venerdì 16 giugno 2006

La scelta oscurata

Referendum: se per la Rai va tutto bene
di Giovanni Sartori


Tanto tuonò che piovve. A quanto pare il mio editoriale sul referendum in televisione del 13 maggio ha tanto tuonato da scatenare una grandinata. Il grandinatore massimo è l’ex ministro delle Riforme Calderoli che dichiara che io sono «come Moggi», che «mento sapendo di mentire ». Come Moggi proprio no: io sono più bello. E poi come fa il nostro a sapere che so di mentire? È anche indovino? Legge nel mio animo? Io indovino non sono, però so che io non ho nessun interesse a mentire, mentre Calderoli sì: se perde rischia di dover tornare all’odontoiatria. Ma anche Calderisi e Taradash ci vanno con la mano pesante. Sartori, dichiarano, «racconta bugie colossali», perché non è vero che nella riforma costituzionale del 2001 la sinistra aveva eliminato il bicameralismo perfetto e incluso la riduzione del numero dei parlamentari. Povero me. Scrivo un pezzo per spiegare che il quesito referendario non chiede ai votanti un paragone tra il 2001 e il 2005 (ma invece di soppesare i pro e i contro del testo del 2005), e la nostra coppietta mi accusa proprio di questo e dimentire su questo. Invece, e ovviamente, io faccio riferimento alle proposte della sinistra nella successiva legislatura, a cominciare dal disegno di legge (al Senato) n.ro 2320 dell’11 giugno 2003 nel quale si propone un Senato federale che superi «le incongruenze e gli appesantimenti dell’attuale bicameralismo perfetto», e una riduzione dei senatori a 200 (invece di 252) e dei deputati a 400 (invece di 518). Potrei citare altri testi. Ma già si intende che le «bugie colossali » sono di altri, non mie.
Tanto tuonò che piovve. Ma c’è anche il detto inverso: tuonò parecchio, ma non piovve per niente. In barba ai miei tuoni il consiglio di amministrazione della Rai mi fa sapere che tutto è ben fatto e va bene così. Questo «non ricevere» è stato votato, si noti, all’unanimità, e quindi anche dalla sinistra. Il che mi lascia impavido, visto che per me le costituzioni non sono né di destra né di sinistra (dal che consegue che farei le stesse riserve se il testo fosse di D’Alema-Fassino). Però mi fa specie che ai «sinistri» in Rai sfugga che il No è promosso dai loro. Vogliono perdere? Se lo meriterebbero. Torno a spiegare. Il mio argomento è che un referendum deve strutturare una scelta; e il mio lamento è che la Rai non lo fa. La Rai illustra il testo del Polo; un testo che incorpora, ovviamente, le tesi del Polo. E le controtesi? Le critiche? Non ci sono. La Rai sostiene invece che ci sono, perché dopo il suo raccontino intervengono un sinistro e un destro con pistolotti prefabbricati di 10-30 secondi. Ma le spade non si incrociano mai. Uno dice che il popolo comanderà, l’altro che la devolution costa troppo.
I due interventi non si controbattono, possono essere entrambi faziosi, e quindi lasciano il tempo che trovano. Quel che non capisco è se i vertici Rai fanno le gattemorte, oppure se proprio non sanno come fare meglio. Il messaggio che di fatto arriva al pubblico dal servizio pubblico è che il Polo vuole cambiare, vuole un governo forte e durevole, vuolemeno costi e meno parlamentari, e così via di belluria in belluria. Invece i fautori del No cosa vogliono e cosa propongono? La Rai tace e non spiega che i due fronti vogliono entrambi le suddette bellurie, ma con metodi e strumenti diversi. I votanti indecisi questo lo sanno? Dalla Rai assolutamente no.

Corriere della Sera, 16 giugno 2006
http://tinyurl.com/qoydy

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