venerdì 7 gennaio 2005

Discriminazione di fatto

Adele Parrillo e Stefano Rollo non erano sposati ma vivevano insieme da anni

Un caso lampante dell’ingiustizia che può derivare dalla mancanza di riconoscimento legale delle cosiddette coppie di fatto è quello di cui è stata protagonista del tutto involontaria Adele Parrillo, compagna del regista Stefano Rollo, ucciso lo scorso anno nell’attentato contro la base militare italiana di Nassiriya mentre si trovava in Iraq per girare un documentario. Adele Parrillo e Stefano Rollo non erano sposati ma vivevano insieme da anni ed erano in tutto e per tutto una famiglia. Ciò non ha impedito che lei, rimasta vedova, venisse esclusa dall’assistenza economica e psicologica prevista per i familiari delle vittime dell’attentato, e persino depennata dall’elenco degli invitati alle celebrazioni ufficiali per ricordare i morti.

La vicenda ha fatto un certo scalpore ed è approdata anche in parlamento, con un’interpellanza presentata da Franco Grillini e sottoscritta da 85 deputati del centrosinistra, che chiedeva al governo di “far prevalere il buonsenso contro l’ottusità e la crudeltà in una vicenda personale drammatica”. A Grillini ha risposto in aula a nome del governo il sottosegretario all’interno Antonio D’Alì, spiegando che di estendere i risarcimenti ai partner conviventi non se ne parla perché la legge non lo prevede. Si è dimostrato tuttavia più munifico sulla parte che non comporta aggravi per l’erario. “Assicuro, comunque,”, ha affermato D’Alì, “che per quel che riguarda future cerimonie commemorative vigilerò affinché il ministero dell’interno, pur tenendo conto della posizione dei familiari seconda la normativa vigente, rispetti la storia personale e gli affetti che legittimano il diritto della signora Parrillo a partecipare appieno alla condivisione del comune dolore e dei comuni sentimenti che animano tutti noi nel ricordo degli eroi caduti a Nassiriya”.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=30505

mercoledì 5 gennaio 2005

Su tre piedi

di Marco Travaglio

Ora che l'Illustre Ferito è fuori pericolo, ed è tornato a far danni in ufficio, sarebbe interessante sapere dove si è procurato quel cerottone presidenziale a due piazze, modello matrimoniale, proporzionato più all'ego che alla statura, che gli parte dal collo e gli scavalca il cervelletto sfiorando la prateria di peli trapiantati, in favore da telecamera. Non certo al pronto soccorso. Forse nei magazzini di Cinecittà. Nemmeno i noglobal pestati a sangue dalla polizia alle manifestazione di Napoli e di Genova erano riusciti a procurarsene di tanto capienti e vistosi. Ma, si sa, per il Ducetto tutto diventa grande, enorme, eccezionale, epocale. Dalle scarpe col rialzo alla miniriforma fiscale, dai cuscini allunga-premier alla microspia rinvenuta nel radiatore di Palazzo Grazioli: il leggendario
cimicione mostrato alle telecamere nel '98, simile più a un frigobar che a un aggeggio da ascolto.
Ora, non vorremmo deludere Sua Eccellenza Roberto Calderoli e il Quadrumviro Ignazio La Russa, ma secondo i giuristi più accreditati non basterà il cerotto extralarge a far scattare, a carico dell'attentatore mantovano, il reato di lesioni gravi punibile da 3 a 7 anni, e dunque la galera. Salvo, si capisce, riformare all'uopo il Codice penale. Quello vigente, scritto da quel pericoloso comunista del ministro mussoliniano Alfredo Rocco, parla chiaro: «La lesione personale è grave: 1) se dal fatto deriva una malattia che metta in pericolo la vita della persona offesa, ovvero una malattia o un'incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai 40 giorni; 2) se il fatto produce l'indebolimento permanente di un senso o di un organo; 3) se la persona offesa è una donna incinta e dal fatto deriva l'acceleramento del parto». Ecco,a parte un lieve appesantimento, non pare che Berlusconi sia incinto. Dunque, niente lesioni gravi. Il bozzo da
cavalletto, al massimo, costituisce una lesione lieve (sul tipo di quelle che ogni tanto si scambiano gli eletti dal popolo scazzottandosi in Parlamento). Punibile con la reclusione da 3 mesi a 3 anni, pena aumentabile fino a terzo (12 mesi) in caso di aggravante. Probabile quella di aver usato
un'arma, anche se non è sicuro che il cavalletto lo sia. Molto più improbabile quella - ora contestata - relativa alla qualità di pubblico ufficiale della vittima: il facinoroso potrà agevolmente sostenere che non voleva colpire il premier o il deputato, ma l'avversario politico. Nel caso di lesioni semplici, il reato finirebbe davanti al giudice di pace e l'imputato se la caverebbe con una multa, o al massimo con la permanenza domiciliare il sabato e la domenica, o ancora con un lavoro socialmente utile; e potrebbe persino chiedere i danni per l'ingiusta detenzione, non essendo consentito l'arresto. Nel caso di lesioni aggravate, non c'è custodia cautelare in carcere e la pena prevista va fino a 4 anni (commutabili in pena pecuniaria). Con la legge attuale, il delitto si
prescrive dopo 7 anni e mezzo: quanto basta per l'udienza preliminare e i tre gradi di giudizio,cioè per la sentenza definitiva. Ma, seguendo opportunamente il percorso Berlusconi-Previti, la prescrizione è assicurata.
Brevi istruzioni per l'uso.
Primo: nominare difensore un avvocato parlamentare, impossibilitato a presenziare alle udienze per i suoi multiformi impegni alla Camera o al Senato, e far così slittare il processo sine die. Secondo: chiedere una perizia sullo stato di salute della vittima, dimostrando che è guarita ben prima dei 40 giorni previsti per le lesioni gravi. Terzo: sostenere che il Tribunale di Roma è prevenuto, visto l'inaudito accanimento mostrato addirittura con l'arresto («manette facili»), e invocare la legge Cirami sul legittimo sospetto per ottenere dalla Cassazione il trasferimento del processo a un'altra sede più serena e imparziale. Ovvio, è una stronzata, ma lo erano anche quelle sostenute da Berlusconi e Previti: intanto il processo si blocca per mesi, in attesa della Suprema Corte. Se questa rigetta il ricorso, se ne presentano altri tre o quattro, inventandosi altre stronzate e bloccando il dibattimento per un altro po'. Oggi come oggi, quei tempi morti non valgono ai fini della prescrizione. Ma sta per passare la legge Vitali-SalvaPreviti, che farà galoppare la prescrizione anche nei tempi morti dei ricorsi in Cassazione e alla Corte di giustizia europea. Fra l'altro, l'avvocato difensore potrà accampare in tribunale nuovi legittimi impedimenti per andare votare la SalvaPreviti, e si guadagnerà altro tempo prezioso. Il gioco è far durare il processo almeno 4 anni e un giorno.
Perché oggi la prescrizione scatta dopo 7 anni e mezzo, ma la SalvaPreviti fa lo sconto: la prescrizione si calcola, per gli incensurati, con la pena massima aumentata di un quarto. Nel nostro caso, 3 anni più 1: totale 4 anni. E il mantovano è incensuratissimo. Dunque, prescrizione. Dopo la quale l'aggressore continuerà a risultare incensuratissimo. Dunque potrà reiterare il reato quanto gli pare e invocare ogni volta le attenuanti generiche. Un incensurato seriale, come Berlusconi, che - grazie alle generiche e alla prescrizione - l'ha fatta franca in sei processi. Tutto ciò, si capisce, presuppone che la vittima sporga querela contro il muratore. Ma non è detto: la vittima, affiliata alla P2, è un «apprendista muratore». Dopotutto, sono colleghi. E certe decisioni è meglio non prenderle su tre piedi.

