mercoledì 10 gennaio 2007

PACS: le speranze di Caserta

(08/01/2007) L`Unione si riunisce nella reggia più bella d`Italia per dare uno slancio riformista all`azione del Governo Prodi. E` l`ora di mettere giù le carte. Anche sul Pacs.


Il 31 Gennaio scade la data entro la quale il Governo Prodi ha promesso di presentare un disegno di legge per le coppie di fatto. Promessa fatta quando, durante l'approvazione della finanziaria, fu scritta sulla legge una discriminazione grave che esclude i partner conviventi dall'esenzione della tassa di successione per i patrimoni inferiori al milione di euro (leggi tutta la storia »). E' bene non dimenticare infatti che il centrosinistra si è fatto legislatore di una discriminazione riassumibile nello schema di seguito, che dimostra come le persone omosessuali, impossibilitate ad accedere all'istituto matrimoniale e dunque impossibilitate a comparire nello status di 'coniugi' nel diritto di successione, debbano pagare più soldi per ereditare i patrimoni minori in qualità di partner conviventi. Mentre invece se si è ricchi, omosessuali ed etero pagano lo stesso nella tassa di successione.

ESEMPIO

IMMOBILE VALORE >>

€ 400.000,00

CONIUGE SPOSATO PARTNER CONVIVENTE

imposta successione

0

8% (€32.000,00)

ipoteca castastale

€ 336,00

3% (€12.000,00)

TOTALE

€ 336,00

€ 44.000,00


Vista la grave discriminazione, il Governo si è impegnato, in sede di Commissione Giustizia del Senato, a presentare un disegno di legge per regolare i diritti delle persone facenti parte delle coppie di fatto. Non di Pacs si tratta, in effetti. Anche se ormai la terminologia è andata a farsi benedire. Ma ricordarlo è un obbligo, soprattutto per un media glbt: il centrosinistra non sta legiferando per i Pacs, ma per molto meno e cioè per una legge che tuteli le persone, non riconoscendo tuttavia il soggetto coppia di fatto come soggetto avente diritto. Il sogno di avere un Pacs in Italia, come in Francia (dove invece ora si parla di andare oltre il Pacs e cioè verso una parificazione del matrimonio), è svanito nel dicembre 2005, come su questo sito abbiamo sempre spiegato (leggi »).

Comincia Giovedì 11 a Caserta un plenum di Governo per fare il punto della situazione sulle questioni che il Paese deve affrontare nell'anno entrante. Un tentativo di Prodi di dare una svolta riformista all'azione del suo esecutivo, come richiesto recentemente da Fassino. Sul tavolo questioni delicate: riforma pensioni, legge elettorale, liberalizzioni.
Barbara Pollastrini, Ministro delle Pari Opportunità, ha promesso che a Caserta presenterà davanti a tutti i Ministri il testo che dovrebbe consentire al Governo di mantenere la promessa di un disegno di legge entro il 31 Gennaio.
Dall'Unità di oggi 8 gennaio: Barbara Pollastrini «Abbiamo lavorato tenendo sempre presente il programma dell’Unione - spiega il professor Stefano Ceccanti, capo dell’Ufficio legislativo delle Pari Opportunità -. Riconoscere diritti e doveri agli individui che convivono in una coppia di fatto: questo è lo spirito della legge». Ci sarà un registro presso i comuni, dove le coppie - senza distinzione di sesso - potranno iscriversi e tale registrazione varrà come prova (ma non come condizione indispensabile), della convivenza per l’attivazione di diritti e doveri tra cui, ad esempio, reversibilità della pensione, assegno familiare anche dopo la separazione per l’ex convivente più debole economicamente, assistenza ospedaliera, permessi di visita in carcere, possibilità di subentrare nei contratti di affitto.

