venerdì 26 novembre 2004

Antitrust: Rai e Mediaset, un monopolio che uccide la tv

di red

L’Antitrust fa le pulci alla tv. E denuncia un punto cruciale: troppa concentrazione nel mercato pubblicitario. «Il settore nazionale della raccolta pubblicitaria, ed il mercato della raccolta televisiva in particolare, è caratterizzato da un'elevata concentrazione, nonchè da elevate barriere all'ingresso, a causa soprattutto di alcuni fattori di natura strutturale che ostacolano il corretto funzionamento del mercato». Questo il dato fondamentale che rivela l’indagine del garante della concorrenza, che individua i vizi del mercato nella «disponibilità, in un contesto di scarsità della risorsa frequenziale, di tre reti in capo a ciascuno dei due principali gruppi televisivi, che ha consentito a Fininvest e Rai di attuare strategie che hanno limitato l'entrata e la crescita di nuovi concorrenti», e nella «disciplina che regola le condotte della società cui è affidato il servizio pubblico radiotelevisivo, che, da un lato, ha favorito la creazione di un duopolio simmetrico nel versante dell'offerta di contenuti televisivi; dall'altro, ha rafforzato gli incentivi dei due operatori ad attuare politiche commerciali accomodanti nella raccolta pubblicitaria televisiva».

Insomma, il duopolio Rai-Mediaset, anche dal punto di vista della pubblicità, è un’anomalia solo italiana. L’autorità Antitrust ha calcolato che il gruppo Fininvest raccoglie il 65% del mercato degli spot, mentre la Rai ospita il 29% delle inserzioni, occupando quasi la totalità dell’intero spazio disponibile. Inoltre, denuncia l’indagine «Fininvest, attraverso la fitta rete di partecipazioni azionarie e di legami di tipo non azionario, riesce ad esercitare una propria influenza sulle decisioni di alcuni importanti operatori, ed in particolare delle società neo-entranti Telecom Italia e Tf1-hcsc».

E l’Antitrust auspica cambiamenti anche nel principale motore della raccolta pubblicitaria, l’Auditel. Secondo l’Autorità, il sistema di rilevazione dei dati d’ascolto dovrebbe essere affidato interamente ad un soggetto privato. L’attuale assetto proprietario di Auditel è ripartito in tre aziende, ciascuna titolare del 33% della società: televisione pubblica (RAI), emittenza privata (Networks nazionali e TV locali), aziende che investono in pubblicità (UPA). Una migliore garanzia di imparzialità sarebbe certamente data da un soggetto privato e indipendente, estraneo alle aziende che poi sono beneficiarie degli stessi dati d’ascolto.

Infine l’indagine dell’Antitrust suggerisce una separazione della Rai in due società, prima del previsto collocamento in borsa: «la prima con obblighi di servizio pubblico generale finanziata esclusivamente attraverso il canone; la seconda, a carattere commerciale, che sostiene le proprie attività attraverso la raccolta pubblicitaria».

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=39345

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