di JOSÉ LUIS RODRIGUEZ ZAPATERO
La notte del 14 marzo del 2004, quando noi socialisti celebravamo la vittoria elettorale, ho sentito con chiarezza un coro di voci giovanili che mi gridava: "Zapatero, non ci deludere!". Quelle voci, che continuano a risuonare dentro di me, sono la voce dei cittadini spagnoli, che non voglio deludere e ai quali spetta di giudicare il primo anno del mio mandato alla guida del governo.
Nella campagna elettorale del 2004 avevo presentato agli spagnoli un programma per il cambiamento articolato attorno a tre assi: lavorare per la pace, dare ai cittadini più diritti e instaurare uno stile di governo che in Spagna abbiamo convenuto chiamare "talante", disponibilità, e che altro non è se non la politica del dialogo e del negoziato.
Un anno dopo, ritengo che il mio governo abbia fatto alcune cose importanti in risposta a quel messaggio. Una consistente maggioranza degli spagnoli desiderava che il nostro paese ritornasse a fare parte del cuore dell'Europa, e così abbiamo fatto. Il mio governo ha contribuito a sbloccare il processo dell'approvazione della Costituzione europea e della firma a Roma da parte dei capi di Stato e di governo. E a febbraio, il popolo spagnolo ha dimostrato la sua ferma vocazione europeista diventando il primo paese a ratificare con un referendum questa Costituzione.
Per l'Europa, il secolo XX è stato devastante. E, tuttavia, nella seconda metà di questo secolo, la Costruzione europea è diventata il progetto più ambizioso e appassionante di sempre, consistente nel tentativo di creare un grande spazio di democrazia, di diritti umani, di progresso economico, di solidarietà e di incoraggiamento alla pace.
Il nascente secolo XXI deve essere quello dell'allargamento, dell'approfondimento e della consolidazione di questo spazio. Il mondo ha bisogno e chiede più Europa, non meno Europa.
Parliamo ancora di pace. In un contesto internazionale convulso, anche il terrorismo si è globalizzato. In Spagna, che da trent'anni è colpita dal flagello dell'Eta, abbiamo subito l'accanimento della violenza selvaggia del terrorismo internazionale l'11 marzo 2004.
Bisogna ripeterlo: il terrorismo non ha alcuna giustificazione possibile, in nessun luogo e in nessuna circostanza. Di fronte a questa piaga c'è posto solo per la fermezza democratica e per la forza della legge. Per questo abbiamo aumentato le risorse umane e materiali per la lotta contro il terrorismo internazionale. Per questo abbiamo rafforzato il contingente militare in Afghanistan. Ed è anche per questo che abbiamo incrementato la cooperazione internazionale, dentro e fuori dell'Ue, nel settore delle forze di polizia, dei servizi d'intelligence e del potere giudiziario.
Ma il terrorismo va combattuto senza violare l'essenza stessa della democrazia, senza offendere i diritti e le libertà irrinunciabili, senza forzare la legalità internazionale, senza associarlo a delle comunità, a delle culture o a delle religioni determinate. L'uso della violenza e il terrorismo non sono patrimonio di alcuna comunità, cultura o religione, e da qui deriva la proposta che ho presentato davanti all'Assemblea dell'Onu di un'Alleanza di civiltà. È fondamentale chiudere il divario che s'è aperto tra Occidente e il mondo arabo e musulmano.
Dobbiamo studiare le cause di questa frattura e adottare delle misure per ricucirla. La risposta al terrorismo non può essere solo di tipo repressivo. Occorre bonificare le paludi dove questa peste cresce; prosciugare ogni brodo di coltura politico, economico, sociale o culturale che possa favorirlo. È per questo motivo che insistiamo nel multilateralismo, nella legalità internazionale, nel ruolo dell'Onu e nella solidarietà.
La Spagna sta aumentando il livello della sua cooperazione estera per raggiungere lo 0,5% del Pil al termine di questa legislatura. E mi sono impegnato a raggiungere quel simbolico 0,7% che il mondo in via di sviluppo sollecita. Assieme al Brasile, al Cile, alla Francia e al segretariato generale Onu, stiamo anche promuovendo l'Alleanza contro la fame.
"Zapatero, non ci deludere". La mia prima decisione come presidente del governo è stata di decidere il rientro delle truppe di stanza in Iraq. Lo aveva chiesto la grande maggioranza dei cittadini. Era un impegno preso in campagna elettorale che ho voluto onorare senza indugi. Non siamo stati d'accordo con la guerra, ma ciò non impedisce che siamo tra i più importanti contribuenti al processo di ricostruzione dell'Iraq. E non impedisce che io rispetti le decisioni che su questa materia hanno adottato i governi di altri paesi amici e alleati. E loro hanno saputo rispettare la posizione spagnola.
"Zapatero, non ci deludere". Le forze progressiste del secolo XXI devono ampliare i diritti dei cittadini; ciò deve essere uno dei primi segnali della nostra identità. In un anno appena, abbiamo rafforzato la tutela delle donne di fronte alla violenza machista, abbiamo reso più agile la legge sul divorzio e abbiamo riconosciuto il diritto al matrimonio delle coppie omosessuali.
Abbiamo anche aumentato il salario minimo e le pensioni e abbiamo moltiplicato il numero di borse di studio e di contributi per l'alloggio. E non considero progressista una smisurata spesa pubblica e neppure un deficit fuori controllo, credo nella sinistra della gestione virtuosa.
"Zapatero, non ci deludere". La parola spagnola talante è diventata un'etichetta del mio governo. Mi riempie d'orgoglio. Perché questo talante segna uno stile nel modo di governare. Talante è scommettere affinché il Parlamento riacquisti il suo ruolo centrale nella vita politica; è dare impulso allo spirito del dialogo e della negoziazione tra i partiti politici e le Comunità autonome d'una Spagna unita e pluralista.
Talante è, infine, garantire che i mezzi di comunicazione pubblici siano, per la prima volta nella storia della Spagna, indipendenti dal governo di turno e diretti da professionisti. Ho affidato a un comitato d'esperti l'incarico d'elaborare un insieme di proposte, che potrebbero essere poi convertite in legge.
Sta al popolo spagnolo trarre il bilancio della mia gestione alla guida del governo: penso che la nostra sia la strada giusta, ma non mi concederò un minuto d'autocompiacimento. E voglio che diventi un mandato cittadino quel grido della notte elettorale: "Zapatero, non ci deludere!".
L'autore è presidente del governo spagnolo
(traduzione di Guiomar Parada)
(22 aprile 2005)
http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/esteri/matrigay/zapate/zapate.html
venerdì 22 aprile 2005
Così abbiamo difeso i diritti dei cittadini
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Sex crimes and the Vatican
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