venerdì 30 marzo 2007

"Io prete tra coppie di fatto e omosessuali. Porte aperte a tutti, no alle divisioni"

Don Adelino Bortoluzzi: invece il Family day crea divisioni

Qui una rete di educatori e gente che ascolta e aiuta

A Treviso una parrocchia con una strada piena di persone separate. "Soffrono già, perché ignorarle?"

DAL NOSTRO INVIATO JENNER MELETTI






<B>"Io prete tra coppie di fatto e omosessuali<br>Porte aperte a tutti, no alle divisioni"</B>

Don Adelino Bortoluzzi, parroco di Olmi-San Floriano

TREVISO - Sul muro, dietro la scrivania, c'è un manifesto del 1948, firmato Democrazia cristiana. Un sacerdote sullo sfondo annuncia: "Meglio un prete oggi che un boia domani". In primo piano, un rosso bolscevico accanto a una forca. Il messaggio è chiaro: se non obbedisci ai preti, sarai preda dei comunisti. Don Adelino Bortoluzzi, parroco di Olmi-San Floriano, si mette a ridere. "E' un manifesto originale, me l'hanno regalato, forse per ricordarmi un passato non tanto lontano. E ricordare, anche in questi giorni, fa solo bene". Non è facile trovare sacerdoti che abbiano voglia di parlare del mega raduno annunciato a Roma. C'è chi dice che "la sola protesta permessa è il silenzio", c'è chi sostiene che "come sempre i parroci sono tagliati fuori da ogni decisione". "Vadano a Roma, quelli che credono che per salvare la famiglia basti uno slogan. Io non organizzerò certo dei pullman. Resterò qui, con le famiglie vere, che ci parlano di figli da crescere e da educare, e non di Pacs o Dico. Ma protestare non conta nulla. La gerarchia della Chiesa non ha certo smesso di essere una gerarchia".



Don Bortoluzzi (per tutti Adelino e basta) accetta di parlare, ma solo della sua parrocchia. "Io posso solo spiegare cosa succede qui, in questa periferia di Treviso, che 15 anni fa, quando sono arrivato, era solo un dormitorio costruito attorno a una strada. Posso raccontare cosa ho cercato di fare in questa terra degli schei e del consumismo, dove i figli venivano mandati a lavorare a 14 anni e la scuola era giudicata solo una perdita di tempo. Parlo delle persone che abitano qui, persone vere, una diversa dall'altra, che alla parrocchia chiedono di essere luogo di accoglienza. L'incontro di Roma? Rischia di creare solo tensione e divisione. Nella mia chiesa entrano coppie di fatto, separati, omosessuali che non possono ricevere la Comunione ma che sono in comunione con gli altri fedeli. La chiesa è l'unico posto dove queste persone possono entrare senza che nessuno chieda loro un pass. Si sentono accolti da qualcuno più grande di tutti noi, dalle braccia della misericordia di un Dio che vuole bene a tutti".



C'è una strana strada, nella parrocchia, che qualcuno chiama "la via delle coppie di fatto". "Hanno costruito dei monolocali che sono stati affittati o comprati da uomini e donne che si sono separati ed hanno lasciato la casa in centro al coniuge e ai figli. Alcuni hanno nuove compagne. Come prete, posso ignorare queste persone? Il matrimonio è formato da coppie di diritto e da coppie di fatto, ma è anche dono e mistero, ed io lavoro per il dono e il mistero. Ci sono anche persone che si sentono sconfitte dalla vita. Non è bello separarsi, non è bello vivere in conflitto con la stessa persona con la quale hai fatto dei figli. Io cerco di trovare quello stile che Gesù aveva con le persone sofferenti. Chi sta già pagando un alto prezzo, deve trovare nella chiesa bontà e misericordia".



