mercoledì 5 dicembre 2007

New York: «Turisti gay cercasi»

Spot, inserzioni e 30 milioni di dollari già stanziati dal sindaco Bloomberg. «Sono ricchi e spendaccioni»
Obiettivo: portare 50 milioni di visitatori entro il 2015

di Alessandra Farkas


«Turisti gay cercasi». Non è una battuta: per la prima volta nella storia, la città di New York ha deciso di corteggiare attivamente i gay e le lesbiche, per convincerli a trascorrere una vacanza nella Grande Mela. Lo rivela alla stampa Usa un portavoce dell’amministrazione Bloomberg, secondo cui il comune di New York prevede di spendere 30 milioni di dollari per attrarre i gay di oltre 20 nazioni sulle rive dell’Hudson. «Contiamo di portare 50 milioni di visitatori nella Big Apple entro il 2015», spiega il portavoce, «i gay sono uno dei gruppi più importanti».

LA CAMPAGNA PUBBLICITARIA - E infatti la NYC & Company, l’agenzia turistica della città, ha già pubblicato un’inserzione di tre pagine sul prossimo numero della rivista gay «Out». Spot pubblicitari appariranno presto su «Logo», il network nazionale via cavo che trasmette programmi per lesbiche e gay 24 ore su 24. E se non bastasse i siti web gay, bisessuali e transgender presto saranno inondati di pubblicità che invitano ad approfittare degli speciali sconti offerti ai gay a San Valentino dai più leggendari ristoranti e alberghi di New York. Come mai questo improvviso interesse per i gay? «Oltre ad essere un segmento demografico in enorme espansione, i gay sono statisticamente più ricchi, sofisticati e spendaccioni», replica un funzionario del comune. «In altre parole: sono i clienti ideali per la nostra industria del turismo. In ripresa dopo la crisi dell’11 settembre».

L'INIZIATIVA - In una città dove persino l’ex sindaco conservatore e repubblicano Rudy Giuliani vantava politiche pro-gay, esistono centinaia di locali, spettacoli teatrali, gallerie d’arte, ristoranti e boutique disegnati per attrarre soprattutto un pubblico gay. Come dimostra il sito http://nycvisit.com/content/index.cfm?pagePkey=168. «Il nostro messaggio è chiaro - spiega Christine Quinn, la prima portavoce del Comune apertamente gay -. Questa è New York ed è una città per tutti, dalle famiglie, ai singoli, alle coppie gay». L’unico neo dell’iniziativa? «Essere arrivata tardi - replica la Quinn - Un’omissione che ha ovviamente danneggiato la nostra città. Perché il turismo porta soldi, idee e cultura. Quindi lavoreremo molto sodo per correggere questa lacuna».


http://tinyurl.com/ynqk87

martedì 4 dicembre 2007

No di D'Alema alle nozze gay: offesa a tanti italiani

«Non sono cattolico ma avverto il fascino della fede»
di Fabrizio Caccia


È un D'Alema che non t'aspetti, quello che ieri mattina, nell'Aula magna dell'istituto tecnico «Cristoforo Colombo», parla per due ore con i ragazzi. Tema del dibattito: i giovani e i partiti. Il ministro degli Esteri si apre molto con gli studenti, li preferisce chiaramente ai giornalisti. E dice cose forti. Racconta loro del fulminante incontro con il cardinal Martini a Gerusalemme («Io non sono cattolico, ma avverto il fascino della fede e il cardinal Martini ti comunica il senso di questo fascino...»).

Cita Remo Bodei e Max Weber, Leibnitz e Voltaire. Ma soprattutto risponde chiaro alle domande: «No, non sono favorevole al matrimonio tra omosessuali — dice a Francesca della V B — perché il matrimonio tra un uomo e una donna è il fondamento della famiglia, per la Costituzione. E, per la maggioranza degli italiani, è pure un sacramento. Il matrimonio tra omosessuali, perciò, offenderebbe il sentimento religioso di tanta gente. Due persone dello stesso sesso possono vivere uniti senza bisogno di simulare un matrimonio. Lo Stato, però, deve riconoscere loro diritti civili e sociali. Mi accontenterei di fare la legge...». Martina della V E gli chiede dei benefit dei parlamentari: «Io ho sempre pagato il cinema — le risponde D'Alema — e se vado in vacanza il viaggio lo pago io, come quest'estate che sono stato ad Atene con AirOne. Se vuole le porto gli scontrini... ». Risposta pronta anche quando Jacopo della V B prova l'attacco ad effetto: «Lei che è coinvolto in vicende giudiziarie... ». «Guardi, la rassicuro, non sono coinvolto in alcuna vicenda...», replica il vicepremier.

E l'Islam? «Il fondamentalismo non è un residuo arcaico, ma un fenomeno della globalizzazione — spiega D'Alema —. È la reazione alla paura di essere cancellati dal mondo occidentale. L'Islam per tradizione è tollerante, se non fossimo andati noi a dargli fastidio con le crociate...». Infine, l'antipolitica: «La crisi dei partiti non vuol dire che è finita la politica». Anzi. Ma servirà «una rivoluzione che spazzi via il teatrino e riporti al centro i problemi grandi: la pace, la guerra, l'aria che respiriamo... ». Come fu la sua, nel '68, quando ci fu «una radicale svolta generazionale». Ecco: servirà «una nuova generazione che arriva come un'ondata e pulisce tutto». Magari è proprio questa che oggi gli sta davanti. Ma per imporsi dovrà usare «la forza», non quella cattiva, quella buona, cioè dovrà «far sentire la propria voce», «cambiare l'agenda». I ragazzi applaudono. «È difficile che chi ha il potere lo lasci — li avverte, però, il ministro —. Dipenderà da voi».

http://tinyurl.com/363x9w

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.