sabato 14 maggio 2005

L'antigay Levada nuovo Prefetto per la Dottrina della Fede

I giornalisti di San Francisco gliel'hanno chiesto : come ci si sente al posto che fu del cardinale Ratzinger, il "Rottweiler di Dio"? E Lui : "beh, io mi sento più un Cocker"

Il Corriere della Sera

Un americano all'ex Sant'Uffizio: il Papa un rottweiler? Io un cocker



Benedetto XVI nomina Levada, di San Francisco, suo successore Il video contro il Gay Pride di Roma, le lotte per l'assistenza sanitaria I giornalisti di San Francisco gliel'hanno chiesto subito: come ci si sente al posto che fu del cardinale Ratzinger, il "Rottweiler di Dio"? E lui ha disteso un sorriso ironico sulla faccia paffuta, "beh, io mi sento più un Cocker Spaniel che un Rottweiler!". Se c'è una cosa che l'arcivescovo William Joseph Levada non regge sono le etichette, lo chiamavano " conservative " e lui scuoteva la testa, "le etichette sono una peste!, ogni volta cercano di classificarti in base a un modello secolare già definito, "conservatore o liberal ", per la società americana non è facile comprendere la Chiesa...". Certo, la stampa Usa lo definisce un "ortodosso" e in fondo ci mancherebbe altro, per chi guida l'ex Sant'Uffizio si tratta tutto sommato del requisito minimo: deve fare, come dire, il suo mestiere. Ma la novità essenziale nella nomina di Levada sta altrove. Perché Benedetto XVI aveva davanti a sé una scelta delicatissima, si trattava di trovare qualcuno che gli succedesse come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede: la responsabilità che l'allora cardinale Ratzinger aveva sostenuto per più di ventitré anni. Mica per niente si erano fatti nomi di grandi teologi come il cardinale Christoph Schönborn o l'arcivescovo Bruno Forte. In questo senso Levada, 69 anni a giugno, laureato in teologia magna cum laude alla Gregoriana e poliglotta (parla sei lingue, compreso l'italiano), non ha certo problemi: tra l'altro ha fatto già parte della Congregazione dal '76 all'82 e soprattutto - con la supervisione di Ratzinger - è stato assieme a Schönborn uno dei principali estensori del nuovo Catechismo della Chiesa cattolica promulgato da Giovanni Paolo II. Così la sorpresa - relativa: il suo nome circolava dal 3 maggio, quando il Papa lo ha ricevuto in udienza - sta piuttosto nell'origine del nuovo Prefetto: mai era accaduto che un americano occupasse quel posto, per di più un americano della West Coast. L'arcivescovo Levada è nato e ha studiato a Long Beach, ha frequentato il seminario a Los Angeles. Californiano da quattro generazioni, viene da una famiglia di immigrati portoghesi e irlandesi. Se il problema della Chiesa, specie in Occidente, è confrontarsi con il mondo moderno, la scristianizzazione, le altre fedi e i non credenti, il nuovo Prefetto dell'ex Sant'Uffizio è vissuto nel posto giusto al momento giusto. La realtà del cattolicesimo americano, in questo senso, è pionieristica e William Joseph Levada, prima di andare a San Francisco, nel '95, aveva guidato dall'86 anche l'arcidiocesi di Portland, Oregon, il primo Stato che negli Usa ha legalizzato l'eutanasia. Quindi l'arrivo a "Frisco", città dell'avanguardia americana dai tempi dei beat , la libreria City Lights di Ferlinghetti e le caves raccontate da Kerouac nei Sotterranei , letteratura e vita, "una poesia di Baudelaire non vale il suo dolore, avrei preferito fosse felice", e ancora la rivolta dei campus, il pacifismo, i diritti civili, la rivoluzione sessuale e quella informatica. Tutto questo, senza contare che San Francisco è la culla del movimento gay. Negli anni del suo episcopato c'è un episodio rivelatore del carattere di Levada: risale al '96, quando l'allora sindaco Will Brown, democratico, fece una legge che obbligava le società in affari con il Comune a garantire la copertura sanitaria anche alle coppie omosessuali. Per le associazioni caritative cattoliche c'erano in ballo contratti da cinque milioni e mezzo di dollari. E l'arcivescovo non fece barricate né riconobbe le coppie gay: invocò per la Chiesa il diritto alla libertà d'espressione e obiettò che la copertura sanitaria era un diritto per ogni cittadino, non solo per le coppie etero o gay, "e i figli, e le pensione anziane a carico?". La mossa funzionò: incontrato il sindaco, trovarono il compromesso. Del resto, il "conservative" Levada è uno che ha definito la mancanza di assistenza sanitaria per tutti "una vergogna nazionale". Il cardinale Pio Laghi, che Giovanni Paolo II mandò da Bush come "inviato speciale" in missione diplomatica, sorride: "Non corrisponde a nessuno dei ritratti che lo dipingono come intransigente. Certo, non è uomo che venga a patti con la verità, e come si potrebbe? Ma è una persona di grande cultura e buon senso, davvero un uomo di Dio che sa gestire molto bene le situazioni, senza rigidità, cercando sempre di risolvere i conflitti con misura e rispetto". Rigoroso e pragmatico. Gli attacchi, chiaro, non gli sono mancati. Alla vigilia del Gay Pride di Roma, nel 2000, inviò in Vaticano una cassetta che mostrava militanti vestiti da preti e suore impegnati a mimare le più svariate prestazioni sessuali e orge nel corteo del '98 a San Francisco, "mi meraviglio che il governo italiano non abbia impedito la manifestazione a Roma - disse - non sapete cosa vi aspetta, fermatevi sull'orlo del burrone!". Ieri l'Arcigay lo ha dipinto come "un campione della sessuofobia e omofobia militante". Nel 2004, inoltre, gli avvocati di alcune vittime di pedofilia in Oregon hanno sostenuto che non aveva fatto abbastanza, quand'era vescovo, per proteggere i bambini dai preti pedofili. "Accuse false e fuori misura", ha replicato. Del resto contro di lui non ci sono mai state contestazioni e anzi Levada ha fatto parte della commissione vaticana istituita dopo lo scandalo degli abusi sessuali per risollevare la Chiesa americana, anche agli occhi dei fedeli. La sua nomina, in questo senso, è un segnale importante. Lui stesso ha detto ieri che si farà "portavoce" dei fedeli Usa. A San Francisco si presentò così: "Ho la responsabilità di custodire il magistero della Chiesa, e spero di essere compassionevole, vicino alla gente, ai loro problemi e difficoltà". Con buona pace delle etichette: conservatore, progressista? "Considero me stesso come un uomo che sta nel centro esatto della strada, dove dovrebbe restare un vescovo". Gian Guido Vecchi.



