Dopo la busta paga di gennaio, indagine Confesercenti-Swg
Il 52% boccia senza appello la riforma, il 31% soddisfatto
ROMA - Gli italiani non credono alla riforma fiscale di Berlusconi: il 52% la boccia senza appello, contro un 31% che invece l'accoglie positivamente. E' quanto emerge da un'indagine condotta da Confesercenti-SWG.
"L'indagine - ha dichiarato il presidente della Confesercenti Marco Venturi - è stata realizzata dopo l'arrivo delle buste paga di gennaio ed ha fatto emergere una evidente delusione dei lavoratori italiani, consapevoli che pochi spiccioli in più non cambiano loro la vita e soprattutto non risolvono i loro problemi né quelli di un'economia al palo".
Il giudizio più positivo lo danno i giovanissimi (46,60%) molti dei quali non lavorano e quindi non hanno subito delusioni, mentre nella fascia successiva, 25/34 anni, il 52% ha bocciato drasticamente la riforma. Per la stragrande maggioranza (56%) sarebbe stato meglio destinare i sei miliardi di euro della riforma allo sviluppo dell'economia e dei posti di lavoro (33%), ad aumentare le pensioni (14%) o a migliorare i servizi sociali (9%). Degli altri, il 18% avrebbe concentrato i tagli fiscali sui reddito medio-bassi.
Sono i giovani, uno su due, quelli più convinti della necessità di destinare le risorse allo sviluppo, mentre quelli delle fasce successive avrebbero gradito una maggiore attenzione alle pensioni.
"E' evidente - afferma ancora Venturi - la necessità di ripensare una politica economica basata su automatismi fiscali nella convinzione che qualche euro in più nelle tasche degli italiani possa portare alla crescita del Paese. L'assenza di una puntuale analisi dei problemi della nostra economia, le carenze infrastrutturali e produttive del nostro Paese, l'arretratezza economica del nostro Mezzogiorno, il pesante ritardo in tema di ricerca e innovazione, in una parola la carenza di competitività dell'Italia, è giudicata come necessità prioritaria della maggioranza degli italiani".
"Noi - conclude il presidente della Confesercenti - stiamo ancora aspettando il pur leggero ed insufficiente disegno di legge sulla competitività, con la convinzione che con sei miliardi si potevano creare sviluppo e molti nuovi posti di lavoro".
(7 febbraio 2005)
http://www.repubblica.it/2005/a/sezioni/economia/tagliotasse/sondatas/sondatas.html
lunedì 7 febbraio 2005
Sondaggio sul taglio delle tasse: "Gli italiani sono rimasti delusi"
Se la sinistra sa sognare
di CURZIO MALTESE
Prodi ha trovato un progetto per l'Italia e Berlusconi non ha più sogni da vendere. Dal confronto a distanza di questi giorni stavolta Prodi e il centrosinistra emergono in primo piano, con un'immagine finalmente lineare, unitaria, positiva. Berlusconi aveva convocato la sua assemblea allo scopo dichiarato di "oscurare" gli avversari. Ma rimane sullo sfondo ad agitare spettri di comunismo con toni da telepredicatore invasato, imbarazzanti perfino per i suoi mezzibusti.
Al voto mancano molti mesi e le risorse propagandistiche del berlusconismo sono infinite. Ma se questo rimane lo stile del confronto, l'opposizione può guardare con ottimismo alla lunga campagna elettorale. La prova a contrario risiede del resto nel clima di cupo pessimismo in cui s'è svolta l'assemblea forzitaliota. Quali che fossero le intenzioni, Berlusconi e seguaci per tre giorni consecutivi non hanno fatto altro che parlare nella prospettiva di una (sanguinosa, s'intende) "vittoria delle sinistre". E perché mai avvelenarsi così il fine settimana, quando i sondaggi, parola del Cavaliere, assicurano il trionfo della Cdl?
In tre giorni i ruoli si sono invertiti e non si sa davvero quale sia la metamorfosi più sorprendente, se quella vincente dello sfidante o quella perdente del premier. Prodi si è affacciato alla ribalta diessina circondato dalla fama di leader in crisi, ostaggio dei partiti, in procinto d'esser fatto fuori da un altro complotto di colonnelli della Quercia. Ebbene, durante i lavori del congresso, si scopre che due presunti capi del complotto, D'Alema e Veltroni, non soltanto sono totalmente d'accordo con lui (e quindi perfino fra di loro) ma risultano un po' più prodiani di Prodi stesso.
Non s'accontentano delle primarie e della Fed, quei due vogliono addirittura il partito unico. Quanto al cuore del partito, ai funzionari gelosi dell'identità diessina e in teoria soltanto "rassegnati" ad acclamare un leader straniero, gli consegnano la guida a furor di popolo, un'ovazione dopo l'altra. E Prodi ricambia con il discorso più "socialista" della tre giorni. Un discorso fondato per intero sull'idea che nel nuovo mondo globalizzato il welfare costituisca un vantaggio e non una zavorra per l'Europa e per l'Italia. È un Prodi decisamente in forma, sforna dati, visioni e soluzioni contro il declino italiano, nella prospettiva di un nuovo ruolo del Paese. E' un leader che ha un sogno.
Al contrario, Berlusconi appare come un capo che al posto dei sogni può offrire agli italiani soltanto incubi. "Terrore, miseria, morte". Un linguaggio da fare gli scongiuri. Per fortuna è il solito Berlusconi, si smette presto e volentieri di prenderlo sul serio. Ma la trasformazione del sorridente venditore di miracoli in jettatorio profeta, stile Quinto Potere, contraddice le stesse regole del suo successo. Il berlusconismo ha vinto soltanto quando aveva sogni da offrire, nel '94 come nel 2001. La fabbrica dei sogni ha funzionato ancora, da ultimo, con la promessa dei tagli fiscali, che ha fatto rimbalzare i sondaggi in alto.
E' vero che prima o poi arriva la realtà e in questo caso è bastato aspettare il 27 del mese. Eppure un berlusconismo senza illusioni da piazzare agli elettori è la classica tigre di carta. Era possibile e magari anche facile immaginare anni fa un'Italia abbastanza ingenua da credere nei miracoli economici alle porte, nei milioni di posti di lavoro in arrivo, nei paradisi fiscali e nei contratti firmati dal notaio Vespa. A un'Italia che nel 2006 andrà a votare in massa per paura dei bolscevichi, dopo averli visti al governo per cinque anni, onestamente non può credere neppure Emilio Fede.
(6 febbraio 2005)
http://www.repubblica.it/2005/b/sezioni/politica/congrediesse/curz/curz.html