La speranza è che il Governo avanzi compatto, perché sebbene è legittimo e doveroso sottolineare, come fanno legittimamente i Teodem e cioé i cattolici intransigenti dell'Unione, l'Opus Dei Sen. Binetti in primis, che su temi di questo genere è il Parlamento che deve esprimersi, è pur vero che come si può accettare un maxi-emendamento vergognoso imposto dal Governo al Parlamento per la recente Finanziaria, non si vede perché non si possa accettare un disegno di legge con cui il Governo suggerisca al Parlamento di legiferare sulle coppie di fatto. Nessuno scandalo dunque se sarà proprio l'esecutivo di Romano Prodi a dare il suo imprinting ad una legge Pacs. Anzi.
Piuttosto la vera domanda che ci sorge spontanea e cristallina, come le meravigliose cascatelle d'acqua che adornano i giardini di quella magnifica opera umana che è la Reggia di Caserta dove il Governo si riunisce è: questo Governo è riformista? Il Governo Prodi è un governo che darà la sua spallata riformista alla storia di questo nostro paese? Si spera davvero di sì. Si spera che questo Governo mostri i muscoli, che prenda a schiaffi i comunisti che vogliono abbassare l'età minima pensionabile sì da lasciare a pancia piena i 55enni di oggi e prospettare un futuro da barboni ai 30enni di oggi: e che metta mano dunque allo scaglione della riforma Maroni, diluendolo, ma portando l'età pensionabile a 60 anni, perché cristosanto a 60 anni un uomo oggi è più che vivo è più che produttivo è più che meritevole di contribuire con il suo lavoro alla società. Si spera che questo Governo mostri il bastone necessario verso quell'area mafiosetta (un po' meridionaloide e settentrionaloide al contempo) pronta a difendere le caste (come altrimenti chiamare le corporazioni che ingessano il nostro paese): e che lasci a Bersani il potere di compiere le liberalizzazioni più urgenti, avvocati, notai, giornalisti, assicurazioni, farmacisti, ma soprattutto telecomunicazioni e banche! Si spera che questo Governo mostri i suoi attributi ai cattolici sedicenti teodem, a quella lobby vaticanista pronta a dar guerra in Parlamento contro i diritti delle persone omosessuali e contro una legge che difenda i diritti delle persone facenti parte di coppie di fatto. Per quanto nessuno lo dica infatti, perché c'è un Rutelli di mezzo che si dice riformista e poi è contro i Pacs e al contempo i comunisti che difendono i Pacs ma non si dicono riformisti, in realtà la regolamentazione di nuove forme di convivenza è quanto di più riformista questo governo possa fare in materia di diritti civili. Un disegno di legge sulle persone facenti parte di coppie di fatto sarebbe un grande segnale di riformismo per il Governo Prodi e toglierebbe ai gruppuscoli parlamentari che si vanno scomponendo anche all'interno dei partiti (nei Ds in primis, con Salvi della sinistra Ds che traffica per far sua in Commissione Giustizia la vicenda Pacs) una materia esplosiva che potrebbe condurre lo stesso Governo ad implodere.
Sicché a Caserta giungono zampillanti e ottimistiche le nostre magre speranze di avere una piccola legge di dignità civile per questo nostro paese bisognoso di mille e più riforme.

Giuliano Federico

http://www.gay.tv/ita/magazine/we_like/dettaglio.asp?i=3491

lunedì 8 gennaio 2007

PACS l'intesa è vicina. E il Senato brucia i tempi

Salvi (DS): «Se il governo presenterà un testo condiviso il relatore lo assumerà come proprio e su quello si discuterà, se non sarà così allora entro un mese prevedo di arrivare ad un testo unificato»
di Maria Zegarelli / Roma



NEL PROGRAMMA DELL’UNIONE in cinque righe si gettano le basi per la futura regolamentazione delle unioni di fatto. Tutti (o quasi) d’accordo, ma non si parli di Pacs. Il ministro Pollastrini porrà il tema a Caserta. Il disegno di legge del governo pronto entro il 31 gennaio

