L'inghilterra promuove uno spot con Beckham e Cristiano Ronaldo contro l'omofobia
La Federazione stanzia ventimila sterline per la campagna contro un problema qui particolarmente sentito. Uno dei pochi a fare coming out, Fashanu, si suicidò. Il Tottenham ha vietato cori anti-omosessuali allo stadio. I pregiudizi sono ancora molti: nello spogliatoio del Chelsea Scolari vuole solo eterosessuali. La Navratilova perse 12 milioni di dollari in contratti non appena rivelò di essere lesbica. Il caso Vampeta, ex Inter.
di Antonello Guerrera
Stavolta si fa sul serio. La Premier League vuole combattere l'omofobia del calcio inglese e, come rivela il Guardian, promuoverà da marzo 2009 un video ufficiale a tema con la partecipazione dell'associazione calciatori e di due organizzazioni per i diritti di minoranze e gay come Kick It Out e Outrage!. Per il cast dello spot si pensa a dodici figure di spicco della Premier, con indiscrezioni sul "metrosexual" David Beckham, Rio Ferdinand, Wayne Rooney e Cristiano Ronaldo. Tutti insieme per tentare di estirpare dagli stadi inglesi canti e insulti omofobici.
Come dichiara Danny Lynch di Kick It Out, se in Premier «i cori razzisti a base di banane e scimmie si sono ridotti a fenomeno isolato nel corso degli anni, l'omofobia, invece, è cresciuta sensibilmente». Tanto che la Federazione inglese ha deciso di stanziare per la campagna di sensibilizzazione ventimila sterline, facendo così trasmettere il video in cinema, tv, stadi e forse anche nelle scuole - ipotesi per la quale però manca ancora l'ok del ministero della Pubblica Istruzione britannico. Il tutto per un fenomeno che in Inghilterra - patria di circa quattro milioni di omosessuali e della squadra gay campione del mondo dello Stonewall - è già stato affrontato più volte. Basti pensare che nel 2006 il Tottenham ha vietato i cori omofobici nel proprio stadio. E che il Manchester City è "gay-friendly", avendo adottato una politica interna di reclutamento e difesa del personale omosessuale.
Ma tutto questo non è evidentemente bastato. Perché nel calcio, e più in generale in tutti gli sport, l'atleta che dichiara pubblicamente una vita intima "non comune" rischia grosso - anche l'allenatore del Chelsea Scolari, ad esempio, si lasciò sfuggire in passato dichiarazioni di epurazione di eventuali gay dalla sua squadra. L'unico calciatore inglese professionista che si è dichiarato omosessuale fu Justin Fashanu nel '90. Un'uscita che generò moltissime polemiche e che travolse psicologicamente il giocatore. Il quale, dopo esser stato ripudiato anche dal fratello più famoso John (noto ai fan della Gialappa's) e implicato in un intricato caso di violenza sessuale nei confronti di un minore, il 3 maggio 1998 decise di farla finita e di impiccarsi in un garage.
Una tragedia che ha segnato gli sportivi omosessuali. Tanto che l'ex Chelsea e Pisa Paul Elliott due mesi fa ha svelato alla stampa inglese la presenza nella Premier di dodici giocatori gay in incognito - un po' come fece Grillini con la Serie A nel 2006 e come avvenne un anno prima con tre giocatori gay della Bundesliga che promisero al Financial Times di uscire allo scoperto se altri otto li avessero seguiti. Tant'è.
Un "coming out" del genere è spesso doloroso. Quando nel 1981, ad esempio, la tennista Martina Navratilova rese pubblica la sua omosessualità, perse circa 12 milioni di dollari in contratti in poche ore. E che dire degli sfottò incassati dall'altra tennista Mauresmo da parte delle colleghe e della «sconfortante» esperienza liberatoria dell'ex Nba John Amaechi? Prima di loro aveva causato non poche polemiche la dichiarazione pubblica di Greg Louganis, che con quattro ori olimpici e cinque titoli mondiali è ancora considerato il più grande tuffatore di tutti tempi. Nel calcio, poi, dove il machismo è forse più marcato che in altri sport (è di questa opinione anche il famoso arbitro gay di rubgy Nigel Owens), i "coming out" sono più unici che rari. L'ex calciatore tedesco di seconda serie Marcus Urban, ad esempio, chiuse la carriera dopo averlo fatto. La più tollerante Olanda, invece, conta l'unico giocatore professionista di alto livello apertamente omosex, il centrocampista del Volendam Van Dijk, oltre al primo (e defunto) arbitro omosessuale John Blankenstein.
E in Italia? Non pochi addetti ai lavori hanno dichiarato negli ultimi tempi che i gay nel calcio non esistono. Il resto è silenzio, nonostante oscure interviste di focosi calciatori-escort e indiscrezioni varie. L'unico giocatore della Serie A che ha avuto apertamente qualche contatto omosex è stato l'ex Inter Vampeta. Il quale, nonostante si sia sempre dichiarato etero, ha posato nudo per una rivista gay (come Beckham) ed è stato padrino di una parata omosex nella sua città. Tutto il resto è fantasia e speculazione. In attesa del primo coming out del nostro calcio, per il quale però, secondo il portiere della Fiorentina Frey, non siamo ancora pronti: «In questo mondo dove la tifoseria già ti attacca mogli e fidanzate, figurati se uno si dichiara gay. Lo massacrano. Striscioni, cori. Un inferno».
