lunedì 3 gennaio 2005

Zapatero: raffica di riforme per un paese laico

Ma legge matrimoni gay scatena tensione con episcopato spagnolo

Roma, 3 gen. (Apcom) - E' giunto al governo inaspettatamente nel marzo scorso, ma il premier spagnolo, il socialista José Luis Rodriguez Zapatero, ha dimostrato nel corso del 2004 di fare sul serio e di voler attuare il suo ambizioso programma di riforme economiche e sociali.

Le elezioni del 14 marzo scorso si erano svolte sull'onda della commozione per gli attentati ai treni di Madrid di tre giorni prima per mano di una cellula islamica legata ad Al Qaida, in cui morirono 190 persone. I sondaggi precedenti agli attentati assegnavano la vittoria al Partido Popular, e Zapatero aveva incentrato la sua campagna facendo leva sul sentimento pacifista dell'elettorato spagnolo, contrario in grande maggioranza alla guerra in Iraq.

Il primo punto nel programma elettorale di Zapatero era proprio il ritiro delle truppe dall'Iraq, con una inversione a 180 gradi della politica estera fin lì condotta dal premier uscente, José Maria Aznar, che aveva sostenuto l'intervento militare anglo-americano. Vinte le elezioni - grazie anche all'imperizia del governo Aznar nella gestione della crisi degli attentati - Zapatero ha esordito annunciando il ritiro del contingente spagnolo dall'Iraq, dimostrando così di voler tener fede a quanto promesso.

Nelle settimane successive il governo socialista si è messo al lavoro per introdurre nel corso della legislatura una serie di provvedimenti che toccano questioni controverse come l'aborto, il divorzio, la repressione della violenza domestica contro le donne, le unioni omosessuali, la ricerca scientifica, l'eutanasia e il finanziamento della Chiesa cattolica da parte dello Stato: una vera e propria offensiva per ribadire il carattere laico dello Stato, che rischia però di alimentare una nuova contrapposizione tra il governo e la Chiesa di Spagna. Un diverbio che richiama alla memoria i turbolenti anni della Seconda Repubblica spagnola e la guerra civile combattuta nel Paese iberico tra il 1936 e il 1939, vissuta dai cattolici spagnoli come una 'crociata' per la difesa della religione.

Nei primi mesi del 2005 le tensioni tra il governo Zapatero e la Chiesa di Spagna potrebbero acuirsi. Il 30 dicembre il governo ha infatti approvato la proposta di legge che modifica il codice civile, legalizzando le unioni fra le coppie omosessuali ed equiparandone i diritti a quelli dei matrimoni eterosessuali, compresa dunque la possibilità di adottare i figli. Il testo dovrà essere discusso dalle Cortes, che potrebbero approvarlo anche prima della prossima estate. Zapatero nel difendere il progetto è stato chiaro: "Quel che vuole il governo è che queste persone cessino di essere cittadini di seconda classe e ottengano pieni diritti, tra i quali quello di poter formare una famiglia".

La Conferenza episcopale spagnola ha lanciato però la sua controffensiva, e il 26 dicembre ha diffuso un documento in cui ha ribadito la sua difesa del modello di famiglia tradizionale e in cui ha attaccato l'omosessualità, giudicata "eticamente riprovevole". In particolare i vescovi spagnoli negano allo Stato la capacità di disciplinare il matrimonio tra le persone dello stesso sesso, e non riconoscono alle coppie gay ogni diritto in materia di adozione.

Anche la questione basca animerà senz'altro il dibattito politico in Spagna nel corso del 2005, e impegnerà il governo in una delicata azione per disinnescare il cosiddetto 'Piano Ibarretxe', il piano promosso dal presidente regionale basco, Juan José Ibarretxe, il progetto di riforma dello statuto di autonomia dei Paesi Baschi che prevede per Euskadi lo status di "Paese associato" con la Spagna.

Il Piano Ibarretxe è stato approvato dal Parlamento basco con uno scarto minimo il 30 dicembre scorso, ma sia Zapatero che il leader del Partido Popular, Mariano Rajoy, respingono il contenuto del documento, considerato incostituzionale. Il premier, contrariamente a Rajoy, non vuole investire della questione il Tribunale costituzionale, e preferirebbe che fosse il Parlamento a bocciarlo, con un voto a maggioranza assoluta dei parlamentari socialisti e popolari.

Il 20 febbraio si svolgerà infine in Spagna il referendum sul Trattato costituzionale dell'Ue, firmato a Roma alla fine dello scorso ottobre. Anche in materia di politica europea Zapatero ha compiuto una netta inversione rispetto al governo Aznar, favorendo il raggiungimento dell'accordo per la sigla del Trattato, e riallineando la Spagna ai paesi della 'Vecchia' Europa rispetto a una strategia che privilegiava l'alleanza transatlantica.

Plg

http://www.gaynews.it/view.php?ID=30480

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