Anche qui i matrimoni in chiesa sono merce rara. L'anno scorso solo 4, contro 30 battesimi e 16 funerali. "Qualcuno si è sposato in altre parrocchie, ma la crisi c'è. La mia preoccupazione di parroco è comunque quella di fare sapere a chi si sposa che il matrimonio è una vocazione, da vivere con quella pienezza che è frutto di libertà di stare assieme ma anche grazia dello spirito. Dobbiamo poi ripensare anche alla "penitenza". Io posso assolvere un aborto o un assassinio, non una separazione. Su questo dramma aspetto un nuovo magistero dalla Chiesa. Se non avremo il coraggio di affrontare questi temi, per tanti la liturgia e il Vangelo saranno ridotti a norme e riti, facendo perdere la forza che hanno per aiutare l'uomo a vivere bene".



Non è facile trovare preti come don Adelino. In quindici anni ha costruito il centro sociale per gli anziani, con campi bocce al coperto, una grande palestra, un centro incontri per le famiglie... "Non ho il male della pietra. Ho cercato di trasformare un dormitorio in un paese. I soldi? Per raccoglierli, organizziamo anche la sagra del toro allo spiedo. Ci sono famiglie che si tassano, e poi ci sono i debiti. Ma adesso Olmi non è più solo una strada fra i dormitori. Sono diventato prete nel 1974, in tempi in cui i referendum sull'aborto e sul divorzio hanno segnato il crollo della cristianità. Ero cappellano vicino a Mestre e in quegli anni di tensioni fortissime vissute dagli operai di Marghera la parrocchia faceva campagna elettorale, per la Dc, ed era il centro di potere più grande del paese. Il parroco allora faceva e disfaceva la giunta comunale. Adesso noi preti, su questa questione, per fortuna non contiamo più nulla. Chi crede che possano tornare i tempi del manifesto con il prete e il comunista, si illude. Con altri sacerdoti ho imparato che la parrocchia deve essere un centro di spiritualità, non di potere. Arrivato qui, potevo vivere come un "manager di azienda di servizi religiosi". Battesimi e prediche, benedizioni e funerali. Faccio tutto questo, ma ho scelto anche un'altra strada. Ho studiato, ho chiamato qui degli specialisti. Ci sono soprattutto psicoterapeuti. E così a Olmi non c'è un "prete educatore" ma una vera comunità educante".



Cento ragazzi e ragazze, in questo pezzetto di nord est così refrattario agli atenei, si sono già laureati. "Seguiamo i ragazzi delle superiori, per completare un discorso culturale che la scuola non riesce a dare. Gli universitari fanno comunità: organizziamo appartamenti a Milano, Bologna, Padova. Dicono che "Adelino porta via i ragazzi dalle famiglie". E' vero. Io dico che bisogna studiare davvero e trovare un lavoro, fare un mutuo per uscire di casa subito dopo la laurea, farsi una famiglia. Anche in questo campo voglio essere un manager che riunisce persone competenti. Ragazzi in crisi trovano qui in parrocchia una risposta e soprattutto un aiuto a individuare la strada giusta. E così abbiamo gli anziani che gestiscono il bar portando orgogliosi il grembiule con scritto "Noi di Olmi" ma anche psicologi, psicoterapisti, analisti con i quali abbiamo costruito una rete di sostegno che serve tutta la comunità. Una rete, questa, che ci ha aiutato ad esempio ad organizzare famiglie che hanno deciso di andare ad abitare tutte nello stesso condominio, per una solidarietà reciproca. Ma è una rete che, se necessario, consiglia anche la separazione di una coppia, se questa appare come la soluzione più opportuna. Può sembrare strano che certi consigli arrivino da una parrocchia, ma la crisi arriva anche nelle famiglie sposate in chiesa. Non puoi fare finta di nulla".



A Olmi (1.200 dei 3.500 abitanti partecipano alle messe della domenica, 25 mamme insegnano il catechismo e 180 volontari organizzano le attività della parrocchia) l'altro giorno sono stati battezzati quattro bambini. "C'erano due neonati, il figlio di un ricco industriale e il figlio di un operaio. E c'erano due bambini più grandi, figli di una coppia di fatto. Sono amici di bambini battezzati, anche loro hanno voluto il sacramento. I loro genitori erano presenti ed hanno chiesto alla nostra comunità di farsi carico dell'educazione cristiana dei loro figli. Sono cose che succedono, se una parrocchia tiene davvero le porte aperte a tutti".

