domenica 17 luglio 2005

Finanziaria fantasma e poi la parola fine

di EUGENIO SCALFARI


SE DOVESSIMO compiere l'ingrata scelta tra i vari elementi di scollamento emersi nei giorni scorsi all'interno delle due coalizioni che si fronteggiano, dovremmo optare per la spaccatura del gruppo dirigente di Alleanza nazionale. Dal punto di vista del folclore (con rilevanti conseguenze politiche) l'esplicita maldicenza dei colonnelli di An nei confronti di Gianfranco Fini e la rabbia fredda di quest'ultimo contro i reprobi del suo partito è un episodio che non ha confronti in analoghe risse che si sono verificate nell'Udc e in Forza Italia, dove pure se ne sono viste di cotte e di crude.

L'effetto più rilevante riguarda l'immagine: quella d'un gruppo dirigente che non ha più alcuna fiducia nel suo leader ma non dispone di soluzioni alternative; un partito allo sbando, in perdita verticale di consenso e un generale senza più ufficiali né soldati, il quale riveste tuttavia un incarico istituzionale del massimo livello. Il ministro degli Esteri può essere una figura politica o un tecnico della diplomazia. Fini è stato di fatto derubricato a ministro tecnico; An non è più una risorsa della Casa delle libertà ma piuttosto una zavorra che appesantisce un percorso di per sé tutt'altro che pianeggiante.

Ma se cambiamo il punto di vista e anziché quello folcloristico badiamo soprattutto agli interessi del Paese in un momento di gravi difficoltà economiche e di seri pericoli per la sicurezza pubblica, ecco che emergono altri due fatti sostanziali verificatisi nelle ultime quarantott'ore: la decisione della Lega di bloccare i provvedimenti del ministro dell'Interno destinati a rafforzare le misure di prevenzione contro il terrorismo internazionale da un lato e il documento di programmazione economica presentato in Parlamento l'altro ieri dal ministro del Tesoro.

Francamente non saprei dire quale di queste due vicende sia la più incresciosa. Sia l'una che l'altra toccano da vicino la vita quotidiana dei cittadini poiché si tratta in un caso della sicurezza individuale e collettiva messa a rischio dagli attentati ormai "esportati" in Europa, e nell'altro del reddito, del lavoro, del risparmio degli italiani e insomma dell'allocazione delle risorse nazionali che mai come ora hanno toccato un livello così mediocre nei risultati, nelle aspettative e nel vuoto politico che le determina.
Credo che la questione economica sia di maggior rilievo sostanziale.

L'altra, della sicurezza contro il terrorismo, colpisce soprattutto l'immagine del governo e l'inanità della maggioranza che lo sostiene.

Messe insieme suggerirebbero al presidente del Consiglio di rimettere il mandato nelle mani del capo dello Stato per evidente incapacità di governare una fase così difficile della vita pubblica. Se l'opposizione fosse d'accordo, il presidente della Repubblica potrebbe decidere lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate. Questo si doveva fare nel maggio scorso e questo si potrebbe fare anche ora. Ma Berlusconi non lo farà. Non è nella sua natura. Perciò la "via crucis" d'un paese senza governo è purtroppo destinata a continuare.

In realtà non per molto. Introduco qui un tema del quale finora non si è parlato ma sul quale mi consta che il capo dello Stato stia seriamente riflettendo e di cui ha già fatto cenno pochi giorni fa al ministro dell'Interno per gli eventuali adempimenti di sua competenza. Il tema è quello della data delle elezioni politiche del 2006.

Sembrano ancora lontane e invece, a ben guardare, sono già dietro l'angolo.

****

La legislatura scade nel maggio del 2006. Il mandato di Ciampi scade il 13 di quello stesso mese ma per Costituzione viene prorogato fino a quando il nuovo Parlamento non sarà stato insediato e non avrà scelto il suo successore.

Infine, tanto per tener presente tutti i dati del problema, con la fine dell'anno in corso avrà inizio il cosiddetto semestre bianco, cioè l'ultimo tratto del settennato entro il quale il capo dello Stato non può adempiere che all'ordinaria amministrazione.