tratto da l'Unità del 4/12/2005

Benedetti toscanacci!!!

La Regione Toscana aveva varato uno Statuto coraggioso, che comprendeva anche il riconoscimento delle convivenze omosex. Il Governo lo aveva impugnato. Ma la Corte Costituzionale dà ragione a Firenze.


Se la Toscana fosse uno Stato, la legge sul PaCS sarebbe prevista dalla Costituzione. Con la sentenza pubblicata lo scorso 2 dicembre, la Corte Costituzionale ha dichiarato infondate le opposizioni del Governo al nuovo Statuto regionale toscano. Tra le undici questioni su cui il Consiglio dei Ministri aveva sollevato dubbi di incostituzionalità, anche il dibattuto comma 1 dell'articolo 4 che dispone che la Regione, riconosca e sostenga oltre che la famiglia fondata sul matrimonio, anche le «altre forme di convivenza» comprese quelle tra persone dello stesso sesso.

Il Governo si era opposto a questo comma ritenendo che potesse costituire da un lato la base per una successiva iniziativa di legge sui rapporti tra conviventi lesiva della competenza esclusiva dello Stato; dall'altro un tentativo di allargare il concetto di famiglia oltre quello specificato nella Costituzione italiana. A queste obiezioni la Corte ha risposto con una interpretazione ampia: questa e altre norme del testo statutario - ha deliberato durante la seduta del 29 novembre - svolgono una funzione «di natura culturale e politica», e definiscono il principio generale verso cui l'attività legislativa della regione intende muoversi; nessun contrasto quindi con le competenze statali.

Il testo del nuovo Statuto toscano è così il primo a ricevere il via libera tra quelli che contengono il riconoscimento delle convivenze etero e omosessuali. Indicazioni simili sono infatti previste anche negli statuti di Emilia Romagna, Umbria e Marche, sebbene la formulazione utilizzata in Toscana sia la più esplicita e diretta. Un risultato notevole per una Regione che ha da poco varato la prima legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale mai approvata in Italia.

L'entrata in vigore del nuovo Statuto è prevista per il prossimo 12 febbraio 2005; potrebbe fermarlo solo un referendum popolare che venga richiesto da un cinquantesimo degli elettori toscani (circa 50-60 mila cittadini) o da un quinto dei consiglieri regionali (cioè 10). Ma è un rischio che sembra lontano.

