domenica 7 agosto 2005

Grillini sulle "cure antigay": a quando la cura per l'eterosessualità?

Chi ha studiato, infatti, i risultati della "terapia riorientativa" parla di percentuali di "successo" da prefisso telefonico e dell'infelicità successiva dei pochi ritornati sulla "retta via".

La dottoressa Chiara Aztori, in una lettera a Repubblica di sabato 6 agosto, rivendica il suo diritto di "aiutare" gli omosessuali a diventare eterosessuali con la "cura" del "riorientamento" per una "eterosessualità appagante" tradendo subito l'intento ideologico, più che scientifico, quando ci parla di un gruppo di omosessuali credenti che fa di tutto per tornare "etero". Bontà sua la Aztori ci dice che non ce l'ha con i gay, che persino per lei gli omosessuali non possono definirsi come "malati", che non ha, sempre bontà sua, l'intenzione di mettere in discussione le decisioni dell'Apa (associazione psichiatrica americana da cui dipende la redazione del DSN, il manuale delle malattie psicologiche e psichiatriche che è il punto di riferimento degli operatori di tutto il mondo) che hanno cancellato dall'elenco delle malattie mentali l'omosessualità fin dal 1974, ne quella dell'Oms che ha fatto la stessa cosa nel 1993 definendo l'omosessualità "una caratteristica della personalità" ovvero "una variante naturale del comportamento umano". L'intento ideologico, poco nobile, non dirò "omofobico", della dot.sa Aztori & c. ammantanto di presunta documentazione presuntamene scientifica si rivela con grandissima facilità se consideriamo che la stessa non aiuterebbe di certo, e ne si predispone a farlo, tutti coloro che provano "pulsioni eterosessuali" di cui, magari, si voglio liberare attraverso una terapia riorientativa verso una "omosessualità appagante" (spero che l'ironia si capisca bene…). La verità è se la dot.sa avesse letto con attenzione i saggi sulla sessualità di Sigmund Freud del 1905 (disponibili quindi in varie lingue, italiano compreso, da un secolo) avrebbe saputo che la sessualità umana va in tutte le direzioni e che, quindi, l'omosessualità è parte naturale e integrante della sessualità stessa.


Certo, in una società di mercato, dove i pazienti si chiamano "clienti", se uno vuol farsi curare anche per una malattia inesistente e ha i quattrini da buttar via per farlo dev'essere libero di farlo. Semprechè non ci sia il noto "abuso di credulità popolare", l'esercizio improprio della professione di psicologo, o la più semplice "presa per i fondelli". Chi ha studiato, infatti, i risultati della "terapia riorientativa" parla di percentuali di "successo" da prefisso telefonico e dell'infelicità successiva dei pochi ritornati sulla "retta via". Negli Usa due responsabili di questi gruppi per il ritorno alla "normalità" si sono felicemente fidanzati e sono "fuggiti" dai centri che gestivano. E ora vivono felici con la loro "appagante omosessualità".


Vorrei infine rilevare una triste notazione della lettera a Repubblica della dot.sa Aztori che purtroppo fa l'infettivologa al Sacco di Milano (ma che ne pensa la direzione dell'Ospedale sulle attività extramoenia della suddetta?). Ancora una volta si mette in relazione omosessualità e hiv come colpa lasciando intendere giudizi non lusinghieri della dot.sa, proprio quello che un operatore di un ospedale dove la gente muore e soffre non dovrebbe fare. E a questo punto se io fossi un paziente con problemi infettivi andrei in qualunque posto tranne che nell'ospedale dove lavora la dottoressa.


Franco Grillini
Deputato ds

http://www.gaynews.it/view.php?ID=33614

1 commento:

Anonimo ha detto...

neanche io mi farei curare da una dottoressa simile.... spero che l'ospedale prenda una posizione...

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