(2. continua)



(30 marzo 2007)

http://tinyurl.com/2gc9wt

Gay al comune di Firenze per sposarsi, ufficiale di stato civile dice no

Presenteranno ricorso al tribunale di Firenze





FIRENZE, 29 MAR - Una coppia gay si e' presentata stamani al Comune di Firenze chiedendo la pubblicazione del matrimonio.



Richiesta alla quale l'ufficio di stato civile di Palazzo Vecchio ha opposto un formale rifiuto.



Stamani Francesco Piomboni, 33 anni e Matteo Pegoraro, 21, coppia nella vita e alla guida di ''Giglio Rosa'', sezione di Arcigay a Firenze, citta' dove vivono, sono andati a Palazzo Vecchio dove avevano un regolare appuntamento presso l'ufficio di stato civile.



Dopo aver ottenuto un rifiuto alla loro richiesta di pubblicazione hanno annunciato che presenteranno ricorso al tribunale di Firenze.



''La nostra battaglia e' appena cominciata - hanno spiegato Francesco e Matteo, nel corso di una conferenza stampa -. Dalla nostra parte abbiamo il codice civile che assolutamente non vieta il matrimonio civile agli omosessuali. Se sara' necessario arriveremo fino alla Corte Costituzionale''.



(ANSA).

http://www.gaynews.it/view.php?ID=73131

giovedì 29 marzo 2007

Dico, laici e cattolici uniti contro il diktat: "Diamo l'otto per mille ai valdesi"

La rivista Micromega lancia due appelli contro "la crociata" della Chiesa

Tra i sottoscrittori laici Umberto Eco, Vasco Rossi e Simone Cristicchi

Dieci sacerdoti, da Don Mazzi a Vitaliano Della Sala, prendono posizione








ROMA - Un doppio appello per i Dico e contro le ingerenze ecclesiastiche. Proprio mentre la Chiesa continua a far sentire forze la sua voce contro il provvedimento che regolarizza le coppie di fatto, la rivista Micromega lancia due raccolte di firme "contro la crociate clericali della Conferenza episcopale italiana" e contro "l'acquiescenza di gran parte del Parlamento" (il testo può essere firmato sul sito di Micromega). Un doppio appello "ai cittadini democratici", perché al momento della denuncia dei redditi diano l'otto per mille non alla Chiesa cattolica ma a quella valdese.



Due appelli distinti, uno firmato da diverse personalità laiche (da Umberto Eco a Vasco Rossi), l'altro da personalità cattoliche, tra cui una decina di sacerdoti come don Enzo Mazzi, Viatliano Della Sala, dom Giovanni Franzoni.



Molte le firme in calce al testo dei laico. C'è il direttore di Micromega Paolo Flores d'Arcais. Ci sono scrittori come Umberto Eco, Giorgio Bocca, Andrea Camilleri e Lidia Ravera. Il premio Nobel Dario Fo, le attrici Franca Rame, Lella Costa. Ed ancora registi come Ferzan Ozpetek, Mario Monicelli, Bernardo Bertolucci. Ed anche il vincitore del Festival di Sanremo Simone Cristicchi e la rockstar Vasco Rossi. Tutti uniti nel chiedere una risposta concreta "all'offensiva clericale che mira a limitare le irrinunciabili libertà e diritti civili degli individui".



Particolarmente significativo l'appello dei cattolici. Sottoscritto anche da molti religiosi. Undici fime sotto un teso severo: "Siamo scandalizzati da una politica dei vertici ecclesiali sempre più tesa a usare il potere che deriva dal denaro, dalle clientele, dalle influenze politiche, dal dominio sulle coscienze per condizionare la politica degli stati e in particolare di quello italiano". L'appello vede nomi noti: da don Enzo Mazzi e don Vitaliano Della Sala. Uniti nel dire quanto sia "doveroso" negare l'otto per mille "a questo potere ecclesiastico". Da questo l'invito a devolvere il contributo alle chiese valdesi "che i diritti civili dell'individuo hanno sempre promosso".