Il testo dello Statuto che ha passato l'esame della Corte era stato infatti approvato in Consiglio Regionale da una maggioranza larghissima che comprendeva An, Forza Italia e il centrosinistra. Due i voti contrari (Prc e Pdci si opponevano a norme come l'elezione diretta del Presidente della Regione); due gli astenuti (Udc). E persino i Vescovi toscani nel testo di commento alla bozza di Statuto avevano utilizzato espressioni che, pur volendo riconfermare la centralità della famiglia tradizionale, lasciavano intendere insolite aperture verso la tutela delle coppie di fatto. In questo quadro un referendum regionale risulta assai improbabile.

D'altra parte il lavoro di concertazione effettuato dalla commissione Statuto con la società civile è stato intenso. Vi ha preso parte anche l'associazionismo omosessuale, e soprattutto il coordinamento regionale di Arcigay, che ha chiesto e ottenuto di poter intervenire in commissione per esporre le proprie rivendicazioni. Gli incontri sono serviti anche a definire la formulazione che, nell'accogliere le richieste di gay e lesbiche, avesse più probabilità di ricevere il sostegno della componente cattolica del governo regionale. Si è giunti così alla soluzione di porre «il riconoscimento delle altre forme di convivenza» dopo la dichiarazione secondo la quale la Regione si impegna per la «tutela e la valorizzazione della famiglia fondata sul matrimonio».

Ma cosa cambia ora per i gay e le lesbiche toscani? Secondo i detrattori dello Statuto, le disposizioni in esso contenute sarebbero puramente ideali e non potrebbero avere nessun riscontro legislativo concreto. E' vero che senza un riferimento giuridico nazionale i diritti che una Regione può riconoscere alle unioni di fatto sono piuttosto limitati; ma è evidente il valore politico e culturale dell'esistenza di realtà regionali come la Toscana che si impegnano in posizioni più coerenti con le indicazioni che giungono dal resto d'Europa, in un paese come l'Italia che si tiene ideologicamente e praticamente lontano dai dettami comunitari. E' quanto sottolineano molti esponenti del centrosinistra e del movimento gay e lesbico commentando la notizia.

Per il governatore Claudio Martini «la Consulta ha respinto il tentativo di bloccare un processo innovatore che i toscani chiedono». Riccardo Nencini, presidente del Consiglio regionale toscano, giudica quello toscano «uno Statuto straordinariamente innovativo sul piano dei diritti civili e sul piano del riequilibrio dei poteri fra Parlamento e Governo regionale» e per Franco Grillini, deputato DS e Presidente Onorario Arcigay, «la Regione Toscana è senza dubbio una apripista per ciò che attiene i diritti delle coppie di fatto». E a questo proposito, Grillini si augura che «anche altre Regioni seguano l'esempio».

Rilancia in concretezza Alessio De Giorgi, presidente di Arcigay Toscana, e all'indomani dell'approvazione dello Statuto annuncia di voler proporre al Consiglio Regionale «una legge che, applicando quanto il nuovo Statuto stabilisce, dia diritti alle coppie di fatto nelle materie su cui la Regione può legittimamente legiferare».

(fonte: Pride gennaio 2005)
http://www.gaynews.it/view.php?ID=30493

Sono gay, ho scoperto la danza del oraggio

Florida: maltrattato, rinasce grazie a due madri affidatarie. Premiato per l'impegno civile, sogna di fare il ballerino
di Delia Vaccarello da "1,2,3...liberi tutti de l'Unità"


Quando ho capito che era ok per me essere me tutto è iniziato a cambiare». La frase di Steven Alicea, ragazzo della Florida, vale per ognuno di noi. Per lui è il primo passo di una «contradanza» che oggi lo vede sciogliere nella levità del corpo il segreto della sofferenza. Steven fa parte del gruppo degli sfortunatissimi, ma è anche speciale, proprio come può esserlo ognuno di noi quando scopre il segreto del coraggio. Due anni fa viveva in una casa nei dintorni di Miami con i genitori affidatari, due ministri della Chiesa. Una delle tante case dove fino adesso ha vissuto. Diciassette anni, diciassette case. Voleva togliersi la vita. Oggi è stato premiato per il coraggio civile. Sogna di diventare ballerino: studierà danza alla Florida International University.

La danza della morte inizia quando non sa ancora camminare. All'età di sette mesi arriva nei sobborghi di Miami con la mamma, lasciando la natìa Puerto Rico. La madre diventa tossicodipendente, così il padre, che infligge al bambino, e ai fratellini che verranno, violenze e maltrattamenti.

A dieci anni Steven, insieme al fratello minore e alla sorellina, viene dato in affidamento. Non si tratta di paradisi. Racconta di abusi fisici ed emotivi. «È duro traslocare in casa di altra gente... È duro vivere con qualcuno che è pagato per stare con te. Un bambino viene letteralmente inghiottito dal sistema dell'affidamento». E non è tutto. «Essere gay rende le cose peggiori». Non immagina quanto il rifiuto dell'omosessualità possa ferirlo. Così si confida con i genitori affidatari che ha sentito spesso, con la Bibbia in mano, parlare di «amore». Dice: «Sono gay». Rispondono: «Non è possibile». «Mi hanno detto che se amavo un ragazzo sarei andato all'inferno, che è sbagliato e che non dovevo farlo», racconta.