Unioni civili si parte davvero: mercoledì Commissione Giustizia del Senato. In attesa del conclave di Caserta, del disegno di legge del ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini - già consegnato il 15 dicembre scorso ai tecnici del ministero della Famiglia - il Parlamento brucia i tempi a avvia il dibattito, a costo di far sospettare uno «sgarbo» verso l’esecutivo. «Nessuno sgarbo - chiarisce Cesare Salvi,ds, presidente della commissione Giustizia e relatore di maggioranza delle proposte di legge depositate a Palazzo Madama -. Si tratta di un punto del programma dell’Unione, di un impegno preso con l’elettorato, quindi adesso si deve procedere». Si inizia dal Senato, lo scoglio più difficile da superare, con maggioranze risicatissime e teodem pronti alla guerra. «Se la legge passerà sarà con una maggioranza mista. Dipende dal governo», avverte Salvi, che spiega:«Se il governo ci lascerà lavorare in pace allora faremo una buona legge, come abbiamo già dimostrato in questi mesi». Polemiche con Palazzo Chigi? «No, se il governo presenterà un testo di legge condiviso il relatore lo assumerà come proprio e su quello si discuterà, se non sarà così allora entro un mese prevedo di arrivare ad un testo unificato su cui la commissione possa lavorare». Le proposte di legge sul tavolo della commissione sono diverse (19 quelle depositate durante questa legislatura), tra cui quelle di Rc, Verdi, Ulivo, Ds e Fi. A preferire l’iniziativa parlamentare rispetto a quella governativa, d’altra parte, ci sono anche il ministro della Giustizia Clemente Mastella, (Udeur) e parte dell’Idv del ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro. Franco Giordano, segretario di Rc, che sarà a Caserta, dice: «Se dipendesse da noi questo governo farebbe subito i Pacs. Il programma però su questo punto ha raggiunto una mediazione in termini di riconoscimento dei semplici diritti per quei cittadini che scelgono l’unione civile o che non possono legalmente sposarsi. Sia chiaro che dal programma non arretreremo di un millimetro».

Barbara Pollastrini, dal canto suo, annuncia che giovedì a Caserta si parlerà di Pacs ed è probabile che il testo verrà sottoposto politicamente all’attenzione del plenum di ministri e leader dell’Unione. «Abbiamo lavorato tenendo sempre presente il programma dell’Unione - spiega il professor Stefano Ceccanti, capo dell’Ufficio legislativo delle Pari Opportunità -. Riconoscere diritti e doveri agli individui che convivono in una coppia di fatto: questo è lo spirito della legge». Ci sarà un registro presso i comuni, dove le coppie - senza distinzione di sesso - potranno iscriversi e tale registrazione varrà come prova (ma non come condizione indispensabile), della convivenza per l’attivazione di diritti e doveri tra cui, ad esempio, reversibilità della pensione, assegno familiare anche dopo la separazione per l’ex convivente più debole economicamente, assistenza ospedaliera, permessi di visita in carcere, possibilità di subentrare nei contratti di affitto. La parola adesso passa al ministro della Famiglia. Sui Pacs, anzi sulle unioni civili, «problemi non dovrebbero essercene- spiega Rosy Bindi in un’intervista -. Per fortuna abbiamo un programma nel quale è già indicato il punto di sintesi. Non vogliamo istituire i Pacs, vogliamo semplicemente garantire diritti alle persone che vivono insieme: un proposito al quale mi pare difficile opporsi». Sarà pure così ma ci sono pezzi di opposizione (ma anche i teodem della maggioranza, tra cui Binetti, Baio Dossi e Bobba che vorrebbero un riconoscimento di diritti individuali regolati dal diritto privato) che la vedono in altro modo. Pierferdinando Casini, Udc, vede pericolose minacce per la famiglia tradizionale, per esempio. Come la maggioranza di An. Anche il movimento omosessuale è sul piede di guerra. Ieri sera a Milano si sono incontrate le segreterie nazionali di Arcigay e Arcilesbica proprio per discutere di questo. «Abbiamo deciso di aspettare prima di ufficializzare la data della manifestazione di protesta contro l’Unione - spiega il segretario nazionale Arcigay, Aurelio Mancuso che proprio nei giorni scorsi ha stracciato la tessera Ds - perché vogliamo leggere il testo di legge Pollastrini. Nel frattempo ci farebbe piacere essere ascoltati da qualcuno al riguardo». Il 13 e il 14 gennaio è già fissato in agenda il consiglio nazionale dell’Arcigay mentre il 13 ci sarà un sit- in di protesta davanti al Vaticano in memoria di Alfredo Ormando, l’omosessuale che si diede fuoco il 13 gennaio del 1998. Franco Grillini, deputato ds, leader storico del movimento, avverte: «Aspetto di leggere il contenuto della legge Pollastrini, ma difenderò con tutte le forze la legge da me presentata e sottoscritta da ben 62 parlamentari. Ancora oggi nessuno mi ha spiegato cosa c’è che non va in quel testo».

