venerdì 18 maggio 2007

Berlusconi, con il bonifico mica è corruzione...

LE MOTIVAZIONI. L’assoluzione per il caso Squillante della Corte d’Appello di Milano
di Marco Travaglio



Poniamo che un rapinatore venga ripreso a volto scoperto dalla telecamera di una banca mentre la svaligia. E che i giudici lo assolvano, con formula dubitativa, con questa argomentazione: ma vi pare possibile che un rapinatore sia cosi cretino da farsi riprendere dalla telecamera senza coprirsi il volto? Con un ragionamento (si fa per dire) analogo, Silvio Berlusconi è stato assolto dalla II Corte d’appello di Milano dall’accusa di aver corrotto il giudice Renato Squillante con il bonifico di 434.404 dollari (500 milioni di lire) partito il 6 marzo 1991 dal conto svizzero «Ferrido», alimentato con suoi fondi privati, approdato al conto svizzero «Mercier» del suo avvocato Cesare Previti, e di lì al conto svizzero «Rowena» di Squillante. «Perché mai - domanda la Corte - un imprenditore avveduto come Berlusconi, dotato di immense disponibilità finanziarie, avrebbe dovuto effettuare (o meglio far effettuare) un pagamento corruttivo attraverso una modalità (bonifico bancario) destinata a lasciare traccia, anziché con denaro contante? E per quale ragione il pagamento avrebbe dovuto essere eseguito attraverso il transito sul conto di Previti anziché direttamente al destinatario? (...).Lo stesso risultato pratico sarebbe stato perseguibile più prudentemente con versamenti, sia pure all’estero, per contanti».

Detto ciò, è «ragionevole» che quel pagamento «avesse funzione corruttiva». È pura «fantasia» la versione Previti. Ed è «macroscopica l’inverosimiglianza che Berlusconi fosse del tutto all’oscuro dei pagamenti esteri compiuti dai suoi dipendenti e che costoro avessero mano libera per movimentazioni bancarie illecite (effettuate in nero su conti esteri)». Ma pagare un giudice non equivale a corromperlo, anche perché poi Squillante «non fece nulla» per Berlusconi. Ergo «questo complesso di elementi indiziari, tra loro contrastanti, non permettono di sostenere la incrollabile convinzione che Silvio Berlusconi, al di là di ogni ragionevole dubbio, sia colpevole, (...) indipendentemente dalla ben diversa consistenza che le prove possono assumere nei confronti di terzi». Cioè di Previti. Squillante era a libro paga di Previti («propenso a pratiche corruttive di magistrati»), ma non è sufficientemente provato che Berlusconi lo sapesse.

È la «prova impossibile»: se l’imputato non lascia tracce, è innocente perché manca la prova; se invece lascia tracce, è impossibile che le abbia lasciate, così la prova a carico diventa prova a discarico e lui è innocente lo stesso. A prescindere. I giudici non devono credere neppure ai propri occhi. Una sentenza a dir poco sorprendente, che ignora montagne di prove e di indizi contenuti nei 200 faldoni di atti, liquidando 12 anni di processo e 160 pagine di ricorsi in appello in una quindicina di paginette striminzite di motivazioni, scritte in appena cinque giorni. Ora il Pg ricorrerà in Cassazione, contestando la sentenza d’appello sia in punto di diritto, sia di fatto. In diritto la tesi della Corte è smentita dalla Cassazione su Imi-Sir: la «corruzione propria antecedente», cioè le mazzette al giudice perché «venda la sua funzione» una volta per tutte e si tenga a disposizione del corruttore per ogni esigenza futura, non richiede la prova della successiva controprestazione: basta il pagamento preventivo.

Quanto ai fatti, i giudici domandano: perché mai Berlusconi avrebbe dovuto pagare Squillante via bonifico, tramite Previti, quando poteva portargli le rnazzette cash senza lasciare traccia? Domanda assurda, visto che è documentalmente prova-

to che negli stessi mesi del ‘91 Berlusconi bonificò in Svizzera 23 miliardi di lire a Craxi (sentenza definitiva All lberian) e 1 miliardo e mezzo a Previti per ricompensare lui e il giudice Vittorio Metta dell’annullamento del lodo Mondadori (condanna in appello di Previti e Metta, Berlusconi salvo per prescrizione). Sarà pure strano che Berlusconi usi i bonifici, ma quei bonifici risultano dagli atti. E non è forse più strano immaginarlo mentre valica la frontiera di Chiasso con una borsa piena di contanti, per consegnarli brevi manu ai giudici amici? Perché mai uno dovrebbe pagare cash, quando dispone di 64 società off-shore, di decine di conti esteri e di tre avvocati (Previti, Pacifico e Acampora) dotati conti esteri comunicanti con quelli di alcuni giudici? Perché questa bella gente apriva conti in Svizzera, se poi non li usava? Oggi quei conti sono noti grazie alle rogatorie. Ma 20 anni fa nessuno immaginava che sarebbero stati scoperti: se l’Ariosto non avesse parlato, nessuno li avrebbe cercati. Tanto le mazzette a Craxi quanto quelle ai giudici passarono per la Svizzera. Anche quelle del caso Imi-Sir, che seguono lo stesso percorso di quelle targate Fininvest: i Rovelli bonificano in Svizzera 68 miliardi ai tre avvocati, che ne girano una parte ai giudici. La domanda della Corte va dunque ribaltata: perché Berlusconi NON avrebbe dovuto pagare con bonifici svizzeri?