(29 marzo 2007)

http://tinyurl.com/2fgjfy

"Dico" bene o male? Bene!

Riconoscere i diritti delle coppie di fatto non danneggia la famiglia
di Ermanno Genre, docente di teologia sistematica della Facoltà valdese di teologia


Il compito delle chiese non è quello di dettare legge sulle questioni che regolano la vita sociale e per le quali occorre rispettare la laicità dello Stato che invece è di tutti

I Dico continuano a tenere alta la tensione politica ed ecclesiale in tutto il paese. Il fatto che il governo Prodi abbia ritenuto prudente lasciare questa materia fuori dalle priorità di governo – è ora questione parlamentare – non ha spostato di molto l’indice della temperatura che resta incandescente: e ogni giorno qualcuno soffia sulla brace! I Dico hanno assunto uno status symbol, in positivo e in negativo, di uno scontro fra civiltà tutto interno al cattolicesimo e alla società italiana, e se ora il nuovo presidente della Cei invita a evitare «scontri insensati», dopo che il suo predecessore ha imbastito i presupposti per questo scontro frontale, riesce difficile dare peso alle sue parole. Se non bastasse, la Pontificia Accademia per la vita incita i cattolici alla mobilitazione per la tutela della vita con il richiamo a una «coraggiosa obiezione di coscienza» rivolta in modo particolare a «medici, infermieri, farmacisti e personale amministrativo, giudici e parlamentari, ed altre figure professionali direttamente coinvolte nella tutela della vita umana individuale, laddove le norme legislative prevedessero azioni che la mettono in pericolo». Sarà difficile, per la spregiudicatezza di questo programma, seguire la via indicata da mons. Bagnasco.

È in questo clima incandescente che si è inserita l’esortazione apostolica del papa, Sacramentum caritatis, dedicata all’eucaristia. Che cosa c’entra l’eucaristia con i Dico? Apparentemente niente. In un paragrafo (83) in cui si parla di «coerenza eucaristica», è richiesta coerenza «nei confronti di coloro che, per la posizione sociale o politica che occupano, devono prendere decisioni a proposito di valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte le sue forme. Tali valori non sono negoziabili. Pertanto i politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana. Ciò ha peraltro un nesso obiettivo con l’Eucaristia (I Cor. 11, 27-29)». Penso sia difficile trovare nei testi di sacramentaria cattolica quel «nesso» che al papa appare così evidente. A me ciò che appare evidente è l’uso poco corretto delle Scritture per sostenere la non negoziabilità della posizione vaticana.

Fortunatamente, in mezzo a posizioni intransigenti e che rendono impossibile il dialogo, si sono sentite anche parole chiare e lucide da parte del mondo cattolico italiano, con le quali ci si sente in piena sintonia, perché ispirate a un cristianesimo che riflette e si interroga, che rispetta la laicità dello Stato, che dialoga senza rinunciare in nulla alla propria fede cristiana cattolica. Una parola esplicita, in controtendenza alle dichiarazioni vaticane, è giunta, nei giorni scorsi, da Betlemme, dal cardinale Martini. Parlando a un gruppo di pellegrini milanesi guidati dall’arcivescovo di Milano Tettamanzi, il cardinale ha affermato tondo tondo che il compito della chiesa è quello di «farsi comprendere ascoltando anzitutto la gente, le loro necessità, problemi, sofferenze, lasciando che rimbalzino nel cuore e poi risuonino in ciò che diciamo, così che le nostre parole non cadano come dall’alto, da una teoria, ma siano prese da quel che la gente sente e vive, la verità dell’esperienza, e portino la luce del Vangelo».
Il compito della chiesa e dei suoi ministri non è quello di dettare legge nelle questioni che regolano la vita di tutti in una società plurale, per cultura e religione, ma di fornire argomentazioni, riflessioni sugli elementi fondamentali concernenti l’etica e la bioetica, equipaggiare culturalmente e teologicamente le coscienze delle persone, rendendole capaci di decisioni autonome.