Il Foglio

William Joseph Levada nuovo prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede



Il neo-prefetto non ha mancato di far sentire il suo dissenso nei confronti delle autorità municipali favorevoli al matrimonio gay... Benedetto XVI ha scelto il suo successore alla guida dell'ex Sant'Uffizio. Il nuovo prefetto sarà William Joseph Levada, 69 anni il prossimo 15 giugno, dal 1995 arcivescovo di San Francisco. Secondo il cardinale di Genova Tarcisio Bertone, la nomina potrebbe essere resa pubblica già oggi. Quello di Levada è un nome a sorpresa ma non troppo. Sulla stampa anglosassone non era passato inosservato il fatto che martedì scorso, tra i primi a essere ricevuti dal nuovo Papa in udienza privata c'era stato proprio l'arcivescovo di San Francisco. Levada è una vecchia conoscenza di Ratzinger. Dal 1976 al 1983 ha lavorato come officiale all'ex Sant'Uffizio. Dal 1986 al 1992 è stato l'unico statunitense a far parte del Comitato redazionale che ha scritto il Catechismo della Chiesa cattolica, Comitato che ha lavorato sotto la supervisione di una Commissione cardinalizia guidata proprio da Ratzinger. Dal 2000 era membro della Congregazione deputata a difendere e promuovere la dottrina cattolica. Originario di Long Beach, californiano di quarta generazione, Levada ha sangue portoghese e irlandese nelle vene. Ordinato sacerdote in San Pietro nel 1961, dopo aver lavorato nella Curia romana è diventato vescovo ausiliare di Los Angeles, quindi arcivescovo di Portland in Oregon e poi arcivescovo di San Francisco dove è succeduto a John Raphael Quinn, uno dei presuli più liberal dell'episcopato americano. Quella di Levada con San Francisco è stata una convivenza difficile ma senza eccessive polemiche. Il neo-prefetto non ha mancato di far sentire il suo dissenso nei confronti delle autorità municipali favorevoli al matrimonio gay. Nel febbraio dello scorso anno Levada ha espresso il suo appoggio a un emendamento costituzionale che stabilisca esplicitamente che può definirsi matrimonio solo una unione tra un uomo e una donna, un atto sottoposto a lunghe procedure del Congresso e degli Stati e che il Senato americano ha già insabbiato. Negli ultimi anni ha invocato la rinascita di un'apologia cattolica e ha auspicato un atteggiamento più aggressivo nei confronti dell'invadenza delle sette protestanti in America Latina. Levada però non può essere etichettato come un esponente dell'ala più conservatrice dell'episcopato statunitense. Nella biografia sul sito della sua diocesi si ricorda che a inviarlo a Roma fu il cardinale Joseph Bernardin, storico leader della Conferenza episcopale statunitense di tendenze progressiste. Lo scorso anno poi Levada ha preso le distanze da quei suoi confratelli che avevano impostato una linea dura nei confronti dei politici cattolici abortisti minacciandoli di privarli della comunione. Quella di Levada, che non è ancora cardinale, sembra essere una scelta personalissima di Benedetto XVI, che lo ritiene pienamente affidabile e non considera ostativa la mancanza in Levada di una forte formazione accademico-teologica e canonistica.