Il ritmo diventa ossessivo. Inizia da parte dei due pastori un compulsivo ricorso al battesimo per liberarlo dal «male»: «Sono stato battezzato non so quante volte per compiacere i miei genitori affidatari. Ovviamente non è servito a niente». Si chiama esorcismo, una pratica adottata non di rado, e non solo in America. «Incontravo continui pregiudizi, anche da parte degli assistenti sociali. Scappavo dalle case, mi riportavano indietro e mi sottoponevano a forza al test per la sieropositività. Ho anche cercato di cambiare per essere accettato, ma al prezzo di un'incredibile tensione». Sembrava la fine. «Pensai al suicidio - continua Steven - Volevo togliermi la vita che mi sembrava senza valore». Secondo il dipartimento americano dei Servizi sanitari e umani, sono gay il 30% degli adolescenti, il 28% degli emarginati e il 40% dei senzatetto che si suicidano.

Oggi Steven ha scoperto altri passi, quelli della gioia. Cosa è cambiato? Vive con due madri affidatarie molto accoglienti. Durante queste vacanze, ha festeggiato due riconoscimenti: il premio nazionale per il coraggio della Colin Higgins Foundation e il premio locale del servizio comunitario «Fai la Cosa Giusta». «Sono scioccato - ha detto Steven - Mi premiano per aiutare la gente e aiutare me stesso».

Una vera e propria giravolta. Aveva perso completamente la stima di sé, si pensava un mostro, disertava la scuola. Un giorno decide di frequentare una di quelle che in Italia chiamiamo «associazioni» dove trovare chi ti dà una mano a non rinnegarti perché gay, l'organizzazione Pridelines Youth Services di Miami. Conosce la direttrice esecutiva, Denise Hueso. «Lei era calma, gentile e alla mano. Cominciai a passare un sacco di tempo al Pridelines, svolgendo attività di servizio comunitario. È la svolta».

Non balla più da solo. Denise Hueso e la sua partner, Sandra Newson, desiderano dei figli e decidono di chiedere l'affidamento di Steven. Lo stato della Florida proibisce ai gay e alle lesbiche di adottare ma non di diventare genitori affidatari. «Ne abbiamo parlato per mesi - racconta Hueso - Poi abbiamo detto: "Che diamine, facciamolo!"». Nel febbraio del 2003 Steven si trasferisce nella loro casa a Little Gables. A scuola il cambiamento è subito evidente. Osserva Michael Guthrie, direttore dell'istituto tecnico di Miami che Steven frequenta oggi con successo: «Finalmente ha trovato due persone che si prendono molta cura di lui. Le chiama "le mie mamme"». Denise Hueso e Sandra Newson, 38 e 40 anni, hanno trovato la strada giusta: «La cosa più difficile da imparare per Sandra e per me - dice Denise - è stata accettare che Steven è sopravvissuto per tutta la sua vita senza di noi, e ci è riuscito molto bene. Possiamo solo offrirgli la nostra esperienza».

Un passo dietro l'altro. Lavora per 24 ore alla settimana a Care Resource, il più grosso servizio di assistenza per l'AIDS della Florida. «Sono l'educatore più giovane, faccio di tutto perché la gente si sottoponga al test per l'HIV». Fa il consulente per gli adolescenti gay al Pridelines. «Dico che ero come loro e so che è orribile sentirsi così. Dico che le cose positive verranno. Ma perché vengano occorre lavorare».

Succede, alla fine qualcuno apre gli occhi. Dopo che qualcun altro li ha chiusi lasciando il segno. Come Colin Higgins, scrittore e regista (è suo il noto film «Harold e Maude») morto di AIDS nel 1988. La Colin Higgins Foundation è attenta a quanti fronteggiano discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere. Ne sceglie 5 ogni anno che premia con un finanziamento di 5000 dollari e una borsa di studio per il 17° convegno annuale del National Gay and Lesbian Task Force Creating Change, cioè un gruppo speciale per il cambiamento creativo.

La Colin Higgins Foundation ha attribuito il premio a Steven per la sua storia e per il suo attivismo: è rappresentante giovanile della Florida State Commission, membro esecutivo del Pridelines Youth Services e fondatore del Gay, Lesbian and Straight Education Network nel suo liceo. Steven partecipa ai corsi per i genitori affidatari e spiega il disagio di un giovane gay. Dice che c'è un gran bisogno nella comunità di genitori affidatari omosex. Vuole fare l'attivista per tutta la vita.

Ha iniziato a danzare, non si fermerà più. Aiuterà a danzare i tanti Steven paralizzati dal disagio.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=30494

Pinguini e Opus Gay

Il movimento cattolico ultraconservatore dell'Opus Dei ha perso la battaglia contro un giornale gay cileno.
di Delia Vaccarello da "1,2,3...liberi tutti de l'Unità"

OPUS DEI E OPUS GAY. Santiago, Cile: le parole non hanno padroni. Il movimento cattolico ultraconservatore dell'Opus Dei ha perso la battaglia contro un giornale gay cileno. Il ramo cileno dell'Opus Dei aveva fatto causa al giornale, che si era chiamato Opus Gay, dicendo che la pubblicazione aveva infangato il movimento cattolico. L'Opus Dei, vicinissima al Vaticano, è uno dei principali oppositori in tutto il mondo dei diritti dei gay e delle nozze omosex. Dopo due anni di battaglia legale la commissione giudiziaria cilena per la proprietà intellettuale ha emesso una sentenza favorevole al giornale Opus gay. La sentenza è stata definita dal Movimento per l'integrazione e la liberazione omosex una «vittoria senza precedenti». Insomma ognuno può chiamare la propria attività «opus», con il termine latino che corrisponde alla parola italiana «opera». C'è l'opera di Dio e c'è l'opera gay.