Che il denaro usato da Previti per pagare Squillante provenisse «dal patrimonio personale di Berlusconi» lo dicono, al processo All Iberian, gli stessi suoi difensori. E risulta dalle carte. Il 1° marzo ‘91 uno spallone porta 316,8 milioni di lire dalla sede Fininvest di Palazzo Donatello alla Diba Cambi di Lugano. Diba li versa sul conto Polifemo (All Iberian), gestito dal cassiere del Cavaliere, Giuseppino Scabini.Grazie a quei fondi Polifemo può bonificare 5 giorni dopo i 434.404 dollari a Previti, che li gira a Squillante. Polifemo va in rosso, ma in 2 giorni viene rabboccato con 6 miliardi da All Iberian. Subito dopo Polifemo gira altri 2 miliardi a Previti e 10 miliardi a Craxi, che con la Mammì ha appena salvato le tv Fininvest. Polifemo finanzia esclusivamente Craxi e Previti (non come avvocato: come corruttore di giudici), nell’interesse di Berlusconi e con fondi del suo «patrimonio personale». Ma Berlusconi, per la Corte, non c’entra.

Previti sostiene che quei fondi erano «normalissime parcelle». Ma, anche per la Corte, mente. Il direttore finanziario Fininvest, Livio Gironi, dice di aver concordato con lui una mega-parcella di 10 miliardi in nero, che Previti doveva farsi liquidare da Scabini. Ma Previti dice di non conoscere Scabini. In compenso conosce Berlusconi. Pure Squillante conosce Berlusconi. Anche Barilla conosce Berlusconi, ma non Previti, né Squillante: eppure Barilla, alleato di Berlusconi nella causa Sme, appena la vince nel 1988 bonifica 1 miliardo a Previti che gira 100 milioni a Squillante. Anche di questo, per la Corte, Berlusconi non sa nulla.

Ci sarebbe poi la testimonianza dell’Ariosto: Previti le disse che i soldi per pagare i giudici glieli dava Berlusconi. Cinque pm, un gip, una trentina di giudici l’han ritenuta attendibile, più tutti quelli che l’hanno assolta dall’accusa di aver diffamato e han condannato decine di persone per averla diffamata, più lo stesso Previti che le ha chiesto scusa. Ma, per la Corte, la Teste Omega è un po’ credibile e un po’ no. Il suo racconto «suscita ovvie perplessità laddove accredita la tesi, deviante rispetto all’esperienza, che persone accorte e professionalmente qualificate come Previti e Squillante si spartissero mazzette coram populo». È la prova impossibile rovesciata. Triplo salto mortale carpiato: se Berlusconi lascia tracce su un bonifico, è impossibile che abbia lasciato tracce su un bonifico; se Previti viene visto spartire mazzette, è impossibile che l’abbiano visto spartire mazzette. La corruzione c’è soltanto se nessuno la scopre. Ma, se nessuno la scopre, non è mai punibile. Non è meraviglioso?

http://tinyurl.com/3xblvq

giovedì 17 maggio 2007

Perdono omofobo

Umberto Folena su Avvenire:

«E qui forse ci è dato di ragionare sul perché, nella comunità cristiana, il tema degli omosessuali appare ancora non risolto. Individuiamo tre motivi».

Ecco, amico omosessuale, leggi, che adesso ti spiegano tutto: dopo, non dubitarne, sarai rassicurato.

«In parte, ci può essere una certa durezza di cuore - spesso solo apparente: magari è imbarazzo - da parte di alcuni cristiani che fanno fatica. Disprezzarli e colpevolizzarli per questa loro fa tica sarebbe ingeneroso e sciocco: così facendo si induce chiusura ulteriore».

Tienilo a mente, amico omosessuale: quando qualcuno ti dà del culattone, del deviato, del pervertito, si tratta di semplice imbarazzo, mica di cattiveria; se tu lo colpevolizzi (che sciocchino sei) finisce che quello, poverino, fa fatica e si chiude ancora di più. Suvvia, non essere ingeneroso!

«Secondo motivo: l’aggressività, anche se solo di facciata, di certe manifestazioni pubbliche, come i Gay Pride, viene avvertita come una minaccia da chi apprezza il pudore e non l’esibizionismo, omo o etero che sia».

