martedì 13 settembre 2005

PACS, i vescovi contro Prodi: "Giù le mani dalla famiglia"

Dalla Cei duro attacco alle aperture del Professore sulle coppie di fatto. "Basta con la melassa del politicamente corretto, il matrimonio è civiltà"


CITTA' DEL VATICANO - "Giù le mani dalla famiglia e dal matrimonio". E' quanto scrive la Sir, il servizio di informazione religiosa promosso dalla Conferenza episcopale italiana, commentando oggi con una nota le dichiarazioni di Romano Prodi a proposito dei Pacs. Ricordando che "il Paese non ha alcuna velleità zapateriana", l'agenzia cattolica sostiene che "non appare in alcun modo giustificabile incutere un vulnus, come si diceva nel linguaggio aulico, oppure più sbrigativamente uno 'sbrego', ad una istituzione più che millenaria come la famiglia, come elemento essenziale di civiltà e di civilizzazione, per venire incontro a rivendicazioni di persone o gruppi più o meno significativi".

"Questo - aggiunge la Sir - è il problema politico nel senso sostanziale del termine, il problema 'costituzionale'. La famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna è una delle istituzioni irrinunciabili della nostra civiltà. Non è un bene disponibile per nessun singolo o nessun gruppo organizzato. Insomma: giù le mani dalla famiglia e dal matrimonio".

"Questo significa anche - prosegue la nota ispirata dai vescovi - che bisogna vigilare con la massima attenzione a che il vulnus o lo 'sbrego' avvenga per dosi omeopatiche, attraverso la vecchia politica dei piccoli passi, prima equiparando nei fatti, poi in termini di diritto la famiglia ad altre forme di unione. E' giusto che poi i singoli possano esprimere i propri diritti: lo spazio lasciato dal diritto civile e dalla creatività dei giuristi è molto ampio, purché non si vada a mettere in discussione valori e principi essenziali non solo per il bene comune, ma per la sussistenza stessa della società".

"Su questo elemento essenziale - conclude la Sir - bisogna uscire una volta per tutte dalla melassa indistinta del politicamente corretto, dei casi pietosi, dei diritti dei singoli. E' tempo di scelte: ognuno le faccia e se ne assuma la responsabilità storica".

(13 settembre 2005)

http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/politica/prodipacs/giumani/giumani.html

1 commento:

Andrea ha detto...

A parte il fatto che la proposta di Prodi non riguarda il matrimonio, mi chiedevo un'altra cosa: Ma se il matrimonio è civiltà, perché i preti non possono sposarsi?

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