OPUS GOLF. Lottiamo per i diritti scendendo in … un campo da golf. Il sindaco di Atlanta, in Georgia ha imposto una multa di 90.000 dollari ad un esclusivo club di golf, il Druid Hills Country Club, che aveva rifiutato di riconoscere i partners dei suoi soci gay e lesbiche. Il club, la cui iscrizione ammonta a 40.000 dollari, con una tassa mensile di 475 dollari, aveva detto allo psicologo Lee Kyser e all'avvocato Randy New, entrambi gay, che i loro partner non potevano avere gli stessi diritti degli altri «familiari». Il club ha annunciato ricorso. I repubblicani sono in allarme: se il municipio vincesse la causa, le coppie registrate come «domestica partners» dovrebbero essere trattate come le coppie sposate. Le vie del golf sono infinite.

OPUS ZAPATERO. Le vie di Zapatero, invece, sono laiche. Il governo spagnolo ha approvato in via definitiva il progetto di legge che prevede il riconoscimento delle unioni gay dopo aver studiato un rapporto ad hoc del Consiglio di Stato. «Abbiamo mantenuto i tratti essenziali del disegno precedente, cioè l'equiparazione dei diritti dei gay con quelli degli eterosessuali», ha detto la vicepremier del governo, Maria Teresa Fernandez de la Vega, aggiungendo che la nuova legge «elimina una discriminazione ingiustificata. Ora il diritto a sposarsi ce l'hanno tutti», ha concluso la vicepremier. Nella cattolica Spagna, l'opus di Zapatero ha fatto valere un principio laico per eccellenza: i diritti non sono tali se non sono di tutti. Insomma, i diritti come le parole non hanno padroni.

PINGUINI GAY E LA FORZA DEL MISTERO. Roy e Silo non sono soli. La coppia di pinguini gay del Central Park Zoo di New York non è l'unica al mondo. I ricercatori dell'università di Kyoto hanno scoperto che circa 20 coppie di pinguini nei 16 acquarium e zoo principali nipponici sono gay. Come Roy e Stilo non si curano delle femmine, costruiscono un nido e hanno frequenti incontri sessuali. Non è tutto. I pinguini di New York hanno avuto una piccola. Il guardiano dello zoo ha dato loro un uovo che necessitava di cure per aprirsi. Roy e Silo l'hanno covato per i regolari 34 giorni finchè non è nata una femmina, la pinguina Tango, che hanno allevato tenendola al caldo e nutrendola col becco. Alcuni zoologi hanno puntualizzato che dire che Roy e Silo sono omosessuali è una semplificazione e che quello che lega queste coppie è un mistero. Mistero? Nel 1999 Bruce Bagemihl pubblicò «Esuberanza biologica: omosessualità animale e diversità naturale», ovvero il comportamento animale omosex in 450 specie (scimmie, polipi, pinguini…). Il libro è stato citato come documento nel corso dello storico processo che ha decretato l'abolizione della legge anti-sodomia del Texas. Lungi dal dedurre verità che riguardano l'essere umano dal comportamento animale, ci sembra che, come succede per le parole e per i diritti, anche l'«opus gay» può essere di tutti. Scimmie e pinguini compresi.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=30495

martedì 4 gennaio 2005

Il regime

«L’episodio dell’Antitrust (sono stati nominati controllori del potere due sodali e amici del potere, ndr) leva molti argomenti a chi, come il sottoscritto, esitava a usare con troppa disinvoltura la parola regime. Nel 2005 comincerò a usarla senza problemi, e non per colpa mia. Buon anno a tutti».

Michele Serra, 31 dicembre 2004

lunedì 3 gennaio 2005

Zapatero: raffica di riforme per un paese laico

Ma legge matrimoni gay scatena tensione con episcopato spagnolo

Roma, 3 gen. (Apcom) - E' giunto al governo inaspettatamente nel marzo scorso, ma il premier spagnolo, il socialista José Luis Rodriguez Zapatero, ha dimostrato nel corso del 2004 di fare sul serio e di voler attuare il suo ambizioso programma di riforme economiche e sociali.

Le elezioni del 14 marzo scorso si erano svolte sull'onda della commozione per gli attentati ai treni di Madrid di tre giorni prima per mano di una cellula islamica legata ad Al Qaida, in cui morirono 190 persone. I sondaggi precedenti agli attentati assegnavano la vittoria al Partido Popular, e Zapatero aveva incentrato la sua campagna facendo leva sul sentimento pacifista dell'elettorato spagnolo, contrario in grande maggioranza alla guerra in Iraq.