Hai presente, amico omosessuale, il tuo vicino di casa? Sì, proprio quello che va in giro con la BMW cromata e la radio a palla, che ha tre parabole sul tetto e che racconta le sue avventure erotiche fuori dal bar sganasciandosi dalle risate: ecco, non è che lui ti odi, ci mancherebbe, ma sai com’è, non sopporta il tuo esibizionismo. Anche tu, un po’ di pudore, eccheccazzo.

«Terzo, forse non abbiamo fatto nostra abbastanza - vivendola nella carne, non soltanto apprendendola sul catechismo - la realtà di una Chiesa madre e maestra. Madre, capace di accogliere e perdonare ogni cuore sincero, capace di amore senza limiti».

Visto? E allora sii ottimista, amico omosessuale, perché la Chiesa è capace di amore senza limiti; al punto che, se vissuta nella sua vera essenza, riesce a perdonare chiunque. Persino il più feroce criminale.

Perfino, ebbene sì, un frocio come te.


Articolo di Alessandro Capriccioli pubblicato sul blog Metilparaben

Dante in "difesa" dei Gay

Intervista ad Aldo Onorati, per scoprire un nuova lettura della Divina Commedia
di Giuseppe Franco


La cultura nell'era dei DICO
Mentre la convivenza legale tra omosessuali si fa spazio nella nostra società, è interessante notare come la letteratura potrebbe assumere un significato diverso al passato. Basti pensare all'articolo di Daniele Priori pubblicato di recente su Babilonia Magazine, intitolato "Dante, era un amico dei Gay". L'autore mette in evidenza il comportamento di Dante nei confronti degli omosessuali attraverso la nuova ri-lettura dello scrittore e studioso Aldo Onorati, uno tra i più noti collaboratori della Società Dante Alighieri (www.ladante.it).
Nell'articolo, viene preso in analisi il III° girone del VII° cerchio dell'Inferno, quello riservato ai peccati di natura violenta, fra i quali rientrano i sodomiti. Dove Dante, incontra con stupore anche il suo maestro Brunetto Latini.

Secondo la "dantistica ufficiale", Alighieri, riconosce la colpa del suo Maestro pur confermandone la stima. Aldo Onorati invece, considera il dialogo tra l'allievo (Dante) e il maestro (Brunetto), piuttosto una lezione sull'omosessualità a noi moderni. Sarà questione di mentalità o capacità di lettura che per anni è mancata? Gli abbiamo posto delle domande:


Cosa emerge dal colloquio con Brunetto Latini?
Una forte novità morale: Dante esalta il suo maestro, dandogli del voi, cosa che usa solo con altri cinque grandi personaggi in tutta la Divina Commedia, elogiandolo per l'insegnamento etico da lui ricevuto. Si china di fronte a lui, come 'uom che reverente vada', lo definisce padre buono e caro. L'uomo d'intelletto e di cuore (Brunetto Latini) viene quindi prima del dannato per sodomia. Siamo nel Medio Evo: Dante è uomo moderno nelle vedute, libero dai condizionamenti. Per lui contano le qualità interne, non il sesso di una persona, e tanto meno le sue abitudini sessuali.

Dante quindi, colloca il suo illustre maestro nell'inferno per sottolineare le pene ingiuste della chiesa. Non può essere la rappresentazione de "la scuola" (simboleggiata da Brunetto ndr), come classico luogo di relazione omosessuale del Medio Evo?
Farei una doverosa distinzione. Dante non si scaglia mai contro la Chiesa come parola di Cristo e viatico al cielo, ma contro gli uomini suoi rappresentanti, anche lodando, però, i santi e gli asceti. Egli, infatti, ubbidisce alla sistemazione delle colpe secondo i canoni della religione cattolica, ma ciò non toglie che reagisca in modi diversissimi a seconda dei dannati. Ad esempio, dà un calcio a Filippo Argenti, iracondo, e disprezza Frate Alberigo, mentre si china grato e reverente davanti a Brunetto Latini. Questo la dice lunga. Anche di fronte a Paolo e Francesca, che pure stanno all'inferno, sviene per la pietà. Cosa dobbiamo dedurne? Una sola cosa: Dante non può nulla contro la giustizia divina, ma la sua reazione è una scelta autonoma che denuncia un larvato disaccordo coi canoni generali. Per quanto concerna la scuola nel Medio Evo e le relazioni omosessuali, non dimentichiamo che in Grecia era normale il rapporto sessuale maestro-allievo e a Roma antica padrone-schiavo, il puer capillatus: basti leggere il Satyricon, ad esempio. Quindi non assimilerei Brunetto alla scuola in sé.

Il canto xv dell'inferno condanna la sodomia, come nella tradizione cristiana, ma siamo certi che sia solo quella omosessuale?
Dante mette in bocca a Brunetto una dichiarazione terribile: 'Insomma sappi che tutti fur cherci/ e litterati grandi e di gran fama'. Il che significa che nel cerchio settimo, insieme a Brunetto, ci sono ecclesiastici e grandi uomini d'ingegno. Inoltre, Virgilio, che è la guida e la massima autorità poetica per Dante, era omosessuale.

