Oggi ore 15 alla Sala Colonne della Camera dei Deputati
di Paola Concia
Giovedì 30 ottobre alle ore 15.00 alla Sala Colonne della Camera dei Deputati saremo in tanti - giornalisti, pubblicitari, deputati, registi, docenti universitari, deputati - per una maratona di interventi su come i media comunicano oggi l'orientamento sessuale. Ho fortemente voluto questo incontro, insieme a tante e tanti, dopo le polemiche sul modo in cui è stata data notizia della morte di Domenico Riso. Domenico era uno steward e si stava recando alle Canarie per una vacanza.
Era agosto e l'aereo su cui viaggiava si è schiantato uccidendo 153 persone. Riso era lì con il suo compagno e il bambino di lui, cioè con la sua famiglia, ma nel 2008 l'esistenza di quella famiglia, con l'esclusione di un solo quotidiano, è stata censurata, omessa, mal detta, in nome di un presunto pubblico pudore che non ha reso onore alla memoria di Domenico, alla sua vita. Credo quindi ci sia bisogno di confrontarsi sulle reticenze, le ipocrisie, le semplificazioni ma anche le difficoltà e le cautele di chi ha la responsabilità di comunicare la vita, le storie, i desideri, le aspirazioni delle persone gay, lesbiche, transessuali e bisessuali. Giovedì proveremo a farlo e, credo sia la prima volta che accade, almeno in Italia. Il titolo dell'incontro è la citazione di un libro di Marie Cardinal. Non per caso. "Le parole per dirlo" fu un libro rivoluzionario poiché raccontò il disagio di una generazione di donne desiderose di conoscersi e comunicare agli altri la propria verità per trovare il proprio posto nel mondo. E il senso del nostro convegno, infatti, non è solo portare verso noi omosessuali i giornalisti, gli esperti e gli operatori dei media, ma fare noi un passo verso di loro, creando così, ed è questo il nostro obiettivo, un confronto e un dialogo vantaggioso per tutti.
Dunque, non ci interessa esercitare un giudizio sull'operato dei media, ma soprattutto creare un'alleanza per svelare pregiudizi e stereotipi, e per capire insieme come queste semplificazioni del reale possono essere superate. E' un primo passo, ma è necessario compierlo. Fino a non molti anni fa, su alcuni giornali, in alcune tv, la parola pederasta era equivalente a omosessuale, l'omosessualità arrivava nella comunicazione solo per fatti di cronaca nera ed era ovviamente il festival delle peggiori parole, "torbido, morboso, oscuro, devianza, vizio, peccato", e dunque la migliore occasione per ribadire la distanza tra il mondo per bene e quello diverso, anormale, perverso dell'omosessualità. Non è più così, lo sappiamo, o meglio non è più solo così poiché sacche di pessima informazione esistono ancora. Vogliamo guardare pure ai passi da gigante che sono stati fatti in avanti.
Oggi possiamo vedere una fiction in tv in cui due donne si dichiararono il loro amore, una trasmissione sull'omogenitorialità ben fatta in seconda serata, un film come Brokeback Mountain, la storia omosessuale tra due cowboy, che vince al Festival di Venezia, le immagini bellissime del matrimonio tra Ellen De Generis e Portia De Rossi, donne di spettacolo, americane, ricche, potenti e famose che fanno il giro del mondo. In Italia, ci sono canali televisivi, agenzie di stampa, portali dedicati alle tematiche gay, lesbiche, transessuali.
Però, è evidente, ancora non basta. La realtà è oggetto dell'informazione e ispira le fiction, ma da esse è, al contempo, profondamente influenzata. Ecco perché è estremamente importante stanare e combattere pregiudizi, stereotipi, falsità, malafede o anche semplicemente superficialità sulla comunicazione dell'orientamento sessuale. Serve per combattere le discriminazioni e affermare una nuova cultura dei diritti civili, ed è questo il presupposto irrinunciabile per le buttare le fondamenta di una società moderna e inclusiva capace di produrre ricchezza non solo economica ma anche sociale.
LE PAROLE PER DIRLO
I media e la comunicazione sull'orientamento sessuale
Un'agorà di libero confronto
Giovedì 30 ottobre, dalle ore 15.00 in poi. Sala delle Colonne, Palazzo Marini Via Poli, 19 Roma
L'agorà avrà tempi televisivi, ognuno porterà semplicemente la sua esperienza, gli interventi saranno brevi, concisi, e speriamo interessanti per confronto aperto e sincero tra diversi modi di pensare, scrivere, raccontare l'omosessualità e la transessualità in Italia.
Tra gli ospiti previsti:
Michele Sorice, Massimo Arcangeli, Francesco Crispino (Docenti Universitari)
Umberto Carteny (Regista)
AgostinoToscana (Saatchi&Saatchi),
Aurelio Mancuso, Franco Grillini (Arcigay)
Francesca Polo (Presidente Arcilesbica)
Roberto Cuillo (Responsabile Cultura PD)
Paola Tavella, Maria Teresa Meli, Gianni Pennacchi, Goffredo De Marchis, Delia Vaccarello, Flavia Perina, Letizia Paolozzi, Stefano Campagna, Stefania Tamburello, Alessio De Giorgi, Concita De Gregorio, Alessandro Cecchi Paone, Daniele Scalise, Corrado Zunino, Paolo Colombo, Guido Columba, Paolo Butturini (Giornalisti)
Imma Battaglia (Di'Gay Project)
Enrico Oliari (Presidente GayLib)
Anna Mittone, Fabio Bonifacci (Sceneggiatori)
Vittorio Lingiardi (Psicanalista)
Tra il pubblico ci saranno studenti universitari ed è previsto uno spazio di microfono aperto.
di Paola Concia
Giovedì 30 ottobre alle ore 15.00 alla Sala Colonne della Camera dei Deputati saremo in tanti - giornalisti, pubblicitari, deputati, registi, docenti universitari, deputati - per una maratona di interventi su come i media comunicano oggi l'orientamento sessuale. Ho fortemente voluto questo incontro, insieme a tante e tanti, dopo le polemiche sul modo in cui è stata data notizia della morte di Domenico Riso. Domenico era uno steward e si stava recando alle Canarie per una vacanza.