Il primo punto nel programma elettorale di Zapatero era proprio il ritiro delle truppe dall'Iraq, con una inversione a 180 gradi della politica estera fin lì condotta dal premier uscente, José Maria Aznar, che aveva sostenuto l'intervento militare anglo-americano. Vinte le elezioni - grazie anche all'imperizia del governo Aznar nella gestione della crisi degli attentati - Zapatero ha esordito annunciando il ritiro del contingente spagnolo dall'Iraq, dimostrando così di voler tener fede a quanto promesso.

Nelle settimane successive il governo socialista si è messo al lavoro per introdurre nel corso della legislatura una serie di provvedimenti che toccano questioni controverse come l'aborto, il divorzio, la repressione della violenza domestica contro le donne, le unioni omosessuali, la ricerca scientifica, l'eutanasia e il finanziamento della Chiesa cattolica da parte dello Stato: una vera e propria offensiva per ribadire il carattere laico dello Stato, che rischia però di alimentare una nuova contrapposizione tra il governo e la Chiesa di Spagna. Un diverbio che richiama alla memoria i turbolenti anni della Seconda Repubblica spagnola e la guerra civile combattuta nel Paese iberico tra il 1936 e il 1939, vissuta dai cattolici spagnoli come una 'crociata' per la difesa della religione.

Nei primi mesi del 2005 le tensioni tra il governo Zapatero e la Chiesa di Spagna potrebbero acuirsi. Il 30 dicembre il governo ha infatti approvato la proposta di legge che modifica il codice civile, legalizzando le unioni fra le coppie omosessuali ed equiparandone i diritti a quelli dei matrimoni eterosessuali, compresa dunque la possibilità di adottare i figli. Il testo dovrà essere discusso dalle Cortes, che potrebbero approvarlo anche prima della prossima estate. Zapatero nel difendere il progetto è stato chiaro: "Quel che vuole il governo è che queste persone cessino di essere cittadini di seconda classe e ottengano pieni diritti, tra i quali quello di poter formare una famiglia".

La Conferenza episcopale spagnola ha lanciato però la sua controffensiva, e il 26 dicembre ha diffuso un documento in cui ha ribadito la sua difesa del modello di famiglia tradizionale e in cui ha attaccato l'omosessualità, giudicata "eticamente riprovevole". In particolare i vescovi spagnoli negano allo Stato la capacità di disciplinare il matrimonio tra le persone dello stesso sesso, e non riconoscono alle coppie gay ogni diritto in materia di adozione.

Anche la questione basca animerà senz'altro il dibattito politico in Spagna nel corso del 2005, e impegnerà il governo in una delicata azione per disinnescare il cosiddetto 'Piano Ibarretxe', il piano promosso dal presidente regionale basco, Juan José Ibarretxe, il progetto di riforma dello statuto di autonomia dei Paesi Baschi che prevede per Euskadi lo status di "Paese associato" con la Spagna.

Il Piano Ibarretxe è stato approvato dal Parlamento basco con uno scarto minimo il 30 dicembre scorso, ma sia Zapatero che il leader del Partido Popular, Mariano Rajoy, respingono il contenuto del documento, considerato incostituzionale. Il premier, contrariamente a Rajoy, non vuole investire della questione il Tribunale costituzionale, e preferirebbe che fosse il Parlamento a bocciarlo, con un voto a maggioranza assoluta dei parlamentari socialisti e popolari.

Il 20 febbraio si svolgerà infine in Spagna il referendum sul Trattato costituzionale dell'Ue, firmato a Roma alla fine dello scorso ottobre. Anche in materia di politica europea Zapatero ha compiuto una netta inversione rispetto al governo Aznar, favorendo il raggiungimento dell'accordo per la sigla del Trattato, e riallineando la Spagna ai paesi della 'Vecchia' Europa rispetto a una strategia che privilegiava l'alleanza transatlantica.

Plg

http://www.gaynews.it/view.php?ID=30480

Domani su l'Unità la rubrica glbt "Uno, due, tre... liberi tutti"

Domani la pagina di 'liberi tutti' su l'Unità ha come storia centrale

- la vicenda di Steven Alicea, (Florida) che poteva essere la storia di un ragazzo spacciato e invece ha un lieto fine sorprendente

- ragazzo gay adottato da una coppia di protestanti pastori e rifiutato perché gay a rischio di suicidio viene infine adottato da due donne lesbiche dal momento dell'adozione in poi Steven rinasce finché diventa un "ragazzo coraggio" premiato per questo

- in pagina una lettera con cui una lettrice chiede dei risultati in termini di copie vendute della campagna di sostegno per il giornale e per liberi tutti avviata con l'appello del direttore Furio Colombo "noi contiamo su di voi"

- in basso il tam tam che parla di Opus dei e Opus gay

- in alto l'agenda fitta di appuntamenti

Romano Prodi, 31 dicembre 2004

«In queste condizioni, di fronte a Presidenti delle Camere che indeboliscono con le loro scelte una delle più autorevoli istituzioni di garanzia che l’Italia abbia, non posso che gridare forte tutta la mia indignazione e dire che non è questa l’Italia che noi vogliamo e che gli italiani meritano».

Romano Prodi, 31 dicembre 2004

domenica 2 gennaio 2005

Il maremoto e i politici

di Stefano Benni

George Bush.