Dante nel relazionarsi con Brunetto, sembrerebbe a volte allievo, a volte maestro, in uno scambio reciproco di ruoli. Ma Dante era omosessuale?
No. Dante era un donnaiolo impenitente. Ma era soprattutto un uomo illuminato, libero da pregiudizi. Basti dire che, in Paradiso, accanto a San Tommaso e san Bonaventura, pone Gioacchino da Fiore che era considerato quasi eretico dalla Chiesa. Dante è un genio immenso, un precursore dei tempi. Bisogna saperlo leggere nel giusto senso questo gigante".

Tra le diverse interpretazioni, non saremo noi a stabilire quale sia il senso giusto, tuttavia rimane indiscutibile la grande attualità di un opera come la "Divina Commedia".


http://www.voceditalia.it/index.asp?T=naz&R=cul&ART=9193

mercoledì 16 maggio 2007

Mancuso (Arcigay): non voteremo più questo centrosinistra

Attacca Bobba su Sky: "Teodem omofobi e razzisti"


Roma, 16 mag. - "Questo è un centrosinistra che abbiamo dovuto sostenere ma a cui a non regaleremo più i voti". Così il neopresidente nazionale di Arcigay Aurelio Mancuso commenta, nel corso di Controcorrente, l`apoprofondimento di Sky tg24 condotto da Corrado Formigli, le parole di Piero Fassino al comitato nazionale dei Ds, tenutosi ieri, e durante il quale Fassino ha annunciato, tra l`altro, l`invio di una delegazione al Gay Pride del prossimo 16 giugno.

"Cosa vuole che me ne importi di quello che dice Fassino - replica Mancuso - se poi si votano e vengono elette schegge razziste e omofobe come quelle dei Teodem. E` meglio non votare se e` cosi`".

Alla replica del senatore della Margherita, nonchè esponente della corrente teodem Luigi Bobba ("gli insulti risparmiateli, scheggia sarai tu"), Mancuso rincara: "Nessun insulto, perché voi continuate a insultarci tutti i santi giorni a dire che noi siamo malati e deviati. Siete una pattuglia dentro il centrosinistra, una pattuglia di senatori omofobi e razzisti".


http://www.gaynews.it/view.php?ID=73827

Iniziative in tutta Italia per la giornata mondiale contro l'omofobia

Scritte omofobe contro Marliani a Pistoia, picchiato e insultato Ferigo a Milano: per la Giornata Mondiale Contro l'Omofobia iniziative in tutta Italia per dire NO alla recrudescenza di questa violenza



Saranno decine le iniziative che si terranno in molte città italiane, da Aosta a Bari, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, ovvero l’ostilità e il razzismo nei confronti delle persone omosessuali e transessuali, che si celebra per il terzo anno consecutivo il 17 maggio, data in cui nel 1990 l’Assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) eliminò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.

Tra gli appuntamenti in programma in giro per l’Italia: conferenze, dibattiti, concerti, fiaccolate, biciclettate, mostre cinematografiche, presentazioni di libri e ricerche, spettacoli teatrali, aperitivi, distribuzione di materiale informativo nelle piazze, proiezioni di film e documentari. L’elenco completo è consultabile sul sito internet www.omofobia.it.

Epicentro ideale della mobilitazione di quest’anno contro l’omofobia la città di Torino, in cui il mese scorso uno studente di 15 anni si è tolto la vita sopraffatto dalle continue derisioni e dall’isolamento cui era costretto perché ritenuto omosessuale. E proprio una mostra di manifesti realizzati dagli studenti di alcune scuole della città sul tema “Libertà di essere, libertà di amare” ha aperto il lungo elenco di iniziative organizzate nel capoluogo piemontese. La mostra esposta fino al 24 maggio presso la biblioteca civica Villa Amoretti, corso Orbassano, 200, sarà accompagnata, solo per fare alcuni esempi, da una conferenza su “Famiglie e omosessualità” con la partecipazione di Agedo, l’associazione di genitori di figli omosessuali, alle 16 di domani presso l’assessorato alle Pari opportunità della Regione, in via Avogadro, 30, e alle 21 da una ricordo a lume di candela, in piazza Castello, delle vittime della violenza omofobica.

“Purtroppo la giornata internazionale contro l’omofobia è stata anticipata quest’anno da una recrudescenza dell’intolleranza e della violenza contro gay e lesbiche – ricorda il nuovo presidente nazionale di Arcigay Aurelio Mancuso

"E’ di questa notte la notizia della violenta aggressione contro il presidente di Arcigay Milano, Paolo Ferigo, preso a botte e minacciato di morte perché omosessuale, mentre era a cena in una pizzeria di via Cadore, vicino alla sede milanese di Arcigay. Così, mentre si grida allo scandalo perché al presidente dei vescovi italiani qualcuno dice di vergognarsi per il suo gratuito accostamento delle unioni civili alla pedofilia e all’incesto, poche voci si levano quando sui muri di Milano compaiono frasi come ‘Froci al rogo!’. O quando il vice-presidente del Senato della Repubblica, il leghista Roberto Calderoli, tuona contro i ‘culattoni’, o ancora quando i presidenti di alcuni gruppi parlamentari di centro-destra denunciano la ‘potente lobby gay che influenza la società italiana’ riecheggiando nel linguaggio e nei contenuti le accuse che i nazisti scagliavano contro gli ebrei nella Germania dell’ascesa di Hitler."