I Dico non intendono distruggere la famiglia, rispettandola pienamente riconoscono altre relazioni fra le persone, non contemplate dall’art. 29 della Costituzione (che definisce la famiglia) e inserite nel programma di governo. Quando Lutero e i riformatori hanno contratto matrimonio, correggendo il contro-natura imposto a sacerdoti e vescovi (largamente concubini) dal Diritto canonico, essi hanno restituito libertà alla persona e onore al matrimonio cristiano. L’istituto famigliare però, è bene ricordarlo, non è una prerogativa dei cristiani: esso è condiviso da credenti e non credenti. È questione che concerne il diritto civile: la chiesa viene dopo. E la visione cristiana della famiglia e del matrimonio non è puro fatto di natura, esso si situa nell’orizzonte di una vocazione, nella direzione di una parola che suscita il confronto con l’evangelo di Gesù Cristo e non con i non possumus ecclesiastici. In Italia (ma non è così negli altri paesi europei in cui vi sono forme diverse di Pacs) la questione dei Dico – come dei grandi e complessi problemi di bioetica – viene letta unilateralmente attraverso le lenti del Vaticano e della Cei, oscurando tutti gli altri punti di vista di cattolici, protestanti, ebrei, di credenti e non credenti. E tutto ciò con la complicità dei mass-media che non sanno che cosa significhi «informazione» in una società laica democratica e pluralista.
Gli evangelici italiani non hanno tutti la stessa opinione sulle coppie di fatto, perciò è bene che se ne discuta nelle nostre comunità, nel rispetto di punti di vista diversi. Ma, appunto, un confronto che sopporta la diversità in campo etico, non mette in questione l’unità della chiesa e non impedisce il riconoscimento legislativo delle coppie di fatto. Riconoscere questi diritti non è un attacco alla famiglia né al matrimonio fra un uomo e una donna: permette però alle coppie di fatto, che vivono relazioni d’amore e di solidarietà diverse da quelle matrimoniali, di essere riconosciute nella loro piena dignità di persone.


Tratto da Riforma del 23 marzo 2007
http://tinyurl.com/3dqdxd

Siamo arrivati al fondamentalismo religioso

Uscita la nota della Cei contro una legge sulle unioni civili: l’attacco del Vaticano all’autonomia della politica e al pluralismo delle idee è fuori dalle leggi della democrazia





“L’attacco del Vaticano all’autonomia della politica e al pluralismo delle idee è fuori dalle leggi della democrazia: siamo al fondamentalismo religioso."



"Quella di Bagnasco e Ratzinger è la Chiesa di Pio IX, ancora ferocemente contraria al liberalismo e alla democrazia. Se

un’istituzione, forte di corposi finanziamenti statali, attacca così duramente l’autonomia delle istituzioni della Repubblica vuol dire che la democrazia italiana sta vivendo una pericolosa malattia”.



Così il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, interviene sulla nota Cei contro una legge sulle unioni civili.



“L’attacco frontale ai diritti di gay e lesbiche è segno di quella omofobia condannata dalle istituzioni europee al pari di razzismo e antisemitismo."



"Dopo avere appoggiato nel 1938 le leggi antisemite, oggi i vescovi italiani si fanno alfieri di un nuovo razzismo, quello

anti-omosessuale. I gerarchi vaticani vogliono imporre la loro ossessione sessuofobica a tutti i cattolici impegnati in politica,

ponendoli davanti ad un bivio drammatico: la fedeltà ai diktat di Oltretevere o il rispetto dei diritti civili fondamentali e della Costituzione italiana.



