sabato 14 gennaio 2006

Propaganda irresponsabile

di EZIO MAURO

Per la prima volta nella storia della nostra democrazia, il capo del Governo si è presentato ad una Procura della Repubblica per denunciare i leader dell'opposizione, in piena campagna elettorale: dopo l'annuncio e il sospetto distribuiti agli italiani dallo studio televisivo di Porta a porta, davanti al suo notaio.

Aveva carte in mano, rivelazioni clamorose, notitiae criminis per l'inchiesta Unipol-Bnl? Niente di tutto questo. Anzi, il contrario. Mentre il presidente del Consiglio parlava con i magistrati - spiegando di aver sentito dire dal suo amico Tarak Ben Ammar che D'Alema e altri dirigenti ds avevano "chiesto incontri conviviali" al presidente di Generali Bernheim, per convincerlo a vendere la sua quota Bnl a Unipol - il suo avvocato-deputato, Ghedini, si preoccupava di precisare che nulla di quanto Berlusconi stava dicendo aveva qualche rilevanza penale.

La stessa precisazione, dopo la smentita di Generali, doveva farla il Cavaliere ieri: mai parlato di pressioni, mai detto nulla di penalmente rilevante.

Fermiamoci qui. I lettori di Repubblica sanno quanto abbiamo giudicato grave politicamente l'errore dei ds di schierarsi a fianco di Unipol in una contesa di mercato su Bnl, di sostenere Consorte anche quando emergeva il "concerto" con i furbetti delle altre scalate, di aver ignorato la bramosia di arricchimento illecito che legava il manager a Gnutti, Fiorani e Ricucci. Berlusconi avrebbe dunque tutto il diritto (anche citando l'incontro con Bernheim) di attaccare politicamente i ds per queste ragioni: se è in condizione di farlo. Prima, infatti, dovrebbe chiarire perché era "commosso" per la scalata di Fiorani, perché ha visto due volte il banchiere di Lodi questa estate, perché ha benedetto Gnutti, perché ha incontrato Ricucci in Sardegna, perché due suoi sottosegretari sono coinvolti nell'inchiesta.

Ma Berlusconi, invece di chiarire i suoi comportamenti, ha deciso di giocare spettacolarmente sulla ruota criminale una notizia che di criminoso non ha nulla, visto che lui stesso la considera irrilevante. Nella speranza che i cittadini spettatori vengano fuorviati e manipolati dal contesto, dal paesaggio giudiziario, dall'ambiguità del messaggio, e vedano il crimine anche dove non c'è.

È una condotta spregiudicata. Ma è soprattutto una condotta antidemocratica. Si va dai magistrati, e di corsa, se c'è notizia di un reato. Ma non per fare propaganda, perché la Procura non è ancora la stessa cosa di uno studio televisivo.


(14 gennaio 2006)
http://tinyurl.com/82dq2

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