"Di fronte a quest’ondata di violenza e disprezzo urge che il parlamento approvi rapidamente le norme anti-omofobia del pacchetto anti-violenza varato dal governo nei mesi scorsi
.

“Gli episodi di Milano – spiega Fabrizio Calzaretti coordinatore Arcigay per la giornata contro l’omofobia – così come le offese e le intimidazioni subite a Pistoia da Matteo Marliani, già presidente del locale comitato Arcigay e ora candidato al locale Consiglio comunale per Rifondazione comunista, sono solo la punta di un iceberg. Ogni anno violenze, aggressioni, intimidazioni, insulti, finanche omicidi colpiscono migliaia di persone pure nel nostro paese”.

Il 18 gennaio 2006 il parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza (468 voti a favore e 149 contrari) una risoluzione contro l’omofobia (seguita da una seconda lo scorso 26 aprile), secondo cui "l'omofobia si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto forme diverse, quali discorsi intrisi di odio e istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all'obiezione di coscienza".

In Italia il deputato della Sinistra democratica Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, ha presentato una proposta di legge (n. 311) affinché il 17 maggio sia riconosciuto anche nel nostro paese, come già in Canada e in Belgio, giornata nazionale contro l’omofobia. La giornata internazionale contro l’omofobia vede l’adesione di 40 diversi paesi in tutto il mondo, attraverso organizzazioni per i diritti umani, per la parità di diritti di gay e lesbiche e autorità civili.

Ufficio stampa Arcigay, 16 maggio 2007
http://www.arcigay.it/show.php?2543

martedì 15 maggio 2007

Lucy day

di Marco Travaglio


Essendo divorziata e pluriconvivente, Lucia Annunziata ha aderito al Family Day. E ieri l’ha commentato entusiasta su La Stampa. E’ interessante, prima di addentrarci nella sua prosa, peraltro impervia, rammentare che cosa scriveva e diceva fino a un anno fa, quando le piazze si riempivano un giorno sì e l’altro pure contro il governo Berlusconi, le leggi vergogna, le epurazioni bulgare, le controriforme della Giustizia, della Costituzione e del mercato del lavoro, le guerre illegali e incostituzionali. Milioni e milioni di persone: ma lei esortava l’Ulivo a non cedere alla “piazza”, a “non demonizzare” Berlusconi, per non spaventare il “ceto medio”. Infatti il centrosinistra non cedette, non demonizzò e Berlusconi passeggiò indisturbato per cinque anni, mentre lei ascendeva alla presidenza della Rai e si guardava bene dal riportare in tv Biagi, Santoro e Luttazzi, anzi collaborava pure a chiudere “RaiOt” Sabina Guzzanti.
Sempre per non “sbafendare il gedo metio”. Ora che in piazza scende il centrodestra al fianco delle guardie svizzere e dei conti svizzeri, l’Annunziata si converte alla piazza e invita l’Unione ad ascoltarla.
In pratica, la piazza va ascoltata dal centrosinistra solo quando è piena di gente di centrodestra. Sia che governi, sia che stia all’opposizione, il centrosinistra deve seguire il programma del centrodestra.
E se i suoi elettori s’incazzano e, Dio non voglia, scendono in piazza? Non vanno ascoltati. Il ­ si fa per dire ­ ragionamento annunziatesco è davvero spettacolare: sabato, in piazza San Giovanni, c’erano “gli italiani che vogliono difendere la famiglia”. Ma, se così fosse, Berlusconi non ne sarebbe uscito vivo, visto che le sue tv, da Uccelli di Rovo a Dallas, dalla Pupa e il secchione ad Amici, han fatto più danni alla famiglia di Erode il Grande; e visto che lui ha governato per cinque anni senza far nulla per le famiglie (a parte le sue).

