Comunictao del Circolo Mario Mieli
Gravissime le dichiarazione dell’Onorevole Paola Binetti che, chiamata a commentare le linee guida per le ammissioni al sacerdozio, accosta esplicitamente l’omosessualità alla pedofilia.
La deputata democratica afferma che «queste tendenze omosessuali fortemente radicate presuppongono la presenza di un istinto che può risultare incontrollabile. Ecco: da qui scaturisce il rischio pedofilia. Siamo davanti ad un’emergenza educativa ».
Parole gravissime che, se forse rivelano i retropensieri delle gerarchie cattoliche, non trovano nessun riscontro nella realtà e nella letteratura scientifica, ma sono anzi atte a ingenerare allarme e fomentare odio e discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, la cui vita affettiva e sessuale non si esercita certo in istinti brutali e incontrollabili verso nessuno, tanto meno i bambini.
Si ritorna ai timori di Fini sui maestri omosessuali che credevamo archiviate e relegate alla preistoria della politica. Ulteriormente incomprensibile e inaccettabile risulta poi il parallelo tra lo stop ai preti omosessuali e la necessità di “avere sacerdoti sani, sportivi, vissuti come modelli potenziali”. Come se gli omosessuali non fossero sani o non possano essere sportivi o dei modelli positivi, esattamente come ogni altro cittadino di qualsiasi genere e orientamento sessuale. Prima di dire certe cose prive di fondamento e senso l’onorevole Binetti farebbe bene a esercitarsi in pratiche di cui è certamente più avvezza mettendo ad esempio il cilicio in bocca... Chissà che non ne trovi giovamento!
Sono espressioni vergognose e indegne, violentemente offensive per tutte le persone e i cittadini omosessuali, molti dei quali con il loro voto al PD hanno contribuito alla sua elezione.
Vogliamo sperare che chi è portatore di una tale gretta visione della società, esprimendo odio e discriminazione feroce nei confronti degli omosessuali, non possa trovare più posto nel Partito Democratico. Il segretario Veltroni deve prendere atto di una incompatibilità di queste dichiarazioni con la linea del suo Partito (e ci auguriamo di tutto il panorama politico italiano) espellendo l’onorevole Binetti.
Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli esprime il massimo sdegno per queste dichiarazioni e invita tutte e tutti a esprimere formale protesta e contestazione all’onorevole Binetti e al Paritito Democratico perché prenda i necessari provvedimenti.
Chiamiamo, faxiamo e scriviamo al Partito Democratico un unico messaggio: “BINETTI VERGOGNA!”.
I numeri: tel. 06/ 675471 - fax 06/ 67547319 - mail info@partitodemocratico.it.
Scriviamo anche a Paola Binetti binetti_p@camera.it, al segretario Walter Veltroni veltroni_w@camera.it, e al capogruppo del PD alla Camera Antonello Soro soro_a@camera.it.
Consapevoli che l’omofobia non si combatte con le pacche sulle spalle, e le vaghe dichiarazioni, ma agendo seriamente a livello educativo, ci proponiamo appunto di educare debitamente queste persone, scrivendo loro il nostro sdegno e costringendoli a smistare il maggior numero di fax e mail con lettere che esplicitino la loro ignoranza e il male che fanno a tanti cittadini. Speriamo in questo modo di far comprendere alla Binetti (ma abbiamo dubbi che intenda) e ai responsabili del PD e quanto in Italia i cittadini civili siano in numero maggiore rispetto a quanto credano. Anche in Italia, come già nella maggior parte dei paesi europei non deve essere più ammissibile, per figure con compiti istituzionali e ruoli di rappresentanza pubblica, compiere esternazioni di questo tenore senza alcuna conseguenza per la propria carriera politica. Il Circolo Mario Mieli propone anche, come già fatto in altre occasioni con successo, di querelare la deputata Paola Binetti, seguendo le istruzioni riportate qui di seguito.