Sono arrabbiato per le reazioni isteriche del mondo a un evento naturale quale il maremoto asiatico. Questo inconveniente non deve farci dimenticare le gerarchie di importanza. Il vero problema del mondo, la prima e unica cosa di cui avere paura è il terrorismo. Ci ho messo anni a inventare questa balla americocentrica, e adesso non venitemi a dire che c'è qualcosa di molto più pericoloso e urgente. La catastrofe ecologica non fa rieleggere i presidenti e ostacola l'economia mondiale. Ci hanno subito accusato di essere tirchi, di essere capaci solo di invadere e sfruttare, non di aiutare. Ci hanno subdolamente chiesto: perché i mille satelliti che monitorano il pianeta metro per metro non sono serviti in un caso come questo? Rispondo: perché i satelliti li usiamo per motivi militari, e spiano i talebani, non gli tsunami. Va bene, ci sono state centoventimila vittime, ma questo è ricattatorio e poco elegante, noi non diamo mai i numeri dei morti nelle nostre guerre. In quanto al sud-est asiatico, non mi è simpatico, ci abbiamo già perso una guerra. Ho chiesto ai miei sponsor petroliferi, e mi hanno confermato che lì c'è poco petrolio e comunque le industrie estrattive sono rimaste intatte. A chi ci accusa di spendere 1000 volte di più per gli armamenti che per le ricerche sui danni all'ecosistema io rispondo: sono eletto dai produttori di armi, non dai pescatori. E gli americani vanno in vacanza alle Hawai, dove il sistema di allarme tsunami c'è da anni. E' ora di far tacere gli ecoterroristi aizzati da psudoscienziati e traditori come Rifkin, una banda di gufi predicenti che dovremo affrontare nuovi eventi catastrofici, come lo scioglimento della banchisa e il marasma alluvionale. Paroloni a vanvera. Preferisco il vecchio Bin Laden, che almeno parla di cose che conosco. Perciò continueremo a non firmare il protocollo di Tokyo, a trivellare l'Alaska, a abbattere foreste, a far girare per il mondo sottomarini nucleari, satelliti elettromagnetici e superpetroliere col buco. Ma non è vero che siamo tirchi, la faremo vedere a quei pezzenti dell'Onu. Ho preparato una grande coalizione umanitaria: purtroppo ultimamente ho speso troppo in bombe e manco di contanti, ma presto manderemo in Asia aerei pieni di dollari, bibite, tavole da surf e marines. Cacceremo fuori i soldi, basta che la smettiate di rompere col maremoto e che si ristabilisca una sana gerarchia dei media. La catastrofe climatica deve tornare al 26° posto, la paura del terrorismo al primo, le Borse al secondo e il calcio al terzo. E in quanto alla teppaglia dell'Onu, perché nessuno ammette che il maremoto è la prova della giustezza della mia guerra in Iraq? Saddam possedeva armi di massa, e ha pensato di liberarsene scaricandole in mare. Me l'ha detto Rumsfeld, e lui non dice mai bugie. Qualcuno ha lanciato l'allarme che ci saranno altri tsunami, forse anche sulle coste Usa. Impossibile, perché Dio è con noi. Ma se decidesse di attaccarci, non ci lasceremo intimidire. Vladimir Putin

Quale presidente del paese autore di alcune delle catastrofi ecologiche del secolo, da Cernobyl alla morte del lago d'Aral, devo dire che il sistema russo è migliore del vostro. Sia noi che voi ci rendiamo conto del disastro solo quando è avvenuto. Ma voi ne parlate un'ora dopo, noi diamo la notizia un anno dopo.

Silvio Berlusconi.

Mi dispiace per le vittime ma non bisogna esagerare. In fondo le mia ville in Sardegna sono salve, e io i soldi in banca alle Cayman. Non è vero che le associazioni non governative si sono mosse molto più in fretta di noi. Siamo stati prontissimi. Fini ha imparato a memoria il prefisso dell'Indonesia in meno di un'ora. Abbiamo già avviato tutta una serie di iniziative preventive. Alzeremo di dieci metri il progetto del ponte di Messina. Ho mandato il mio euro di offerta attraverso Telecom. Ho detto a Emilio Fede che gli rimborserò personalmente il set di valigie e il baule delle tinture. Ma non dimentichiamo che i problemi dell'Italia sono ben altri: bisogna salvare l'economia, Dell'Utri e Previti, e soprattutto truccare le elezioni. Certo, centoventimila morti sono un bel problema, ma avete mai provato a spartire venti viceministri e sottosegretari? Inoltre ho dovuto lasciare il Milan per colpa di una legge ingiusta e bolscevica. Obiettivamente parlando, il Milan in diciotto anni ha vinto tutto, che cosa ha vinto la Thailandia? Comunque seguiamo la situazione ora per ora, e stiamo cercando l'efficiente Matteoli, che ancora non sa cos'è successo.

Giancarlo Fini

Sì, c'è stata un po' di confusione, ma sono nuovo del mestiere. Noi di An siamo bravissimi a occupare i posti in consolati e ambasciate, molto meno a fornirli di fondi e farli funzionareMa non esageriamo. In fondo Gianni Morandi, Maldini, Inzaghi e Zambrotta si sono salvati. Non possiamo farci niente se la gente va in spiaggia senza documenti o si scorda di caricare il telefonini. Comunque ricordo a tutti di non partire per le Maldive, specialmente i pensionati che lì pullulano .