In realtà nessuno voleva difendere la famiglia. Ora, non si vede perché Prodi dovrebbe dar retta ad alcune centinaia di migliaia di persone che non sanno un accidente dei Dico e dei Pacs, ma in compenso si lasciano annettere da storici divorziati come Berlusconi e Casini, da celebri separate come Daniela Santanchè e Gabriella Carlucci, da note conviventi come la Gardini, dall’esperto di nozze celtiche & divorzi Roberto Calderoli, nonché dalla coppia Andreotti- Cuffaro che la famiglia la rappresenta benissimo, ma nel senso siciliano del termine. L’Annunziata nega che “questo sia il risultato di una enorme pressione della Chiesa. Non è credibile. La Chiesa era molto più forte e attiva nel lontano 1974, eppure il referendum vinse”. Sublime sciocchezza: il divorzio interessava alla maggioranza degli italiani, i diritti alle coppie gay riguardano una minoranza discriminata (che dunque, se la democrazia ha un senso, dovrebbe essere ancor più tutelata). Ma anziché curarsi di questa minoranza, la signora si preoccupa dei 24 mila voti che un anno fa divisero Unione e Cdl al Senato: “Qualche conto con le mani, senza scomodare un pallottoliere, credo di saperlo ancora fare”. Infatti scrive che “la coalizione al governo ha vinto per ventimila voti”. Ma ecco la zampata geniale: “C’è un’alta possibilità che quei ventimila voti fossero domenica in quella piazza”. Capito? Si muovono tutti e 20 (o 24) mila compatti, come una falange macedone. Sabato, per esempio, erano tutti in piazza San Giovanni. Se Prodi vuole conservarli, deve accantonare i Dico e “ascoltare San Giovanni”, nel senso della piazza. Ora, per carità, sempre con le mani e senza scomodare il pallottoliere, anche noi abbiamo fatto qualche conto. E abbiamo scoperto alcuni luoghi alternativi in cui potrebbero annidarsi i 20 mila che poi sono 24 mila.
Domenica per esempio si sono spostati in massa a Cuneo, al raduno degli alpini, mescolandosi tra le 450 mila penne nere, più Parisi e Marini.
Dunque Prodi sbaglierebbe a non ascoltare il grido che si levava da Cuneo, soprattutto dopo una cert’ora. Forse sarebbe il caso di stilare una lista dei 20 (anzi 24) mila, dotando ciascuno di un microchip sottopelle, per seguirne passo passo gli spostamenti e sgravare un po’ le nude mani della Lucia, con tutto quello che ha da fare.

Transgender tornerà a fare il vigile del fuoco

"Non nasconderò certo la mia natura"
di Carlo Raggi


Il vigile del fuoco transgender, ovvero ’nè uomo nè donna’ deve essere «richiamato al lavoro». Il giudice del lavoro Roberto Riverso ha accolto il ricorso presentato dal legale di Claudio Minguzzi, l’avvocato Luca Berger, e ha dichiarato illegittimo il provvedimento con cui il ministero dell’Interno, il 12 gennaio, ne aveva cancellato il nome dall’elenco dei vigili del fuoco volontari. Il giudice ha anche disposto che il Ministero rifonda le spese sostenute da Minguzzi.

Il provvedimento illegittimo riguarda — è bene sottolinearlo ancora una volta — la cancellazione così come è stata motivata dal Ministero, ovvero per un decreto penale di condanna per oltraggio risalente addirittura a tredici anni fa. Non riguarda affatto, almeno formalmente, invece, la condizione personale di Claudio Minguzzi, ovvero i suoi modelli comportamentali come il presentarsi in servizio in abiti femminili o altre condotte evidenziate dal Comandante provinciale dei vigili del fuoco nelle note inviate a suo tempo al Ministero. Lo scrive a chiare lettere il giudice nella motivazione, di diciannove pagine, sottolineando come «la cancellazione del ricorrente sia avvenuta in realtà per motivi diversi da quelli addotti nell’atto, ovvero per aspetti comportamentali che sono stati tenuti celati sotto le spoglie di una vecchia condanna penale; e che invece avrebbero imposto l’avvio di un regolare procedimento con le dovute garanzie per
l’interessato, come peraltro sotteso all’iniziativa che era stata assunta dal Comando». Come dire che il Comando provinciale aveva sollecitato al Ministero l’avvio di un procedimento disciplinare nei confronti di Minguzzi, sotto l’aspetto comportamentale legato alle sue abitudini di vita, ma invece il Ministero ha ritenuto di prendere la scorciatoia di quel vecchio decreto penale di condanna sulla base, peraltro, di una lettura acritica della legge che prevede la ‘radiazione’, senza procedimento disciplinare, per quei volontari che abbiano riportato condanne penali. Ma tant’è, come motiva il giudice: «Qui non si vuole ovviamente discutere la necessità, per chi aspira a
ricoprire posti in settori della Pubblica amministrazione peculiari per le finalità istituzionali alle quali sono preposti, di comportarsi in modo adeguato e di dover possedere qualità morali e comportamentali che possono essere richieste, pur nel rispettio della vita privata, all’aspirante pubblico dipendente e prescindendo da qualsivoglia concezione formale del cosiddetto prestigio della Pubblica amministrazione». A confermare quindi, e non poteva non essere così, che se dovessero sussistere le condizioni segnalate a suo tempo al Ministero, ma non prese in considerazione, relative a «problemi creati per la propria e altrui sicurezza», ad «affidabilità del soggetto», a «comportamento non consono», a «mancanza di senso dell’onore e di senso morale», ad «uso non appropriato della divisa», bene il Ministero potrà avviare procedimento disciplinare e adottare i provvedimenti che riterrà opportuni.