Chiediamo ai parlamentari cattolici: gli italiani possono fidarsi di voi o obbedirete agli ordini di un’istituzione non prevista dal nostro ordinamento?”.





http://www.arcigay.it/show.php?2480

mercoledì 28 marzo 2007

Coppia gay chiede al Comune di Firenze le pubblicazioni di matrimonio

"Giovedì mattina saremo in Palazzo Vecchio, presso l'Ufficio di Stato Civile, a richiedere in via ufficiale le pubblicazioni"





FIRENZE, 27 MAR - Due omosessuali hanno chiesto al Comune di Firenze di procedere ufficialmente alle pubblicazioni per il loro matrimonio.



Si chiamano Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro, coppia nella vita e alla guida del Giglio Rosa, sezione fiorentina di Arcigay.



''Sappiamo gia' che la procedura ci verra' negata - dicono - ma non ci fermeremo sapendo che le norme del codice civile assolutamente non vietano il matrimonio civile agli omosessuali''.



''Lo scorso 16 marzo - raccontano - siamo andati all'Ufficio Matrimoni del Comune per chiedere un appuntamento e presentare domanda ufficiale di pubblicazione di matrimonio.



L'usciere, non capendo che erano due uomini a volersi sposare civilmente (nonostante noi l'avessimo chiaramente specificato), ci ha dato appuntamento per la richiesta formale. Dopo pochi minuti, siamo stati contattati da una funzionaria piuttosto perplessa, che diceva di non aver verificato le nostre residenze e subito dopo ha dovuto prendere atto che erano due uomini ad aver presentato la richiesta.



Il Comune, pero', non ha potuto procedere alla cancellazione dell'appuntamento. Pertanto, giovedi' mattina saremo in Palazzo Vecchio, presso l'Ufficio di Stato Civile, a richiedere in via ufficiale le pubblicazioni per il nostro matrimonio''.





http://www.gaynews.it/view.php?ID=73106

lunedì 26 marzo 2007

Ipocrisia clericale

Negli anni settanta il peso della chiesa nella vita politica e sociale era molto minore. E i parlamentari di oggi sono ancora più ipocriti dei democristiani di allora, scrive Vanja Luksic.


Arrivando a Roma, alla fine degli anni settanta (del secolo scorso!) ho scoperto con sorpresa quanto la città che ospitava il papa, San Pietro e il Vaticano fosse poco cattolica. Forse proprio a causa di quella presenza...

Venivo dal Belgio, dove gran parte della popolazione era credente e praticante, e viveva secondo i princìpi della morale e della carità cristiana. O almeno era il caso di quelli che ci credevano, avevano famiglie numerosissime e andavano tutti a messa la domenica. Per tanti altri era solo una convenzione, ma aveva comunque un peso rilevante nella loro vita quotidiana.

A Roma, capitale del cattolicesimo, di tutto questo non c'era traccia. La società italiana, almeno nella "città eterna", mi sembrava molto più tollerante di quella belga, senza tanti pregiudizi.

Mi ricordo che la signora che puliva il mio appartamento in affitto aveva un amante. L'uomo veniva solo quando non c'ero, ma lei non me lo nascondeva. Questa rispettabile madre di famiglia di una certa età mi raccontava con entusiasmo del suo grande amore e mi parlava con affetto anche del marito, "malato di cuore, capisce".

Non credo che sentisse il bisogno di andare a confessare i suoi peccati. Anzi, non credo che si sentisse neppure una peccatrice.

All'epoca, il mancato tentativo della Democrazia cristiana di annullare la legge sul divorzio era un ricordo ancora fresco. Era l'età d'oro del femminismo e delle lotte del Partito radicale. Anche se l'aborto non era ancora legale, trovare un consultorio dove abortire era possibile a Roma e non a Bruxelles. In Italia il peso della chiesa era davvero minimo a quei tempi!

C'era la Democrazia cristiana, certo. Ma tutti quegli onorevoli democristiani sembravano più che altro dei bons vivants, un po' imbroglioni. Salvo rare eccezioni, non apparivano certo come persone molto pie. Nelle chiese c'erano soprattutto turisti.

