di Marco Travaglio
Caro Antonio,
ho letto il tuo commento «Primo, non farsi del male» e alcune lettere che mi invitano a «non fare il gioco di Berlusconi».
E provo a rispondere a cuore aperto. Partendo da quel che è accaduto nella bellissima serata dell’Ambra Jovinelli, dove con Peter, Furio, Flores, Beha e Sabina abbiamo presentato «Inciucio». Di serate così, per fortuna, ce ne capitano quasi ogni giorno in giro per l’Italia. E puoi ben immaginare da chi è composto il pubblico: elettori del centrosinistra ed ex del centrodestra che non ne possono più di Berlusconi, del suo monopolio incostituzionale, dell’illegalità legalizzata, della volgarità full time, insomma del regime.
Cittadini molto diversi per estrazione politico-culturale, perché almeno un miracolo il Cavaliere l’ha fatto: riunire i nostalgici di Montanelli e di Berlinguer, molti no global e i difensori della Costituzione al seguito di Scalfaro. Li ritrovi alle presentazioni dei nostri libri, alle feste dell’Unità, agl’incontri con Santoro e Massimo Fini, sul blog di Grillo, agli spettacoli di Sabina, Luttazzi, Paolo Rossi, Marco Paolini, nelle edicole a comprare la Repubblica, l’Espresso, l’Unità, Micromega, il Diario, o il Corriere per Biagi, Sartori e Stella.
Li rivedi alle primarie, eroicamente in fila per ore al gelo, nonostante i minuetti sulla guerra, le riabilitazioni di Craxi, le astensioni sulla controriforma costituzionale, il «dialogo sulla giustizia», le avances ai vari Lombardo, le porte aperte ai riciclati e agli imputati, gli inciuci sulla Rai. Finchè “di là” c’è Berlusconi, voteranno tutti centrosinistra: chi turandosi il naso, chi tagliandoselo, chi trovandosi a suo agio con questo o quel partito, chi sognando una lista Prodi che raccolga un po’ di società civile fuori dalla partitocrazia. Ma voteranno. Non ne conosco nemmeno uno che dallo scandalo Unipol e dagli altri mille inciuci concluda che «tanto vale tenersi Berlusconi» e, non sapendo quali fili tagliare per disinnescare la bomba, si astenga o voti Berlusconi perchè «sono tutti uguali». Anche perché, per quanti sforzi si facciano, è impossibile eguagliare Berlusconi. Nel nostro mondo tutti, ma proprio tutti, sanno esattamente quale filo tagliare: quello azzurro del regime. «Tra il bordello e il manganello, scelgo il bordello», diceva Montanelli nel 2001, «il manganello mi fa paura, il bordello no».
Detto questo, c’è un grosso “ma”: lo scandalo Unipol è una spada nel costato di ciascuna di queste persone. Che sanno benissimo chi è Berlusconi, come ha fatto i soldi, chi sono i suoi compari, quant’è incapace di governare. Per questo, qualunque cosa faccia, non si meravigliano di nulla e non hanno nulla da chiedergli, se non di levarsi dai piedi al più presto. Ma con i propri rappresentanti sono molto esigenti. Non s’accontentano di una generica “diversità”. Pretendono il massimo, almeno in quel campo che non è mai trattabile sul tavolo degl’inevitabili compromessi della politica: la questione morale. Che Berlusconi sia invischiato in tutt’e tre le scalate estive (Antonveneta, Rcs e Bnl), lo si dà per scontato ancor prima di saperlo. Ma si resta allibiti quando i vertici di un partito sponsorizzano una scalata con pessime compagnie.
Ecco quel che si domanda e mi domanda la gente che incontro ogni giorno. Era proprio necessario difendere gli “immobiliaristi” alla Ricucci & Coppola? Prendere le parti di Gnutti (già condannato per insider trading)? Magnificare Consorte (imputato da due anni con Gnutti per un altro insider su obbligazioni Unipol)? Balbettare su Fazio?
Prendersela con i giornalisti che avevano svelato quelle liaisons dangereuses un anno fa, avendo l’unico torto di avere ragione? Potrei continuare, ma mi fermo qui per non gettare altro sale su ferite che purtroppo restano aperte.
Tu scrivi che a sinistra c’è una rincorsa a farsi del male. Ma che deve fare tutta la brava gente che ha già deciso di votare Prodi e lo farà qualunque cosa accada? Deve pure chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie, spegnere la tv, disertare edicole, teatri, librerie e blog per non incappare in qualche giornalista o comico che gli dica la verità? Siamo sicuri che a «farci del male» non sia chi fa scandalo, ma chi lo racconta? Te l’ho detto, Antonio: credo di conoscerla un po’ questa gente. Non è come gli elettori di Berlusconi, che certe cose non vogliono neppure sentirle. Sono cittadini maturi che vogliono sapere e capire tutto di tutti. Di Berlusconi gli abbiamo raccontato (e continuiamo a raccontargli) tutto, mentre i grandi strateghi del centrosinistra ci raccomandavano di «abbassare i toni».
Ma ora questi cittadini maturi vogliono sapere anche degli altri, «dei nostri». Non per rivangare gli inciuci del passato, esercizio che sarebbe inutile e anzi dannoso se esistesse una discontinuità fra l’ieri e il domani. Ma per sapere che accadrà stavolta se, come tutti speriamo, la fairy band perderà le elezioni. Quel giorno si ripeterà esattamente la situazione del ’96: Prodi al governo, Berlusconi all’opposizione. Entrambi con 5 anni in più, Berlusconi con qualche miliardo e capello in più e qualche processo in meno.
Tutti rimpiangono la buona amministrazione del governo Prodi-Ciampi che ci portò in Europa. Ma tutti ricordano che in due sole materie l’Ulivo, in Parlamento, fece disastri: la giustizia e la libertà d’informazione, proprio quelle che stanno a cuore a Berlusconi. Quei problemi restano, incancreniti da cinque anni di regime. E a risolverli dovrebbero essere quanti che l’altra volta non lo fecero, non perché se ne scordarono, ma perché non vollero. Ecco: la nostra gente, proprio perché sa che non sono tutti uguali, s’indigna quando vede gli inciuci fra i diseguali. E, proprio perché andrà a votare contro Berlusconi, vuol sapere adesso cos’accadrà dopo su giustizia e informazione. Riusciranno i nostri eroi a liberare la Rai dall’occupazione abusiva dei partiti? Riusciranno a varare un antitrust che tolga al monopolista due reti su tre, come da programma dell’Ulivo’96? Riusciranno a dichiarare incompatibile con la politica chiunque possegga azioni di aziende di comunicazione? Riusciranno a radere al suolo tutte le leggi vergogna (anche quelle votate nel 1996-2001 da destra e sinistra a braccetto)? Riusciranno a far funzionare la giustizia anche per i potenti, magari abolendo la prescrizione durante il processo, come in America? Riusciranno a non candidare i condannati, gli imputati e i prescritti?
Questo chiede chi si sente bruciato dall’esperienza della volta scorsa: impegni chiari prima di votare, per controllare dopo, giorno per giorno, che vengano mantenuti. La novità è questa: niente più deleghe in bianco. Prima si vota, poi si vigila. Per evitare che Berlusconi vinca anche se perde. Hai presente gli “apoti” di Prezzolini? Ecco, non la beviamo più.
da l'Unità del 21 gennaio 2006
domenica 22 gennaio 2006
Con la verità si vince meglio
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