venerdì 10 febbraio 2006

PACS: Arcigay e Arcilesbica, programma non degno dell'Unione

Lo Giudice: "Non c'è riconoscimento giuridico delle Unioni civili, non ci potrà essere un appoggio di gay e lesbiche al programma dell'Unione"


Roma, 10 feb. - "Non c'è riconoscimento giuridico delle Unioni civili, non ci potrà essere un appoggio di gay e lesbiche al programma dell'Unione. Gli impegni precedentemente assunti dai leader del centrosinistra e dal candidato premier sono stati stracciati. Il presidente nazionale di Arcigay Sergio Lo Giudice si fa portavoce della rabbia di gay e lesbiche di fronte al risultato dell'incontro della scorsa notte in cui i leader dell'Unione hanno licenziato l'ultima versione del programma, da cui scompare il riferimento alla realizzazione dell'istituto delle Unioni civili concordato nell'incontro di San Martino in Campo del 5 e 6 dicembre scorso.

"Il centrosinistra italiano - prosegue Lo Giudice - ha deciso che la benevolenza elettorale delle gerarchie vaticane è un bene superiore ai diritti delle persone. Ci auguriamo che le forze politiche che sappiamo avere realmente a cuore i diritti civili si battano affinchè veda la luce quel nuovo istituto giuridico, diverso e distinto dal matrimonio, che è nella legislazione di tutti i grandi Paesi europei".

"Quella formulazione rappresentava un punto di sintesi fra le diverse culture politiche che compongono l'Unione - spiega la presidente di Arcilesbica, Francesca Polo -. Essa, tuttavia, riusciva a tenere conto anche della legittima ed indifferibile richiesta avanzata dall'ampio movimento che nel Paese sostiene la necessità di una legge sui Pacs: un riconoscimento giuridico pubblico delle coppie che vogliano accedere al nuovo istituto. Il testo licenziato ieri tradisce quelle istanze".

La nuova formulazione, che ha registrato il disaccordo della Rosa nel pugno, elimina il riferimento all'istituto giuridico e parla solo di diritti delle singole persone, secondo Arcigay e Arcilesbica: è la soluzione che era stata indicata dal cardinal Camillo Ruini, presidente dei vescovi italiani che, già nel settembre scorso, aveva suggerito di percorrere "la strada del diritto comune, assai ampia e adattabile alle diverse situazioni" e di procedere a promulgare "eventuali norme a loro tutela".

"Puntare a tutelare singoli diritti al di fuori del riconoscimento giuridico pubblico della coppia unita civilmente - aggiunge Lo Giudice -, significa non farsi carico della dignità sociale di milioni di coppie di fatto e ignorare le esigenze costituzionali di tutela giuridica delle formazioni sociali, come affermato dall'art. 2 della nostra Costituzione. Prodi aveva detto di non volersi ispirare a Zapatero ma ad Aznar, ma questa proposta è più arretrata di quella del Partito Popolare spagnolo. Così si disattende la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. L"Unione è ancora in tempo: non tradisca le attese di milioni di italiane e di italiani".

http://www.gaynews.it/view.php?ID=36118

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