E quando si andava nel sud del paese, le feste religiose sembravano un ricordo dei tempi del paganesimo. Cos'è successo in questi tre decenni? Perché in Italia oggi ogni scelta politica deve ricevere la benedizione del papa e della chiesa? Per ottenere qualche voto in più, dicono spesso… ma a che prezzo!

Il tentativo di dare certi diritti (e doveri!) a persone che convivono senza essere sposate ha avuto un effetto devastante. Al punto che si è temuto – prima della crisi su temi molto più "politici"– per la sopravvivenza del governo Prodi. I Pacs si sono umilmente trasformati in Dico per non spaventare la chiesa, convinta che un altro tipo di patto tra le coppie, magari con una cerimonia vagamente in concorrenza con il matrimonio, segnasse per forza la fine della sacrosanta famiglia.

Ma non è bastato: anche i Dico sono stati percepiti come nemici pericolosi. Probabilmente perché, come i Pacs, riguardano anche le coppie omosessuali, che si sono rivelate ancora un tabù in questo paese, con o senza la chiesa. Si capisce allora che, avendo già tanti problemi, per dare nuovo slancio al suo governo e trovare qualche prezioso voto in più Romano Prodi abbia preferito non menzionare i Dico nel suo famoso programma in 12 punti.

Eppure tutti questi parlamentari così preoccupati di piacere alla chiesa più dei democristiani di una volta, usufruiscono di certi diritti previsti dagli "scandalosi" Dico. Eh sì, per gli onorevoli la reversibilità delle pensioni, anche nei casi delle coppie di fatto, esiste già. Fa parte dei loro privilegi. In realtà, quindi, sono solo i semplici mortali, i poveracci, ad avere bisogno di questi Pacs e di questi Dico che tanto dispiacciono alla chiesa.

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Chi è l'autrice

Vanja Luksic è corrispondente del settimanale francese L'Express e del quotidiano belga Le Soir.


http://tinyurl.com/3xmt95

domenica 25 marzo 2007

Cerimoniere sale sul pulpito e bacia il collega: "Ti amo"

L'insolita dichiarazione durante la messa vespertina al santuario della Madonna della Pietraguaria, Avezzano



AVEZZANO
- E' salito sul pulpito e ha dichiarato il proprio amore, con tanto di bacio in bocca, al collega cerimoniere, assistente dell'officiante durante la messa vespertina. L'insolito "coming out" è accaduto qualche giorno fa ad Avezzano, nel santuario della Madonna della Pietraguaria.

La preghiera dei fedeli era appena terminata quando sul pulpito è salito uno dei due cerimonieri. "Ringrazio il parroco per avermi dato questa possibilità, poter fare gli auguri al mio amico", l'altro cerimoniere che gli stava accanto. "Ti amo", e poi quel bacio che ha pietrificato i fedeli, rimasti increduli, e un lungo abbraccio.

La chiesa è gestita dai cappuccini, che cercano subito di minimizzare. "Non c'è nulla di strano a dire ti amo a una persona dello stesso sesso. Dio, infatti, è amore", è la versione ufficiale proposta da uno dei padri. Ma quando gli è stato fatto osservare che alcuni fedeli hanno parlato di un bacio dato sulla bocca il cappuccino si fa sbrigativo: "Non stavo celebrando io, non ho visto se il bacio è stato dato su una guancia o altrove, su questo non saprei proprio cosa dire".

Per la sua dichiarazione, il cerimoniere ha scelto un'occasione pubblica e sacra. Eppure non tutti i fedeli della chiesa di Avezzano hanno apprezzato. Qualcuno ha lasciato il luogo sacro mentre la messa era ancora in corso e altri si sono detti "impietriti" e "scossi". La coppia che sta facendo già parlare molto di sé non sarebbe di Avezzano, ma si sarebbe trasferita in città da qualche mese.


(24 marzo 2007)
http://tinyurl.com/36embc

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

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