In quanto al competente Matteoli, l'ho trovato. Era al parco nazionale d'Abruzzo a vendere abeti natalizi. L'ho avvisato dello tsunami. Ci è rimasto molto male, e questa è la prova della sua serietà.

Attila Matteoli

Sono il competente ed efficiente Matteoli e so tutto sullo tsunami. E' uno sport violento ma non credevo che potesse fare tanti morti. In quanto al maremoto, come dice il nome stesso, colpisce le case in riva al mare. Perciò bisognerà subito vendere la costa amalfitana e la riviera ligure perché così, se ci sarà un maremoto, non colpirà gli interessi italiani. Ho subito formato un pool di esperti formato da Rubbia , Zichichi, Milly Carlucci,Veneziani ed Albertazzi. Dopo una proficua riunione abbiamo stabilito che: a- l'asse terrestre si è spostato di dieci centimetri ma questo non avrà conseguenza sugli equilibri del governo

b- Sumatra si è spostata di trenta metri ma di questo passo si scontrerà con la Sicilia solo tra due milioni di anni.

c- l'Himalaia si è innalzata ma tanto non ci va quasi nessuno.

d- non firmeremo il protocollo di Kyoto perché Bush dopo Pearl Harbour non si fida dei giapponesi.

Abbiamo già posto in atto severe misure per difendere le nostre coste. Sull'Adriatico. Le sedie dei bagnini saranno alzate di un metro per poter avvistare onde anomale in anticipo.

Francesco Rutelli

Noi della sinistra abbiamo da tempo una visione globale e non locale della politica. Sappiamo bene che il problema del crollo dell'ecosistema pende su tutti noi ed è urgente attivarsi. Per questo chiedo a Mastella di recedere dal suo proposito di scissione. Stiamo preparando una commissione che elencherà i venti punti di maggior pericolo del mondo. Quando avremo deciso chi sarà il presidente e quando Parisi Prodi e Bertinotti la smetteranno di impuntarsi, potremo dare una svolta globale ed epocale alla ricerca. E ora preghiamo.

Roberto Calderoli

Sappiamo che tra i dispersi ci sono dei lombardi. Ebbene, ho letto da qualche parte che questa è la vendetta di un certo Poseidone. Sappia questo signore, il cui nome evidenza chiare origini meridionali, che abbiamo posto una taglia sulla sua testa, e che nessuno può toccare un padano, neanche in vacanza. Se qualcuno dice che siamo bravi a far propaganda, mentre per il Po c'è un piano anti-alluvione insufficiente e antiquato, rispondiamo: il Po, come la Lega, è esuberante e non può essere ingabbiato. Mi chiedo inoltre: perché da tre giorni non appaio più sui titoli del telegiornale? Conto forse meno di un cingalese?

Pierflavio Cattaneo

Chiedo scusa se la televisione italiana ha dovuto rivoluzionare un poco i suoi schemi, sembrando per un attimo una televisione vera. Anche io sono d'accordo che una semplice onda anomala non può sconvolgere i nostri programmi. I miei padroni mi hanno già sgridato e torneremo in pochi giorni ai nostri palinsesti di rassicurante merda. Ma non resteremo certo immobili davanti alla sciagura. Abbiamo già pronte tre maratone televisive di raccolta fondi. E in quanto ai problema che assilla tutti, posso rassicurarvi: l'Isola dei famosi non sarà sospesa, anzi si prevede un aumento di audience. Adesso però basta fango e sismologi, tra un mese dovremo aver scordato tutto.

Wall Street Journal

Basta con le voci che mettono a repentaglio l'equilibrio dell'economia. Confermiamo che le Borse asiatiche reggono, non essendo fatte di paglia. Ricostruiremo i villaggi turistici ancora più belli di prima, sopraelevati e robusti. Consigliamo ai risparmiatori di investire in industrie farmaceutiche, potabilizzatori di acqua, e aree edificabili in montagna. Non c'è catastrofe su cui non si possa guadagnare in borsa, come l'undici settembre ha dimostrato.

Proposta

Modesta proposta del gruppo Lupo. Perchéil manifesto non organizza in Italia una grande conferenza, una settimana di incontri sul disastro ambientale annunciato e vissuto? Chi può organizzarlo meglio di voi? Inoltre abbiamo deciso di versare aiuti soltanto su base comunale o regionale, a gruppi non governativi di cui si possano conoscere bene scopi e bisogni. Niente telefonini. Ci piacerebbe anche discutere su una nuova legge che renda meno lenta e difficile l'adozione degli orfani di guerra e di calamità.

Dio

In ordine alle accuse di accanimento e strabismo pervenute a questa alta sede, si ricorda: A- agli atei che io non esisto e B- ai credenti che Mosè ce la fece grazie a un maremoto. Sul fatto invece che l'umanità non abbia mai inferto ferite così grandi alla terra e la stia mettendo in pericolo, sono d'accordo, ma non posso farci nulla. Per gli atei, vale la motivazione precedente A. Per i credenti: perché allora continuate a credere in quelli che la distruggono?

da il manifesto del 31/12/2004

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.