedeli cattolici".

Il rapporto Eurispes rivela anche un forte desiderio di religiosità tra i giovani. La percentuale dei ragazzi che affermano di partecipare alla messa domenicale è superiore a quella dei soggetti più grandi di età: si reca alla messa tutte le domeniche il 30,8% degli intervistati che hanno tra i 18 e i 24 anni d'età, a fronte del 22,4% e del 28,5% dei soggetti intervistati appartenenti rispettivamente alle fascia d'età 25-34 e 35-44 anni. La quota più alta (37,7%) dei soggetti che si recano in Chiesa appartiene invece alla fascia d'età 65 anni ed oltre.

(17 gennaio 2006)
http://tinyurl.com/cce32

I cowboy omosessuali di Ang Lee stravincono i Golden Globe 2006

Quattro statuette per Brokeback Mountain. Tre riconoscimenti per Walk The line. Clooney miglio attore non protagonista
Nessun premio a Tony Renis, unico italiano ad essere stato nominato


Il regista Ang Lee

LOS ANGELES - Il miglior film drammatico per la giura dei Golden Globe, è Brokeback Mountain, che è stato premiato questa notte dalla giuria della Hollywood Foreign Press durante una cerimonia tenutasi al Beverly Hilton Hotel. Ma non si è trattato dell'unico vincitore, anzi: anche se il premio dedicato al miglior regista è finito nelle mani di Ang Lee ad avere vinto tre statuette pesanti è stato Walk The Line, biografia di Johnny Cash, interpretato da Joaquin Phoenix e Reese Witherspoon, entrambi giudicati migliori attori protagonisti nella categoria musical o commedia. Walk the Line ha vinto anche il premio come migliore film in questa categoria e si propone come vero sfidante in vista degli Oscar.

Brokeback Mountain, che racconta una storia d'amore omosessuale, e ha sollevato diverse polemiche pur riscuotendo un buon successo al botteghino (da ricordare anche i riconoscimenti alla Mostra di Venezia), rimane però il film favorito, avendo tra l'altro ottenuto ben sette nomination.

Felicity Huffman si è aggiudicata la statuetta di migliore attrice drammatica, per la prova in Transamerica, mentre Philiph Seymour Hoffman è stato giudicato migliore attore drammatico per la parte in Capote. George Clooney ha vinto il globo come migliore attore non protagonista drammatico, per la sua interpretazione nella pellicola Syrana, nella quale interpreta un agente della Cia in Medio Oriente. Il corrispondente al femminile del premio vinto da Clooney è invece andato a Rachel Weisz per il suo ruolo in The Constant Gardener.

Il premio alla carriera è stato consegnato da una raggiante e incinta Gwyneth Paltrow a Sir Anthony Hopkins, che sul palco l'ha abbracciata calorosamente e ha ricevuto la standig ovation dei presenti in sala: "Un premio fantastico ha - detto Hopkins - Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi registi e attori e voglio ringraziare tutti loro ma anche tutti gli stunt, gli elettricisti, i parrucchieri, e tutti coloro che sono anonimi ma che lavorano più duro di tutti quanti. Grazie a questa industria che con me è stata straordinariamente generosa e grazie a cui ho avuto un favolosa carriera. E non è mica finita", ha concluso l'attore.

Il premio per il miglior film straniero è andato a Paradise Now, una pellicola palestinese che indaga sugli attentatori suicidi e sulle loro motivazioni. Il regista del film, Hany Abu-Assad, ha definito il premio "un riconoscimento per i palestinesi che meritano libertà e uguaglianza".

Per la televisione: migliore serie drammatica Lost, migliore serie non drammatica Desperate Housewifes. Geena Davis è stata premiata come migliore attrice: è protagonista di una serie Tv drammatica nella quale interpreta la prima presidente donna degli Stati Uniti, Commander in Chief. Mentre l'attore britannico Hugh Laurie ha vinto come protagonista della serie drammatica House.

Nessuno Globo d'oro al cinema italiano. L'unico esponente del cinema di casa nostra ad essere stato nominato era Tony Renis, con la colonna sonora di Christmas in Love. Il premio per la migliore canzone originale è invece andato a A love that will never grow old, parte della colonna sonora di Brokeback Mountain.

I Golden Globe vengono scelti ogni anno dai circa 85 membri della Hollywood Foreign Press Association e sono decisamente una sorte di anticipazione dei più importanti Oscar, assegnati invece dai circa 6.000 membri della Academy of Motion Picture Arts and Sciences.

