mercoledì 5 gennaio 2005

Su tre piedi

di Marco Travaglio

Ora che l'Illustre Ferito è fuori pericolo, ed è tornato a far danni in ufficio, sarebbe interessante sapere dove si è procurato quel cerottone presidenziale a due piazze, modello matrimoniale, proporzionato più all'ego che alla statura, che gli parte dal collo e gli scavalca il cervelletto sfiorando la prateria di peli trapiantati, in favore da telecamera. Non certo al pronto soccorso. Forse nei magazzini di Cinecittà. Nemmeno i noglobal pestati a sangue dalla polizia alle manifestazione di Napoli e di Genova erano riusciti a procurarsene di tanto capienti e vistosi. Ma, si sa, per il Ducetto tutto diventa grande, enorme, eccezionale, epocale. Dalle scarpe col rialzo alla miniriforma fiscale, dai cuscini allunga-premier alla microspia rinvenuta nel radiatore di Palazzo Grazioli: il leggendario
cimicione mostrato alle telecamere nel '98, simile più a un frigobar che a un aggeggio da ascolto.
Ora, non vorremmo deludere Sua Eccellenza Roberto Calderoli e il Quadrumviro Ignazio La Russa, ma secondo i giuristi più accreditati non basterà il cerotto extralarge a far scattare, a carico dell'attentatore mantovano, il reato di lesioni gravi punibile da 3 a 7 anni, e dunque la galera. Salvo, si capisce, riformare all'uopo il Codice penale. Quello vigente, scritto da quel pericoloso comunista del ministro mussoliniano Alfredo Rocco, parla chiaro: «La lesione personale è grave: 1) se dal fatto deriva una malattia che metta in pericolo la vita della persona offesa, ovvero una malattia o un'incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai 40 giorni; 2) se il fatto produce l'indebolimento permanente di un senso o di un organo; 3) se la persona offesa è una donna incinta e dal fatto deriva l'acceleramento del parto». Ecco,a parte un lieve appesantimento, non pare che Berlusconi sia incinto. Dunque, niente lesioni gravi. Il bozzo da
cavalletto, al massimo, costituisce una lesione lieve (sul tipo di quelle che ogni tanto si scambiano gli eletti dal popolo scazzottandosi in Parlamento). Punibile con la reclusione da 3 mesi a 3 anni, pena aumentabile fino a terzo (12 mesi) in caso di aggravante. Probabile quella di aver usato
un'arma, anche se non è sicuro che il cavalletto lo sia. Molto più improbabile quella - ora contestata - relativa alla qualità di pubblico ufficiale della vittima: il facinoroso potrà agevolmente sostenere che non voleva colpire il premier o il deputato, ma l'avversario politico. Nel caso di lesioni semplici, il reato finirebbe davanti al giudice di pace e l'imputato se la caverebbe con una multa, o al massimo con la permanenza domiciliare il sabato e la domenica, o ancora con un lavoro socialmente utile; e potrebbe persino chiedere i danni per l'ingiusta detenzione, non essendo consentito l'arresto. Nel caso di lesioni aggravate, non c'è custodia cautelare in carcere e la pena prevista va fino a 4 anni (commutabili in pena pecuniaria). Con la legge attuale, il delitto si
prescrive dopo 7 anni e mezzo: quanto basta per l'udienza preliminare e i tre gradi di giudizio,cioè per la sentenza definitiva. Ma, seguendo opportunamente il percorso Berlusconi-Previti, la prescrizione è assicurata.
Brevi istruzioni per l'uso.
Primo: nominare difensore un avvocato parlamentare, impossibilitato a presenziare alle udienze per i suoi multiformi impegni alla Camera o al Senato, e far così slittare il processo sine die. Secondo: chiedere una perizia sullo stato di salute della vittima, dimostrando che è guarita ben prima dei 40 giorni previsti per le lesioni gravi. Terzo: sostenere che il Tribunale di Roma è prevenuto, visto l'inaudito accanimento mostrato addirittura con l'arresto («manette facili»), e invocare la legge Cirami sul legittimo sospetto per ottenere dalla Cassazione il trasferimento del processo a un'altra sede più serena e imparziale. Ovvio, è una stronzata, ma lo erano anche quelle sostenute da Berlusconi e Previti: intanto il processo si blocca per mesi, in attesa della Suprema Corte. Se questa rigetta il ricorso, se ne presentano altri tre o quattro, inventandosi altre stronzate e bloccando il dibattimento per un altro po'. Oggi come oggi, quei tempi morti non valgono ai fini della prescrizione. Ma sta per passare la legge Vitali-SalvaPreviti, che farà galoppare la prescrizione anche nei tempi morti dei ricorsi in Cassazione e alla Corte di giustizia europea. Fra l'altro, l'avvocato difensore potrà accampare in tribunale nuovi legittimi impedimenti per andare votare la SalvaPreviti, e si guadagnerà altro tempo prezioso. Il gioco è far durare il processo almeno 4 anni e un giorno.
Perché oggi la prescrizione scatta dopo 7 anni e mezzo, ma la SalvaPreviti fa lo sconto: la prescrizione si calcola, per gli incensurati, con la pena massima aumentata di un quarto. Nel nostro caso, 3 anni più 1: totale 4 anni. E il mantovano è incensuratissimo. Dunque, prescrizione. Dopo la quale l'aggressore continuerà a risultare incensuratissimo. Dunque potrà reiterare il reato quanto gli pare e invocare ogni volta le attenuanti generiche. Un incensurato seriale, come Berlusconi, che - grazie alle generiche e alla prescrizione - l'ha fatta franca in sei processi. Tutto ciò, si capisce, presuppone che la vittima sporga querela contro il muratore. Ma non è detto: la vittima, affiliata alla P2, è un «apprendista muratore». Dopotutto, sono colleghi. E certe decisioni è meglio non prenderle su tre piedi.

tratto da l'Unità del 4/12/2005

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