giovedì 6 aprile 2006

Legge... oh, pardon

di Marco Travaglio



Consigliamo ai leader dell'Unione di prendere qualche appunto su quel che sta avvenendo sulle reti Mediaset in questi giorni. Per evitare di scordarsene un'altra volta, quando dovranno metter mano alla legge sul conflitto d'interessi. Bellachioma si autoinvita a Canale5 presso Toni Capuozzo, il lottatore continuo dell'ultrasinistra poi passato al craxismo e ora al berlusconismo, che subito gli allestisce uno «Speciale Terra», come già nel 2001, quando intervistò Dell'Utri perché spiegasse che brava persona era Vittorio Mangano e quanti cavalli accudisse ad Arcore. Poi il niet dell'Authority presieduta da un tizio nominato da Bellachioma, dunque comunista, e il trasloco improvvisato di Bellachioma alla Fiera di Roma (per la serie: il Mercante in Fiera). Intanto, su Rete 4, quell' Emilio Fede che tanti a sinistra trovano simpatico allestisce la sua personale par condicio con le riprese trionfali delle convention di Bellachioma, appaiate (nottetempo) alle immagini sgranate del discorso di Prodi all'associazione marmisti ripreso a chilometri di distanza, di spalle, da telecamere amatoriali affidate a malati terminali di Parkinson. E Irene Pivetti, già presidente del Senato per volontà di Bellachioma e stipendiata da Bellachioma, dopo aver intervistato in ginocchio Bellachioma con l'ausilio di vari salariati di Bellachioma, aggredisce Enrico Letta che ha osato ricordare di esser ospite di una rete di Bellachioma. Titolo del programma: «Liberi tutti».
Sacrosantamente Prodi ha deciso di evitare comparsate in casa Bellachioma: «A Mediaset non vado, ho il diritto di scegliere». Il che fa urlare al «regime» Confalonieri, il quale non considera regime possedere tv e occuparle militarmente: considera regime non possederle e non occuparle.

Così, in pochi giorni, sono evaporati i pur encomiabili sforzi del Platinette Barbuto, promotore di un memorabile appello per la salvaguardia del conflitto d'interessi del suo datore di lavoro, con le prestigiose firme di Piero Ostellino e Massimo Teodori: due «liberali» talmente liberali che in ogni loro articolo devono ripetere di essere liberali, altrimenti non ci credono nemmeno loro. Il Trio Lescano s'era appellato all'Unione per scongiurare il presunto «esproprio» prossimo venturo di Mediaset da parte dell'imminente governo bolscevico, col decisivo argomento che cosa fatta capo ha. Sta provvedendo Mediaset a mostrare agl'italiani a ogni ora del dì e della notte cos'è il conflitto d'interessi.

Naturalmente nessuno ha mai proposto di espropriare Mediaset. C'è chi, come il terzinternazionalista Giovanni Sartori, propone l'incompatibilità fra cariche pubbliche e proprietà di mass-media; chi, come i leader dell'Unione, si accontenta del blind trust, cioè di un fondo cieco dove parcheggiare le azioni dell'imprenditore che fa politica; chi, come D'Alema, suggerisce al Cavaliere di spogliarsi delle sue tv passandole ai figli. In realtà è stato Confalonieri, che ci capisce, a ripetere più volte che il blind trust non serve a nulla quando si tratta di tv, e che l'unica soluzione sarebbe la vendita.
Ed è stato lo stesso Bellachioma ad annunciare infinite volte che avrebbe venduto le sue tv. Imporgli un tetto antitrust di una rete (il massimo consentito nelle democrazie vere) costringendolo a cederne due non sarebbe un sopruso: sarebbe un tardivo adeguamento alle regole vigenti nel resto d'Europa e negli Usa. Imporgli poi di scegliere fra la vendita anche della tv rimasta (ovviamente non a parenti o prestanomi) e il ruolo di parlamentare o premier o ministro o sindaco o assessore non sarebbe un esproprio (anche perché l'acquirente lo deciderebbe il venditore e il ricavato andrebbe a lui). Sarebbe, semplicemente, il rispetto di una legge dello Stato che è difficile definire "ad personam" visto che entrò in vigore il 30 marzo 1957 (Bellachioma aveva 19 anni), ed è ancor più arduo definire comunista visto che a volerla fu Mario Scelba. È la legge 361, «Testo unico delle leggi elettorali». Articolo 10: «Non sono eleggibili... coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l'obbligo di adempimenti specifici, l'osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta». Per esempio, i concessionari di frequenze televisive. Per esempio, Bellachioma. Ci scusiamo sin d'ora per aver citato una legge dello Stato. E soprattutto per aver avuto la coglionaggine di usare espressioni volgari e superate come «legge» e «Stato».

da l'Unità

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