Rossana Praitano - Presidente
Andrea Maccarrone
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
venerdì 31 ottobre 2008
Binetti Vergogna!
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giovedì 30 ottobre 2008
Le parole per dirlo. I media e la comunicazione sull'orientamento sessuale
Oggi ore 15 alla Sala Colonne della Camera dei Deputati
di Paola Concia
Giovedì 30 ottobre alle ore 15.00 alla Sala Colonne della Camera dei Deputati saremo in tanti - giornalisti, pubblicitari, deputati, registi, docenti universitari, deputati - per una maratona di interventi su come i media comunicano oggi l'orientamento sessuale. Ho fortemente voluto questo incontro, insieme a tante e tanti, dopo le polemiche sul modo in cui è stata data notizia della morte di Domenico Riso. Domenico era uno steward e si stava recando alle Canarie per una vacanza.
Era agosto e l'aereo su cui viaggiava si è schiantato uccidendo 153 persone. Riso era lì con il suo compagno e il bambino di lui, cioè con la sua famiglia, ma nel 2008 l'esistenza di quella famiglia, con l'esclusione di un solo quotidiano, è stata censurata, omessa, mal detta, in nome di un presunto pubblico pudore che non ha reso onore alla memoria di Domenico, alla sua vita. Credo quindi ci sia bisogno di confrontarsi sulle reticenze, le ipocrisie, le semplificazioni ma anche le difficoltà e le cautele di chi ha la responsabilità di comunicare la vita, le storie, i desideri, le aspirazioni delle persone gay, lesbiche, transessuali e bisessuali. Giovedì proveremo a farlo e, credo sia la prima volta che accade, almeno in Italia. Il titolo dell'incontro è la citazione di un libro di Marie Cardinal. Non per caso. "Le parole per dirlo" fu un libro rivoluzionario poiché raccontò il disagio di una generazione di donne desiderose di conoscersi e comunicare agli altri la propria verità per trovare il proprio posto nel mondo. E il senso del nostro convegno, infatti, non è solo portare verso noi omosessuali i giornalisti, gli esperti e gli operatori dei media, ma fare noi un passo verso di loro, creando così, ed è questo il nostro obiettivo, un confronto e un dialogo vantaggioso per tutti.
Dunque, non ci interessa esercitare un giudizio sull'operato dei media, ma soprattutto creare un'alleanza per svelare pregiudizi e stereotipi, e per capire insieme come queste semplificazioni del reale possono essere superate. E' un primo passo, ma è necessario compierlo. Fino a non molti anni fa, su alcuni giornali, in alcune tv, la parola pederasta era equivalente a omosessuale, l'omosessualità arrivava nella comunicazione solo per fatti di cronaca nera ed era ovviamente il festival delle peggiori parole, "torbido, morboso, oscuro, devianza, vizio, peccato", e dunque la migliore occasione per ribadire la distanza tra il mondo per bene e quello diverso, anormale, perverso dell'omosessualità. Non è più così, lo sappiamo, o meglio non è più solo così poiché sacche di pessima informazione esistono ancora. Vogliamo guardare pure ai passi da gigante che sono stati fatti in avanti.
Oggi possiamo vedere una fiction in tv in cui due donne si dichiararono il loro amore, una trasmissione sull'omogenitorialità ben fatta in seconda serata, un film come Brokeback Mountain, la storia omosessuale tra due cowboy, che vince al Festival di Venezia, le immagini bellissime del matrimonio tra Ellen De Generis e Portia De Rossi, donne di spettacolo, americane, ricche, potenti e famose che fanno il giro del mondo. In Italia, ci sono canali televisivi, agenzie di stampa, portali dedicati alle tematiche gay, lesbiche, transessuali.
Però, è evidente, ancora non basta. La realtà è oggetto dell'informazione e ispira le fiction, ma da esse è, al contempo, profondamente influenzata. Ecco perché è estremamente importante stanare e combattere pregiudizi, stereotipi, falsità, malafede o anche semplicemente superficialità sulla comunicazione dell'orientamento sessuale. Serve per combattere le discriminazioni e affermare una nuova cultura dei diritti civili, ed è questo il presupposto irrinunciabile per le buttare le fondamenta di una società moderna e inclusiva capace di produrre ricchezza non solo economica ma anche sociale.