Ciampi è preoccupato (molto) della situazione economica nonché dello stallo europeo dopo i referendum di Francia e di Olanda. Vorrebbe dunque che il nuovo governo risultante dalle elezioni, quale che ne sia il colore, fosse nella pienezza delle sue funzioni non oltre il 15 giugno del 2006. Se così fosse, il nuovo governo sarebbe in grado di presentare nei termini previsti dalla legge il documento di programmazione economica rendendo espliciti gli obiettivi e gli impegni che si propone di raggiungere nel corso della legislatura. Ogni ritardo, nella difficile situazione economica e finanziaria in cui ci troviamo, sarebbe pregiudizievole per il Paese e Ciampi vuole rendere agli italiani l'ennesimo servizio agevolando questo scadenzario.

Ma facciamo ora il conto a rovescio. Affinché il governo che uscirà dalle elezioni sia entro metà giugno nella pienezza dei suoi poteri occorrono non meno di due mesi se non addirittura di più. Occorrono infatti i seguenti adempimenti: 1)Proclamazione dei risultati elettorali. 2)Convocazione delle Camere. 3)Elezione e insediamento dei presidenti e degli uffici di presidenza delle medesime. 4)Costituzione dei gruppi parlamentari ed elezione dei rispettivi presidenti. 5)Convocazione del "plenum" del Parlamento in seduta comune per l'elezione del capo dello Stato. 6)Elezione del capo dello Stato. 7)Dimissioni del governo nelle mani del capo dello Stato. 8)Consultazione del capo dello Stato e affidamento dell'incarico per formare il nuovo governo. 9)Accettazione dell'incarico e nomina dei ministri e dei sottosegretari con relativo giuramento. 10)Presentazione del governo alle Camere per la richiesta della fiducia. 11)Voto di fiducia.

Come si vede si tratta di un "iter" complesso.

L'esperienza dice che dieci settimane sono il tempo mediamente necessario a portarlo a termine. Se tutto procedesse senza intoppi e a passo di corsa le settimane necessarie potrebbero ridursi a otto. Appunto due mesi. Il che vuol dire che, se si vuole avere un governo nella pienezza dei poteri entro il 15 giugno 2006, bisognerà andare a votare domenica 9 aprile. Affinché questo possa avvenire il capo dello Stato deve sciogliere le Camere al più tardi entro il 20 febbraio.

Ciò significa che la discussione e il voto della legge finanziaria sarà il solo provvedimento importante che ancora resti da compiere nel prossimo autunno. Poi scenderà il sipario e comincerà la campagna elettorale vera e propria. Ma come arriveremo a quell'appuntamento?

****

Se An è decotta e il suo leader politicamente azzoppato, la Lega dal canto suo gioca ormai come "cavalier seul" su tutti i problemi, perfino su quelli delicatissimi della sicurezza. Ha bloccato l'altro ieri il pacchetto Pisanu con la scusa di volere molto di più. In realtà molto di più non si può tecnicamente e politicamente fare, se non arrestando tutti i musulmani residenti in Italia con una gigantesca retata e buttarli a mare. Oppure, in alternativa, chiudendoli in giganteschi ghetti da dove potrebbero uscire soltanto sotto scorta per andare a lavorare.

Probabilmente Oriana Fallaci e qualche suo sodale plaudirebbero ad una politica di questo genere. La quale tuttavia ha il grosso difetto di essere impraticabile, checché ne pensino o ne dicano Bossi, Castelli, Calderoli, Maroni, Borghezio, Gentilini e anche il vice-premier Giulio Tremonti.

Non resta dunque che il pacchetto Pisanu, tutt'al più rafforzato dalla sospensione per qualche settimana del Trattato di Schengen. (Faccio osservare che la Gran Bretagna non aderisce a quel trattato, ma è proprio a Londra che gli attentati sono avvenuti).

Il pacchetto Pisanu non è gran cosa: prolungamento del fermo di polizia a ventiquattro ore, premio di cittadinanza per gli extracomunitari che diano informazioni utili antiterroristiche, colloqui informativi con persone sospette senza la presenza di avvocati, espulsioni più rapide per elementi ritenuti pericolosi da indagini di polizia. In realtà acqua fresca o poco più.
Ciò che serve sarebbe una più penetrante capacità investigativa sia della polizia sia dei servizi di sicurezza. Se ne parla in tutta Europa dall'11 settembre 2001, ma non pare si siano fatti grandi progressi. L'Italia è come gli altri, né meglio né peggio.