Gazzetta del Sud

È considerato un teologo raffinato e un tenace conservatore



L'arcivescovo di San Francisco guiderà la Congregazione per la dottrina della fede Levada, rigido e pragmatico Marco Bardazzi NEW YORK ? È considerato un teologo raffinato e un tenace conservatore, ma ammiratori e avversari gli riconoscono anche una passione per il pragmatismo. È questa dote che permise per esempio all'arcivescovo William Levada, nel 1997, di chiudere con un compromesso un difficile braccio di ferro con l'amministrazione di San Francisco, che voleva far adeguare la Chiesa a una legge sul riconoscimento della copertura sanitaria per le coppie omosessuali. L'arcivescovo scelto da Papa Benedetto XVI come proprio successore alla guida della Congregazione per la dottrina della fede, ha alle spalle venti anni di esperienza come guida dei cattolici in due diocesi difficili come San Francisco e Portland (Oregon) e ha trascorso sei anni all'ex Sant'Uffizio. Sotto la guida dell'allora cardinale Joseph Ratzinger, Levada è stato anche tra gli estensori del nuovo Catechismo. A San Francisco, città-laboratorio per le nuove legislazioni a favore dei gay e a Portland, nello stato che per primo negli Usa ha legalizzato l'eutanasia, Levada ha tenuto un atteggiamento rigido sulle grandi battaglie, ma quasi sempre aperto al dialogo. Il più celebre dei suoi confronti con le autorità locali avvenne tra il 1996 e il '97, quando l'allora sindaco della città del Golden Gate, Willie Brown, varò una legge che intendeva mettere San Francisco ? una delle città più progressiste d'America ? all'avanguardia nazionale sul tema dei diritti degli omosessuali. La legge prevedeva l'obbligo, per chi voleva fare affari con il Comune, di garantire copertura sanitaria ai dipendenti sia per le coppie eterosessuali, sia per quelle omosessuali. Levada si oppose, nonostante il rischio di veder saltare contratti per 5,5 milioni di dollari l'anno per società caritative cattoliche legate all'arcidiocesi. Applicare la legge significava riconoscere di fatto la legalità delle unioni gay, a cui la Chiesa si oppone. L'arcivescovo decise di invocare la violazione dei diritti costituzionali della Chiesa previsti dal Primo emendamento (libertà d'espressione) e sostenne poi di ritenere che l'assistenza sanitaria fosse un diritto per tutti i cittadini, non solo per coniugi e conviventi, accusando l'amministrazione di discriminare per esempio figli o persone anziane a carico. Il sindaco Brown, dopo un iniziale irrigidimento, alla fine accettò di incontrare Levada e stipulò un compromesso che ha evitato alla Chiesa di doversi adeguare alla legge sui gay. Monsignor Levada è nato il 15 giugno 1936 a Long Beach, in California, pronipote di immigrati con sangue irlandese e portoghese. Dopo aver studiato a Roma ed essere stato ordinato sacerdote in San Pietro nel 1961, ha avuto incarichi prima in California e poi, dal 1976, alla Congregazione per la dottrina della fede, dove è rimasto fino al 1982. Nel 1986 è diventato arcivescovo di Portland e nel 1995 è stato trasferito a San Francisco. Parla sei lingue, tra cui l'italiano.