(17 gennaio 2006)
http://tinyurl.com/74gb5

lunedì 16 gennaio 2006

Grande successo manifestazione sul Pacs a Roma: 50.000 presenti

Palombarini, giudice di cassazione, riconosce il valore sociale della legge: "Davanti ai diritti non si abdica"


Clicca per ingrandire...Roma, 14 gen. (Adnkronos) - Un rito annunciato ma non celebrato: in piazza Farnese il magistrato di Cassazione Giovanni Palombarini e' intervenuto dal palco alla manifestazione ''Tutti in Pacs'', ma non ha officiato simbolicamente le unioni di fatto come invece era stato annunciato dagli organizzatori. Un gesto 'censurato' preventivamente non solo dal ministro della Giustizia Roberto Castelli, ma anche dal vicepresidente del Csm Virginio Rognoni, che al magistrato aveva chiesto ''maggiore sobrieta' e misura''.

Clicca per ingrandire...''C'e' bisogno della legge per regolare le coppie di fatto'', ha detto il giudice della Suprema Corte limitandosi ad esprimere la propria posizione sulle coppie di fatto con un discorso letto in pubblico tra gli applausi dei presenti. ''Non e' vero, come dicono da piu' parti -ha continuato Palombarini- che si fa questo discorso per legittimare le unioni tra gli omosessuali, in quanto la questione tocca parecchie coppie di eterosessuali. Ma anche se questo fosse vero sarebbe uguale: davanti ai diritti non si abdica''.

Clicca per ingrandire...Da quest'assunto deriva anche ''la solidarieta' a coloro che sono a Milano per la liberta' e l'autodeterminazione delle donne.

Tutto si tiene. Il principio di laicita' dello Stato -ha commentato Palombarini- da qualche tempo nel nostro Paese e' messo in discussione''.


http://www.gaynews.it/view.php?ID=35754

domenica 15 gennaio 2006

Lo show del cavaliere è diventato un boomerang

di EUGENIO SCALFARI

GIORNALI a lui vicini come "Libero" e "Il Foglio" hanno appioppato due nomignoli appropriati alla sua deposizione di "persona informata dei fatti": "Detective Silvio" e "Ispettore Roc". Il "Corriere della Sera" di ieri ha richiamato l'ombra del Sifar e dei suoi illegali fascicoli di spionaggio. Ma la più pertinente delle definizioni (chiedendone scusa all'autore) mi sembra piuttosto "Dagospia", un sito Internet specializzato in gossip.

Il nostro "Dagospia" si è recato l'altro ieri pomeriggio in Procura accompagnato dall'avvocato Ghedini che aveva organizzato l'incontro con il Procuratore capo e con i due sostituti incaricati dell'inchiesta Unipol e per venticinque minuti li ha intrattenuti sui gossip dei quali era stato informato da un tunisino suo socio in affari: chi dei dirigenti diessini ha cenato con il presidente delle Generali e qual è stato il contenuto di quell'incontro.

Forse anche il menù della cena e i vini serviti a tavola.

Reati? Certo che no, ha detto Berlusconi ai suoi amici di Forza Italia ed ha ripetuto nell'ennesima trasmissione televisiva cui ha partecipato subito dopo (da Anna La Rosa).

Ieri pomeriggio ha ripetuto il concetto in una conferenza stampa appositamente convocata. Risulta evidente che il nostro Dagospia sente incombere il reato di calunnia e mette le mani avanti. Ma sente anche montare intorno a sé il disagio dei suoi alleati e la disapprovazione generale dell'opinione pubblica, non soltanto di quella di centrosinistra.

Un passo falso di estrema gravità, improvvidamente preparato dal suo avvocato di fiducia che in fatto di relazioni esterne non dev'essere proprio una cima. La deposizione di Berlusconi ha avuto come effetto l'uscita di scena del caso Unipol, sostituito dal caso d'un presidente del Consiglio che, in piena campagna elettorale, consegna ai magistrati inquirenti un dossier di gossip politici compilato da un suo socio in affari, con il chiaro intento di attivare un ventilatore giudiziario per meglio schizzare fango sui suoi avversari, ma si accorge nel bel mezzo di questa fraudolenta operazione che il ventilatore funziona controvento rigettando il fango (o peggio) su di lui.

Qui nasce una questione della massima serietà, sollevata ieri nell'editoriale di Ezio Mauro; una questione politica e istituzionale che mette in discussione la natura stessa di questo governo. Le iniziative calunniose e spionistiche del suo presidente turbano lo svolgimento ordinato delle elezioni politiche, cioè il momento culminante di ogni democrazia, tentando di manipolare il voto degli elettori e suscitando reazioni e tensioni.

Si tratta dunque di iniziative di stampo eversivo, mentre non a caso il presidente della Repubblica, ben consapevole dei rischi indotti che possono derivarne, batte da tre giorni sul tasto del pericolo di inquinamento elettorale. Mentre tutto ciò accade sotto gli occhi allibiti dei nostri partners europei, un Parlamento arrivato al termine del suo mandato approva a colpi di maggioranza una legge palesemente illegale (insisto sull'avverbio "palesemente") che abolisce la possibilità del Pubblico ministero di appellarsi contro le sentenze di assoluzione e con ciò discrimina la pubblica accusa e le parti civili rispetto alla difesa dell'imputato, violando gli articoli 110 e 112 della Costituzione, che stabiliscono la parità delle parti in processo, con l'evidente intento di bloccare il processo Sme che vede imputato lo stesso presidente del Consiglio per corruzione in atti giudiziari.