****

Non voglio riaprire per l'ennesima volta una discussione che sembra un dialogo tra sordi, dove alcuni sostengono che tutto andrebbe meglio se gli europei si schierassero "senza se e senza ma" a fianco di Bush, mentre altri sostengono che la soluzione del problema consiste, puramente e semplicemente, nel ritirare immediatamente dall'Iraq tutte le attuali forze di occupazione.

Due stupidaggini contrapposte non producono saggezza. Se l'obiettivo è quello di indebolire il terrorismo c'è una sola via: stabilire una data certa per il ritiro delle forze d'occupazione, che non vada possibilmente oltre la fine del 2006, e lavorare di buona lena per addestrare nel frattempo le forze di sicurezza irachene. Questo addestramento è in corso da oltre un anno. Se un altro anno e mezzo non basterà, vuol dire che l'Iraq non è "terra di missione". Non resterebbe allora che affidarla ai suoi tradizionali ordinamenti tribali, agli sciiti di al Sistani, agli ulema sunniti, ai partiti curdi, e andarsene.

Qualcuno ha consigliato Prodi ad andare a Nassiriya per vedere quanto sia utile anzi necessaria la presenza del contingente militare italiano in quella provincia. Buon consiglio, ma in realtà si sa benissimo che cosa troverebbe Prodi. Le risorse destinate dall'Italia a investimenti assistenziali e/o produttivi nella regione di Nassiriya ammontano (dichiarazioni ufficiali) al 5 per cento del totale delle spese destinate alla nostra missione. Cifra ridicola. Il 95 per cento è destinato al costo "militare" della missione.

Sarebbe molto più produttivo se al costo "militare" si sostituisse un costo "civile" e la missione, anziché di soldati e mezzi guerreschi, fosse composta da medici, ingegneri, tecnici nelle qualifiche richieste, scortati da un battaglione di carabinieri che ne protegga la sicurezza contro i malviventi.

Probabilmente se si fosse agito così fin dall'inizio, evitando la guerra e presidiando con forze militari speciali i confini dell'Iraq, il terrorismo non si sarebbe moltiplicato per mille come invece è avvenuto, come era prevedibile e come era stato lucidamente previsto.

****

Sul Dpef di Siniscalco non c'è granché da dire. Il ministro del Tesoro ha concordato con Bruxelles un aggiustamento dell'1,6 per cento del Pil, poco più di 18 miliardi di euro, in due esercizi. Ma a quella cifra il ministro dovrà aggiungere almeno 8 miliardi di sgravi Irap nel biennio e altri 3 o 4 per sgravi alle famiglie. Si tratta dunque di un altro punto di Pil; in totale siamo a 2,6, ma ancora non si sa se e come siano coperte le "una tantum" in scadenza entro l'anno in corso. Il ministro su questo tema non parla, ma alla prossima finanziaria dovrà riacquistare l'eloquio.

Nel frattempo lo stock del debito pubblico e i relativi oneri continuano inesorabilmente ad aumentare.
Dunque, 32 miliardi di euro, dei quali il buon Siniscalco, a quanto è dato capire, ne caricherà un terzo sul 2006 lasciando al nuovo governo post-elettorale di provvedere ai restanti due terzi oltre a tutto il resto "non detto".

Questa gente prima se ne va e meglio sarà.
(17 luglio 2005)

http://www.repubblica.it/2005/g/sezioni/economia/contipubblici12/finafine/finafine.html

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho letto il commento di Scalfari.
ha ragione, purtroppo.... l'attuale maggioranza, che tra l'altro sembra che in casa propria ha tanti pretendenti al trono.... (di quale trono poi... che sia il cesso?), oltre che cercare di capire i reali problemi dell'italia debba risolvere i problemi interni... (non di stomaco intendiamoci... purtroppo). l'italia è un disastro... il popolo italiano non è nè ricco e nè vive nel lusso, come dice l'unto del signore. l'italia vuole dele certezze sul futuro (lavoro, tasse eque, sanità che funzioni etc etc), purtroppo l'attuale maggioranza sembra non dare fiducia, per lo meno a me personalmente non ne da.... nel 2006 ci sarà un ricambio di governo? mah... ho i miei dubbi, purtroppo.... L'argentina è dietro l'angolo e lo spettro del terrorismo fanatico dell'islam e dietro l'altro angolo.... purtroppo.........

Uno straccio di laicità

Sex crimes and the Vatican

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.