Ma è altrettanto chiaro che il giudice del lavoro non poteva non accogliere il ricorso, perchè «qui si contesta» che «la mancanza di requisiti morali e di condotta pur necessari possa essere desunta in via assiomatica sulla scorta di una condanna penale per un fatto lieve, avulso dall’attività di lavoro (Minguzzi, al telefono, parlando con un funzionario della Prefettura disse: ‘Mi sono rotto i c...’ ndr) e che non spiega riflessi sul rapporto». E va aggiunto che secondo il Ministero quel vecchio decreto penale di condanna a 968 euro, dovrebbe valere «ora per allora, nell’ambito di un rapporto» di lavoro saltuario «che perdura da 24 anni». Se così fosse «non pochi lavoratori potrebbero temere di perdere domani il psoto di lavoro con gravi rischi per la certezza del diritto». Una condanna per un fatto, l’oltraggio, che ora non è neppure più previsto come reato e che, derivando da un decreto penale, è stata adottata senza garanzie del contraddittorio, ma come semplice adempimento burocratico. Oltre metà della motivazione è dedicata dal giudice Riverso agli aspetti relativi alla giurisdizione.

«Se c’è strumentalità, poi trionfa la legalità» commenta il vigile ‘transgender’. «Adesso potrò finalmente tornare a fare il vigile del fuoco e non nasconderò certo la mia natura, il modo di ascoltare il mio corpo: confido che questo non costituisca motivo per un procedimento disciplinare».


http://www.gaynews.it/view.php?ID=73787

lunedì 14 maggio 2007

Documentario BBC: Sex Crimes and Vatican

Documentario choc della Bbc: Ratzinger rinnova il divieto a testimoniare in tribunali civili (pena la scomunica) per reati di abusi sessuali che avessero coinvolto religiosi. Ma in Italia non lo trasmette nessuno. Ecco il video






Il documentario della BBC trasmesso in Inghilterra nel 2006 sugli scandali dei Preti & Pedofilia. si richiama il “Crimen Sollicitationis” e un documento di Ratzinger che rinnova il divieto a testimoniare in tribunali civili (pena la scomunica) per reati di abusi sessuali che avessero coinvolto religiosi.In Italia non è mai andato in onda, nè i giornali nè gli altri mezzi di informazione vi hanno fatto accenno. (traduzione di Bispensiero.it)

Caro Ruini ti scrivo

di Marco Travaglio


''Eminenza reverendissima cardinale Camillo Ruini,
mi rivolgo a lei anche se la so da poco in pensione, anziché al suo successore card. Bagnasco, perché lei è un po’ l’Andreotti del Vaticano: ha accompagnato la vita politica e religiosa del nostro paese per molti decenni.

Come lei ben sa, non c’è paese d’Europa che abbia avuto tanti capi del governo cattolici come l’Italia. Su 60 governi in 60 anni, 51 avevano come premier un cattolico e solo 9 un laico: 2 volte Spadolini, 2 Craxi, 2 Amato, 2 D’Alema, 1 Ciampi, che peraltro si dichiara cattolico. In 60 anni l’Italia è stata governata per 52 anni da un cattolico e per 8 da un laico.

Se la DC e i suoi numerosi eredi avessero fatto per la famiglia tutto ciò che avevano promesso, oggi le famiglie italiane dormirebbero tra due guanciali. Sa invece qual è il risultato? Che l’Italia investe nella spesa sociale il 26,4% del Pil, 5 punti in meno che nel resto d’Europa a 15, quella infestata di massoni, mangiapreti, satanisti e (per dirla con Tremaglia) culattoni. Se poi andiamo a vedere quanti fondi vanno alle famiglie e all’infanzia nei paesi che non hanno avuto la fortuna di avere in casa Dc e Vaticano, scopriamo altri dati interessanti.
L’Italia è penultima in Europa col 3,8% della spesa sociale alle famiglie, contro il 7,7% dell’Europa, il 10,2% della Germania, il 14,3% dell’Irlanda. Noi diamo alla famiglia l’1,1% del Pil: meno della metà della media europea (2,4). Sarà un caso, ma noi siamo in coda in Europa per tasso di natalità: la Francia ha il record con 2 figli per donna, la media europea è 1,5, quella italiana 1,3. E il resto d’Europa ha i Pacs, noi no: pare che riconoscere i diritti alle coppie di fatto non impedisca le politiche per la famiglia, anzi. Lei che ne dice?