LE PAROLE PER DIRLO
I media e la comunicazione sull'orientamento sessuale
Un'agorà di libero confronto
Giovedì 30 ottobre, dalle ore 15.00 in poi. Sala delle Colonne, Palazzo Marini Via Poli, 19 Roma
L'agorà avrà tempi televisivi, ognuno porterà semplicemente la sua esperienza, gli interventi saranno brevi, concisi, e speriamo interessanti per confronto aperto e sincero tra diversi modi di pensare, scrivere, raccontare l'omosessualità e la transessualità in Italia.
Tra gli ospiti previsti:
Michele Sorice, Massimo Arcangeli, Francesco Crispino (Docenti Universitari)
Umberto Carteny (Regista)
AgostinoToscana (Saatchi&Saatchi),
Aurelio Mancuso, Franco Grillini (Arcigay)
Francesca Polo (Presidente Arcilesbica)
Roberto Cuillo (Responsabile Cultura PD)
Paola Tavella, Maria Teresa Meli, Gianni Pennacchi, Goffredo De Marchis, Delia Vaccarello, Flavia Perina, Letizia Paolozzi, Stefano Campagna, Stefania Tamburello, Alessio De Giorgi, Concita De Gregorio, Alessandro Cecchi Paone, Daniele Scalise, Corrado Zunino, Paolo Colombo, Guido Columba, Paolo Butturini (Giornalisti)
Imma Battaglia (Di'Gay Project)
Enrico Oliari (Presidente GayLib)
Anna Mittone, Fabio Bonifacci (Sceneggiatori)
Vittorio Lingiardi (Psicanalista)
Tra il pubblico ci saranno studenti universitari ed è previsto uno spazio di microfono aperto.
di Paola Concia
Giovedì 30 ottobre alle ore 15.00 alla Sala Colonne della Camera dei Deputati saremo in tanti - giornalisti, pubblicitari, deputati, registi, docenti universitari, deputati - per una maratona di interventi su come i media comunicano oggi l'orientamento sessuale. Ho fortemente voluto questo incontro, insieme a tante e tanti, dopo le polemiche sul modo in cui è stata data notizia della morte di Domenico Riso. Domenico era uno steward e si stava recando alle Canarie per una vacanza.
Era agosto e l'aereo su cui viaggiava si è schiantato uccidendo 153 persone. Riso era lì con il suo compagno e il bambino di lui, cioè con la sua famiglia, ma nel 2008 l'esistenza di quella famiglia, con l'esclusione di un solo quotidiano, è stata censurata, omessa, mal detta, in nome di un presunto pubblico pudore che non ha reso onore alla memoria di Domenico, alla sua vita. Credo quindi ci sia bisogno di confrontarsi sulle reticenze, le ipocrisie, le semplificazioni ma anche le difficoltà e le cautele di chi ha la responsabilità di comunicare la vita, le storie, i desideri, le aspirazioni delle persone gay, lesbiche, transessuali e bisessuali. Giovedì proveremo a farlo e, credo sia la prima volta che accade, almeno in Italia. Il titolo dell'incontro è la citazione di un libro di Marie Cardinal. Non per caso. "Le parole per dirlo" fu un libro rivoluzionario poiché raccontò il disagio di una generazione di donne desiderose di conoscersi e comunicare agli altri la propria verità per trovare il proprio posto nel mondo. E il senso del nostro convegno, infatti, non è solo portare verso noi omosessuali i giornalisti, gli esperti e gli operatori dei media, ma fare noi un passo verso di loro, creando così, ed è questo il nostro obiettivo, un confronto e un dialogo vantaggioso per tutti.