L'Unità

Benedetto XVI: subito l'iter della canonizzazione. Due parroci gli chiedono: che facciamo con i divorziati?



CITTÀ DEL VATICANO Per Giovanni Paolo II inizia subito l'iter per la canonizzazione. Non si attenderanno i cinque anni dalla sua scomparsa previsti dal diritto canonico. L'annuncio è stato dato ieri da Benedetto XVI, vescovo di Roma, durante il suo incontro con il clero romano tenutosi nella Basilica di san Giovanni in Laterano. È nelle prerogative del pontefice derogare da questa regola. Un record assoluto. «Vox populi, vox Dei» ha commentato il cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi. È stata accolta così la richiesta scandita già durante le esequie di Karol Wojtyla, quel «Papa-santo» e che ha raccolto plausi in tanti ambienti e in tutto il mondo. Ora si aprirà il procedimento per «accertare» la santità di Giovanni Paolo II che ha un suo percorso preciso, dalla nomina del postulatore alla definazione dell'elenco di coloro saranno chiamati a testimoniare «sulle virtù eroiche» di Giovanni Paolo II. Con i suoi tempi.

Ma questa non è stata l'unica decisione presa dal pontefice. Ieri papa Ratzinger ha nominato il suo successore alla Congregazione per la Dottrina della Fede e, come era nelle previsioni, ha scelto l'arcivescovo di san Francisco, mons. William Joseph Levada. Ha colto nel segno chi ha considerato un'investitura l'averlo ricevuto in udienza tra i primi, già il 3 maggio, appena dopo la sua elezione. Così un americano sarà alla guida del principale dicastero della Curia romana, quello che vigila sull'ortodossia teologica e, dopo lo scandalo dei preti pedofili che ha sconvolto la Chiesa statunitense e non solo quella, ha la gestione diretta dei casi di molestie sessuali che hanno per protagonisti clero e religiosi. Mons. Levada, 68 anni, non è un teologo, ma gode della massima fiducia del pontefice-teologo. Ha collaborato a lungo con l'allora cardinale Joseph Ratzinger ed è stato il solo nordamericano chiamato a collaborare alla stesura del nuovo Catechismo della Chiesa cattolica. Per 6 anni ha lavorato all'ex sant'Uffizio. L'arcivescovo di san Francisco ha fama di conservatore «illuminato», impegnato contro i preti pedofili e i movimenti gay molto forti in California, è stato nella commissione mista Vaticano-episcopato Usa impegnata a definire una posizione concordata sulla vicenda. Viene considerato uomo capace di ascolto.

Nella giornata di ieri di Benedetto XVI è stato importante anche l'incontro che il «vescovo di Roma» ha avuto con il suo clero, con i parroci, i religiosi e le religiose, i diaconi della sua diocesi.

Nelle due ore trascorse nella sua cattedrale di san Giovanni in Laterano il Papa ha ricordato le ragioni di fondo della scelta sacerdotale. Lasciato alle spalle «il tempo della crisi di identità che ha travagliato tanti sacerdoti», anche se «rimangono ben presenti però quelle cause di deserto spirituale che affliggono l'umanità del nostro tempo e conseguentemente minano anche la Chiesa che vive in questa umanità» il pontefice ha ricordato che per superare le «insidie» ancora presenti «è indispensabile ritornare sempre di nuovo alla radice del nostro sacerdozio» che è una sola: Gesù Cristo Signore». «In Lui si compie la salvezza del genere umano». Da qui il richiamo all'obbedienza a Cristo e del clero ai loro vescovi. In modo «libero», poi sono arrivate le domande dei preti romani al loro vescovo. Tanti temi toccati. Molti hanno riguardato i drammi dell'uomo nella società contemporanea con i quali il sacerdote si misura ogni giorno. Due parroci hanno posto il problema dei credenti divorziati «loro malgrado» cui sono negati i sacramenti. Un dramma cui porre rimedio.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=32216

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