http://www.gaynews.it/view.php?ID=80265
La Federazione stanzia ventimila sterline per la campagna contro un problema qui particolarmente sentito. Uno dei pochi a fare coming out, Fashanu, si suicidò. Il Tottenham ha vietato cori anti-omosessuali allo stadio. I pregiudizi sono ancora molti: nello spogliatoio del Chelsea Scolari vuole solo eterosessuali. La Navratilova perse 12 milioni di dollari in contratti non appena rivelò di essere lesbica. Il caso Vampeta, ex Inter.
di Antonello Guerrera
Stavolta si fa sul serio. La Premier League vuole combattere l'omofobia del calcio inglese e, come rivela il Guardian, promuoverà da marzo 2009 un video ufficiale a tema con la partecipazione dell'associazione calciatori e di due organizzazioni per i diritti di minoranze e gay come Kick It Out e Outrage!. Per il cast dello spot si pensa a dodici figure di spicco della Premier, con indiscrezioni sul "metrosexual" David Beckham, Rio Ferdinand, Wayne Rooney e Cristiano Ronaldo. Tutti insieme per tentare di estirpare dagli stadi inglesi canti e insulti omofobici.
Come dichiara Danny Lynch di Kick It Out, se in Premier «i cori razzisti a base di banane e scimmie si sono ridotti a fenomeno isolato nel corso degli anni, l'omofobia, invece, è cresciuta sensibilmente». Tanto che la Federazione inglese ha deciso di stanziare per la campagna di sensibilizzazione ventimila sterline, facendo così trasmettere il video in cinema, tv, stadi e forse anche nelle scuole - ipotesi per la quale però manca ancora l'ok del ministero della Pubblica Istruzione britannico. Il tutto per un fenomeno che in Inghilterra - patria di circa quattro milioni di omosessuali e della squadra gay campione del mondo dello Stonewall - è già stato affrontato più volte. Basti pensare che nel 2006 il Tottenham ha vietato i cori omofobici nel proprio stadio. E che il Manchester City è "gay-friendly", avendo adottato una politica interna di reclutamento e difesa del personale omosessuale.
Ma tutto questo non è evidentemente bastato. Perché nel calcio, e più in generale in tutti gli sport, l'atleta che dichiara pubblicamente una vita intima "non comune" rischia grosso - anche l'allenatore del Chelsea Scolari, ad esempio, si lasciò sfuggire in passato dichiarazioni di epurazione di eventuali gay dalla sua squadra. L'unico calciatore inglese professionista che si è dichiarato omosessuale fu Justin Fashanu nel '90. Un'uscita che generò moltissime polemiche e che travolse psicologicamente il giocatore. Il quale, dopo esser stato ripudiato anche dal fratello più famoso John (noto ai fan della Gialappa's) e implicato in un intricato caso di violenza sessuale nei confronti di un minore, il 3 maggio 1998 decise di farla finita e di impiccarsi in un garage.
Una tragedia che ha segnato gli sportivi omosessuali. Tanto che l'ex Chelsea e Pisa Paul Elliott due mesi fa ha svelato alla stampa inglese la presenza nella Premier di dodici giocatori gay in incognito - un po' come fece Grillini con la Serie A nel 2006 e come avvenne un anno prima con tre giocatori gay della Bundesliga che promisero al Financial Times di uscire allo scoperto se altri otto li avessero seguiti. Tant'è.
Un "coming out" del genere è spesso doloroso. Quando nel 1981, ad esempio, la tennista Martina Navratilova rese pubblica la sua omosessualità, perse circa 12 milioni di dollari in contratti in poche ore. E che dire degli sfottò incassati dall'altra tennista Mauresmo da parte delle colleghe e della «sconfortante» esperienza liberatoria dell'ex Nba John Amaechi? Prima di loro aveva causato non poche polemiche la dichiarazione pubblica di Greg Louganis, che con quattro ori olimpici e cinque titoli mondiali è ancora considerato il più grande tuffatore di tutti tempi. Nel calcio, poi, dove il machismo è forse più marcato che in altri sport (è di questa opinione anche il famoso arbitro gay di rubgy Nigel Owens), i "coming out" sono più unici che rari. L'ex calciatore tedesco di seconda serie Marcus Urban, ad esempio, chiuse la carriera dopo averlo fatto. La più tollerante Olanda, invece, conta l'unico giocatore professionista di alto livello apertamente omosex, il centrocampista del Volendam Van Dijk, oltre al primo (e defunto) arbitro omosessuale John Blankenstein.
E in Italia? Non pochi addetti ai lavori hanno dichiarato negli ultimi tempi che i gay nel calcio non esistono. Il resto è silenzio, nonostante oscure interviste di focosi calciatori-escort e indiscrezioni varie. L'unico giocatore della Serie A che ha avuto apertamente qualche contatto omosex è stato l'ex Inter Vampeta. Il quale, nonostante si sia sempre dichiarato etero, ha posato nudo per una rivista gay (come Beckham) ed è stato padrino di una parata omosex nella sua città. Tutto il resto è fantasia e speculazione. In attesa del primo coming out del nostro calcio, per il quale però, secondo il portiere della Fiorentina Frey, non siamo ancora pronti: «In questo mondo dove la tifoseria già ti attacca mogli e fidanzate, figurati se uno si dichiara gay. Lo massacrano. Striscioni, cori. Un inferno».
http://www.gaynews.it/view.php?ID=80265