Dunque, non ci interessa esercitare un giudizio sull'operato dei media, ma soprattutto creare un'alleanza per svelare pregiudizi e stereotipi, e per capire insieme come queste semplificazioni del reale possono essere superate. E' un primo passo, ma è necessario compierlo. Fino a non molti anni fa, su alcuni giornali, in alcune tv, la parola pederasta era equivalente a omosessuale, l'omosessualità arrivava nella comunicazione solo per fatti di cronaca nera ed era ovviamente il festival delle peggiori parole, "torbido, morboso, oscuro, devianza, vizio, peccato", e dunque la migliore occasione per ribadire la distanza tra il mondo per bene e quello diverso, anormale, perverso dell'omosessualità. Non è più così, lo sappiamo, o meglio non è più solo così poiché sacche di pessima informazione esistono ancora. Vogliamo guardare pure ai passi da gigante che sono stati fatti in avanti.
Oggi possiamo vedere una fiction in tv in cui due donne si dichiararono il loro amore, una trasmissione sull'omogenitorialità ben fatta in seconda serata, un film come Brokeback Mountain, la storia omosessuale tra due cowboy, che vince al Festival di Venezia, le immagini bellissime del matrimonio tra Ellen De Generis e Portia De Rossi, donne di spettacolo, americane, ricche, potenti e famose che fanno il giro del mondo. In Italia, ci sono canali televisivi, agenzie di stampa, portali dedicati alle tematiche gay, lesbiche, transessuali.
Però, è evidente, ancora non basta. La realtà è oggetto dell'informazione e ispira le fiction, ma da esse è, al contempo, profondamente influenzata. Ecco perché è estremamente importante stanare e combattere pregiudizi, stereotipi, falsità, malafede o anche semplicemente superficialità sulla comunicazione dell'orientamento sessuale. Serve per combattere le discriminazioni e affermare una nuova cultura dei diritti civili, ed è questo il presupposto irrinunciabile per le buttare le fondamenta di una società moderna e inclusiva capace di produrre ricchezza non solo economica ma anche sociale.
LE PAROLE PER DIRLO
I media e la comunicazione sull'orientamento sessuale
Un'agorà di libero confronto
Giovedì 30 ottobre, dalle ore 15.00 in poi. Sala delle Colonne, Palazzo Marini Via Poli, 19 Roma
L'agorà avrà tempi televisivi, ognuno porterà semplicemente la sua esperienza, gli interventi saranno brevi, concisi, e speriamo interessanti per confronto aperto e sincero tra diversi modi di pensare, scrivere, raccontare l'omosessualità e la transessualità in Italia.
Tra gli ospiti previsti:
Michele Sorice, Massimo Arcangeli, Francesco Crispino (Docenti Universitari)
Umberto Carteny (Regista)
AgostinoToscana (Saatchi&Saatchi),
Aurelio Mancuso, Franco Grillini (Arcigay)
Francesca Polo (Presidente Arcilesbica)
Roberto Cuillo (Responsabile Cultura PD)
Paola Tavella, Maria Teresa Meli, Gianni Pennacchi, Goffredo De Marchis, Delia Vaccarello, Flavia Perina, Letizia Paolozzi, Stefano Campagna, Stefania Tamburello, Alessio De Giorgi, Concita De Gregorio, Alessandro Cecchi Paone, Daniele Scalise, Corrado Zunino, Paolo Colombo, Guido Columba, Paolo Butturini (Giornalisti)
Imma Battaglia (Di'Gay Project)
Enrico Oliari (Presidente GayLib)
Anna Mittone, Fabio Bonifacci (Sceneggiatori)
Vittorio Lingiardi (Psicanalista)
Tra il pubblico ci saranno studenti universitari ed è previsto uno spazio di microfono aperto.
mercoledì 29 ottobre 2008
Piero Calamandrei , 1950
"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"
(Piero Calamandrei in Scuola Democratica, 20 marzo 1950.)
Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"
(Piero Calamandrei in Scuola Democratica, 20 marzo 1950.)
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