mercoledì 5 gennaio 2005

Sono gay, ho scoperto la danza del oraggio

Florida: maltrattato, rinasce grazie a due madri affidatarie. Premiato per l'impegno civile, sogna di fare il ballerino
di Delia Vaccarello da "1,2,3...liberi tutti de l'Unità"


Quando ho capito che era ok per me essere me tutto è iniziato a cambiare». La frase di Steven Alicea, ragazzo della Florida, vale per ognuno di noi. Per lui è il primo passo di una «contradanza» che oggi lo vede sciogliere nella levità del corpo il segreto della sofferenza. Steven fa parte del gruppo degli sfortunatissimi, ma è anche speciale, proprio come può esserlo ognuno di noi quando scopre il segreto del coraggio. Due anni fa viveva in una casa nei dintorni di Miami con i genitori affidatari, due ministri della Chiesa. Una delle tante case dove fino adesso ha vissuto. Diciassette anni, diciassette case. Voleva togliersi la vita. Oggi è stato premiato per il coraggio civile. Sogna di diventare ballerino: studierà danza alla Florida International University.

La danza della morte inizia quando non sa ancora camminare. All'età di sette mesi arriva nei sobborghi di Miami con la mamma, lasciando la natìa Puerto Rico. La madre diventa tossicodipendente, così il padre, che infligge al bambino, e ai fratellini che verranno, violenze e maltrattamenti.

A dieci anni Steven, insieme al fratello minore e alla sorellina, viene dato in affidamento. Non si tratta di paradisi. Racconta di abusi fisici ed emotivi. «È duro traslocare in casa di altra gente... È duro vivere con qualcuno che è pagato per stare con te. Un bambino viene letteralmente inghiottito dal sistema dell'affidamento». E non è tutto. «Essere gay rende le cose peggiori». Non immagina quanto il rifiuto dell'omosessualità possa ferirlo. Così si confida con i genitori affidatari che ha sentito spesso, con la Bibbia in mano, parlare di «amore». Dice: «Sono gay». Rispondono: «Non è possibile». «Mi hanno detto che se amavo un ragazzo sarei andato all'inferno, che è sbagliato e che non dovevo farlo», racconta.

Il ritmo diventa ossessivo. Inizia da parte dei due pastori un compulsivo ricorso al battesimo per liberarlo dal «male»: «Sono stato battezzato non so quante volte per compiacere i miei genitori affidatari. Ovviamente non è servito a niente». Si chiama esorcismo, una pratica adottata non di rado, e non solo in America. «Incontravo continui pregiudizi, anche da parte degli assistenti sociali. Scappavo dalle case, mi riportavano indietro e mi sottoponevano a forza al test per la sieropositività. Ho anche cercato di cambiare per essere accettato, ma al prezzo di un'incredibile tensione». Sembrava la fine. «Pensai al suicidio - continua Steven - Volevo togliermi la vita che mi sembrava senza valore». Secondo il dipartimento americano dei Servizi sanitari e umani, sono gay il 30% degli adolescenti, il 28% degli emarginati e il 40% dei senzatetto che si suicidano.

Oggi Steven ha scoperto altri passi, quelli della gioia. Cosa è cambiato? Vive con due madri affidatarie molto accoglienti. Durante queste vacanze, ha festeggiato due riconoscimenti: il premio nazionale per il coraggio della Colin Higgins Foundation e il premio locale del servizio comunitario «Fai la Cosa Giusta». «Sono scioccato - ha detto Steven - Mi premiano per aiutare la gente e aiutare me stesso».

Una vera e propria giravolta. Aveva perso completamente la stima di sé, si pensava un mostro, disertava la scuola. Un giorno decide di frequentare una di quelle che in Italia chiamiamo «associazioni» dove trovare chi ti dà una mano a non rinnegarti perché gay, l'organizzazione Pridelines Youth Services di Miami. Conosce la direttrice esecutiva, Denise Hueso. «Lei era calma, gentile e alla mano. Cominciai a passare un sacco di tempo al Pridelines, svolgendo attività di servizio comunitario. È la svolta».

Non balla più da solo. Denise Hueso e la sua partner, Sandra Newson, desiderano dei figli e decidono di chiedere l'affidamento di Steven. Lo stato della Florida proibisce ai gay e alle lesbiche di adottare ma non di diventare genitori affidatari. «Ne abbiamo parlato per mesi - racconta Hueso - Poi abbiamo detto: "Che diamine, facciamolo!"». Nel febbraio del 2003 Steven si trasferisce nella loro casa a Little Gables. A scuola il cambiamento è subito evidente. Osserva Michael Guthrie, direttore dell'istituto tecnico di Miami che Steven frequenta oggi con successo: «Finalmente ha trovato due persone che si prendono molta cura di lui. Le chiama "le mie mamme"». Denise Hueso e Sandra Newson, 38 e 40 anni, hanno trovato la strada giusta: «La cosa più difficile da imparare per Sandra e per me - dice Denise - è stata accettare che Steven è sopravvissuto per tutta la sua vita senza di noi, e ci è riuscito molto bene. Possiamo solo offrirgli la nostra esperienza».

Un passo dietro l'altro. Lavora per 24 ore alla settimana a Care Resource, il più grosso servizio di assistenza per l'AIDS della Florida. «Sono l'educatore più giovane, faccio di tutto perché la gente si sottoponga al test per l'HIV». Fa il consulente per gli adolescenti gay al Pridelines. «Dico che ero come loro e so che è orribile sentirsi così. Dico che le cose positive verranno. Ma perché vengano occorre lavorare».

Succede, alla fine qualcuno apre gli occhi. Dopo che qualcun altro li ha chiusi lasciando il segno. Come Colin Higgins, scrittore e regista (è suo il noto film «Harold e Maude») morto di AIDS nel 1988. La Colin Higgins Foundation è attenta a quanti fronteggiano discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere. Ne sceglie 5 ogni anno che premia con un finanziamento di 5000 dollari e una borsa di studio per il 17° convegno annuale del National Gay and Lesbian Task Force Creating Change, cioè un gruppo speciale per il cambiamento creativo.

La Colin Higgins Foundation ha attribuito il premio a Steven per la sua storia e per il suo attivismo: è rappresentante giovanile della Florida State Commission, membro esecutivo del Pridelines Youth Services e fondatore del Gay, Lesbian and Straight Education Network nel suo liceo. Steven partecipa ai corsi per i genitori affidatari e spiega il disagio di un giovane gay. Dice che c'è un gran bisogno nella comunità di genitori affidatari omosex. Vuole fare l'attivista per tutta la vita.

Ha iniziato a danzare, non si fermerà più. Aiuterà a danzare i tanti Steven paralizzati dal disagio.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=30494

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