A 'Porta a porta' l'europarlamentare insulta il candidato di Rifondazione
La replica: "Una caduta di stile che rivela la loro vera identità"
ROMA - Un durissimo scambio di battute, condito da una battuta finale che farà polemica: "Meglio fascista che frocio". La frase è stata rivolta da Alessandra Mussolini a Vladimir Luxuria, nel corso della trasmissione Porta a porta, ospiti anche il ministro della Giustizia Roberto Castelli e il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro.
E' la prima volta che il candidato di Rifondazione entra nel salotto di Bruno Vespa. Alessandra Mussolini è arrivata in ritardo rispetto all'inizio della registrazione, e con l'umore pessimo per via dell'inchiesta sulle intercettazioni. Ma a quindici minuti dall'inizio della trasmissione, il primo a rivolgersi direttamente a Luxuria è stato il Guardasigilli. Che lo chiama ripetutamente "signor Guadagno", cioè con il vero cognome di Luxuria.
"Se mi chiama signor Guadagno per offendermi, non attacca", replica il candidato di Rifondazione. "Non voglio offendere il signore - incalza Castelli - ma mi dica come chiamarlo: lui, lei...". L'altro taglia corto, con una battuta: "Mi dia del loro".
Ma sono semplici schermaglie rispetto all'affondo finale della Mussolini. Partita già con il piede sbagliato, fin dal principio: "Mi scusi - dice - non voglio essere offensiva, ma che vuol dire transgender? Transgender, transgendarmi, sembra Schwarzenneger... Usiamo termini italiani", chiede sorridendo a Luxuria.
Ma gli argomenti in scaletta non favoriscono l'incontro fra culture e storie diverse. Sui Pacs monta il conflitto, con Mussolini e Castelli da un lato, schierati per dimostrare che la legge dell'Unione toglierà diritti ai bambini, e dall'altro Luxuria e Di Pietro decisi nel respingere il parallelo sostenendo che la legge sarà una conquista di civiltà per tutti.
"Non voglio essere dipinta come nemica dei bambini, non siamo gli Attila arrivati a distruggere", si difende Luxuria, mentre Di Pietro sottolinea: "Lei non mangia i bambini, il vostro è un falso problema".
I Pacs lasciano il campo al tema dell'immigrazione. Mussolini elenca i rischi dell'immigrazione clandestina e, a quel punto, Di Pietro le dà della "fascista". "E me ne vanto", risponde gridando l'onorevole. "Una che si vanta di essere fascista, mi preoccupa - aggiunge Luxuria - ci metterete al confino?". "A me - replica Mussolini - preoccupa chi brucia le bandiere, chi grida "dieci, cento, mille Nassyria, vergogna, vergogna, vergogna".
Bruno Vespa in evidente difficoltà non riesce a fermare l'ira della parlamentare e in un istante si passa dal "vergogna" all'insulto. E rivolta a Luxuria: "Si veste da donna e pensa di poter dire quello che vuole. Meglio fascista che frocio!". Impassibile, il candidato di Rifondazione si limita a fare la conta delle "battutacce" rivolte dai politici ai gay: "Dopo il culattone di Tremaglia, il frocio della Mussolini. Grazie". E aggiungerà, parlando con i giornalisti all'uscita degli studi Rai di via Teulada: "Non pensavo che ci fosse questa caduta di stile. Probabilmente è un atto rivelatore della loro identità".
(9 marzo 2006)
http://tinyurl.com/pyv2d
La replica: "Una caduta di stile che rivela la loro vera identità"
ROMA - Un durissimo scambio di battute, condito da una battuta finale che farà polemica: "Meglio fascista che frocio". La frase è stata rivolta da Alessandra Mussolini a Vladimir Luxuria, nel corso della trasmissione Porta a porta, ospiti anche il ministro della Giustizia Roberto Castelli e il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro.
E' la prima volta che il candidato di Rifondazione entra nel salotto di Bruno Vespa. Alessandra Mussolini è arrivata in ritardo rispetto all'inizio della registrazione, e con l'umore pessimo per via dell'inchiesta sulle intercettazioni. Ma a quindici minuti dall'inizio della trasmissione, il primo a rivolgersi direttamente a Luxuria è stato il Guardasigilli. Che lo chiama ripetutamente "signor Guadagno", cioè con il vero cognome di Luxuria.
"Se mi chiama signor Guadagno per offendermi, non attacca", replica il candidato di Rifondazione. "Non voglio offendere il signore - incalza Castelli - ma mi dica come chiamarlo: lui, lei...". L'altro taglia corto, con una battuta: "Mi dia del loro".
Ma sono semplici schermaglie rispetto all'affondo finale della Mussolini. Partita già con il piede sbagliato, fin dal principio: "Mi scusi - dice - non voglio essere offensiva, ma che vuol dire transgender? Transgender, transgendarmi, sembra Schwarzenneger... Usiamo termini italiani", chiede sorridendo a Luxuria.
Ma gli argomenti in scaletta non favoriscono l'incontro fra culture e storie diverse. Sui Pacs monta il conflitto, con Mussolini e Castelli da un lato, schierati per dimostrare che la legge dell'Unione toglierà diritti ai bambini, e dall'altro Luxuria e Di Pietro decisi nel respingere il parallelo sostenendo che la legge sarà una conquista di civiltà per tutti.
"Non voglio essere dipinta come nemica dei bambini, non siamo gli Attila arrivati a distruggere", si difende Luxuria, mentre Di Pietro sottolinea: "Lei non mangia i bambini, il vostro è un falso problema".
I Pacs lasciano il campo al tema dell'immigrazione. Mussolini elenca i rischi dell'immigrazione clandestina e, a quel punto, Di Pietro le dà della "fascista". "E me ne vanto", risponde gridando l'onorevole. "Una che si vanta di essere fascista, mi preoccupa - aggiunge Luxuria - ci metterete al confino?". "A me - replica Mussolini - preoccupa chi brucia le bandiere, chi grida "dieci, cento, mille Nassyria, vergogna, vergogna, vergogna".
Bruno Vespa in evidente difficoltà non riesce a fermare l'ira della parlamentare e in un istante si passa dal "vergogna" all'insulto. E rivolta a Luxuria: "Si veste da donna e pensa di poter dire quello che vuole. Meglio fascista che frocio!". Impassibile, il candidato di Rifondazione si limita a fare la conta delle "battutacce" rivolte dai politici ai gay: "Dopo il culattone di Tremaglia, il frocio della Mussolini. Grazie". E aggiungerà, parlando con i giornalisti all'uscita degli studi Rai di via Teulada: "Non pensavo che ci fosse questa caduta di stile. Probabilmente è un atto rivelatore della loro identità".
(9 marzo 2006)
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