http://www.gaynews.it/view.php?ID=71770

Cari vescovi leggetevi i dati (di fatto)

La maggior parte delle persone accetta l'esistenza di una pluralità di forme di vita di coppia e di famiglia, d'accordo in questo con l'opinione più diffusa oggi tra i sociologi
di Anna Laura Zanatta*



I timori espressi recentemente da parte della gerarchia cattolica e da alcuni gruppi politici che il riconoscimento delle convivenze possa in qualche modo minacciare o addirittura distruggere la famiglia basata sul matrimonio sembrano infondati, alla luce dei comportamenti e degli orientamenti di opinione degli italiani. La maggior parte di loro si sposa e ritiene che il matrimonio non sia una istituzione superata, ma nel contempo accetta la convivenza di fatto, anche in mancanza di un progetto matrimoniale. Una schiacciante maggioranza dei giovani pone la famiglia al vertice della gerarchia delle cose importanti della vita, ma parimenti considera ammissibile convivere senza essere sposati. È la concezione stessa di famiglia che sta cambiando nella società italiana, così come nella società occidentale in generale.

Dunque la maggior parte delle persone accetta l'esistenza di una pluralità di forme di vita di coppia e di famiglia, d'accordo in questo con l'opinione più diffusa oggi tra i sociologi, secondo cui la famiglia fondata sul matrimonio non è più l'unica forma di vita familiare riconosciuta e ammessa nella nostra società.

L'accettazione diffusa della convivenza come forma di vita familiare è legata in buona parte all'aumento delle libere unioni nel nostro paese, dove negli ultimi vent'anni hanno assunto un peso sempre più rilevante, passando - secondo i dati dell'Istat - da 192 mila nel 1983 a 555 mila nel 2003 (dall'1,3% al 3,8% di tutte le coppie). Per ristabilire le giuste proporzioni, bisogna però chiarire che comunque in Italia le unioni libere hanno una diffusione molto modesta, se confrontata con quella della maggior parte dei paesi dell'Europa occidentale, dove la quasi totalità delle prime unioni dei giovani sono convivenze ed è molto elevata la quota dei bambini che nascono fuori del matrimonio. In tutti questi paesi esiste peraltro qualche tipo di riconoscimento e regolamentazione delle unioni di fatto, che manca invece nel nostro.

I giovani mostrano una crescente propensione verso la convivenza, intesa principalmente come periodo di prova in vista del matrimonio: lo dimostra il fatto che ormai circa un quarto dei matrimoni più recenti sono preceduti da un'unione di fatto, con una crescita molto forte rispetto alle coppie di precedente formazione. Benché da noi le convivenze giovanili siano la maggioranza, tuttavia anche in Italia sta emergendo una tendenza che si è già affermata da tempo negli altri paesi, cioè quella a trasformare l'unione di fatto da preludio al matrimonio in una forma di vita duratura e alternativa alle nozze. A maggior ragione quindi - proprio perché la convivenza tende a diventare un'unione duratura - sembra opportuno il riconoscimento giuridico di alcuni diritti fondamentali, personali e patrimoniali, a quelle coppie che presentino un certo grado di stabilità, indipendentemente dai motivi che le inducono a decidere di non sposarsi.

