mercoledì 15 giugno 2005

L'Opa del Cavaliere sulla Margherita

di CURZIO MALTESE

L'INVITO di Berlusconi alla Margherita a cambiare casacca e indossare la livrea del centrodestra è già stato liquidato dal coro sprezzante dei destinatari come una sciocchezza, un colpo di sole o un gesto patetico. Quindi non meriterebbe ulteriori commenti, se non fosse un segnale della campagna elettorale che ci attende e del declino politico in corso. S'è già capito insomma che nei prossimi dieci mesi Berlusconi le proverà davvero tutte pur di mantenere il potere, al solito. Ed è chiaro ormai che il centrosinistra le proverà tutte pur di perdere. Neppure questa è una novità. Se dobbiamo credere ai sondaggi, gli opposti ma altrettanto titanici sforzi finora non sono serviti a nulla.

Il coma elettorale del berlusconismo sembra irreversibile e anzi si aggrava con l'avanzare della recessione economica. Ma chissà che, dài e dài, non si riesca a riesumare il cadavere.

La sortita nel campo nemico di Berlusconi, nel suo ruvido qualunquismo, ha costretto la Margherita a un'orgogliosa levata di scudi ulivista e dunque non è parsa una gran mossa. Il premier avrebbe fatto meglio a tacere, come prima del voto referendario. Ma la trovata ha almeno il merito di dar voce a una tentazione nascosta del quadro politico, all'antica voglia di palude trasformista che il fallimento dei referendum ha materializzato di colpo. Dopo un decennio di faticoso maggioritario, il ceto politico è già stanco di responsabilità e rimpiange appunto la vecchia palude centristra dove tutto si tiene.

Berlusconi ha fiutato l'aria e traduce la tentazione in una specie di Opa politica, una pubblica offerta d'acquisto del nemico di ieri. Non importa se per farlo deve inventarsi moderato, chiedere magari a Casini di candidarsi al posto suo e negare in definitiva quattro anni di governo all'insegna dell'estremismo, dell'asse con la Lega e dello stravolgimento costituzionale.

Naturalmente il personaggio è immune allo scrupolo morale. Per lui il moderatismo è una merce che si può comprare dall'oggi al domani. Ma come sempre il cinismo di Berlusconi mette allo scoperto la mancanza di saldi principi e forti identità nello schieramento avversario. Ed è in fondo a questo che davvero mira con il paradossale invito.

La questione è sempre la stessa: che cosa tiene insieme il centrosinistra? Quali valori, quale modello? Da dieci anni la risposta non si trova. All'avventura scellerata del berlusconismo il centrosinistra ha saputo oppore ragioni critiche efficaci e giuste ma mai una visione davvero alternativa della società. I problemi sono stati ogni volta altri, la leadership anzitutto, la formula dell'alleanza, i nomi, i rapporti fra partiti. Non esiste in Europa una sinistra così amletica. La nostra ogni sei mesi cambia modello straniero, una volta è il laburismo alla Blair, un'altra la socialdemocrazia di Schroeder, per alcuni dovrebbe essere il socialismo laico di Zapatero. Ma intanto gli altri sono e i nostri vogliono sembrare. L'Ulivo, ch'era il nocciolo di una possibile identità unitaria della sinistra italiana, fu assassinato nella culla e ancora adesso stenta a rinascere.

Lo spettacolo ultimo dato dall'opposizione prima e dopo il referendum è imbarazzante. Certo è difficile non dar ragione al professor Parisi quando s'indigna per i festeggiamenti dei rutelliani. Un'astensione del 75 per cento non può essere occasione di giubilo o di giubileo anticipato. Di più, con la conferma della legge 40 l'Italia diventa l'unica nazione al mondo dov'è proibita la ricerca sulle cellule staminali, a parte un pugno di nazioni dove vige la legge coranica e il Costarica. Che cosa c'è allora da festeggiare?

Eppure i toni, l'atteggiamento, gli argomenti con cui i prodiani hanno commentato l'invito di Berlusconi a Rutelli suonano eccessivi, vendicativi e un po' paranoici. Sembra quasi che si augurino davvero il voltagabbana dei margheriti per poi poter gridare al tradimento. Possibile che Prodi e Parisi non si rendano conto che il problema dell'alleanza è la debole identità politica e non il "tradimento" di questo o quello, ieri Bertinotti e D'Alema, oggi Rutelli o Mastella? Quanto tempo dobbiamo perdere ancora, oltre gli anni di Berlusconi, perché la classe dirigente capisca che la crisi italiana è troppo seria per ridurre la politica a un conflitto di personalità?

(15 giugno 2005)

http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/politica/nuovacdl2/opacav/opacav.html

Nessun commento:

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.