Contemporaneamente lo stesso presidente del Consiglio, attraverso il capo del gruppo parlamentare del suo partito, fa bloccare a tempo indefinito la riforma della legge sulla contrattazione dei diritti televisivi delle partite di calcio e regala un bel pacco di denaro al Milan, alla Juventus e all'Inter a spese di tutte le altre squadre del campionato.

* * *

Questi sono i fatti accaduti nell'ultima settimana e ne mancano ancora una dozzina prima della giornata elettorale. Aggiungerei l'occupazione totale degli spazi televisivi dai quali campeggia ininterrottamente la faccia inceronata del presidente del Consiglio, concionante senza limiti di tempo di fronte a conduttori compiacenti o ammutoliti.

I dirigenti del centrosinistra hanno preannunciato un passo formale presso il capo dello Stato affinché questa invereconda deriva antidemocratica abbia termine e si recuperino condizioni di normalità democratica. Se questo obiettivo non si realizzasse e dovesse continuare l'attuale scompiglio, la situazione potrebbe arrivare a decisioni estreme.

Gli alleati di Forza Italia vanno per una volta aldilà del mugugno. Per Casini l'iniziativa del premier in Procura equivale a una seduta di "avanspettacolo", mentre per Maroni si è trattato di "una nota stonata, da evitare". Tuttavia è evidente che una radicalizzazione dello scontro elettorale ha anche loro come bersaglio. Fini e il presidente della Camera si stanno facendo schiacciare dal radicalismo berlusconiano. Saranno loro ed i loro propositi alternativisti le prime vittime di quanto accade.


***

Come se questi guasti inflitti alla democrazia dal massimo rappresentante del potere esecutivo non bastassero a suscitare stupore e preoccupazione, un'altra grave interferenza è stata compiuta tre giorni fa dalla più alta autorità religiosa. Dal palazzo Vaticano il Papa Benedetto XVI, ricevendo gli auguri del sindaco di Roma, del presidente della Regione Lazio e del presidente della Provincia, si è rivolto direttamente ad essi affinché si oppongano all'attuazione dei Pacs e alla somministrazione della pillola abortiva negli ospedali pubblici. E affinché si dichiarassero contrari alle manifestazioni popolari indette ieri a Roma e a Milano per rivendicare i diritti delle donne e degli omosessuali.

Il Papa e i vescovi - l'abbiamo ripetuto più volte da queste pagine - sono liberissimi di testimoniare la fede e l'etica che ne deriva. Ormai sono andati molto più in là e intervengono dando giudizi e indicazioni anche su temi strettamente politici, sebbene i Patti Lateranensi delimitino con assoluta chiarezza che la materia politica non riguarda le autorità religiose.

Ma tre giorni fa Papa Ratzinger ha varcato un'altra frontiera che finora era stata rispettata. Non si è rivolto soltanto ai cattolici e a tutti i cittadini nella sua lotta contro l'aborto e contro gli omosessuali. Ha fatto di più. Si è rivolto perentoriamente alle autorità civili in sua presenza e ne ha prescritto pubblicamente i comportamenti che il Papa si attende da loro.

Un fatto del genere non sarebbe certamente concepibile nei riguardi del sindaco di Parigi o di Londra o di Berlino o di Madrid. Wojtyla non si è mai spinto così oltre, neppure nella sua amata Polonia dove, proprio durante il suo pontificato, furono varate le prime leggi laiche di quel paese.

Benedetto XVI si è dichiarato addirittura ferito e offeso da due libere manifestazioni popolari che non avevano certo lui né la religione cattolica come bersaglio.
La nostra campagna elettorale non riguarda certo il Papa, ma anche lui e i suoi consiglieri, come pure il giornale che si pubblica in Vaticano con il "placet" della Segreteria di Stato, dovrebbero sentire l'elementare responsabilità di evitare interventi plateali indirizzati ad autorità civili che soltanto per un senso, esso sì responsabile, di rispetto non hanno replicato come forse avrebbero voluto (e dovuto) richiamando "l'incipit" del Concordato che stabilisce l'esclusiva sovranità della Chiesa in materia religiosa e l'altrettanto esclusiva sovranità delle autorità civili in materia temporale.

Auspichiamo che il Papa dopo questo spiacevole episodio, abbia modo di riflettere con attenzione sul peso e sugli effetti delle sue esternazioni nonché sulle reazioni di chi lo ascolta con rispetto ma con libertà di spirito e autonoma dignità di coscienza.

(15 gennaio 2006)
http://tinyurl.com/aj6yf

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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