Sembra poi ingiustificato il timore che la diffusione delle convivenze provochi un calo dei matrimoni. Può essere significativo un esempio: in Italia il tasso di nuzialità (il numero di matrimoni per mille abitanti) è più basso della media europea, pur essendo le convivenze molto meno diffuse, mentre in un paese come la Danimarca, in cui le unioni di fatto sono molto più numerose che da noi, anche il tasso di nuzialità è sensibilmente superiore al nostro.

Finora abbiamo fatto riferimento alle convivenze eterosessuali, per le quali esiste non tanto un problema di accettazione sociale, che di massima c'è, quanto di riconoscimento giuridico, che non c'è: è quindi auspicabile che venga eliminata questa sfasatura tra situazione di fatto e di diritto.

Diverso e più complicato è il caso delle unioni omosessuali, che a tutt'oggi devono fare i conti con pregiudizi e discriminazioni, benché di recente, soprattutto tra i giovani, il grado della loro accettazione stia aumentando. Come è facile comprendere, non esistono dati ufficiali sulla consistenza quantitativa di queste unioni, ma numerose ricerche ci rivelano aspetti sconosciuti e inattesi dello stile di vita delle persone omosessuali e della loro relazioni di coppia, che vanno in controtendenza rispetto agli stereotipi e alle opinioni comuni.

Innanzi tutto, gli «omosessuali moderni», come li definiscono Marzio Barbagli e Asher Colombo nella prima importante ricerca sociologica italiana su questo tema, hanno parecchi punti in comune con le coppie eterosessuali di oggi: la propensione a innamorarsi, le esigenze affettive e di sostegno reciproco, la tendenza a instaurare relazioni stabili e durature, a vivere in coppia, a desiderare dei figli, in poche parole a «fare famiglia». C'è però un aspetto in cui le coppie omosessuali, gay o lesbiche che siano, si differenziano da quelle eterosessuali: la distribuzione del lavoro familiare. Non avendo al loro interno differenze di genere, non seguono neppure quei modelli di ruolo socialmente condivisi che alla differenza di genere fanno riferimento. Quindi, come risulta da tutte le ricerche, essi non ricalcano la tradizionale divisione del lavoro tra donne e uomini, ma si distribuiscono i compiti domestici (e l'allevamento dei figli, nei contesti in cui la legge lo consente) in modo molto più ugualitario e simmetrico rispetto alle coppie eterosessuali.

Ma la mancanza di modelli di riferimento, se da un lato rende più flessibile e ugualitario lo stile di vita delle coppie omosessuali, dall'altro però può creare difficoltà, sia all'interno della coppia (maggiore incertezza e fragilità dei rapporti), sia soprattutto nelle relazioni con il più ampio contesto sociale, a causa della stigmatizzazione e dello scarso riconoscimento, come osserva la psicologa Laura Fruggeri in un suo recente libro dal titolo significativo Diverse normalità.

Si comprende così perché al centro delle rivendicazioni delle associazioni degli omosessuali vi sia nel nostro paese la richiesta di legalizzazione delle unioni tra persone dello stesso sesso. Questo è già avvenuto nella maggior parte dei paesi europei, in diverse forme, che possono essere il matrimonio (Olanda, Belgio e Spagna) o, più frequentemente, l'unione civile (oltre ai paesi nordici come Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia, anche Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Svizzera, Ungheria). L'Italia è dunque rimasta quasi sola a non regolamentare queste unioni e non è da escludere che possa incorrere nei richiami dell'Unione europea, che già da molti anni invita gli stati membri ad adottare qualche forma di riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali. E cosa succederà quando verrà approvata la Costituzione europea, che pone tra i diritti fondamentali dei cittadini la non discriminazione per motivi sessuali e il diritto di tutti a sposarsi e a farsi una famiglia? Cerchiamo di non farci trovare ancora una volta impreparati di fronte ai grandi appuntamenti politici e culturali dell'Europa.

*docente di sociologia della famiglia all'università La Sapienza di Roma
http://www.gaynews.it/view.php?ID=71771

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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