lunedì 9 gennaio 2006

Uno sparo nel buio

di Marco Travaglio


Pare passato un secolo, ma era solo otto mesi fa. Il centrosinistra aveva appena stravinto le elezioni regionali e un gruppo di acuti osservatori, da Merlo a Battista all'Annunziata, rilanciarono l'acuta tesi secondo cui «le tv non servono a vincere le elezioni». Purtroppo quell'inguaribile ingenuo del Cavaliere non diede loro retta e seguitò a occupare la Rai come prima e più di prima. Ma meno di quel che sta per fare da lunedì, quando comincerà ad apparire in tv ogni sera a reti unificate, saltellando di programma in programma sulle orme di Bruno Vespa e del suo ultimo capolavoro letterario. Completano l'opera il ritorno di Anna La Rosa e lo sdoppiamento di Mimun, che non bastando i danni fatti col Tg1 prenderà pure il posto dell'imbarazzante Berti.
Così, a sinistra, si riscopre all'improvviso il conflitto d'interessi e si levano alti lai contro l'occupazione berlusconiana della Rai. Che però, per quanto scandalosa sia, non è la cosa peggiore. Il peggio non è l'onnipresenza in video di Bellachioma che, essendo da tempo bollito, non potrà che ripetere le solite balle sull'Armata Rossa alle porte, impreziosite dall'ultima trovata: la «questione morale della sinistra» che tanto scandalizza un uomo così lontano dal mondo degli affari. Il peggio è il contesto. Il contorno. Il clima. Il fondale sul quale Bellachioma andrà a ripetere le sue litanie ammuffite. A questo gli serve il monopolio tv: a far scomparire dal video, e dunque dalla testa degl'italiani, le travi che stanno nel suo occhio semichiuso e a ingigantire le pagliuzze negli occhi degli avversari. Non che la scoperta dei collateralismi intorno a Unipol nel pieno della scalata sia una pagliuzza: ma lo diventa al confronto col fascio di travi che dovrebbe impalare il centrodestra. Invece in tv si parla solo della pagliuzza, trasformata in trave. E il panorama di fondo scompare: le tre scalate intrecciate e incriminate - quella di Bpl ad Antonveneta spondata dalla finanza bianca e dalla Lega Nord, quella di Ricucci a Rcs sponsorizzata dai berluscones, quella di Unipol a Bnl appoggiata dai Ds - si restringono a una sola, la terza. Il triplice scandalo diventa, su tutti i tg e i talk show, il «caso Unipol». Forzisti, leghisti e casiniani scompaiono dalla scena, anche se le indagini su di loro hanno già scoperto telefonate penalmente rilevanti e conti bancari con sospette mazzette. Restano sul palco soltanto i Ds, per telefonate penalmente irrilevanti. Manca il quadro d'insieme. Mancano gli elementi fondamentali per conoscere tutti i fatti, i ruoli, i personaggi: quel «chi ha fatto cosa» che servirebbe a confrontare gli eventi, a fissarne le proporzioni e a trarne le conclusioni.
Quest'enorme asimmetria è ingigantita dagli autogol comunicativi dei leader Ds, che minimizzano lo scandalo ma massimizzano le reazioni, fornendo ogni giorno nuova legna a chi controlla e gestisce il falò. I berluscones con conti e fidi alla Bpl non dicono una parola, mentre il Capo garantisce il silenzio di tomba delle tv, che gli permette di rinfacciare alla sinistra la questione morale senza che nessuno ricordi all'amico di Gelli, Carboni, Craxi, Mangano, Dell'Utri, Previti, Squillante, Tanzi, Fiorani & C. che farebbe meglio a tacere. Nessuno, negli ultimi quattro anni, ha mai raccontato in tv i macigni dei casi Cuffaro, Dell'Utri, Previti e i tanti altri che non investono solo la sfera politico-morale, ma quella penale, con reati gravissimi già accertati. Non ne hanno parlato, per ovvi motivi, Biagi, Luttazzi, Santoro e gli altri epurati. Ma nemmeno gli esponenti del centrosinistra che in tv han continuato ad andarci, terrorizzati dall'assurda accusa di «uso politico della giustizia». Così ora, su quel terreno fertile, Berlusconi & C. impostano una campagna elettorale a colpi di uso politico della giustizia, per giunta su fatti giudiziariamente irrilevanti.
Ieri, mentre l'ennesimo sindaco dell'Udc veniva arrestato per mafia e porto abusivo di pistola con matricola limata, il leader Udc Piercasinando pontificava sulla «fine della superiorità morale della sinistra» e il ministro Udc Giovanardi tuonava contro il «collateralismo fra giunte rosse e coop rosse». Certi che del collateralismo fra Udc e mafia non parlerà nessuno. Di Santoro, che doveva rientrare in Rai, si son perse le tracce. Biagi attende ancora una chiamata. E Petruccioli è impegnatissimo a progettare la Rai del 2016 (avete letto bene: 2016). Tanto nel 2006, come dicono quelli acuti, la tv non serve.


da l'Unita del 08/01/2005

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