Lei sa, poi, che per sposarsi e fare figli, una coppia ha bisogno di un lavoro stabile. Sa quanto spendiamo per aiutare i disoccupati? Il 2% della spesa sociale, ultimi in Europa. La media Ue è il 6%. La Spagna del terribile Zapatero spende il 12,5. I disoccupati che ricevono un sussidio in Italia sono il 17%, contro il 71 della Francia, l’80 della Germania, l’84 dell’Austria, il 92 del Belgio, il 93 dell’Irlanda, il 95 dell’Olanda, il 100% del Regno Unito. E per i giovani è ancora peggio: sotto 25 anni, da noi, riceve il sussidio solo lo 0,65%; in Francia il 43, in Belgio il 51, in Danimarca il 53, nel Regno Unito il 57. Poi c’è la casa. Anche lì siamo penultimi: solo lo 0,06% della spesa sociale va in politiche abitative (la media Ue è il 2%, il Regno Unito è al 5,5). Se in Italia i figli stanno meglio che nel resto del mondo, anche perché sono pochissimi, per i servizi alle madri siamo solo al 19° posto.

Forse, Eminenza, visto il rendimento dei politici cattolici o sedicenti tali, avete sempre puntato sui cavalli sbagliati. O forse, se aveste dedicato un decimo delle energie spese per combattere i Dico e i gay a raccomandare qualche misura concreta per la famiglia, non saremmo i fanalini di coda dell’Europa: perché i nostri politici le promesse fatte agli elettori non le mantengono, ma quelle a voi le mantengono eccome. Sono proprio sacre.

Ora speriamo che il Family Day faccia il miracolo. A questo proposito, vorrei mettere una buona parola per evitare inutili imbarazzi. Come lei sa, hanno aderito all’iniziativa moltissimi politici così affezionati alla famiglia da averne due o tre a testa. Come Berlusconi, che ha avuto due mogli, senza contare le giovani e avvenenti attiviste di Forza Italia con cui prepara il Family Day nel parco di villa Certosa.
Le cito qualche altro esempio da un bell’articolo di Barbara Romano su Libero (di certo non un giornale ''comunista''). Vediamo la Lega, che fa fuoco e fiamme per la sacra famiglia. Bossi 2 mogli. Calderoli 2 mogli (la seconda sposata con rito celtico) e una compagna. Castelli, una moglie in chiesa e l’altra davanti al druido. Poi c’è l’Udc, l’Unione democratico cristiana, dunque piena di separati e divorziati.
Divorziato Casini, che ha avuto due figlie dalla prima moglie e ora vive con Azzurra. Divorziati l’ex segretario Follini e il vicecapogruppo Giuseppe Drago, mentre la vicesegretaria Erminia Mazzoni sta con un divorziato. D’Onofrio ha avuto l’annullamento dalla Sacra Rota. Anche An è ferocissima contro i Dico. Fini ha sposato una divorziata. L’on. Enzo Raisi ha detto:“Io vivo un pacs”. Altro “pacs” inconfessato è quello tra Alessio Butti e la sua compagna Giovanna. Poi i due capigruppo: alla Camera, Ignazio La Russa, avvocato divorzista e divorziato, convive; al Senato, Altero Matteoli, è divorziato e risposato con l’ex assistente. Adolfo Urso è separato.
L’unico big in regola è Alemanno:si era separato dalla moglie Isabella Rauti, ma poi son tornati insieme. Divorziati gli ex ministri Baldassarri (risposato) e Martinat (convivente). La Santanchè ha avuto le prime nozze annullate dalla Sacra Rota, poi ha convissuto a lungo. E Forza Italia? A parte il focoso Cavaliere, sono divorziati il capogruppo alla Camera Elio Vito e il vicecapogruppo Antonio Leone.
L’altro vice, Paolo Romani, è già al secondo matrimonio: «e non è finita qui», minaccia. Gaetano Pecorella ha alle spalle una moglie e “diverse convivenze”. Divorziati anche Previti, Adornato, Vegas, Boniver. Libero cita tra gli irregolari persino Elisabetta Gardini, grande amica di Luxuria, che ha un figlio e (dice Libero) convive con un regista. Frattini, separato e convivente, è in pieno Pacs. Risposàti pure Malan, D’Alì e Gabriella Carlucci, mentre la Prestigiacomo ha sposato un divorziato. E al Family day ci sarà pure la Moratti col marito Gianmarco, pure lui divorziato.

Ecco, Eminenza, personalmente sono convinto che ciascuno a casa sua sia libero di fare ciò che vuole. Ma è difficile accettare l’idea che questi signori, solo perché siedono in Parlamento, abbiano dal ‘93 l’assistenza sanitaria per i conviventi more uxorio e vogliano negarla a chi sta fuori. E che lei Eminenza non abbia mai tuonato contro i Pacs parlamentari. Ora però non vorrei che qualche Onorevole Pacs disertasse il Family Day per paura di beccarsi una scomunica. Perciò mi appello a lei: se volesse concedere una speciale dispensa almeno per sabato, ne toglierebbe d’imbarazzo parecchi. Potrebbe pure autorizzarli a sfilare ciascuno con tutte le sue famiglie, magari entro e non oltre il numero di 3. Per far numero. Ne guadagnerebbe la partecipazione. Si potrebbe ribattezzare l’iniziativa Multifamily Day.''

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.