Tv bacchettona La paura di suscitare le critiche clericali ha portato molti tg a non dare la parola a esponenti gay sui Pacs
di GIANNI ROSSI BARILLI
Perfino quando le coppie gay e lesbiche diventano la notizia politica del giorno bisogna usare una certa cautela nel porgerla al pubblico televisivo, per non sconvolgere le ignare famiglie con la effe maiuscola in ascolto all'ora di cena e magari anche per evitare gragnuole di proteste di parte clericale come avvenne a proposito del famoso Worldpride giubilare del 2000. Così, lamenta il deputato ds Franco Grillini (primo firmatario della legge sui patti civili di solidarietà), anche lunedì sera i telegiornali non hanno brillato per spigliatezza e completezza dell'informazione. E in particolare, guarda caso, i tg di stato, che hanno dato grande risalto a cosa pensa dei Pacs l'Osservatore romano. Fresco di zapping, Grillini è furioso. «Che si dia tanto risalto all'opinione del giornale del Vaticano - dice - è già di per sé significativo. Se poi contemporaneamente, in disprezzo di qualunque minima regola del dibattito democratico, a nessun direttore di telegiornale viene l'idea di dare la parola nemmeno per un secondo al rappresentante di qualche associazione gay o lesbica, mi sembra del tutto appropriato parlare di censura». D'altro canto, prosegue Grillini, «ci siamo abituati. A fine giugno, quando è stata approvata in Spagna la legge sui matrimoni omosessuali, i tg sono riusciti nella difficile impresa di trattare per giorni la questione senza mai dare la parola a esponenti del movimento omosessuale, né spagnoli né italiani. Ho protestato più volte con la commissione di vigilanza Rai, ma se devo giudicare dai risultati non ho ottenuto molto».
Eppure, non sempre i telegiornali della tivù pubblica sono così «britannici» sul tema dell'omosessualità. In luglio, per esempio, quando fu assassinato in Calabria il sindacalista Michele Presta, il movente «omosessuale» del fattaccio fu ampiamente sbandierato dall'informazione televisiva. Utilizzando espressioni come «torbida vicenda» o «squallida storia». Anche allora ci fu una vibrata protesta da parte delle associazioni «Glbt» e anche una discussione ad hoc nella commissione di vigilanza, che perlomeno ebbe il risultato di far cambiare in corsa la linea editoriale del tg 2 sull'argomento. Ma tra smetterla di usare stereotipi linguistici da anni cinquanta e parlare di omosessualità come una cosa rispettabile ce ne corre. E infatti lunedì sera, l'imbarazzo del tg1 è stato tale, puntualizza Grillini, «da ribaltare il senso della notizia principale, e cioè che Prodi si era espresso a favore dei Pacs. Il tg1, facendo confusione tra matrimoni e Pacs, ha concluso che Prodi era contrario alle unioni gay». Petruccioli, se ci sei batti un colpo.
La censura o l'imbarazzo ha assunto però dimensioni titaniche quando i tg di prima serata sono stati costretti, sabato scorso, a dare la notizia del leone d'oro attribuito dalla giuria del festival di Venezia al film di Ang Lee, Brokeback mountain. Si tratta infatti di un'opera che parla dell'amore omosessuale tra due rudi cowboy americani. La radio online Retegay.it (www.retegay.it) si è presa la briga di confezionare un servizio di due minuti e mezzo mettendo insieme i brevi accenni dell'edizione serale di tg1, tg2 e tg5 al fatto. Il migliore è risultato il tg5 con ben 14 secondi dedicati al vincitore del leone d'oro, seguito dal tg2 con 13 secondi. In entrambi i casi si è almeno detto che il film parlava di una storia gay. Il tg1 invece si è limitato a soli tre secondi, giusto per citare nome del regista e titolo del film. C'era altro da dire?
il manifesto, 14/09/2005
giovedì 15 settembre 2005
I salti mortali dei tg nazionali per non parlare degli omosessuali
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Sex crimes and the Vatican
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