Era agosto e l'aereo su cui viaggiava si è schiantato uccidendo 153 persone. Riso era lì con il suo compagno e il bambino di lui, cioè con la sua famiglia, ma nel 2008 l'esistenza di quella famiglia, con l'esclusione di un solo quotidiano, è stata censurata, omessa, mal detta, in nome di un presunto pubblico pudore che non ha reso onore alla memoria di Domenico, alla sua vita. Credo quindi ci sia bisogno di confrontarsi sulle reticenze, le ipocrisie, le semplificazioni ma anche le difficoltà e le cautele di chi ha la responsabilità di comunicare la vita, le storie, i desideri, le aspirazioni delle persone gay, lesbiche, transessuali e bisessuali. Giovedì proveremo a farlo e, credo sia la prima volta che accade, almeno in Italia. Il titolo dell'incontro è la citazione di un libro di Marie Cardinal. Non per caso. "Le parole per dirlo" fu un libro rivoluzionario poiché raccontò il disagio di una generazione di donne desiderose di conoscersi e comunicare agli altri la propria verità per trovare il proprio posto nel mondo. E il senso del nostro convegno, infatti, non è solo portare verso noi omosessuali i giornalisti, gli esperti e gli operatori dei media, ma fare noi un passo verso di loro, creando così, ed è questo il nostro obiettivo, un confronto e un dialogo vantaggioso per tutti.
Dunque, non ci interessa esercitare un giudizio sull'operato dei media, ma soprattutto creare un'alleanza per svelare pregiudizi e stereotipi, e per capire insieme come queste semplificazioni del reale possono essere superate. E' un primo passo, ma è necessario compierlo. Fino a non molti anni fa, su alcuni giornali, in alcune tv, la parola pederasta era equivalente a omosessuale, l'omosessualità arrivava nella comunicazione solo per fatti di cronaca nera ed era ovviamente il festival delle peggiori parole, "torbido, morboso, oscuro, devianza, vizio, peccato", e dunque la migliore occasione per ribadire la distanza tra il mondo per bene e quello diverso, anormale, perverso dell'omosessualità. Non è più così, lo sappiamo, o meglio non è più solo così poiché sacche di pessima informazione esistono ancora. Vogliamo guardare pure ai passi da gigante che sono stati fatti in avanti.
Oggi possiamo vedere una fiction in tv in cui due donne si dichiararono il loro amore, una trasmissione sull'omogenitorialità ben fatta in seconda serata, un film come Brokeback Mountain, la storia omosessuale tra due cowboy, che vince al Festival di Venezia, le immagini bellissime del matrimonio tra Ellen De Generis e Portia De Rossi, donne di spettacolo, americane, ricche, potenti e famose che fanno il giro del mondo. In Italia, ci sono canali televisivi, agenzie di stampa, portali dedicati alle tematiche gay, lesbiche, transessuali.
Però, è evidente, ancora non basta. La realtà è oggetto dell'informazione e ispira le fiction, ma da esse è, al contempo, profondamente influenzata. Ecco perché è estremamente importante stanare e combattere pregiudizi, stereotipi, falsità, malafede o anche semplicemente superficialità sulla comunicazione dell'orientamento sessuale. Serve per combattere le discriminazioni e affermare una nuova cultura dei diritti civili, ed è questo il presupposto irrinunciabile per le buttare le fondamenta di una società moderna e inclusiva capace di produrre ricchezza non solo economica ma anche sociale.
LE PAROLE PER DIRLO
I media e la comunicazione sull'orientamento sessuale
Un'agorà di libero confronto
Giovedì 30 ottobre, dalle ore 15.00 in poi. Sala delle Colonne, Palazzo Marini Via Poli, 19 Roma
L'agorà avrà tempi televisivi, ognuno porterà semplicemente la sua esperienza, gli interventi saranno brevi, concisi, e speriamo interessanti per confronto aperto e sincero tra diversi modi di pensare, scrivere, raccontare l'omosessualità e la transessualità in Italia.
Tra gli ospiti previsti:
Michele Sorice, Massimo Arcangeli, Francesco Crispino (Docenti Universitari)
Umberto Carteny (Regista)
AgostinoToscana (Saatchi&Saatchi),
Aurelio Mancuso, Franco Grillini (Arcigay)
Francesca Polo (Presidente Arcilesbica)
Roberto Cuillo (Responsabile Cultura PD)
Paola Tavella, Maria Teresa Meli, Gianni Pennacchi, Goffredo De Marchis, Delia Vaccarello, Flavia Perina, Letizia Paolozzi, Stefano Campagna, Stefania Tamburello, Alessio De Giorgi, Concita De Gregorio, Alessandro Cecchi Paone, Daniele Scalise, Corrado Zunino, Paolo Colombo, Guido Columba, Paolo Butturini (Giornalisti)
Imma Battaglia (Di'Gay Project)
Enrico Oliari (Presidente GayLib)
Anna Mittone, Fabio Bonifacci (Sceneggiatori)
Vittorio Lingiardi (Psicanalista)
Tra il pubblico ci saranno studenti universitari ed è previsto uno spazio di microfono aperto.
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